Andromeda Relix
I veronesi Real Illusion
propongono il loro debutto discografico, Impheria.
Non siamo al cospetto
di una band alle prime armi, ma la loro data di nascita, il 2000, è il preludio
a una storia fatta di assimilazione del genere, di presentazione di proposte
altrui, sempre sotto il segno del rock. Ma quando arriva il momento giusto si
decide di osare.
L’evoluzione è spesso
naturale e legata a cambiamenti e nuovi arricchimenti in corsa, e in questo caso la linea di
demarcazione tra un prima e un dopo può forse essere identificata nel 2008, anno
in cui arriva una modifica alla line up, a cui ne seguiranno altre,
definitive, un paio di anni dopo.
Ed eccoci all’esordio,
curato dalla label Andromeda Relix.
Esiste in loro un
dualismo, concettuale e musicale, o forse una convivenza, una medaglia con due volti
che, quando inizia a roteare, mischia le anime che diventano un tutt’uno.
Il loro è rock, ma un
rock di quelli che nei seventies facevano vibrare, e magari discutere su chi
producesse maggiore energia, o chi fosse più virtuoso; il loro è anche un rock
pieno di contaminazioni, dove il vocalist riesce a riportarti in luoghi che
pensavi fossero ormai dimenticati, mentre fioriscono armonie tipicamente “progressive”
e una marcata sezione ritmica metal avvolge l’ascoltatore.
Anche le liriche
riportano all’ossimoro, lo stesso nome della band è sintesi di un contrasto che
è quello che viviamo quotidianamente e che spesso ci lascia frastornati.
Come definirli… prog
metal band? Non ha poi molta importanza, ma l’ascolto senza pregiudizio alcuno -
e quindi sarebbe bene eliminare ogni tipo di etichetta - potrebbe costituire
una grande e positiva sorpresa.
A seguire propongo un
video “chiarificatore” ma, soprattutto, un’intervista alla band, dove molti
dettagli vengono svelati e facilitano la comprensione della filosofia musicale
dei Real Illusion.
Estrapolo alcuni
frammenti per me rappresentativi dell’album.
Attorno al terzo
minuto di Wandering c’è una sosta con
virata che conduce ad un “classicismo” che amo particolarmente, se miscelato
alla musica rock… vale la pena coglierlo, così come l’eterea Living after day - ospite alla voce
Jessica Passilongo -, che al trentesimo secondo regala uno stacco che diventa
caratterizzante e, a mio giudizio, molto significativo. Sono attimi certamente
soggettivi, e che si possono cogliere solo quando l’ascolto è… attivo.
La conclusiva,
lunghissima, title track (oltre 10 minuti), rappresenta la quadratura del
cerchio, traccia in cui esce in toto l’anima della rock band, ma le pennellate
di new prog ammorbidiscono le asperità con il risultato dell’assoluta
gradevolezza e di una buona dose di originalità.
Credo sarebbe buona
cosa ascoltare i Real Illusion in una situazione live, perchè se è vero che
ogni ensemble musicale finalizza il proprio lavoro su di un palco, un gruppo
con le loro caratteristiche potrebbe diventare terapeutico… ed è questo un
momento in cui tutti avremmo bisogno di sane e naturali terapie contro le
storture del mondo, musicisti e audience.
Aspettiamo curiosità
il proseguimento della loro attività.
Comunque… gran bel
disco!
L’INTERVISTA
Domanda d’obbligo: chi sono i Real Illusion? Come si è
evoluta la vostra storia dal 2000 a oggi?
I Real Illusion sono di base una rock band innamorata
dell’energia e della genuinità che il genere ispira, pur essendo al contempo indirizzata
all’utilizzo di soluzioni armoniche più ricercate e tecnicamente più complesse,
tipiche nel rock-progressive. Nei primi anni ci siamo dedicati a proporre cover
di “colossi” hard rock, quali Whitesnake, Rainbow e Deep Purple, costruendo
l’ossatura del nostro sound. Abbiamo poi fatto diversi anni di gavetta,
suonando anche generi diversi, per ampliare al massimo i nostri orizzonti
musicali. Successivamente abbiamo iniziato a comporre brani inediti, cercando di
sfruttare il precedente periodo di esperienza e di valorizzare al massimo le
peculiarità di ciascun membro della band.
Ascoltandovi ho ritrovato un antico hard rock con cui sono
cresciuto - anche i momenti più melodici me lo ricordano - ma con una “potenza”
fuori dal comune: come definireste la vostra musica, al di là delle etichette
precostituite?
Ti ringraziamo perché è esattamente la definizione della
nostra proposta musicale. Come detto prima, l’hard-rock degli anni 70/80 fa
parte del nostro DNA, ma la “contaminazione” con le sonorità moderne tipiche
del metal-prog è innegabile. La nostra musica è definibile come un “hard-prog
rock melodico”.
E’ uscito a fine anno il vostro album di debutto, “Impheria”:
quali i contenuti, sia lirici che musicali?
L’ispirazione lirica nasce da differenti e numerosi momenti
d’introspezione: le domande, i dubbi e le incertezze che nascono dalle
molteplici circostanze del quotidiano vivere. Dal sottile contrasto tra
illusione e realtà che ci avvolge, come già si può intuire dal nome dalla band,
ai sentimenti legati alla dimensione dell’amore, alla passione e al senso di
smarrimento emotivo che più o meno chiunque ha provato almeno una volta nella
vita. Le musiche, di conseguenza, creano il tessuto armonico atto a dare il
massimo risalto a questi concetti esistenziali, alternando momenti di
semplicità e melodie ariose a momenti più “power”, cupi e tecnicamente
articolati.
Può essere considerata una svolta l’incontro col produttore
Frank Andiver, specializzato in metal italiano?
Relativamente, in quanto il sound della band era già ben
definito già prima di iniziare la collaborazione con lui. Sicuramente la sua
esperienza ci ha aiutato a rendere l’album più “bilanciato”, grazie a una
competente supervisione che ha contribuito a migliorare la struttura
complessiva dell’album e di conseguenza a rendere il prodotto finale il più eterogeneo
possibile.
Esistono band, italiane o straniere, che vi hanno influenzato
in modo decisivo e che ancora oggi considerate come punto di riferimento?
Come detto precedentemente band come Whitesnake, Deep Purple
e Rainbow hanno influenzato moltissimo il nostro songwriting, poi ogni singolo musicista
della band possiede molteplici influenze personali, per cui nel calderone delle
band di riferimento finiscono anche nomi “eterogeni” quali Europe, Dream
Theatre, Stratovarius, Malmsteen, Rush, ELP, Dokken, Avantasia, Magnun, Iron
Maiden e l’elenco potrebbe proseguire oltre…
Il vostro video “Another Day Another Stone” propone un sound
meno specifico, più trasversale, aiutato dalla narrazione: quanto è importante
per voi l’elemento visual in rapporto alla sola musica?
E’ importante, ma non lo è ancora abbastanza. Ci rendiamo
conto spesso infatti che siamo ancora troppo concentrati esclusivamente sulla
musica, mentre il mercato moderno attribuisce moltissima importanza anche
all’elemento “visual”. In futuro cercheremo di considerare maggiormente questo
aspetto e spingere la nostra immagine sul web e sui social.
Che cosa accade nei live di Real Illusion? Esce sempre allo
scoperto la vostra energia?
Sicuramente. Anche nelle situazioni live in cui il pubblico
non è numeroso cerchiamo sempre di dare il massimo. D'altronde brani come “Burning” e “ Out of my life”, senza la
giusta dose di energia risulterebbero decisamente penalizzati. Sono canzoni che
amiamo definire come “pugni in faccia” e come tali vanno suonate vigorose,
precise e sostenute.
Che cosa vi leva e cosa vi dà la rete, in riferimento alla
diffusione della vostra musica?
Ci stiamo rendendo conto da un lato che la rete offre
innumerevoli possibilità, mentre dall’altro lato notiamo che non è sempre così
immediato riuscire a cogliere tali opportunità. Questo a causa di una
concorrenza spietata, che ingloba tutto, dai musicisti principianti ai
professionisti. E’ sicuramente più semplice metter in “vetrina” il proprio prodotto
rispetto a qualche anno fa, ma riuscire ad aumentare la visibilità di questa a
potenziali nuovi fan è decisamente più complicato.
Che giudizio date dello stato della musica nella vostra zona
di vita?
Senza esagerare credo che si possa dire che peggio di così
non può andare! I locali che si occupano di musica live di un certo livello
hanno praticamente chiuso i battenti, quelli che riescono a sopravvivere sono orami
semideserti e offrono la possibilità di suonare solo a chi fa cover o tributi,
tra l’altro spesso pretendendo da parte della band prestazioni a cachet
ridicoli, se non addirittura gratuite. C’è un crescente disinteresse anche da
parte del pubblico verso la musica dal vivo nel tessuto underground, di
conseguenza si è entrati in un circolo vizioso in cui la possibilità di suonare
dal vivo ormai è indipendente dalla qualità della proposta musicale della band,
essa ruota attorno solamente al seguito che la band può garantire al locale,
oppure alla “marchette” che propongo le agenzie di booking che detengono il
monopolio del giro.
Che cosa c’è dietro l’angolo per i Real Illusion, dopo
l’uscita di “Impheria”?
C’è sicuramente il secondo album all’orizzonte. Tre brani
praticamente già pronti e decine di “idee” in fase di composizione ed
elaborazione. Speriamo inoltre di toglierci qualche soddisfazione esibendoci su
palchi di una certa importanza, pur non disdegnando la consueta “prassi” della gavetta
nei piccoli club, magari anche all’estero dove il nostro genere è decisamente
più apprezzato. L’obiettivo principale resta sempre quello di farci conoscere e
apprezzare da un pubblico sempre più vasto e magari ambiziosamente riuscire a
farci notare da qualche label discografia di rilievo, tipo Frontiers o Nuclear
Blast.
TRACKLIST:
Real Illusion
Master of the Twilight
Wandering
Another Day Another Stone
Out of My Life
Living After Death
My Faded Angel
Burning
Impheria
Line Up
Manuel Fabi:
Voice
Luca
Pegoraro: Guitar
Stefano
Negro: Keyboard
Marco Beso:
Drum
Luigi Di
Carlo: Bass