Miramòr è il secondo album di Pablo e il mare, il primo in trio
acustico.
Nell’intervista a seguire, tra
le tante cose interessanti emerge la motivazione del titolo del “disco”, un
gioco di parole che sottointende un certo modo positivo di vedere la vita. Ulteriore
riflessione può derivare dal nome “Pablo
e il mare”. Entrare per un attimo nel mondo di una nuova band, significa avere a disposizione
molteplici ingredienti tra cui attingere, e l’idea riassuntiva non tiene solo
conto della musica e dei testi, ma di una serie di “dettagli”-art work, credits,
collaborazioni, immagini, biografia ecc.-che contribuiscono a formare una
picture ben definita.
Torino, città nativa della band,
ha dei contorni delineati, magari in parte frutto di stereotipi, ma la si idealizza con un certo
grigiore londinese difficile da scrollarsi di dosso, abbastanza austera, a
tratti operosa e concentrata su cose concrete. L’argomento viene affrontato
nello scambio di battute tra me e Paolo
Antonelli, ideatore del progetto, ma è rilevante il gap tra “luogo di
partenza” e nome e musica proposti. L’evidenziazione è necessaria per
introdurre l’argomento “canzoni”.
Le trasformazioni che riguardano
la filosofia musicale sono il frutto di grandi cambiamenti delle esigenze
personali. Fu inizialmente drammatico il passaggio di un famosissimo cantautore, Dylan, da acustico ad
elettrico. In tono ovviamente minore, anche il tracciato inverso-da elettrico
ad acustico- di Pablo e il mare, è il
percorso che deriva, mi immagino, da importanti maturazioni personali. La
sintesi di tale stato è racchiusa in Miramòr, undici tracce che pennellano
situazioni quotidiane che sanno di pop rock.
Melodia, ritmo e una voce che
sembra fatta apposta per il mood della proposta, sono gli ingredienti che
accompagnano i messaggi e la cura dei dettagli. D’impatto l’album potrebbe
sembrare rivolto ad un pubblico giovane, ma risulta gradevole sotto ogni punto
di vista e quindi adatto ad ogni amante del pop e della musica che riesce a
infondere positività, anche se per pochi attimi.
In fondo dovrebbe essere questo
il ruolo della musica, far stare bene chi decide di fruirne, e in questo senso Miramòr mi sembra possa fare centro.
L’INTERVISTA
Come ti sei avvicinato
alla musica, quale è stata la scintilla che ti ha fatto capire quale fosse la
tua vera passione?
Come per
tanti ragazzi che fanno musica, le scintille iniziali sono due: un’esigenza
espressiva e una vibrante passione. Riassumendo la genesi di Pablo e il mare, negli anni ’90 ognuno
di noi militava in giovanissimi gruppi torinesi (io e Marco negli Avenida
Perdida e nei Mystica, Andrea nei Trait d’Union). Io scrivevo le mie prime cose
e suonavo la chitarra, ma il ruolo mi stava un po’ stretto. Per questo motivo
nel 2002 ho costituito intorno alle mie canzoni il progetto Pablo e il mare.
Esiste un musicista o
una band che vi ha influenzato in
maniera decisiva?
Un
musicista? Duemila direi. Di sicuro l’impronta pop d’autore di artisti italiani
come Mario Venuti, Daniele Silvestri, La Crus, ascoltando Pablo e il mare un po’ si percepisce. Ma il retroterra è profondo: il gusto per il
rock degli anni 60 e 70, la new wave anglosassone. E poi la scoperta di nuovi
registri, la scoperta della musica mediterranea e contaminata, del reggae, la
patchanka, e la nu-acoustic americana, Jack Johnson in testa. E rimaniamo sempre dei gran curiosi. Io
ultimamente ascolto Nick Drake.
La formula acustica è
quella che preferisci, ma esistono momenti musicali “elettrici” nella tua vita
quotidiana, non obbligatoriamente pubblica?
Assolutamente
sì. Ho una predilezione per vibranti chitarre “tarantiniane”, vibrati e
riverberi profondi. Ho nel cassetto idee elettriche che chissà se un giorno
vedranno luce. Devi sapere che Pablo e il
mare è stato una rock band in quintetto/sestetto per anni; “Onde”, il
nostro primo disco del 2006, era un disco elettrico. La svolta acustica è
arrivata nel 2009, un po’ per scelta, un po’ per “comodo”, vista la situazione
asfittica del settore, che dal vivo rende più facili le esibizioni di situazioni
“snelle”. Poi, a dirla tutta, la soluzione attuale in trio ci piace: il cajòn
al posto della batteria, legato al pianoforte e alla chitarra acustica, sulla
mia voce, rappresentano il sound Pablo e il mare. “Onde” conteneva ottime
canzoni ma non dava un’idea musicale di insieme coerente con gli stessi
risultati di “Miramòr”.
Il mare mi pare
argomento sempre presente nel tuo modo di esprimerti. La terra in cui vivi ne è
priva. Effetto “compensazione”, obiettivo da raggiungere o cos’altro?
Bella
domanda. Ti deluderò, ma non ho ancora trovato risposte. Anzi, l’occasione è
buona per cercare di rispondere: di sicuro sono uno di quelli che, fin da
bambino, in macchina sulla strada per il
mare, provava quel “dietro una
curva improvvisamente il mare” , come cantava Fossati. Ma non è una sensazione che provano tutti,
questa? In secondo luogo, il mare è quello che a Torino non c’è, e quel che non
c’è sta nella sfera dell’immaginazione, della libertà, illusione, visione. E
per finire c’è un fatto culturale: il mare è per me un richiamo naturale,
ancestrale. Sono nato a Torino ma le origini sono a Sud. Aggiungi a questo che
ho viaggiato molto, e questo mi ha dato l’opportunità di vedere mille modi di
abitarlo, di viverlo, di amarlo, questo mare.
5)Quanto ti ritieni
lontano, o diverso, dai cantautori degli anni ’70?
Ma dai…
Il solo pensiero di confrontare la mia scrittura con certi mostri sacri mi
imbarazza. Provo a spiegarla così: le canzoni di Pablo e il mare sono pop, con attenzione alla buona scrittura. Mentre
per alcuni di questi cantautori vale il contrario. Poi ci sono gli
inarrivabili, per i quali la musica e il testo sono entrambi di altissimo
livello e nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso. Ma è una vecchia
discussione, questa…
Riesci a concepire
il passaggio di un messaggio, o comunque
di emozioni, attraverso una musica priva di liriche?
Certo, è
questo il potere della musica. Chi non si emoziona ascoltando Morricone? Chi
non si emoziona ascoltando Misirlou, il tema di Pulp Fiction? Quanto a noi, al
momento Pablo e il mare ha in
scaletta il tema de “la valse d’Amelie”.
Che giudizio dai dello
stato della musica, riferito ai talenti in circolazione?
Alcuni
nuovi nomi italiani mi piacciono molto per la sensibilità e l’ironia che
mettono. Prendi Brunori o Dente. Bravi anche dal vivo, sono molto espressivi. Quello
che per me è il loro limite (parere personalissimo) è questo raccontare sempre il “particolare”. Io preferisco l’ “universale”,
che però sembra non essere più di moda. Parlano sempre un po’ “della loro
cameretta”…
Voglio
dire, a un trentenne Dente che già scrive: “non
mi toccano le cose che non ho mai
sentito” preferisco un Lorenzo Jovanotti, che malgrado l’età anagrafica scrive
ancora della sua voglia di scoprire, della sua ricerca, del suo istinto
navigatore.
E cosa ti senti di dire a proposito del
business musicale?
Non sono
la persona più adatta con cui parlare di questo. Se ascolto ” Anima Latina” di
Battisti, che è del 1974, capisco che oggi nessun artista da classifica
potrebbe permettersi simili libertà compositive. Ma oggi di artisti da
classifica ce ne sono pochini. C’è un bel sottobosco indie, che arriva ad
alcuni, ma non a tutti. C’è tantissima offerta. Arrancano tutti.
Qual è la tua maggior
fonte di ispirazione quando crei una nuova canzone?
Miramòr,
il titolo del disco di Pablo e il mare, gioca con le parole Mirar-
Mar-Amor. Mar come Mar, Amòr come Amòr,
ma Miràr come apprezzare, immaginare, scoprirsi capaci di sorprendersi. E’ un
tema ricorrente, che emergerà anche nei brani della prossime produzioni.
E ora sogna. Cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, nei
prossimi tre anni?
Dammi un
attimo per pensarci… vado? Vado! Vivere
questo mondo, senza perderne un secondo. E cercare di raccontarne qualche
frammento a modo mio, indipendentemente dai riscontri. Ah… Nel breve, invito tutti a non perdersi Miramòr, il nostro
disco. I torinesi lo trovano
nei negozi di dischi, il resto del mondo può scrivere a mail@pabloeilmare.it o cercarlo su Amazon e I-Tunes.
Biografia
Le canzoni di Pablo e il mare prendono il largo a
Torino nel 2002, guidate dalle idee di Paolo Antonelli, autore di testi e
musiche. Il nome della band è preso dal titolo di una delle canzoni più
rappresentative, che richiama uno scenario mediterraneo, contaminato, latino e
trasognato. Una proposta dalla spiccata vena d'autore, valorizzata dal suono
degli strumenti acustici. In una parola: Canzoni. Apprezzate sia dal mondo
della canzone d’autore “tradizionale” che dalla fervente scena indipendente.
Le prime tappe vedono Pablo protagonista di "Colonia
Sonora" e un progressivo intensificarsi dell'attività live. La
partecipazione ad alcuni importanti festivals dedicati al panorama indipendente
suscitano curiosità da parte degli addetti ai lavori, che nel 2005 premiano il
progetto con la vittoria della XVI edizione di "Rock Targato Italia",
il prestigioso concorso indetto da Divinazione, che nelle precedenti edizioni
portò alla ribalta i nomi di Timoria, Scisma e Marlene Kuntz.
Nel 2006 vede la luce "Onde", il disco d'esordio legato
al clip di "All'alba di ogni giorno" diretto da Tak Kuroha (già
regista per Gianna Nannini, Morgan, ecc.). La band suona in diversi locali
della penisola e prende parte a vari festivals di rilievo in tutta Italia, a
fianco di realtà quali Casino Royale, Africa Unite e Meganoidi.
Nel 2009 parte una nuova era di
Pablo e il mare, in trio acustico e rinnovata vena d’autore.
Il tour estivo porta Pablo e il
mare in Slovenia. Nel 2010 La band figura nel cast estivo di Spaziale, insieme
a Marta sui Tubi, The Niro, Perturbazione.
Il 2011 è l’anno di Miramòr, atteso secondo disco
registrato da Pippo Monaro e coprodotto da Luigi Giay/Blumusica. Il tour promozionale di Miramòr ha preso il
via il 25/04 a Torino, in apertura di Subsonica e Niccolò Fabi, davanti a 5000
spettatori, ed è proseguito con venticinque date in Italia.
Formazione
Paolo Antonelli: voce e chitarre
(classica, acustica ed elettrica)
Andrea Ferraris: piano elettrico
Marco Ostellino: cajòn e
percussioni
COMUNICATO STAMPA
Miramòr è il nuovo disco di Pablo e il mare, trio d'autore e contaminazioni.
Canzoni d'amore e di mare, di acqua passata e vita ancora da
navigare.
Un inno alle passioni e all'arte della coltivazione della suprema
arte della meraviglia.
Amòr, Màr, Miràr... Miramòr!
Dal 1 settembre disponibile:
- ai concerti di Pablo e il mare
- a Torino, in tutti i negozi di dischi
- sui principali store digitali
Secondo capitolo della discografia del progetto nato nel 2002 a Torino dalle
creazioni di Paolo Antonelli, Miramòr è una ricetta i cui ingredienti sono il sound acustico e contaminato,
l'attenzione al testo e la decisa attitudine pop. Canzoni come intimi effetti
personali, che affondano le proprie radici nel cuore del mediterraneo ma
volgono lo sguardo oltreoceano. Il lavoro arriva a cinque anni esatti da
"Onde", esordio discografico che sulla scia della vittoria della XVI
edizione di Rock Targato Italia ottenne larghi riconoscimenti di critica e
portò Pablo e il mare sui palchi di
importanti festival nazionali. Il secondo capitolo di questa storia, apprezzata
dal mondo della canzone d'autore più tradizionale e dalla fervente scena indie
nostrana, si compone di 11 brani registrati da Pippo Monaro negli studi
subalpini di Blumusica, sotto la supervisione e la coproduzione di Luigi Giay.
La voce e le chitarre di Paolo Antonelli, autore di
musiche e testi, sono accompagnate dal ricco set di percussioni di Marco
Ostellino e dalle tessiture di Andrea Ferraris, pianoforte e rhodes.
Tra le collaborazioni di Miramòr, il clarinetto di Andrea
Sicurella (Banda Elastica Pellizza), le preziose chitarre di Enrico Fornatto,
la voce di Emanuela Struffolino e il tocco mediterraneo di Francesco Coppotelli
(violini, oud e bouzuki).
Info …
PABLO E IL MARE
Canzone d’autore e
contaminazioni in trio semiacustico
sito: http://www.pabloeilmare.it