Willie Dixon: l’indiscusso pilastro del Chicago Blues, le cui centinaia di canzoni hanno definito un genere e oltrepassato i confini, lasciando un'eredità immortale nella storia della musica
William James Dixon (1915-1992), universalmente noto come Willie Dixon, è una figura colossale nella
storia della musica americana, la cui influenza si estende ben oltre il suo
ruolo di musicista. Basso elettrico, cantante, paroliere, arrangiatore e
produttore discografico, Dixon è riconosciuto, accanto a Muddy Waters, come la
mente più influente nella formazione del suono del Chicago blues del dopoguerra
e un ponte cruciale verso l'emergente rock and roll.
Nato a Vicksburg, Mississippi, il 1° luglio 1915,
Dixon fu esposto precocemente alla musica, assorbendo le sonorità del blues
rurale e del gospel. La sua passione per le rime, ereditata dalla madre, si
manifestò presto nella scrittura di canzoni. Trasferitosi a Chicago nel 1936,
intraprese inizialmente una carriera nel pugilato, vincendo il campionato
amatoriale dei pesi massimi Golden Glove dell'Illinois. Tuttavia, la musica era
il suo vero destino. Imparò a suonare il contrabbasso e nel 1939 incontrò il
pianista Leonard "Baby Doo" Caston, con cui formò i Five Breezes e in
seguito i Big Three Trio, un gruppo che introdusse l'armonia vocale nel blues.
Il periodo più significativo della carriera di Dixon fu il
suo ruolo centrale presso la Chess Records, una delle etichette discografiche
più importanti per il blues e il rock and roll. Dal 1948 ai primi anni '60,
Dixon fu un pilastro fondamentale: suonava il basso nelle sessioni di
registrazione, arrangiava brani, produceva artisti e agiva da talent scout. Ma
il suo contributo più duraturo fu come prolifico paroliere. Dixon ha scritto o
co-scritto oltre 500 canzoni, molte delle quali sono diventate standard
intramontabili del blues. Tra le sue composizioni più celebri
figurano "Hoochie Coochie Man", "I Just Want to Make Love to
You", "Little Red Rooster", "My Babe",
"Spoonful" e "You Can't Judge a Book by the Cover". Questi brani, eseguiti da leggende
come Muddy Waters, Howlin' Wolf, Little Walter e Bo Diddley, hanno definito il
sound del Chicago blues e influenzato generazioni di musicisti in tutto il
mondo.
L'impatto di Dixon non si limitò al blues. Il suo lavoro con
artisti come Chuck Berry e Bo Diddley all'inizio degli anni '50 lo rese un
collegamento essenziale tra il blues e i primi suoni del rock and roll. Molte
delle sue canzoni furono successivamente riprese da iconici artisti rock, tra
cui i Rolling Stones, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Elvis Presley e gli Allman
Brothers, consolidando la sua eredità nel pantheon della musica popolare.
Negli anni successivi, Willie Dixon divenne un instancabile
ambasciatore del blues, girando il mondo con la sua band, i Chicago All-Stars.
Fu anche un fervente sostenitore dei diritti degli artisti, fondando la Blues
Heaven Foundation, un'organizzazione senza scopo di lucro dedicata a preservare
l'eredità del blues, proteggere i diritti d'autore e le royalty per gli artisti
più anziani e fornire borse di studio a giovani musicisti.
Willie Dixon è stato insignito di numerosi riconoscimenti per
il suo contributo inestimabile alla musica, tra cui l'introduzione nella Blues
Hall of Fame (1980), nella Rock and Roll Hall of Fame (1994) e nella
Songwriters Hall of Fame. La sua autobiografia, "I Am the Blues",
pubblicata nel 1989, offre una preziosa testimonianza della sua vita e della
sua visione della musica.
Willie Dixon è deceduto il 29 gennaio 1992, ma la sua musica e la sua influenza continuano a risuonare, confermando il suo status di "poeta laureato del blues" e di "padre del moderno Chicago Blues", un vero gigante la cui genialità ha plasmato il panorama musicale globale.
