Si è concluso
ieri, 29 giugno, il ciclo di momenti “test”
al Giardino Serenella di Savona,
prove di incontro a base di musica, serate in famiglia che riportano ad antichi
riti che andrebbero rispolverati.
L’inizio dell’estate
suggerisce la giusta sosta, ma visto il gradimento percepito esistono buone
motivazioni per riprendere nel mese di settembre.
Se nella prima
serata il menù era a base di “Protoprog”, il secondo meeting ci ha
portato ad esplorare un anno fondamentale, anche, per la musica: il 1969.
Vista la mole di
argomenti era impossibile esaurire il topic in una volta sola e quindi si è
seguita la logica della suddivisione, privilegiando inizialmente tre sezioni: “Dal Rhythm 'n' Blues all'Organ Driven Prog”,
“Heavy Prog” e “Psychedelia e Underground”.
L’ultimo episodio
ha visto concludere il periodo analizzato con la perlustrazione del “Canterbury Sound” e del “Prog”.
Video e parole
incentrate su Arzachel, Caravan, Kevin Ayers, Soft Machine,
Daevid Allen e Steve Hillage… per poi proseguire con i Genesis,
King Crimson, Jethro Tull, The Nice, Van der Graaf Generator, Frank Zappa e YES.
Piccolo
intermezzo “italiano” di prog seminale, con Il Sistema, Jacula e Fabio Celi e gli infermieri.
Aneddoti, ricordi,
classifiche e disquisizioni tecniche, si sono succeduti senza alcuna pretesa
didattica, e la formula della semplicità "documentata" pare essere di comune
interesse.
Oltre alla
presenza dello zoccolo duro si segnala un continuo turn over con la presenza di
persone nuove, in quest’ultima occasione provenienti, anche, da una discreta
distanza, segno che il passaparola e la rete possono essere leve utili, anche, in
situazioni piene di incognite.
Ogni partecipante
può proporre argomenti ed eventualmente condurli, così come è accaduto con il
ricordo del “1969”, e a conclusione
di serata di ieri sono già stati individuati i protagonisti del follow up che proporranno a settembre la “Black Music”, contenitore entro
il quale si possono intravedere molteplici generi.
E queste sono
soddisfazioni!
Chiudo in
bellezza, con un video che non conoscevo e che ha colpito tutti i partecipanti…
I genovesi Panther & C. ritornano all’impegno
discografico dopo il fortunato esordio di due anni fa, “L’epoca di un altro”.
Spinti dalla presa di coscienza
che la loro musica piace e trova il gradimento del popolo del prog, realizzano
un nuovo album, “il Giusto Equilibrio”, ancora
una volta in collaborazione con la Black
Widow, oltre 46 minuti di musica suddivisa su cinque tracce.
Vista dall’esterno quella dei
Panther & C. sembra una favola prolungata, un sogno forse coltivato da una
vita che si materializza all’improvviso nel momento in cui le passioni assumono
concretezza e il prodotto di sintesi si può finalmente toccare, ascoltare,
rimirare e, soprattutto, condividere.
La chiacchierata a seguire racconta,
come sempre, dettagli importanti, ma sono stato testimone di due live, in tempi
diversi, e ho carpito questo stato di grazia in evoluzione, con una sorta di
passaggio dal cauto approccio sino alla consapevolezza della valenza di ciò che
si propone.
C’è tecnica e cuore dietro alla
loro musica, ma c’è largo spazio per i messaggi, perché la maturità determina
le priorità - in tutti i campi -, e magari è più facile oggi arrivare a pensare che oltre ai
tempi composti e a magnifiche trame tastieristiche si debba trovare lo spazio per far
volare in alto il proprio pensiero, nella speranza che venga afferrato da più
anime possibili.
Ed è proprio una vista dall’alto
quella che troviamo ne “il Giusto Equilibrio”, un punto di
osservazione che testimonia un “un
passaggio epocale”, che va giudicato in modo oggettivo, meglio se da
posizione privilegiata:
“Da quassù il mare è niente anche se rispecchia la vita… ti sei già
scordato che la natura non è un quadro appeso là ma respira!... Osservo l’uomo che
osa copiare ciò che è naturale… ali d’acciaio, un forte boato… una nube di
fumo, tutto è crollato… e non riesco a capire come può un volo portare la morte,
creare dolore… vi guardo dall’alto e mi chiedo se questa è la vita…”.
E l’invito alla riflessione, alla
ricerca continua di un bilanciamento delle nostre azioni nella ricerca continua
della serenità, diventa l’amara considerazione che tutto ciò va fatto con
rapidità, per non perdere neanche un minuto, visto il poco tempo che ci è
concesso per lasciare traccia del nostro passaggio in questo mondo.
Tutto ciò è avvolto dalla
musica, brani dilatati - sulla scia degli stilemi del prog - basati su un forte
impegno di squadra, team arricchito dalla presenza del nuovo batterista, Folco Fedele, che con il bassista Giorgio Boleto forma una potente
sezione ritmica che sostiene i fraseggi di Riccardo
Mazzarini - chitarra - e i passaggi ad ampio respiro del tastierista Alessandro La Corte, mentre tocca al
frontman Mauro Serpe il compito di…
metterci la voce e cesellare con il suo flauto traverso.
Si apre con “… e continua ad essere…” - che propongo a
seguire -, un brano che appare come perfetta intro del viaggio concettuale che
i Panther propongono, con dinamicità variabili e un senso di apertura genesisiano
che spalanca le porte per la musica che sta per arrivare… il bridge che conduce
verso l’altra sponda del fiume…
La title track è una traccia di
oltre tredici minuti che ho avuto l’opportunità di ascoltare in anteprima il 1
ottobre scorso (https://www.youtube.com/watch?v=NPxxxHSTM_g)
al Govi di Genova, quando i Panther & C. parteciparono ad un evento storico
assieme agli Analogy.
Anche in questo caso la varietà di
situazioni tipica della libertà “progressiva” colpisce, e si ha spesso la percezione
che la “materia fusa” contenga i semi del prog, con momenti di virtuosismo che
restano sempre entro i confini del copione pianificato, e la sensazione che
nasca, nel corso dell’ascolto, un rapporto osmotico, solitamente tipico dei
live, dove si entra in piena relazione e coinvolgimento.
“Oric” è il versante quieto del
pianeta Panther, attimo in cui la poesia si sposa al pacifico incedere
strumentale e calmiera un percorso sonoro variegato, un altro punto di equilibrio!
“Fuga dal lago” è un’altra long song che porta a galla il DNA della
band, o almeno parte di essa, con pillole di Gabriel e soci, miti che non si possono e
non si vogliono dimenticare: un gioiellino.
La chiusura del disco è affidata a
“L’occhio del gabbiano”, il brano più
lungo, a tratti aulico, melodie e puro rock al servizio del progetto. Anche in
questo caso siamo al cospetto di un brano che potrebbe essere rappresentativo
dell’intera filosofia musicale dei Panther.
La sensazione che ho avuto sin dal
primo ascolto è che nello spazio di breve tempo sia avvenuta una grande
maturazione musicale, accelerata dall’unione delle esperienze di vita e corroborata
dai riconoscimenti di critica e followers.
Davvero un disco notevole, e per
chi si trovasse nei paraggi, Genova, il
15 luglio è un buon giorno per ascoltare che cosa sanno fare i Panther & C. https://www.facebook.com/panthereci/
L’INTERVISTA
E arriviamo al secondo atto discografico dei Panther & C.; a
distanza di due anni è uscito “il Giusto Equilibrio”: che cosa rappresenta
nella vostra evoluzione? Si può considerare un link con il precedente “L’epoca
di un altro”?
Sicuramente è la continuazione, con una concreta presa di
coscienza del numero inaspettato di persone che ha apprezzato la nostra musica
e nei confronti delle quali è nostro dovere e piacere rimanere con i piedi per
terra per continuare ad offrire un prodotto genuino e spontaneo.
Raccontatemi l’idea base contenuta nel disco, i messaggi e le
novità musicali…
E’ il caso di dire che proprio in considerazione di quanto prima
esposto è necessario che tutto sia sempre in perfetto equilibrio con la realtà.
L’entusiasmo, la passione, il lavoro, l’amore, ecc. devono essere in giusta
dose senza eccessive e inutili esuberanze e senza troppe privazioni. Ciò può
determinare e contribuire ad ottenere quello stato di serenità che serve
all’uomo per affrontare la sua escursione nella vita.
Rispetto al primo lavoro c’è stata un’evoluzione della line up…
Sì. Finite le registrazioni di “L’Epoca di un altro” il batterista Roberto Sanna lascia il gruppo e
subentra Stefano Alpa. Validissimo musicista con il quale componiamo una buona
parte di ciò che è presente nel CD “Il
Giusto Equilibrio”; purtroppo per impegni lavorativi è costretto a
lasciare. Intanto si presenta la grande occasione di aprire la serata come
opening act dei mitici ANALOGY in data 1 Ottobre 2016. Quindi… AAAAAA, cercasi
batterista! Un amico ci diede il numero telefonico di un batterista
professionista il cui nome echeggiava già negli ambienti jazz e rock del basso
Piemonte e Liguria. Fu molto attratto dai nostri brani e direi che decise lui
di entrare a far parte della band e noi onoratissimi di avere alla batteria il
maestro Folco Fedele!
Anche in questa occasione la copertina è molto evocativa e di forte
impatto: me ne parlate?
L’autore è ancora una volta Gianluigi Zautredi Boleto (fratello
del nostro Giorgio) e direi che ha messo in evidenza la necessità di un giusto
equilibrio tra due dimensioni: dalla segregazione ad una finestra di libertà,
squarciando la corazza che spesso le avversità della vita ci costruiscono
addosso.
All’interno del libretto troviamo dei bozzetti fatti da mio
fratello Enzo a cui abbiamo chiesto di descrivere il concetto di ciascun brano
con una grafica estremamente semplice.
Ad ottobre ho avuto occasione di sentire dal vivo l’anticipazione
del disco, quando suonaste al Govi, concerto a cui avete fatto accenno: siete
soddisfatti della resa live ?
Il palco è sempre un banco di prova fondamentale in cui realizzi
se realmente la tua musica trasmette le sensazioni che intendi descrivere. La partecipazione
del pubblico è importante e determina la marcia in più della band. Vivere ciò
che, ad esempio, abbiamo vissuto in Francia è assolutamente entusiasmante.
A proposito, come è andata al Prog’Sud?
Benissimo! Non ci aspettavamo un’accoglienza così calorosa, una
partecipazione di pubblico emozionante. Scorgere il labiale di persone che non si
conoscono, per lo più straniere, che cantano insieme a noi. Scoprirne altre con
gli occhi colmi di lacrime per l’emozione. E un grande Bruno Cassan che, anch’egli
super emozionato, ti soffocava con lunghi e stretti abbracci… Essere poi
avvicinati a fine concerto da tanta gente per una stretta di mano e per dirti
in un francese italianizzato: “grazie per
la vostra musica!”, sono momenti indescrivibili che ti invogliano a… fare
il terzo CD!
Prosegue la collaborazione con la Black Widow: legame ormai
indissolubile?
Sicuramente la promozione che Black Widow Records ci offrì per il
primo CD diede risultati immediati, con recensioni ultra positive e
adrenaliniche; in poco tempo la maggior parte delle riviste di settore nel
mondo hanno parlato di noi; dimostrazione questa della grande e affermata
professionalità di BWR. La collaborazione continua anche per questo nostro
nuovo CD, progredendo in maniera ancor più rafforzata ed incisiva. Grazie a loro
apriremo la seconda serata del Porto Antico Progfest, il 15 Luglio, alle ore
18:30
Dopo due album e tante soddisfazioni, quanto è aumentata la vostra
autostima, la consapevolezza della vostra qualità e del favore del pubblico del
prog?
Sicuramente prendere coscienza che la nostra musica piace a molti
è estremamente appagante e aiuta ad avere una maggiore sicurezza durante i live,
ma sempre con i piedi per terra. Come dice Bruno Cassan: “Il privilegio dell’età…” ci consente di essere severi spettatori di
noi stessi e quindi dotati di autocritica a 360 gradi cercando così di
mantenere tutto in “giusto equilibrio”!
Come e in che occasioni pubblicizzerete l’album?
Come detto prima BWR cura direttamente la promozione, la
distribuzione e la vendita; noi sicuramente con i nostri concerti anche se
purtroppo ci sono troppe poche occasioni per poter fare dei “live”, un po’ per
la mancanza di locali e molto per la diffidenza dei gestori di quei pochi spazi
che possono ospitare eventi rock, in quanto si teme una scarsa affluenza di
pubblico, e in parte hanno ragione! Sentiamo spesso persone che lamentano che
nella propria città non avviene mai niente, non ci sono concerti e sono tutti
grandi conoscitori di rock di ogni tipo.; poi quando si crea un evento
dedicato… quattro gatti e si fa fatica a coprire i costi!
E se vi chiedessi di guardare avanti, verso novi traguardi musicali,
che cosa intravedete?
Guardando troppo lontano si rischia di inciampare… quindi si
semina e si raccoglie, e come nelle stagioni della natura puoi avere un bel
raccolto o meno.
Intanto studiamo, guardiamo, godiamo e ringraziamo giorno dopo giorno.
TRACK LIST:
01 - … e continua ad essere… (4.27)
02 - Giusto equilibrio (13.32)
03 – Oric (4.33)
04 – Fuga dal Lago (11.29)
05 – L’occhio del gabbiano (13.41)
Gao Xingjian, Amnerys Bonvicini, Franco Rocca, Regina Lake, Paola Tagliaferro e Bernardo Lanzetti
A distanza di cinque anni si ritorna a parlare di Greg Lake in quel di Zoagli, Genova, e precisamente nel fantastico Castello Canevaro, che vide il musicista protagonista di una performance che doveva quasi essere in “famiglia”, ma che si tramutò in pura magia per i tanti presenti intervenuti.
In quella stessa stanza il 19 giugno girano incessantemente, su un grande schermo, le immagini di quella giornata - 30 novembre 2012 -, un documentario realizzato daFrancesco Paolo PaladinoeMaria Assunta Karini, autorizzato dal management di Greg Lake.
Spiego i motivi di questo incontro.
Il Comune di Zoagli, in collaborazione con l’Accademia Internazionale delle Arti ”La Compagnia dell’ES” e con il Festival Internazionale di Poesia di Genova, ha fornito il patrocinio alla cerimonia di consegna della Cittadinanza ad Honorem post mortem aGreg Lake,realizzando una targa in marmo posata vicino alCastello Canevaro,il tutto con la presenza diRegina Lake, moglie dell'ex bassistadi King Crimson e ELP.
Greg Lake amava questi posti!
Dietro alla grande organizzazione necessaria
c’è un nome, un volto, una musicista e amica personale di Greg: Paola
Tagliaferro.
Non basta una persona sola per mettere a
punto un avvenimento così articolato, ma la gestione della cura dei dettagli
vede sempre la regia della tenace Paola.
E per non farsi mancare niente, tra
autorità, televisioni e illustri personaggi locali, ecco la ciliegina sulla
torta, il poeta Gao Xingjian, Premio Nobel per la letteratura nel
2010, ospite del 23° Festival Internazionale di Poesia di Genova, introdotto
dal poeta Claudio Pozzani.
Che dire, mi è sembrato tutto perfetto,
misurato e di gran classe, a partire dalla location affascinante, carica del
profumo della storia e affacciata sul mare, in una splendida giornata di sole.
Regina Lakeappare un po’ spaesata, forse impreparata a tante attenzioni, lei, così riservata e abituata al ruolo di moglie di una rock star, un po’ defilata. Ma tutto si rivolge verso la sua persona, le interviste, le fotografie, le domande, le celebrazioni.
Il primo cittadino,Franco Rocca, assolve con semplicità al suo ruolo istituzionale, dimostrando vera voglia partecipativa, e introduce e accompagna i momenti topici, fatti di saluti, poesie e dialogo con il folto pubblico, ancora una volta, come cinque anni fa, superiore alle attese.
E’ un’atmosfera magica, c’è una serenità diffusa che si sente nell’aria, una situazione ambientale che non si fa condizionare dalla scaletta degli interventi… non c’è apprensione né pressione.
La poesia diGao Xingjiansi interseca con quella diClaudio Pozzanie della scrittriceBarbara Grassino, unita alla prima musica proposta, quella che riporta alle creazioni di Lake e dei suoi compagni di viaggio.
Per rendere giustizia all’ambientazione a cui accennavo, ecco alcune immagini video in sequenza temporale.
Dopo il ricco aperitivo si ritorna alla musica, con un protagonista assoluto,Bernardo Lanzetti.
Paola Tagliaferro apre il vero concerto, con brani suoi - uno dei quali, fantastico, scritto proprio da Lanzetti -, accompagnata da musicisti come Pier Gonella, Giuliano Plmieri, Angelo Contini e Luigi Jannarone, e l’amalgama di note si trasforma in positività, e a quel punto non ha più nessuna importanza parlare di generi ed etichette.
Voci di rilevanza internazionale, musicisti di grande qualità.
E arriva il momento tanto atteso,“Poesia e Canzoni”, Tributo a Bob Dylanda parte di Lanzetti, lui, la voce e la chitarra, per un repertorio conosciuto ma rinnovato dalla verve dell’ex PFM, il solito uomo da palco, il vocalist per eccellenza, la cui voce migliora col passare del tempo.
Un successone, come sempre!
Anche in questo caso propongo la testimonianza video, un medley rappresentativo dell’intera giornata.
E mentre le serata volge al termine e il pubblico si coagula ai piedi del palco, la “stanza di Lake” non smette di proporre immagini del recente passato: manca il volume . che avrebbe interferito col vicino concerto -, ma Greg continua a “girare”, perché ormai è ospite fisso del Castello Canevaro, e la sua presenza non potrà mai più esser messa in discussione.
E quindi un grazie supplementare ai realizzatori del film,Francesco Paolo Paladini e Maria Assunta Karini.
Capacità organizzative, amore per la musica e per il proprio lavoro, meticolosità, sono alcune delle peculiarità di Paola Tagliaferro, una persona giusta.
Felice di aver vissuto due momenti così significativi: 30 novembre 2012 e 19 giugno 2017.
Massimo Gasperini, Paola Tgliaferro e Athos Enrile
Nuovo incontro a carattere
musicale al Giardino Serenella di Savona
il 15 giugno.
L’argomento scelto è il “1969”, anno
nodale per gli avvenimenti che lo contraddistinguono.
Grandi le scoperte scientifiche, dimostrazione della tecnologia in evoluzione, con la discesa del primo uomo sul
suolo lunare, il primo volo del Concorde e l’invenzione di Arpanet, l’anticipazione
di internet realizzata in America per far fronte a un eventuale conflitto tra
le superpotenze in piena “Guerra Fredda”.
Significativi i personaggi politici che caratterizzano
il periodo, da Gheddafi a Pompidou sino a Ho Chi Minh. Tutto questo mentre in
Italia la strage di Piazza Fontana dà il via alla strategia della tensione che
caratterizzerà gli anni a venire.
E la musica?
Sono molti gli album fondamentali e
le band nate in questo periodo, ma per restare sui grandi eventi si ricorda l’ultimo
concerto live dei Beatles (sul tetto
della Apple), il concerto di Hyde Park
dedicato a Brian Jones - scomparso
due giorni prima -, il Festival di
Woodstock, apice del movimento “Pace, Amore e Musica”, che va in scena
mentre dall’altra parte degli Stati Uniti si compie una delle stragi più
crudeli di sempre, quella perpetrata da Charles
Manson e la sua Family ai danni di Sharon Tate e dei sui ospiti.
E’ il 6 di dicembre quando ha
inizio il Festival di Altamon,
vicino a San Francisco, evento gratuito organizzato dai Rolling Stones per farsi perdonare l’alto prezzo del biglietto del
recente tour americano. Le imperfezioni organizzative - una su tutte l’affidare
il servizio d’ordine agli Hells Angels - porterà alla morte di quattro persone,
anche se nelle immagini resta immortalato il solo incidente che vede
protagonista il diciottenne Meredith
Hunter: nello spazio di quattro mesi il movimento ideologico e musicale vede il passaggio
dal momento più significativo alla fine di un sogno, quello legato all'illusione che il mondo potesse essere cambiato attraverso le canzoni e l'aggregazione pacifica.
In questo contesto sono molti gli
album importanti nati nel 1969, talmente vasta la scelta che nelle due ore
passate insieme al Giardino Serenella ci si è dovuti dare un limite, con l’intento di
riprendere l’argomento tra un paio di settimane.
Ancora una volta larga
partecipazione del pubblico (nei limiti del consentito dall’argomento di
nicchia), nonostante il caldo a tratti insopportabile. Si è parlato di... Brian Auger, Colosseum, Family, Traffic, High Tide, Man, Deep Purple, Led Zeppelin, Amon Duul, Arthur Brown, Gong, Pink Floyd, Frank Zappa...
Riporto il commento spontaneo di
Davide Pansolin, scritto il giorno dopo su facebook, una sottolineatura che
oltre a far riflettere fa ben sperare che si possano proporre situazioni
alternative per trovare momenti di incontro, senza nessuna pretesa didattica, ma con l’obiettivo della pura condivisione e ascolto delle differenti esperienze:
“Ieri sera ho fatto un salto ai Serenella per
partecipare a questa curiosa iniziativa... Mi sono trovato insieme ad una ventina di
appassionati di musica ad ascoltare brani memorabili, visualizzare video
storici e soprattutto parlare di un argomento a me tanto caro...Uscendo dalla sala (purtroppo presto per motivi
familiari) mi sono chiesto...ma siamo noi nostalgici a trovare piacere nel
fermarsi due ore con tranquillità e provare a fare cultura, oppure potrebbe
essere un modo nuovo PER TUTTI di vivere meglio questa vita? La
città dovrebbe pullulare di iniziative spontanee ed organizzate come questa!”
Tra i presenti il giovane Alberto,
che ha gradito l'argomento ancor più della prima serata, nonostante i filmati proposti
fossero in alcuni casi davvero tosti; la sua parte preferita è relativa alla sezione psichedelica: e queste sono
soddisfazioni!
Metti una sera un guppo di anime
in una stanza e prova a parlare di musica.
E’ quanto accaduto ieri sera ai Giardini Serenella, a Savona, una prima puntata che sviluppa
l’dea di proseguire un discorso interrotto tanto tempo fa, un periodo localizzato
nei primi seventies, quando l’informazione musicale non andava di pari passo
con la prorompente voglia di conoscere il nuovo che arrivava. Non c’era la
teconologia adeguata e nemmeno grandi somme disponibili per acquistare in modo
selvaggio i vinili in uscita. Ci si ritrovava in una casa e si ascoltava in piena
comunione, litigando - se era il caso - per sostenere le proprie idee.
E quegli album ruotavano perché era
la norma “imprestare” agli amici, e al ritorno all’ovile il disco era sempre
più… solcato e inascoltabile. Ma era un periodo di piena socializzazione e di
euforia.
Roba da dinosauri, ma forse un po’
di voglia di “antico e buono” esiste ancora, se è vero che ieri sera una
ventina di persone si sono ritrovate per un incontro - quasi al buio - spinti forse da un po’ di curiosità: alcuni musicisti
e tanti musicofili.
Le parole spesso non vanno d’accordo
con la musica, ma il taglio che si è cercato di dare è tutt’altro che didattico,
con lo scopo di spingere alla partecipazione tutti i presenti, molti dei quali
carichi di esperienze significative.
Un amore comune è la musica
progressiva e tanto per provare a dare una logica temporale si è pensato di
partire dai “protoprog”, proprio nel
giorno della celebrazione dei cinquant’anni di vita di Sgt. Pepper’s, album dei Beatles che segnò il limite di confine tra
il prima e il dopo, lasciando semi importanti per il futuro prog che da lì a
poco sarebbe arrivato.
Lo start avviene dunque con tre
band considerate unanimemente seminali: Vanila
Fudge, The Moody Blues e Procol Harum.
Un po’ di storia, qualche testimonianza
audio illustre e filmati che rafforzano le tesi proposte, il tutto miscelato a
qualche scambio di battute tra i presenti.
A seguire propongo tre video dell’epoca,
tanto per ricordare…
Una stanza, un PC, un proiettore con telo,
un paio di casse e nasce una possibile alternativa alla serata CSD (Culo Sul Divano)… e la prossia
volta si analizzeranno gli album significativi del 1969…