Ho ascoltato in
anteprima l’album di prossima uscita di Roberta Gulisano, il secondo in carriera, il cui
rilascio è previsto per il 22 gennaio prossimo.
Proverò a raccontare
senza… svelare troppo, perché le recensioni che precedono la piena luce
dovrebbero lasciare, a mio giudizio, angoli di panorama da scoprire, e ciò a
cui tengo maggiormente è la sottolineatura del personaggio, dell’artista un po’
fuori dagli schemi.
E poi mi pare che,
utilizzare il 31 dicembre per parlare di musica e messaggi - quelli proposti
dalla Gulisano -, dia il senso del riassunto e del guardare avanti cercando di
raddrizzare la rotta.
Roberta è una
cantautrice siciliana che ha fatto molta gavetta e che trova ora il disco della
piena consapevolezza - spesso accade con il secondo lavoro - grazie anche alla
collaborazione di Cesare Basile, che
l’ha guidata nel suo “Piena di(s)grazia”, nove tracce di… cantautorato
“siciliano”. Non voglio ridurre il lavoro di Roberta Gulisano ad espressione locale, sarebbe sciocco ed
offensivo, e potrebbe essere applicato a qualsiasi musicista che nasce e cresce
in una particolare regione italiana, ma il profumo di tradizione/cultura specifica avvolge ogni brano
del disco, con il pregio di espandersi al quotidiano, unendosi al sociale e al
momento storico in cui siamo immersi, trasformando ogni singola canzone in
messaggio universale.
E poi, come lei dice…
i siciliani sono semplicemente bravi!
Il genere
"buccellato" proposto da Roberta - l’intervista a seguire svelerà il
significato del termine e il tipo di applicazione culinaria alla musica -
raduna il credo dell’artista, un’affermazione non poi così ovvia, perché spesso
ci si lascia condizionare da ciò che il mercato richiede, cercando compromessi
che portano alla modifica di idee basiche; nella musica di Roberta il mondo
folk e l’utilizzo della tradizione siciliana - nella strumentazione e nelle
atmosfere - evolve e si allarga verso il rock e il blues, e il DNA jazzistico
si alterna al ruolo del puro cantore, e non ricordo di aver mai avvertito
in modo così profondo la presenza dell’alter ego femminile del miglior De
Andrè.
Roberta Gulisano utilizza la storia, le radici, gli stereotipi del luogo in cui è nata, per
raccontare il presente, la cui drammaticità pare non abbia momenti di sosta, nonostante
lo scorrere incessante del tempo, ma le sue fotografie e la sinossi musicale
dell’album, contenuta nel titolo, sono elementi che forniscono proponimenti per
una possibile via di uscita, un percorso dove laicità e religione possono
tranquillamente coesistere, perché il rispetto delle differenze passa
attraverso l’intelligenza umana, potenzialmente uguale ad ogni latitudine del
nostro mondo.
Ho ascoltato con molto
piacere “Piena di(s)grazia”, apprezzando anche ciò che non ho potuto
comprendere appieno - “Giru di ventu”
e Mennula amara” sono in lingua
dialettale - e ho scoperto una “nuova” artista globale che merita piena
attenzione, e che propone in modo assolutamente originale il suo racconto di
vita e del mondo che la circonda.
Un film famoso di qualche
anno fa terminava con questa frase: “… la
musica è intorno a noi, non bisogna fare altro che ascoltarla…”: forse è
tutto quello in cui dovremmo impegnarci!
Un grande album quello
che Roberta Gulisano ci regalerà tra pochi giorni!
L’INTERVISTA
Possibile sintetizzare
la storia musicale di Roberta Gulisano?
Da piccola volevo fare
la pianista, ma non avevo i soldi per studiare, allora ho pensato di cantare
nel coro della parrocchia e poi in un gruppo folk; da lì la passione per la
musica popolare, i canti e la musica tradizionale, accompagnati dalla passione
per il pop-rock anni '90. A vent'anni avevo necessità di conoscere altro e ho
fatto un salto nel mondo altro del jazz, da cui ho imparato che la musica non è
proprio un lieto giochetto. In quegli anni ho fatto le esperienze più
disparate: ho suonato musica etnica, popolare, ho danzato, cantato standards,
ho ascoltato fiumi di musica, da Ravi Shankar a Nina Simone, dagli Oregon a Le
Orme, Battiato, i Pink Floyd, Mozart, ho iniziato a scrivere qualcosa più per
esercizio che per necessità. Poi mi sono fermata, ho preso un grande setaccio,
mi sono seduta al piano e sono iniziate a nascere le prime canzoni
"mie". Il caso poi ha fatto il resto, portandomi a vincere qualche
premio. Ho capito che questa cosa mi riusciva bene e ho continuato.
Quali sono i tuoi
riferimenti musicali più importanti?
I cantautori italiani,
i quali dischi hanno inondato le mie orecchie nell'infanzia, tra tutti De
Andrè; Rosa Balistreri e Nina Simone, cantanti sui generis per timbro vocale e
approccio alla canzone. Capossela, il cappellaio matto della musica italiana.
Cantautorato, musica
etnica, folk, jazz… come si può descrivere, a chi ancora non la conosce, la
miscela musicale che proponi?
Non ho ancora trovato
un modo per definirla, è una domanda che mi trova sempre impreparata. A Natale
in Sicilia si fa un dolce chiamato "buccellato", una pasta frolla con
dentro fichi secchi, acqua d'arancia, noci, uva passa... ecco, la mia musica è
una cosa simile: gusti e consistenze diverse dentro un unico contenitore.
Nel mese di gennaio
uscirà il tuo secondo album, “Piena di(s)grazia”: quali sono i contenuti, tra
liriche e trame musicali?
“Piena di(s)grazia” è
un album di storia attuale, che tratta temi sempiterni: il sopruso, la vigliaccheria,
la separazione, lo sdegno e anche l'amore, declinato alla mia maniera. Le
musiche prendono linfa dal mondo folk (dalla tammurriata al blues), virando per
la psichedelia e un certo odore di rock.
Da dove nasce il titolo
del disco?
Cercavo un titolo denso,
che riassumesse i messaggi contenuti nelle liriche e contenesse un sentire
religioso. Mi era subito stato chiaro che la figura che avrebbe riassunto,
anche provocatoriamente, il messaggio, fosse la Madonna. Di lì, il suggerimento
di Orazio Sturniolo, manager e compagno di vita, di “Piena di(s) grazia”. Il
senso lo capirete ascoltando il disco.
Che cosa ha significato
per te l’incontro con Cesare Basile?
Una importante
esperienza di vita. Basile è un uomo di grande intuito e sensibilità, ha capito
perfettamente ciò che io volevo uscisse fuori da questo disco, vestendo le mie
canzoni con grande maestria. Mi sono spogliata di molte inutili complicazioni e
mi sono messa in gioco. Ho riscoperto cose messe a giacere, ha riportato alla
luce delle verità dimenticate.
Come definiresti lo
stato della musica nella tua regione, la Sicilia?
La musica in Sicilia
gode di ottima salute! Sarà perchè, essendo geograficamente lontani dai centri
classici della produzione musicale (Roma, Milano), rimaniamo più
"indipendenti" di altri indipendenti e non strizziamo l'occhio a
nessuno. Sarà perché, per carattere, siamo orgogliosi e… abbiamo carattere.
Sarà perchè amiamo la nostra identità. E sarà anche perchè siamo bravi e basta.
Che cosa accade nei
tuoi spettacoli live? Che tipo di interazione esiste con l’audience?
Ho un approccio
teatrale al palco e mi piace incredibilmente stare lì su a cantare storie.
Questo tour sarà molto diverso dal precedente, più intimo e più viscerale. Mi
siederò per la prima volta in pubblico dietro a uno strumento (ho sempre solo
cantato in live) e questo cambierà un pò il mio modo di portare lo spettacolo.
Sarà una Gulisano diversa e non so come reagirà il pubblico che mi ha seguito
finora. Generalmente suscito curiosità e divertimento, ma penso che stavolta a
molti ascoltandomi verrà il magone.
Come pubblicizzerai
“Piena di(s)grazia”? Sono previsti concerti di presentazione?
Sì, stiamo chiudendo
delle date in Sicilia da Febbraio e poi si risale lo stivale. Non appena il
calendario sarà ufficiale si potrà trovare sulla mia pagina Fb.
Siamo a Natale e
qualche sogno è lecito: che cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando,
nel prossimo futuro?
Diventare ricca e
famosa?! Ahahah! Scherzi a parte, vorrei collaborare con grandi musicisti e
magari scriverci insieme qualche canzone. Ah… no: questo mi è già successo con
quest'album!
Tracklist
1.PIENA
DI(S)GRAZIA
2.GIRU DI
VENTU
3.LA
BRIGANTE
4.AVE MARIA
5.BRAVA
BAMBINA
6.MENNULA
AMARA
7.MATTANZA
8.CONTROCORRENTE
9.PADRE, IL
MUOSTRO
BIOGRAFIA
Siciliana, muove i
suoi primi passi nel mondo della musica folk, intraprendendo successivamente
gli studi accademici in musica jazz. Il suo variegato percorso musicale,
iniziato nel 2006, la porta a miscelare mondi diversi, muovendosi tra gli stili
con una penna sagace ed espressiva, cinica e vagamente strafottente.
Dal repertorio della
Balistreri ai festival di musica popolare, passando per diverse collaborazioni
con piccole compagnie teatrali, accumula esperienze come l'apertura del
concerto di Carmen Consoli e I Lautari a Cinisi, nel 2008, e – nel 2011 – una
partecipazione all'interno dell' album Beddu Garibbaldi del cantante Mario
Incudine.
Nel 2010 debutta come
cantautrice al VI Premio Bianca D'aponte, dove, con il brano Troppo profondo
per le ventitré si aggiudica la Targa Siae per il miglior testo. Nel Dicembre
dello stesso anno porta la sua firma il brano vincitore della Terza Edizione
del Premio World Music Andrea Parodi. Nel 2011 accede alle semifinali della
XXII ed. di Musicultura. Nel 2012 è finalista della terza edizione di Musica da
Bere e della settima edizione del festival Botteghe d'autore, riconfermandosi
miglior autrice all' VIII Premio d'Aponte. Nel luglio dello stesso anno, firma
la colonna sonora del cortometraggio “Liberi tutti”, del regista Benedetto
Pace, fra gli otto film selezionati per la finale del Giffoni Film Festival.
Nel 2013 e' finalista all' 1MFestival e vince il premio per il miglior testo al
Sonicafest. Il 2 Novembre 2012 esce il suo primo disco “Destini Coatti”,
autoprodotto. Nel 2015, l'incontro con Cesare Basile, a cui affida la
produzione artistica del suo secondo disco, “Piena di(s)grazia”, in prossima
uscita per l'etichetta Private Stanze.
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