Utilizzo la fine della rassegna “Oltre la Musica” per esprimere
le mie opinioni sullo stato generale della musica di qualità e … qualcos’altro.
Era forse il mese di ottobre quando mi veniva chiesto, con un
certo entusiasmo, di collaborare alla creazione di qualche evento musicale.
L’opportunità derivava dal fatto di avere disponibile una location prestigiosa,
il Teatro di Città di Cairo Montenotte,
che può contare su un’ottima disposizione, una buona acustica e una discreta
strumentazione/tecnologia applicata. La proposta mi arrivava da alcuni amici a
cui era stato “affidato “ il teatro, in virtù del fatto che erano il service di
base, tecnici con cui avevo “lavorato” nel corso dell’estate nel paese in cui
vado in montagna. Evidentemente avevo lasciato loro una buona impressione, la
stessa che loro avevano lasciato a me. E cosa c’è di meglio della fiducia
reciproca?
Enrico mi ha più volte detto: “ … il tuo entusiasmo è contagioso!”.
Col passare del tempo tutto questo è andato un po’ scemando, ma andiamo con
ordine.
Quale era lo scopo? Fare musica rock? Jazz?
Country? Blues? Prog?
Leggera? Pesante? Con ghiaccio? Liscia?
L’obiettivo era disegnare qualcosa che potesse andare bene
per una comunità e quindi nel paniere doveva entrare ogni tipo di articolo, con
uno solo, inamovibile principio, quello della proposta di qualità, secondo il mio criterio di valutazione. Almeno
gli intenti sono da promuovere.
Posso invece solo
immaginare le motivazione che hanno spinto le istituzioni locali a concedere il
Teatro, che sarebbe rimasto forse inattivo in alcune date rimaste fuori dalla
programmazione teatrale. Sottolineo “ immaginare” perché, a parte una fugace
presenza iniziale del grande chitarrista Fierens,
nell’occasione con funzione ufficiale, non ho avuto l’opportunità di conoscere
altre autorità del posto.
Un bella occasione creativa quindi, con una suddivisione dei
compiti che prevedeva da parte mia la ricerca dei musicisti adatti alle
differenti serate, il tutto racchiuso in un unico grande evento denominato
rassegna “Oltre
la Musica”.
Nessuna frase retorica, ma uno slogan che racchiudeva il mio convincimento che era doveroso
informare il pubblico che il tentativo
era quello di creare la vera atmosfera
da concerto, quella in cui l’elemento tecnico viene superato dall’alchimia che
musicisti e pubblico, assieme, possono creare, superando il concetto di musica.
Questa grossa motivazione ci ha portato sulla via
dell’organizzazione “seria”, con comunicati stampa, annunci e interviste radio,
ampie diffusioni ovunque, manifesti, locandine, servizi online, t-shirt
dedicate… servizi video e fotografici e persino una diretta radio(web),
insomma, una cosa seria.
Cinque serate, nove entità musicali, iniziando con lo swing della big Band dei Max Gallo e i Dinamici, in dicembre, per poi proseguire in gennaio con il jazz
del The Evenig Song, il cantautorato di Aldo Ascolese e Gianluca
Origone, “gli anni 30-40” dell’acustico Tin Pan Alley e il prog-pop
dei Delirium.
Incidente di percorso a febbraio,
quando era previsto il clou, il rock
sinfonico dei CCLR, ovvero
l’arte di Bernardo Lanzetti e dei suoi illustri compagni di viaggio, ma
le condizioni meteorologiche che hanno martoriato l’Italia non hanno
risparmiato la Val Bormida, e la data è stata annullata. Nell’occasione era prevista la presentazione
di un nuovo progetto folk acustico
da parte del chitarrista/cantante Andrea
Vercesi e del flautista Giacomo
Lelli, The Poet & The Painter.
E arriviamo a quello che è stato l’ultimo atto, il 3 marzo,
quando i Nathan sono saliti sul
palco per regalare il loro tributo ai
Pink Floyd, seguiti dal new progressive dei The Former Life di Venezia. Una serata
all’insegna della musica progressiva.
Nel bilancio finale ci sono naturalmente molti motivi di
soddisfazione… come l’aver portato il nome di Cairo-abbinato alla musica- al di
fuori della Val Bormida, l’aver fatto visitare un fantastico teatro a molta
gente che non ne conosceva l’esistenza, l’aver dimostrato agli altri - e a se
stessi- che, seppure con estrema fatica, gli eventi si possono creare, l’aver
toccato con mano con quale armonia si può lavorare assieme (tecnici, musicisti
e collaboratori), e poi, la certezza di aver proposto cose nuove, forse non
apprezzate da tutti, ma ricevere consenso unanime è fatto quasi impossibile.
Ma non sono state solo rose e fiori, e come accennavo
all’inizio l’entusiasmo è un po’ scemato col passare del tempo.
Se si esclude una serata, le altre hanno avuto un buon
riscontro di pubblico, anche se inadeguato al valore degli artisti e
soprattutto non proporzionale alla pubblicità realizzata attraverso tutti i
mezzi disponibili, in alcuni casi quasi un porta a porta.
Vedo concerti e situazioni di ogni tipo e riempire un luogo
deputato alla performance è sempre cosa ardua, nonostante a volte il nome sia di assoluto prestigio. Mi viene
spontaneo chiedere perché… perché abbiamo dovuto sudare per portare pubblico a
teatro… perché abbiamo dovuto convincere alcuni che tutto sommato tre ore di
musica, di buona musica, fatta da gente che si impegna quotidianamente in
questo esercizio, dovevano pur valere 10 €!
Un amico che mi ha aiutato nel cercare adepti, un paio di ore
prima del concerto di sabato scorso, ha trovato dei giovani, forse in un bar, e
a loro ha proposto la serata. Dopo un iniziale interessamento, una volta saputo
che occorreva stare seduti, che non si poteva bere o cazzeggiare, l’invito è
stato rifiutato.
Ma come! Che proposta ha fatto il mio amico REVO? Vedere un concerto da seduti?
Concentrati? Felici? Insoddisfatti? Delusi? Sprofondati su comode e
meravigliose poltrone rosse?
Non è colpa loro, anche se seguendo il mio istinto mi
verrebbe da insultarli pesantemente. E poi non sono tutti uguali e ho trovato
alcuni adolescenti che hanno seguito in
religioso silenzio ogni passaggio del soundcheck pomeridiano.
Se da un lato ci sono tanti “ineducati al concerto” inteso secondo i
sacri crismi (il cazzeggio piace a tutti, ma esiste anche altro), dall’altro
potrei raccontare di schiere di artisti giovani che hanno capito tutto, anche
se trovano vincoli in ogni dettaglio del quotidiano.
Che cosa si può fare per cambiare la situazione? Se
l’obiettivo temporale è domani o dopodomani, beh… non si può fare proprio nulla.
Se invece ci si vuole impegnare in qualcosa di più difficile, ma con un orizzonte
visibile, potrei dire che le idee sono moltissime, e la gente, analogamente a
quanto accade quando parla della politica entro i nostri confini, avrebbe
voglia di vedere qualcosa di diverso, che fosse magari anche profittevole da molti punti di
vista, ma che avesse realmente cura del bene dei nostri ragazzi.
Restando nel campo della musica, fatto culturale e formativo
importantissimo, non ricordo di aver mai sentito dire dai miei figli liceali
che sono state spesi degli euro (e sarebbero davvero poca cosa in queste occasioni)
per realizzare un evento entro le mura della scuola. Ha meno dignità un
concerto di un torneo di bowling o di una gita all’Acquario di Genova?
Cosa costerebbe portare una volta all’anno, in tutte le
scuole superiori, uno spettacolo dal vivo che presentasse delle situazioni
differenti da quelle di cui i nostri figli fruiscono normalmente?
Pochi giorni fa-era un sabato pomeriggio- ho “costretto” i
miei figli a sedersi sul divano per tutta la durata di “The Dark Side of the Moon”. Mi sarebbe andato bene anche un “che schifoooooo!!!”, sarebbe stata una
reazione a qualcosa che non si era mai sentito prima e il non gradimento è
ovviamente accettabile. Inutile dire che sono rimasti colpiti positivamente,
perché solo persone insensibili non apprezzano la bella musica, al di là del
genere.
Ce la possiamo fare a cambiare qualcosa? Non lo so. Mi è
stato di molto conforto il mio amico Angelo,
che assieme a me, Revo, Marta e Max ha dato vita alla neonata MusicArTeam.
Le sue illuminate parole sono state:” siamo in tanti…. siamo solo sparpagliati!”.
Non vorrei fare il Celentano della situazione, ma per chi la
pensa un po’ come noi, la porta è aperta, e se ogni tanto un colpo di vento la
farà sbattere, esisterà sempre una chiave di accesso che regaleremo a tutti i
nostri amici.
Un ultima nota, ho utilizzato il colore verde per evidenziare
il titolo “Oltre
la Musica”. La politica non c’entra, ma la speranza sì!
Ecco un
frammento della rassegna, un brano che ha a che fare con ... i sogni...