C'è una storia che Joe Walshracconta spesso e che sottolinea come, dopo aver lasciato la James Gang, si rintanò sulle
montagne del Colorado, nel gennaio 1972, dove alla fine fu raggiunto dal
polistrumentista e batterista Joe Vitale. I due parlarono del tipo di nuova
musica che avevano in testa. Vitale lasciò i suoi “tamburi” in macchina e
rimasero lì per tre settimane. La ragione di questo ritardo non era dovuta al
loro approccio rilassato, ma perché, secondo Walsh, faceva "troppo
freddo per uscire e portarli dentro".
L'album risultante, Barnstorm, con il bassista Kenny Passarelli a bordo, fu
pubblicato nel 1972 sotto il nome di Walsh. Stanco delle grintose certezze del
blues rock caratteristiche del suo periodo con la James Gang, Walsh si ramificò, musicalmente parlando, estendendo la sua portata a un suono più ampio e vario, pur essendo ancora radicato nel rock.
The Smoker You Drink, The Player You Getsviluppa ulteriormente il modello che
Walsh ha in testa dal punto di vista sonoro e introduce il tastierista Rocke
Grace. Essendo stato un fan di Switched-On Bach, di Walter (ormai Wendy)
Carlos, Walsh era desideroso di integrare i sintetizzatori nel suono della
band. Presumibilmente un regalo di Pete Townshend - dopo che Walsh aveva fornito
al genio degli Who una chitarra rara - il synth viene usato con parsimonia ma
in modo efficacie, come strumento strutturale, aggiungendo colore e ombra.
Le chitarre acustiche di Wolf sono ipnoticamente intrecciate con le loro controparti
elettriche, con l'inquietante boom del sintetizzatore basso che porta una certa
gravitas – pensiamo alla coda di Entangled dei Genesis. È improbabile
che Walsh avesse sentito parlare dei Genesis a quel punto della storia, ma le somiglianze
negli intricati passaggi acustici, specialmente con l'uso del flauto di Vitale,
sono sorprendenti, sia qui che in Barnstorm.
Un'influenza percepibile dei Beatles
è presente nelle armonie di Days Gone By di Vitale. Mentre
Walsh sviluppa un assolo di costruzione lenta, tutto è sommerso da suoni
rallentati e fasi pesanti.
Con un credibile cenno al jazz rock attraverso lo
strumentale Midnight Moodies, questa diventa una proposta che supera i
tradizionali parametri del periodo.
Con un occhio al potenziale commerciale
c'è il pop usa e getta di Happy Ways, con le sue inflessioni giamaicane e l'amabile riff di Rocky Mountain Way che porta Walsh ad un innalzamento
del proprio profilo chitarristico.
Anche se il suo reclutamento negli
Eagles nel 1975 avrebbe portato Walsh su un percorso musicale più
convenzionale, la natura eccentrica e aperta di queste canzoni mostra un
genuino istinto PROG nel suo DNA.
Genere: Folk rock, progressive folk,
psychedelic folk
Lunghezza: 42:57
Label:Deram Records
Produttore: David Hitchcock
Singolo tratto dall’album: "Silversong"
"Swaddling
Songs" dei Mellow Candleè un album che si distingue per la sua bellezza
eterea e la combinazione armoniosa di folk rock e progressive rock. Pubblicato
originariamente nel 1972, questo lavoro è diventato un classico del genere e ha
guadagnato un seguito di culto nel corso degli anni.
Una delle caratteristiche più
distintive dell'album è la voce meravigliosa e cristallina di Alison Williams,
che trasmette una gamma di emozioni attraverso le sue performance. Le sue
capacità vocali sono affiancate da una solida strumentazione, con chitarre
acustiche e elettriche, flauti, violini e tastiere che si fondono in modo
magistrale.
Le canzoni di "Swaddling
Songs" sono intime e malinconiche, spesso ispirate alla tradizione folk
irlandese. I testi affrontano temi come l'amore, la perdita e la crescita
interiore, trasmettendo un senso di nostalgia e mistero. Ogni brano è ben
strutturato, con melodie coinvolgenti che si sviluppano in modo organico e
progressive.
L'album si apre con "Heaven
Heath", un pezzo che cattura immediatamente l'attenzione dell'ascoltatore
con il suo incipit acustico, per poi sfociare in un arrangiamento complesso e
coinvolgente. "Buy or Beware" è un'altra traccia che si distingue per
la sua atmosfera ipnotica e il testo intrigante. "The Poet and the
Witch" è una canzone di oltre dieci minuti che mostra l'abilità della
band nell'intrecciare diversi stili musicali. Ma tutto il disco va ascoltato con attenzione.
Nonostante "Swaddling
Songs" abbia ricevuto poco riconoscimento commerciale all'epoca della sua
uscita, l'influenza dell'album può essere riscontrata in molte band progressive
rock e folk rock successive. La sua bellezza senza tempo e la maestria musicale
dei Mellow Candle ne fanno un lavoro che merita di essere riscoperto e
apprezzato.
A mio giudizio un album
straordinario, che combina abilmente il folk rock e il progressive rock in un
modo unico e affascinante. Con le sue melodie coinvolgenti, le performance
vocali eccezionali e i testi suggestivi, l'album offre un'esperienza musicale
indimenticabile, da non perdere per gli appassionati della musica folk e
progressive rock.
Il29 agosto del 2014, all'età di 67 anni, ci lasciava Glenn Cornick,primo bassista dei Jethro Tull, band con cui suonò dal 1968 al 1970.
Io lo conobbi così…
La mia prima Convention ITULLIANS risale al 2006, Novi Ligure.
Arrivato nella zona dedicata al concerto, nel primo pomeriggio, la prima
persona che vidi fu proprio Glenn, seduto nel bar antistante il teatro, con il
figlioletto che lo faceva ammattire.
Sorridente, disponibile, allegro… mi sembrava impossibile all’improvviso
trovarmi davanti a lui, che ero abituato a vedere solo sulle cover degli album.
Quel giorno comprai il suo nuovo disco, di cui andava palesemente fiero e
che ascoltammo dal vivo.
Lo conobbi in quella occasione e successivamente mi rilasciò una lunga
intervista che racconta molto su di lui e su… altri.
Ci fu poi un’altra occasione di incontro, la Convention del 2008, ad
Alessandria, giorno in cui si presentò con una cresta colorata molto visibile.
Si esibì nel pomeriggio con gli OAK e alla sera, sul palco “maggiore”: grande
spettacolo!
I Trees sono stati un gruppo folk
rock britannico che ha registrato e suonato live tra il 1969 e il 1971,
riformandosi brevemente per continuare ad esibirsi per tutto il 1972.
Sebbene il
gruppo all’epoca abbia incontrato poco successo commerciale, la reputazione
della band è cresciuta nel corso degli anni e si è rinforzata nel 2007 in
seguito al campionamento degli Gnarls Barkley della traccia "Geordie"
(dal secondo album degli “Trees On The Shore”) sulla title track del
loro album “st. Elsewhere”.
La band
originale era composta da cinque membri: il bassista e tastierista Bias
Boshell, il chitarrista Barry Clarke, il chitarrista acustico David
Costa, il batterista Unwin Brown e la cantante Celia Humphris.
La loro storia…
David Costa,
figlio del cantante e conduttore radiofonico britannico Sam Costa, stava studiando
Belle Arti presso l'Università dell'East Anglia, da poco aperta, quando
incontrò Barry Clarke (che lavorava presso l'agenzia pubblicitaria di Royd a
Londra) attraverso una amica comune che aveva suggerito la collaborazione,
poiché erano entrambi chitarristi.
Queste le
parole di David dopo il loro primo incontro Barry: "Non sono mai
tornato all'università e Barry non è mai tornato nel suo ufficio".
Barry Clarke
viveva all'epoca in una casa a Barnes, condivisa con Bias Boshell.
Bias Boshell
e Unwin Brown avevano entrambi frequentato la Bedales School di Petersfield,
Hampshire, e si trovarono in breve tempo a condividere le loro diverse
esperienze musicali, esplorando i diversi gusti e riunendo ciò che avevano in
comune. Mancando di un cantante, Costa suggerì di fare un'audizione alla
sorella di un suo conoscente e introdusse Celia Humphris nel mix, una giovane che
aveva appena lasciato l’Arts Educational dove aveva studiato danza, teatro e
canto. Il padre di Humphris era il pittore e illustratore Frank Humphris.
I cinque
iniziarono a provare al debutto della primavera del 1969, realizzando i loro
primi concerti e le prime tracce demo nei mesi di giugno e luglio dello stesso
anno.
Dopo aver firmato
per la CBS nell'agosto 1969, i Trees produssero due album in studio in
successione relativamente rapida, “The Garden of Jane Delawney”
(pubblicato nell'aprile 1970) e “On The Shore” (pubblicato nel
gennaio 1971), entrambi registrati negli studi Sound Techniques di Chelsea, ed
entrambi prodotti da Tony Cox. “On The Shore” presentava la copertina di
Storm Thorgerson dello studio Hipgnosis.
Come altri gruppi
contemporanei folk, i Trees sono stati paragonati ai Fairport Convention, ma
con un tocco più psichedelico. Il materiale del gruppo fu diviso tra
adattamenti di canzoni tradizionali e composizioni originali, principalmente di
Bias Boshell.
In un'intervista
del 2020, Costa commentò: "Siamo stati etichettati come una band
folk-rock, punto e basta, ma le nostre influenze erano generalmente molto più
americane che britanniche".
Il gruppo primario
si sciolse nel 1971 dopo aver registrato i due album.
Una seconda incarnazione
dei Trees si riformò nel 1972 e suonò fino al 1973; il gruppo comprendeva Celia
Humphris, Barry Clarke, Barry Lyons (ex membro di Mr Fox), Alun Eden (anche ex
membro di Mr Fox) e Chuck Fleming (ex membro della JSD Band). Le registrazioni
di questa formazione sono reperibili nelle versioni bootleg.
Quest'ultima
formazione ha anche contribuito all'album solista di Phil Trainer (BASF, 1972)
I Trees si
esibirono ampiamente nel corso della loro carriera, prevalentemente nel
circuito universitario, ma apparendo due volte alle Fairfield Halls e alla
Queen Elizabeth Hall sulla South Bank di Londra, con vari gradi di successo e a
volte con significativi elogi della critica.
Durante la
loro carriera hanno supportato in tournée artisti come Fotheringay, Fairport
Convention, Matthew's Southern Comfort, Fleetwood Mac; Free and Faces sullo
stesso cartellone, Genesis, Family e Yes, e apparvero all'Evolution Music
Festival a Le Bourget, Parigi nel 1970 insieme a Ginger Baker's Air Force, Pink
Floyd e Procol Harum.
Un concerto
molto precoce a Notting Hill, a Londra, li vide apparire con un David Bowie
praticamente sconosciuto. La band era spesso accompagnata on the road e
supportata dal cantautore Marc Ellington.
Originariamente
furono seguiti da Douglas Smith e Clearwater Productions, una società di
Notting Hill Gate che gestiva anche altri artisti, come High Tide, Cochise e
Skin Alley, Hawkwind e Thunderclap Newman.
Dopo lo
scioglimento della formazione di origine, Bias Boshell continuò a
lavorare come tastierista e compositore con la Kiki Dee Band, scrivendo la sua
canzone di maggior successo, “I've Got the Music in Me”, prima di unirsi a
Barclay James Harvest e successivamente a The Moody Blues, sostituendo il
tastierista Patrick Moraz. Ora vive nel Galles del Nord.
Barry
Clarke si unì alla band Vigrass e Osborne, per poi ricongiungersi
a David Costa nel 1973 per l'album omonimo “Casablanca” (Rocket Records).
David
Costa è rimasto nel giro come art director e designer, seguendo
molti artisti importanti, come Elton John, George Harrison, Eric Clapton, i
Rolling Stones e i Beatles. Costa e Boshell si sono esibiti insieme in una
"reunion" del 2018.
Barry
Clarke ha proseguito l’impegno nel settore della
gioielleria, vivendo part-time in Francia.
Dopo un breve
periodo come batterista con il quartetto pop Capricorn, Unwin Brown ha
continuato la sua lunga carriera di insegnante alla Thomas's School di
Kensington, cosa che ha fatto sino alla sua morte avvenuta nel 2008.
Celia
Humphris ha proseguito con la seconda formazione dei Trees e
successivamente è diventata un'attrice di doppiaggio ricercata e ha fornito la
voce per diverse canzoni dell'album “Talking With Strangers”, di Judy Dyble (nel
2009), Dodson and Fogg, un progetto folk-rock pubblicato nel 2012, e come
cantante ospite nell'album “Heathen Hymns” del 2017, di Galley Beggar,
pubblicato su Rise Above Records.
In seguito, ha
vissuto in Francia.
È mancata
l'11 gennaio del 2021.
Formazioni
Celia Humphris - voce (1969-1972)
Barry Clarke - chitarra solista
(1969-1972)
David Costa - chitarra acustica
(1969-1971)
Bias Boshell - basso, chitarra, voce
(1969-1971)
Unwin
Brown - batteria (1969-1971)
Barry
Lyons - basso (1971-1972)
Alun Eden - batteria (1971-1972)
Chuck Fleming - violino (1971-1972)
Discografia
1970-The
Garden of Jane Delawney CBS Records, 2007 Sony Rewind, Sunbeam Records
1971-On
the Shore CBS Records, 2007 Sony Rewind, Sunbeam Records
1989Trees
LIVE! (Italiano) Habla (bootleg)
2020-Trees (Edizione 50°
Anniversario) Fire Records
Sia “The Garden of Jane Delawney” che
“On the Shore” sono sempre stati disponibili sin dalla loro uscita originale in
vinile, cassetta o CD.
Un'edizione deluxe in due dischi di “On
the Shore” è stata pubblicata nel 2007, contenente materiale inedito e
remixato.
Nel 2008 seguì una nuova edizione di “The
Garden of Jane Delawney”, contenente anche materiale inedito e alcune nuove
registrazioni. Entrambi i doppi pacchetti presentavano un ampio saggio del
comico, regista e scrittore Stewart Lee.
Un cofanetto di quattro album di
registrazioni dei Trees, tra cui demo, remix e registrazioni dal vivo della
"reunion" di “The Shore Band” del 1998 degli Trees, è stato
pubblicato nel 2020 per celebrare il cinquantesimo anniversario della band.
The La'sè un gruppo musicale britannico nato
a Liverpool nel 1986 da un'idea del cantante Lee Mavers e composto inoltre dal
bassista John Power, dal chitarrista Paul Hemmings e dal batterista John Timson.
Tra l'anno di formazione e l'anno del
debutto discografico - 1990 - il gruppo è protagonista di diversi cambi di
formazione che vedono la totale ricostruzione della formazione con alla
batteria il fratello di Lee, Neil Mavers, al basso James Joyce e alla chitarra
Peter James Camell.
I primi singoli pubblicati - Way
Out (1987) e There She Goes (1988) - procurano al gruppo ottime
recensioni. Ma per avere il primo LP bisogna attendere il 1990, anno in cui la
Go! Discs pubblica l'esordio omonimo della band. Il disco potrà vantare
un'ottima accoglienza della stampa e un pregevole quantitativo di copie
vendute.
Dopo aver suonato in tour per tutto
il 1991, il perfezionismo di Mavers lo spinge a riscrivere e riarrangiare le
canzoni del primo album, ma questo processo non porta a nulla di concreto ed
esclusi un paio di concerti del 1995 con una nuova band, i La's non hanno mai
dato ulteriori prove della loro esistenza sino al 2005, dieci anni dopo, per
una riunione speciale sul palco del Glastonbury Festival.
Mai ufficialmente sciolti, i The La's possono
essere considerati i pionieri del brit-pop, genere che da lì a qualche anno
esploderà con gruppi come Oasis e Blur. La loro musica era un insieme di
scintillante jangle-pop sulla scia dei primi dischi dei Primal Scream e degli
Smiths, ma che rimanda anche alla tradizione inglese degli anni Sessanta.
Nel 2018, una serie comica-drammatica
della BBC TV intitolata "There She Goes" presenta una cover della
canzone di La’S che riporta quel nome.
Membri
Lee
Mavers – guitar, vocals (1984–1992, 1994–1995, 2005, 2011)
Mike
Badger – guitar, vocals (1983–1986)
Sean
Eddleston - guitar (1984)
John
"Timmo" Timson – drums (1984–1985, 1986–1987)
Phil
Butcher – bass (1984)
Jim
"Jasper" Fearon – bass, drums (1985, 2005)
Bernie
Nolan – bass (1985–1986)
Tony
Clarke – drums (1985–1986)
Paul
Rhodes – drums (1986)
John
Power – bass, vocals (1986–1991, 2005)
Barry
Walsh – drums (1986)
Paul
Hemmings – guitar (1987)
Mark
Birchall – drums (1987)
Peter
"Cammy" Cammell – guitar, bass (1988, 1989–1992, 1994–1995)
Ho appena appreso che è venuto a mancare Richard Paul Macphail, che conobbi personalmente e
intervistai sul palco genovese del Teatro Govi, nel 2012. Era nato il 17
settembre 1950 a Bedford, Bedfordshire, ed è stato un musicista, road manager e
imprenditore inglese noto soprattutto per la sua collaborazione con i Genesis.
Si raccontava così…
La storia per me iniziò nel 1963. Avevo tredici anni e alla
Charterhouse incontrai un ragazzo della mia età chiamato Rivers Job. Presto
scoprimmo che condividevamo una passione per la musica rock. I suoi gusti erano
molto più evoluti dei miei ed io imparai molte cose da lui negli anni della
nostra amicizia. L'occasione del nostro incontro fu che un noioso pomeriggio
eravamo stati attirati nella hall della scuola perché uno dei gruppi rock della
scuola stava provando. Quando arrivai stavano facendo una pausa e, come molti
ragazzi della mia età, mi illusi di essere un batterista. Strisciai sul palco,
andai dietro alla batteria ed iniziai a colpire. Anche Rivers, a me
sconosciuto, era nella sala. Era un bassista in embrione e più tardi venne da
me dicendo che aveva una band a Londra che aveva bisogno di un batterista e se
volevo fare un provino per loro. Beh, io non esitai un secondo. La mia grande
occasione era chiaramente arrivata! Risultò che il chitarrista della band era
Anthony Phillips. Era un po' più giovane di noi due ma doveva venire alla
Charterhouse all'inizio del semestre successivo.
Sia io che Rivers vivevamo nel centro di Londra e, non appena
giunsero le successive vacanze, ci incontrammo e prendemmo l'autobus numero 30
da Marble Arch a Putney dove viveva Ant. I miei genitori non erano molto
comprensivi riguardo la mia passione per la musica rock e quindi non erano
molto incoraggianti. Quando arrivammo a casa di Ant rimasi stupito nello
scoprire che la sala da pranzo era stata trasformata in una sala prove e sua
madre e sua nonna stavano lì ad ascoltare entusiasticamente qualsiasi cosa noi
suonassimo. Questo per me fu una rivelazione, avere un tale incoraggiamento
dalle generazioni più anziane, subito ne diventammo cotti. Emerse
immediatamente che io non ero il più grande batterista al mondo ma conoscevo
molte parole delle canzoni degli Stones che stavamo suonando. Così, ad ora di
pranzo ero diventato il cantante della band. Ant aveva un vicino chiamato Rob
Tyrrell che risultò essere un buon batterista e molto presto arruolammo Mike
Rutherford alla chitarra ritmica e fummo al completo. Chiamammo la band Anon
(non "The"!) e presto diventammo la band di punta della scuola,
suonando alla fine dei concerti e alle feste dei ragazzi durante le vacanze.
Alla fine dell'estate 1966 decidemmo di organizzare un concerto rock con le tre
band della scuola. I nostri principali rivali erano chiamati "Garden
Wall" e comprendevano Tony Banks al piano e Peter Gabriel alla voce. Il
concerto fu un grande successo e tutti noi avevamo grandi progetti per il
futuro. Purtroppo per me non fu così. Preoccupati per il crescente ammontare di
tempo e attenzione che la mia attività musicale stava prendendo e nervosi per
il mio probabile livello "O", i miei genitori decisero di mandarmi in
un'altra scuola. Alla fine, Anon si sciolsero e Ant e Mike si unirono a Peter e
Tony e la band che stava per diventare Genesis era nata. Durante gli anni
successivi ci mantenemmo in contatto. La band fece un demo e cercò di attirare
l'attenzione di Jonathan King. Lui diede il nome alla band e sotto la sua egida
pubblicarono un paio di singoli e il loro primo album – “From Genesis To
Revelation” per la Decca. All'epoca stavo lavorando a Londra e ricordo che
comprai una copia del giornale clandestino - International Times. All'interno
c'era una favorevole recensione dell'album. Telefonai a Peter nella casa di
campagna dei suoi genitori per leggergli la sua prima recensione.
Nell'autunno del 1969 le cose giunsero ad un punto decisivo.
Nonostante alcune buone recensioni, il successo commerciale su larga scala
aveva eluso la band ed ognuno stava continuando (con vari gradi di riluttanza)
il corso della propria educazione in college ed università. Tutti loro decisero
che avrebbero sospeso queste attività per un anno e si sarebbero dedicati alla
musica per vedere se poteva funzionare. A quel tempo i miei genitori vivevano a
Londra e passavano i fine settimana in un lontano cottage tra Guildford e
Dorking nel Surrey. Avevano deciso di ritirarsi lì la primavera successiva e di
non usare la villetta durante l'inverno. Così ci fu la perfetta opportunità per
la band di rintanarsi in un posto lontano ma accessibile e, come dicevamo, di "riunirsi"
nella campagna. Io divenni il capo cuoco, lavatore di bottiglie e roadie.
Giorni furono spesi a scrivere e provare nuovo materiale e gradualmente furono
fissati concerti. Questi furono soprattutto a Londra e nel sud-est e fornirono
una buona opportunità per invitare diversi probabili agenti, managers e
scopritori di talenti delle compagnie di registrazione per vedere la band. Fu
in una sala al piano di sopra del Ronnie Scott che il capo della Charisma -
Tony Stratton-Smith - fu portato a vedere la band da un produttore di dischi
chiamato John Anthony. Tony rimase impressionato e presto divenne sia il
manager della band che il capo della casa discografica. Così all'inizio
dell'estate 1970 la band andò nei Trident Studios in Soho per registrare il loro
primo album targato Charisma chiamato “Trespass”.
Poi iniziò un periodo di tre anni in cui ogni anno passava in
un ciclo chiaramente definito di scrittura, registrazione e tournée. Ma prima
una crisi più importante dovette essere superata. “Trespass” fu registrato
durante l'estate. Quando la registrazione fu terminata tutti noi prendemmo una
pausa. Durante questa pausa, con un po' di tempo a disposizione per riflettere,
Anthony Phillips giunse alla conclusione che la sua direzione musicale lo stava
portando lontano dalla principale corrente che stava seguendo il resto della
band. Dopo molti pensieri in mente, estenuanti conversazioni a notte fonda e
molte telefonate dominate dal pessimismo, Ant alla fine giunse alla conclusione
che aveva intenzione di lasciare. Ora, in diversi modi, Ant era sempre stato il
principale sostegno per la band, sia musicalmente che attraverso il suo
profondo impegno per la sua musica ed anche per l'instancabile sostegno della
sua famiglia. Andare avanti senza di lui sembrava fuori discussione. Ma d'altro
canto così tanto era stato raggiunto e sembrava da pazzi lasciare ora e
rovinare tutto. Ricordo molto bene una sera di luglio in cui seduto nel furgone
fuori il retro del vecchio Marquee Club in Wardour Street con Peter, Tony e
Mike consideravamo il futuro senza Ant. Gli altri tre sembravano molto insicuri
se andare avanti o no. Per ragioni che sembrerebbero ovvie col vantaggio del
senno di poi, io ero molto sicuro in quel momento che non avremmo dovuto
mollare. E così fu deciso. Ma ci fu un altro problema da affrontare. Il
batterista per quest'ultimo periodo era stato John Mayhew. Sebbene fosse un
esperto musicista noi tutti sentivamo che non era il migliore batterista per la
band, perciò i tempi sembravano maturi perché, se proprio dovevamo andare
avanti senza Ant, allora forse dovevamo trovare anche un batterista più adatto.
Così le decisioni vennero prese: andare avanti senza Ant e
trovare un nuovo batterista. Da quelle decisioni venne una di quelle
incredibili svolte che sarebbe stato impossibile predire ma che per diversi
aspetti misero il sigillo sul destino dei Genesis per sempre. In breve, e per
un periodo di alcuni mesi, i due nuovi membri che trovammo furono, alla
chitarra, Steve Hackett, e, alle batterie, Phil Collins. Il modo in cui questi
due vennero fatti entrare nella band è ben documentato altrove perciò io non vi
dedicherò qui ulteriore spazio. Ma la differenza che fecero all'interno della
band musicalmente, socialmente e dinamicamente non può essere sottovalutata. La
piattaforma che doveva portare questo gruppo di musicisti molto insoliti dai
luoghi di supporto nel circuito dei college del sud-est inglese a diventare una
delle band con maggiore successo che il mondo abbia mai visto era ora a posto.
Il successivo paio di anni ora sembra confuso: concerti e poi
composizione ed incisione e poi ancora più concerti. Punti di riferimento,
pietre miliari e scoperte andavano e venivano. Quelle musicali includevano
pezzi come The Musical Box, Hogweed, Watcher Of The Skies e, naturalmente,
Supper's Ready. Altre ancora importanti come la notte a Dublino quando Peter
sbalordì noi tutti lasciando il palco nel mezzo di The Musical Box e
riapparendo con addosso un vestito rosso ed una testa di volpe! Anche il primo concerto
all'estero a Bruxelles e i primi tours italiani dove la folla era una
pregustazione di cose future se avessimo osato crederci. Poi altri eventi meno
significativi ma ugualmente memorabili come la volta che riuscii a lasciare i
piatti di Phil nella strada fuori l'Oxford Town Hall e guidai fino a Derby in
beata ignoranza (gli furono più tardi consegnati alla stazione di polizia!).
Il mio tempo con i Genesis giunse al termine nel 1976.
L'ultimo tour che feci con loro fu esso stesso un punto di riferimento per
l'evoluzione della band perché fu il primo tour che fecero dopo la partenza di
Peter che Phil aveva sostituito come cantante e front man. Da allora ho seguito
un'altra delle mie passioni, cioè quella riguardante l'ambiente, e mi sono
concentrato nel costruire un'agenzia di consulenza energetica di successo. Sono
immensamente orgoglioso del successo che ognuno ha avuto sia separatamente sia
insieme. La musica è sempre stata e rimarrà una parte essenziale della mia
vita. Ancora mi diverto a cantare e ora suono il sassofono. Grazie a mia moglie
Maggie Cole, che è suonatrice di clavicembalo classico e pianoforte, ho
scoperto ed imparato ad amare molte nuove aree musicali.
La gente spesso dice: "Perché hai lasciato i
Genesis?" Se avessi un pound per ogni volta che mi è stata fatta questa
domanda... non penso di aver mai risposto due volte nello stesso modo. Non è
che non lo so ma piuttosto che, col passare del tempo e l'evolversi delle mie
prospettive di vita, così tante risposte rimangono scoperte. Una domanda è se
ho dei rimpianti per non aver fatto di più con il mio talento musicale. Da
giovane ventenne mancavo di fiducia nelle mie capacità. Questo può aver avuto
qualcosa a che fare con il fatto che i miei coetanei (con i quali io
naturalmente mi relazionavo) casualmente si chiamavano Gabriel, Banks,
Phillips, Rutherford, Hackett e Collins. Credo che averli come gruppo di pari
possa distorcere il senso della prospettiva di ognuno.
Quello che so è che a quel tempo il talento musicale non era
scarso ma che il mio contributo e la disponibilità di diversa natura che diedi
a loro tra il 1968 e il 1976 furono unici.
La notte del 27
agosto 1990, dopo aver
partecipato ad un grande concerto all'Alpine Valley Music Theater di
Alpine Valley Resort, con Eric Clapton, Robert Cray, Buddy
Guy e il fratello Jimmie, Stephen
"Stevie" Ray Vaughan sale su un elicottero per tornare al suo albergo
di Chicago. Come dichiarato in seguito dallo stesso Clapton, Vaughan, stanco
per il concerto, chiede di prendere il posto di Clapton e partire per primo.
Poco dopo il decollo però il velivolo si schianta contro una collina a causa
della fitta nebbia e della poca esperienza del pilota in simili condizioni
atmosferiche. Nell'impatto oltre allo stesso Stevie Ray Vaughan muoiono il
pilota Jeff Brown e i membri dello staff di Eric Clapton, Bobby Brooks, Nigel
Browne e Colin Smythee. Nessuno si accorge dell'incidente fino alla mattina
seguente, quando l'elicottero non giunge a destinazione.
Stevie Ray Vaughan
viene sepolto il 31 agosto 1990 al Laurel Land Memorial Park di
Dallas, accanto al padre, morto quattro anni prima nello stesso giorno del
figlio. Aveva 36 anni.
Era nato a Dallas il
3 ottobre del 1954, ed è stato uno dei più grandi esponenti della chitarra
blues americana. Benché durante la sua breve vita abbia pubblicato solo quattro
album in studio e uno live, è noto come uno dei musicisti più dotati e
influenti del suo genere. Nel 2003, la rivista Rolling Stone lo mette al 7º
posto nella Lista dei 100 migliori chitarristi e Classic Rock Magazine lo mette
al 3º posto nella lista dei 100 Wildest Guitar Heroes del 2007.
Stevie
Ray Vaughan è il miglior chitarrista che abbia mai sentito suonare
(Eric Clapton)
Questo
disse Eric prima della sua scomparsa prematura.
Il nome
da solo vale una leggenda, in ambito blues, ed è così che l’ho sempre
considerato.
Ma conoscere un nome, sapere magari a quale viso sia abbinato, non significa
inquadrare il personaggio, e soprattutto non fornisce indicazioni sul suo
effettivo "lavoro".
Ciò che riesce ad uscire dalla sua Fender è quello che normalmente abbiniamo a
musicisti di colore, perfettamente a loro agio nella semplicità di struttura
del blues e nell’infinita complicatezza che deriva dal far emergere gioia e
dolore attraverso le sei corde.
Si dice che per fare il blues occorra avere sofferto, aver vissuto la strada, e
l’accostamento porta quasi sempre al popolo di colore, anche se i casi opposti
abbondano.
E Stevie Ray Vaughan ne è un esempio… purtroppo non più fisicamente presente.
Hanno detto di lui:
“È stato uno dei più grandi esponenti della chitarra blues americana.
Benché durante la sua breve vita abbia pubblicato solo quattro album in studio
e uno live, è noto come uno dei musicisti più dotati e influenti del suo genere.” Ho trovato nel sito ufficiale Fender una descrizione esaustiva...
La leggenda di Stevie
Ray Vaughan ha
squassato gli anni '80 con la forza di un tornado: il suo talento purissimo, il
suo playing caratteristico, la forte matrice blues hanno portato a dischi d'oro
e tour "tutto esaurito", prima del suo tragico decesso all'età di 35
anni. La sua fama giunge comunque inalterata ai giorni nostri attraverso i
puristi del blues e i fan del rock, che parlano di lui come uno dei più
influenti bluesman elettrici della storia.Vaughan ebbe il merito di fondere il
blues puro delle origini, di Albert King, Otis Rush e Muddy Waters,
con la vena rock della chitarra di Jimi Hendrix per creare uno stile nuovo,
sconvolgente, in grado di lasciare l'ascoltatore letteralmente senza fiato, in
un periodo storico, tra l'altro, in cui il blues non era decisamente all'apice
della sua popolarità come genere musicale. Nato e cresciuto a Dallas, Vaughan
cominciò a suonare da bambino, ispirato dal fratello più grande, Jimmie.
All'età di 17 anni abbandonò la scuola per concentrarsi esclusivamente sulla musica
e suonare in una notevole moltitudine di gruppi, che servirono da embrione alla
formazione, a fine anni '70, dei Double Trouble, chiamati così da un brano di
Otis Rush. A quel tempo, Stevie cominciò anche a cantare, e i Double Trouble si
ritrovarono a regnare sul fertile territorio musicale di Austin, Texas. Nel
1982, la performance al Montreux Festival catturò l'attenzione della leggenda
del rock David Bowie, che arruolò Stevie Ray per le registrazioni del disco di
quell'anno, "Let's Dance". I Double Trouble firmarono quindi con la Epic, e
l'anno successivo vide la pubblicazione del primo album, "Texas Flood". Quell'album
ebbe un successo immenso, riportò il blues nelle classifiche per la prima volta
dalla fine degli anni '60; inevitabilmente, fu immediatamente registrato un
nuovo album, e Couldn't Stand the Weather raggiunse posizioni ancora più alte
in classifica e un più grande successo, in generale, di "Texas Flood". Il terzo
album, "Soul to Soul", vide la luce nell'estate del 1985 e, nel 1987, dopo un intensissimo
tour americano, fu pubblicato il live doppio "Live Alive". L'abuso di alcol e
droghe minarono pesantemente la salute di Stevie, e lo costrinsero a un lungo
periodo di disintossicazione. Nel 1989 finalmente, i Double Trouble tornarono
più in forma che mai con "In Step", raggiunsero il 33° posto in classifica, e
vinsero un Grammy per il miglior disco di blues contemporaneo, ottenendo il
disco d'oro a soli sei mesi dall'uscita della nuova fatica discografica. Il 26
agosto 1990 i Double Trouble suonarono a East Troy con Eric Clapton, Buddy Guy,
Robert Cray e Jimmie, il fratello di Stevie Ray. Al termine del concerto,
Vaughan si imbarcò su un elicottero per Chicago, ma il velivolo si schiantò
pochi minuti dopo il decollo, uccidendo il chitarrista e altri quattro
passeggeri.Un disco di duetti col fratello Jimmie era stato registrato poco
prima della sua morte e, quando fu pubblicato quello stesso ottobre, entro
direttamente al numero 7 in classifica. Successivamente, le numerose uscite
discografiche postume e le collezioni di inediti giunsero alla stessa
popolarità dei dischi pubblicati da Vaughan da vivo. La Fender, nel 2002,
riprodusse la famosa Stratocaster Number One di Stevie e ne
fece un modello Signature.
Curiosità- Lo stile
Il
caratteristico stile di Stevie Ray Vaughan è spesso paragonato a quello diJimi Hendrix, dal quale Vaughan ha,
per sua stessa ammissione, tratto grande ispirazione. Altre influenze molto
evidenti derivano da Albert King,Chuck Berry, Buddy Guy, B.B. King, e da Kenny
Burrel, per i brani dalle atmosfere jazz.Lo stile è scandito da fraseggi
veloci e movimentati spesso ripetuti, con grande precisione ritmica, ma anche
di assoli lenti e melodici. Durante il corso degli anni il sound di Vaughan è
variato dall'uso di suoni e riff brillanti e taglienti (stile Albert King) dei
primi anni 80, a figurazioni più melodiche e corpose (stile Eric Clapton)
all'inizio del 1990.Una
particolarità del suono di Vaughan derivava dall'uso di corde di dimensioni a
volte molto superiori alla norma, di scalatura 0.13 e talvolta 0.14 fino ad
arrivare a scalature estreme come la 0.18/0.74. Renè Martinez, suo tecnico, lo
convinse ad abbandonare queste corde in favore di altre di dimensioni più
convenzionali per evitare danni alle dita (per ovviare a questi inconvenienti
ricopriva i polpastrelli di colla "Superglue", usata anche dai
soldatiamericani
in Vietnam per chiudere le ferite in attesa di soccorsi).
Il 27 agosto del 1967,
a soli 33 anni, moriva Brian Epstein, manager dei Beatles, determinante
per i loro successi e prototipo del ruolo imprenditoriale all’interno del
mondo musicale, una dimensione che, nonostante l’inesperienza, lo portò a
promuovere il gruppo con estrema efficacia, facendolo emergere dalla massa in
cui ovviamente si stava muovendo.
Inserito molto presto
all’interno del “settore musicale” come venditore di dischi, si appassionò all’argomento
e iniziò a scriverne con buona continuità.
Le sue doti di
persuasione, il suo fiuto e l’attenzione per la clientela lo portarono ad
avvicinare i Beatles -di cui un 45 giri veniva ripetutamente richiesto nel suo
negozio- che vide per la prima volta al Cavern, rimanendone impressionato e
convincendosi che il compito di loro manager sarebbe stato gratificante per
tutti: era il gennaio del 1962 quando le parti si legarono contrattualmente,
per alcuni anni.
Epstein si dimostrò
determinante per il successo iniziale della band, perché la sua cura si rivolse
ad aspetti meta-musicali, alla costruzione dell’immagine, elemento che col
passare del tempo avrebbe assunto sempre maggior importanza. Cambiò quindi il
loro stile, il modo di vestire, i comportamenti e cercò di rendere le loro esibizioni
consone alla domanda dell’epoca.
E fu attraverso la sua
incessante attività che i Beatles arrivarono a George Martin, allora dirigente
della Parlophone, e anch’esso fondamentale per il futuro successo della band.
Ma le sue intuizioni e
le sue capacità mostrarono il vero volto con il passare del tempo, e passando
al setaccio i suoi risultati resta, oltre all’intuizione Beatles, una buona
tendenza all’organizzazione, ma furono abbondanti le sue mancanze in qualità di
agente.
Nel 1966 la decisione
dei Beatles di produrre la loro musica soltanto in studio, evitando esibizioni
live, e la conseguente consapevolezza di non avere più un ruolo attivo e utile,
proprio vicino alla scadenza del contratto, insieme a preoccupazioni di carattere
prettamente economico e personale -l’azzardopatia, l’uso smodato di droghe e la
necessità di nascondere la sua omosessualità- lo fecero cadere in una preoccupante
spirale di depressione e paranoia.
Cinquant'anni fa
il giovane Brian muore. Dalla sua lussuosa abitazione, poco distante da
Buckingam Palace, non arrivano i cenni di vita richiesti dalla servitù. L’intervento
delle autorità preposte rivelerà la verità e presenterà una scena in cui compaiono flaconi di barbiturici, probabilmente effetto terminale di un’azione
autodistruttiva in atto da tempo.
Non tutti in linea i
referti medici, e al dichiarato eccesso di sedativo si contrappone il giudizio di chi
sottolinea che la dose trovata nel sangue non sia stata fatale.
Mentre avveniva la macabra
scoperta Paul, John, George e Ringo lo stavano aspettando ad un meeting a
carattere esoterico, in Galles.
Paul McCartney,
appresa la triste notizia, lo incorona come possibile Quinto Beatles... in fondo fu lui che li scoprì!