Con il singolo “School’s Out” in procinto di sbancare le classifiche britanniche, lo spaventoso spettacolo horror, con tanto di boa constrictor vivo, ghigliottina portatile e bambole decapitate, andò in scena a Londra guadagnandosi i titoli a tutta pagina dei quotidiani. Fra i presenti in sala quella sera c’era anche la giovane e accesissima fan Simone Stenfors.
domenica 30 giugno 2024
The Alice Cooper Show: era il 30 giugno del 1972
Con il singolo “School’s Out” in procinto di sbancare le classifiche britanniche, lo spaventoso spettacolo horror, con tanto di boa constrictor vivo, ghigliottina portatile e bambole decapitate, andò in scena a Londra guadagnandosi i titoli a tutta pagina dei quotidiani. Fra i presenti in sala quella sera c’era anche la giovane e accesissima fan Simone Stenfors.
sabato 29 giugno 2024
"Sandy Denny and the Strawbs": la compilation folk rock perfetta
Titolo:
Sandy Denny and the Strawbs
Artista:
Sandy Denny e Strawbs
Tipologia:
Compilation album by Sandy Denny and the Strawbs
Pubblicazione: 1991
Registrazione: 1967 Copenaghen
Genere: Folk, rock
Durata: 36:54
Label: Hannibal
Produzione: Gustav Winckler-Joe Boyd
“Sandy
Denny and the Strawbs” è una raccolta di canzoni di Sandy Denny
con gli Strawbs, band con cui collaborò prima di entrare nei Fairport
Convention.
ASCOLTO E RIASCOLTO, DA ANNI, E OGNI VOLTA MI VIENE DA PENSARE CHE QUESTE CANZONI… NON INVECCHIANO MAI!
L'album, pubblicato nel 1991, è una
rielaborazione di nastri registrati dalla band a Copenaghen nel luglio 1967. Le
tracce di queste registrazioni furono rilasciate per la prima volta
dall'etichetta Pickwick nel 1973 con il nome di “All Our Own Work”.
La tracklist di questo album è leggermente diversa e alcune delle canzoni presentano gli arrangiamenti originali degli archi, registrati nel 1967.
La più conosciuta "All Our Own Work" è un'opera interessante, collaborazione tra gli Strawbs e la cantante Sandy Denny, che in seguito avrebbe acquisito fama come membro dei Fairport Convention. Appare da subito chiaro il talento e la creatività di questo gruppo di artisti all'inizio della loro carriera.
L'album presenta una formazione dei
Strawbs leggermente diversa rispetto a quella che sarebbe diventata quella più
nota della band.
Le tracce dell'album sono una
combinazione di composizioni originali e tradizionali, che fondono il folk
britannico con influenze pop e rock.
Una delle caratteristiche distintive
dell'album è la voce potente e affascinante di Sandy Denny, che si amalgama
perfettamente con gli arrangiamenti delle canzoni. Tracce come "Who
Knows Where the Time Goes?" e "On My Way" mostrano la
sua abilità nell'esprimere emozioni profonde e nel coinvolgere l'ascoltatore.
La musicalità degli Strawbs è
altrettanto notevole, con le loro abilità strumentali che si miscelano per
creare un suono unico derivante dall’uso di chitarre acustiche, tastiere e
archi, strumenti che contribuiscono a creare un'atmosfera ricca e coinvolgente.
In termini di produzione, "All
Our Own Work" è solido, sebbene sia importante considerare che è stato
registrato agli inizi della carriera della band e potrebbe mancare della
perfezione tecnica di produzioni più moderne.
L'album che mostra il potenziale e il talento degli Strawbs e di Sandy Denny, e risulta un lavoro
imperdibile per gli appassionati di folk rock britannico.
Tracce (cliccare sul titolo per
ascoltare)
Lato
A
Nothing Else Will Do (Dave Cousins) – 2:25
Who Knows Where the Time Goes (Sandy Denny) – 4:09
How Everyone But Sam Was a Hypocrite (Cousins) – 2:48
Sail Away to the Sea (Cousins) – 3:23
And You Need Me (Cousins) – 3:18
Poor Jimmy Wilson (Cousins) – 2:35
Side
B
All I Need Is You (Cousins) – 2:23
Tell Me What You See in Me (Cousins) – 3:41
I've
Been My Own Worst Friend (Cousins) – 2:42
On My Way (Cousins) – 3:07
Two Weeks Last Summer (Cousins) – 2:06
Always on My Mind (Tony Hooper) – 1:53
Stay Awhile With Me (Cousins) – 2:24
Musicisti
Sandy Denny - voce, cori, chitarra
Dave Cousins - voce, cori, chitarra,
banjo
Tony Hooper - voce, cori, chitarra
Ron Chesterman - contrabbasso
Collaboratori
Ken Gudmand - batteria
Cy Nicklin – sitar
Crediti
Svend Lundvig - arrangiamento archi
su 2, 5, 7, 13
Registrazione
Registrato a Copenaghen, Danimarca
1967.
Le note di copertina riportano "The
original 1967 sessions" anche se quelle di “All Our
Own Work” indicano erroneamente August 1968. Questa è una discrepanza in
quanto entrambi gli album derivano dalla stessa fonte di registrazioni. Joe
Boyd scrive che lui e Denny ascoltarono una stampa dell'album poco prima
dell'uscita di “Sgt. Pepper” (giugno 1967).
Gustav Winckler – produttore
Ivar Rosenberg – ingegnere del suono
Karl Emil Knudsen – coordinamento
venerdì 28 giugno 2024
Pink Floyd: il 28 giugno 1968 usciva "A Saucerful of Secrets", l'ultimo album con Syd Barrett-Riascoltiamolo nell'articolo
La copertina è formata da un collage di 13 immagini tra cui figurano alcuni frammenti del fumetto basato sul Dottor Strange, l’immagine di un alchimista, immagini di ampolle e bottiglie, una ruota con i segni zodiacali, il sole, alcuni pianeti e una piccola foto del gruppo sulle rive di un fiume fuori Londra. Sulla copertina si può leggere anche la scritta “y d pinkfloyd p“. Prima della pubblicazione viene rimosso l’articolo “The” dal nome Pink Floyd.
"A Saucerful of Secrets" è il secondo album dei Pink Floyd, pubblicato nel 1968, lavoro che segna una svolta significativa nella loro carriera, introducendo elementi psichedelici e sperimentali che li avrebbero resi celebri in seguito. È un'opera che perlustra territori sonori inesplorati e si distingue per la sua natura innovativa.
Emerge la title track, "A Saucerful of Secrets", un pezzo epico che dura oltre undici minuti, dove i Pink Floyd sfoggiano il loro talento nel creare atmosfere psichedeliche, con un'ampia gamma di suoni ed effetti sonori. La canzone è un susseguirsi di sezioni che si intrecciano, passando da momenti più riflessivi ad altri più corposi, richiedendo una buona attenzione da parte dell'ascoltatore, ma riesce a catturare l'immaginazione, con la sua complessità e la sua struttura avvolgente.
Altro punto forte dell'album è "Set the Controls for the Heart of the Sun", una traccia che esplora le atmosfere cosmiche e spaziali. La voce eterea di Roger Waters si sposa perfettamente con il mood onirico creato dalla strumentazione, conducendo verso una sorta di "trance", portando l'ascoltatore in un viaggio attraverso dimensioni sonore inimmaginabili.
"A Saucerful of Secrets" presenta anche pezzi più brevi e immediati, come "Remember a Day" e "See-Saw", che mostrano la vena melodica della band e, sebbene meno sperimentali, non perdono la loro essenza psichedelica, grazie all'uso di strumenti come l'organo e le tastiere che conferiscono loro un suono unico.
Nonostante la grande qualità delle trame sonore, "A Saucerful of Secrets" soffre di alcune incongruenze e disomogeneità nella produzione. Questo può essere attribuito alla sua natura sperimentale, che potrebbe non appagare completamente i gusti di tutti gli ascoltatori. Tuttavia, è proprio questa ricerca del nuovo a renderlo un disco così affascinante e avvincente per gli appassionati di musica progressiva e psichedelica.
Artista:
Pink Floyd
Album
(in studio): A Saucerful of Secrets
Pubblicazione: 29 giugno 1968 nel
Regno Unito-27 luglio 1968 negli Stati Uniti
Durata: 38:48
Tracce: 7
Genere: Rock psichedelico
Etichetta: Columbia Graphophone
Company/EMI nel Regno Unito Tower Records/Capitol negli Stati Uniti
Produttore: Norman Smith
Registrazione: agosto–ottobre 1967
gennaio–aprile
1968
Abbey
Road Studios e Sound Techniques Studios, Londra
Ma si possono fare altre
considerazioni legate ad una figura in particolare, perché la nascita
dell'album coincise con il declino dello stato mentale di Syd Barrett, frontman
e chitarra solista del gruppo fino all'ingresso di David Gilmour. Questo è l'ultimo lavoro dei Pink Floyd a cui Barrett prese parte prima
di essere allontanato definitivamente dal gruppo. È proprio in questo periodo
che Barrett cominciò ad accusare problemi di carattere psichiatrico e
psicologico. In sua presenza le registrazioni risultarono lunghe e difficoltose
e divenne impossibile per il gruppo continuare con lui. Le uniche apparizioni
di Barrett in quest'album furono la chitarra su “Remember a Day”,
“Set the Controls for the Heart of the Sun”, “Corporal
Clegg” e “Jugband Blues”, quest'ultimo unico brano
dell'album da lui scritto e cantato.
La versione del brano “Set the
Controls for the Heart of the Sun”, contenuta in quest'album, in
particolare, è l'unica nella loro discografia suonata da tutti e cinque i
membri della band.
"A Saucerful of Secrets" è da considerarsi un'opera imprescindibile nella discografia dei Pink Floyd e un importante tassello nella storia della musica rock.
Tracce
Lato
A
Let There Be More Light – 5:39 (Roger Waters)
Remember a Day – 4:33 (Rick Wright)
Set the Controls for the Heart of the Sun – 5:28 (Roger Waters)
Corporal Clegg – 4:13 (Roger Waters)
Lato
B
A Saucerful of Secrets – 11:57 (Roger Waters, Rick Wright, Nick Mason, David
Gilmour)
See-Saw
– 4:36 (Richard Wright)
Jugband Blues – 2:56 (Syd Barrett)
Formazione
David Gilmour – chitarra (tracce 1,
3-5), kazoo (traccia 4), voce (tracce 1, 4 e 5)
Roger Waters – basso, percussioni,
voce
Rick Wright – pianoforte, organo,
mellotron, vibrafono, xilofono, voce, tin whistle (traccia 7)
Nick Mason – batteria, percussioni,
voce (traccia 4), kazoo (traccia 7)
Syd Barrett – chitarra acustica e slide guitar (traccia 2), chitarra (tracce 3, 4 e 6), cori (traccia 6), voce solista (traccia 7)
Altri musicisti
Norman Smith – batteria, percussioni
(traccia 2), voce parlata (traccia 4)
The
Salvation Army (The International Staff Band) (traccia 7):
Ray
Bowes – cornetta
Terry
Camsey – cornetta
Mac Carter – trombone
Les Condon – tuba in Mi♭
Maurice Cooper – eufonio
Ian
Hankey – trombone
George
Whittingham – tuba in Si bemolle
giovedì 27 giugno 2024
Nel ricordo di John Entwistle
Dire Straits live a Sanremo il 27 giugno del 1981
mercoledì 26 giugno 2024
Strawbs: l'ultimo album con Rick Wakeman-"From the Witchwood"
Album:
From the Witchwood
Artista: Strawbs
Pubblicazione: luglio 1971
Genere: Folk rock
Etichetta: A&M Records (AMLH
64304)
Produttore: Tony Visconti
Gli
Strawbs, band britannica di rock progressivo e folk rock attiva
dagli anni '60, hanno prodotto molti album di grande qualità nel corso della
loro carriera. Uno dei loro lavori più celebri è il terzo, "From the Witchwood", pubblicato dalla
A&M Records nel luglio del 1971. Il disco fu registrato nel febbraio e
marzo 1971 all'Air Studios di Londra
"From the Witchwood" è un
disco che cattura perfettamente l'essenza del suono distintivo degli Strawbs.
L'album presenta un mix ben bilanciato tra elementi di folk rock e rock
progressivo, con testi ricchi di immagini suggestive e melodie accattivanti, una dimostrazione di abilità nell'intrecciare diverse influenze musicali in
un'unica opera coesa.
L'apertura dell'album con la traccia
"A Glimpse of Heaven" è un perfetto esempio di ciò che
gli Strawbs riescono a fare. La canzone inizia con un'atmosfera delicata e
acustica, ma si sviluppa gradualmente in un crescendo epico, grazie
all'aggiunta di strumenti e arrangiamenti più complessi. Questa progressione è
un elemento ricorrente nell'intero album, creando un senso di avventura e
scoperta musicale per l'ascoltatore.
Altri punti salienti dell'album
includono "The Hangman and the Papist" e "Autumn",
che mostrano le doti compositive della band nel creare melodie coinvolgenti e
testi profondi. "The Hangman and the Papist" in particolare è
una canzone potente e drammatica, che affronta tematiche legate alla giustizia
e alla vendetta.
Gli arrangiamenti strumentali di
"From the Witchwood" sono un elemento cruciale che rende
l'album affascinante. La band utilizza una varietà di strumenti - chitarre
acustiche ed elettriche, tastiere, flauti e violini - per creare una gamma di suoni
e atmosfere uniche. Questo contribuisce a dare all'album una dimensione sonora
ricca e piena, che si sposa perfettamente con i testi e le melodie.
"From the
Witchwood" è un album notevole, che merita sicuramente di essere
ascoltato. La combinazione di folk rock e rock progressivo, unita a testi ben
scritti e arrangiamenti impeccabili, rende questo lavoro un classico del
genere.
L'album è il terzo e ultimo album che
include Rick Wakeman, compresa la sua apparizione come musicista turnista nell'album del 1970 “Dragonfly”.
L'illustrazione della copertina era
"La Visione di san Girolamo”, un arazzo della collezione reale
spagnola.
Ascolto consigliato, magari da un click sulle tracce a seguire…
Tracce
Lato
A
A Glimpse of Heaven – 3:50 (Dave Cousins)
Witchwood
– 3:20 (Dave Cousins)
Thirty Days – 2:50 (John Ford)
Flight
– 4:25 (Richard Hudson)
The Hangman and the Papist – 4:10 (Dave Cousins)
Lato
B
Sheep
– 4:15 (Dave Cousins)
Canon Dale – 3:40 (Richard Hudson)
The
Shepherd's Song – 2:50 (Dave Cousins)
In Amongst the Roses – 3:45 (Dave Cousins)
I'll
Carry on Beside You – 3:10 (Dave Cousins)
Da sinistra a destra: Dave Cousins, Tony
Hooper, Rick Wakeman, John Ford and Richard Hudson
Musicisti
Dave Cousins – voce, chitarra, banjo,
dulcimer, recorder tenore
Tony Hooper – voce, autoharp, tamburello,
chitarra
Rick Wakeman – organo, celeste, clarinetto,
pianoforte, pianoforte elettrico, sintetizzatore moog, clavicembalo, mellotron
John
Ford – voce, basso
Richard
Hudson – voce, batteria,
sitar
martedì 25 giugno 2024
La bellezza di "The Cinema Show" (Genesis)
Esistono trame musicali che, indipendentemente dal loro valore intrinseco - spesso difficile da decodificare -, regalano sensazioni difficili da spiegare a parole. E infatti, nemmeno ci provo a raccontare che cosa mi procura la seconda parte di “The Cinema Show”! Di sicuro tanto… tanto bene, a raffica, ad ogni ascolto e in ogni possibile versione: approfondiamo… in modo più serioso!
"The
Cinema Show" è una canzone dei Genesis, inclusa
nell'album "Selling England by the Pound", del 1973. È
un brano epico e complesso che mostra il talento compositivo e l'abilità
strumentale della band. La canzone è divisa in diverse sezioni che si fondono
armoniosamente, creando un'esperienza musicale coinvolgente e avvincente.
La canzone si apre con
un'introduzione strumentale che crea un'atmosfera misteriosa e suggestiva.
Successivamente, entra in scena la voce di Peter Gabriel, che trasmette una
gamma di emozioni attraverso le sue capacità vocali eccezionali.
Gabriel racconta una storia complessa
e surreale, creando immagini vivide con le sue liriche poetiche.
Una delle parti notevoli della
traccia è rappresentata da un lungo e intricato assolo strumentale. I membri della band
dimostrano il loro virtuosismo e la loro capacità di improvvisazione - apparente
-, creando un'intensa interazione tra tastiere, chitarra, basso e batteria.
Questa sezione è un vero e proprio trip musicale che cattura l'ascoltatore e lo
trasporta in un viaggio sonoro emozionante. Ed è quella che… mi uccide!
Il pezzo si sviluppa attraverso diverse atmosfere e cambiamenti di tempo, creando un senso di suspense e dinamicità. Le melodie sono accattivanti e le armonie vocali sono curate e coinvolgenti.
La produzione dell'album è di alta qualità, consentendo a ogni strumento di risaltare e creando un suono bilanciato e immersivo, con la cura di ogni dettaglio sonoro e lo spazio di luce per ogni singolo strumento.
"The Cinema Show" è considerato un capolavoro della musica progressive rock. La sua complessità musicale, le liriche evocative e le performance strumentali superbe ne fanno un brano che merita di essere ascoltato attentamente. È un esempio della maestria e dell'innovazione dei Genesis come band, che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo del genere prog rock.
Entriamo ora nella particolarità della
lirica.
Del testo, scritto da Mike Rutherford e Tony Banks, colpiscono in maniera particolare sia la struttura che i riferimenti interni. Il brano è infatti suddiviso in due parti che si distinguono fra di loro proprio per le allusioni che contengono. Lo stacco che vi è fra una sezione e l’altra è abbastanza chiaro, con la prima che vede come protagonisti Romeo e Giulietta, e la seconda Tiresia. Sembra che Mike e Tony siano stati influenzati dalla poesia “The Waste Land”, di T.S. Elliot, con particolare attenzione alla terza sezione, “The Fire Sermon”, giocata appunto, sulla figura di Tiresia, colui che è stato sia uomo che donna.
Le due sezioni su citate si caratterizzano anche per una suddivisione di tipo musicale. Se la prima parte ha una melodia segnata dal suono e dall’incrocio di due chitarre a dodici corde, la seconda ha invece un articolato assolo di tastiera costruito da Tony Banks.
Con “The Cinema Show” siamo davanti alla ripresa di uno dei temi più cari ai Genesis, quello mitologico, che a sua volta si cuce molto bene con quello della prima sezione perché riprende in un certo qual modo il rapporto fra la figura maschile e quella femminile, vista la particolare storia di Tiresia. I riferimenti alla terra e al mare che si ritrovano in alcune strofe, infatti, alludono rispettivamente all’uomo e alla donna.
Ascoltiamo il brano in due differenti versioni, una antica e la seconda proposta recentemente on stage da Steve Hackett e la sua band.
Album:
Selling England by the Pound
Artista: Genesis
Data di uscita: 1973
Liryc
Home from work our Juliet
Clears her morning meal
She dabs her skin with pretty smell
Concealing to appeal
I will make my bed
She said, but turned to go
Can she be late for her cinema show?
Romeo locks his basement flat,
And scurries up the stair.
With head held high and floral tie,
A weekend millionaire.
I
will make my bed
With her tonight, he cries.
Can he fail armed with his chocolate surprise?
Take a little trip back with father Tiresias,
Listen to the old one speaks of all he has lived through.
I have crossed between the poles, for me there's no mystery.
Once a man, like the sea I raged,
Once a woman, like the earth I gave.
But there is in fact more earth than sea.
Take a little trip back with father Tiresias,
Listen to the old one speaks of all he has lived through.
I have crossed between the poles, for me there's no mystery.
Once a man, like the sea I raged,
Once a woman, like the earth I gave.
But
there is in fact more earth than sea.
Writer(s):
Peter Gabriel, Anthony Banks, Phil Collins, Steve Hackett, Michael Rutherford
lunedì 24 giugno 2024
Quella volta che Bobby Solo incontrò Jeff Beck
Un anno fa è venuto a mancare un
musicista geniale, Jeff Beck.
Impossibile collegarlo ad una sola
situazione musicale, ma certamente i The Yardbirds gli sono rimasi
appiccicati, gruppo inglese che fece anche un’apparizione al Festival di
Sanremo, nel 1966, ma… Beck non era presente.
Nel video a seguire scopriremo il perché!
Molto bello il contributo di Bobby Solo che, con il suo fare un po' gigionesco, induce a non prenderlo troppo sulserio, ma è stato un innovatore, e di musica ne sa… assai.
I segni dell’età si vedono sul viso, ma la memoria è molto vivida e il suo pensiero è davvero significativo…
domenica 23 giugno 2024
Gli Steppenwolf e la loro "Born to Be Wild"
La visione di questa antica e godibile versione di “Born to Be Wild” mi porta a rispolverare una band storica, gli Steppenwolf…
Steppenwolf è stato un gruppo rock canadese naturalizzato
statunitense, attivo dal 1968 al 1972. Si formarono alla fine del 1967 a Los
Angeles per opera del cantante John Kay, dal tastierista Goldy McJohn
e dal batterista Jerry Edmonton (tutti precedentemente nei Jack London
& the Sparrows di Oshawa, Ontario). Il chitarrista Michael Monarch e
il bassista Rushton Moreve furono reclutati attraverso avvisi affissi
nei negozi di dischi e strumenti musicali dell'area di Los Angeles.
Gli
Steppenwolf hanno venduto oltre 25 milioni di dischi in tutto il mondo, hanno
pubblicato otto album d'oro e 12 singoli entrati nella Billboard Hot 100, di
cui sei sono stati top 40 hits, tra cui tre top 10 successi: "Born to Be Wild", "Magic Carpet Ride" e "Rock Me".
Il successo
mondiale si scontrò con le personalità contrastanti dei membri del gruppo e ben
presto si arrivò alla fine della formazione principale.
Le varie
reunion e i progetti collaterali non aggiungo nulla alla, comunque, prestigiosa
storia degli Steppenwolf!