sabato 30 gennaio 2021

CIRCA


I Circa fanno parte di un mondo quasi impossibile da descrivere nei dettagli, tante solo le diramazioni, le divisioni ed i rientri. E parlo ovviamente della lineup.
Esistono band che da cinquant’anni proseguono con la stessa formazione, limitandosi a sostituire chi, ahimè, non è più presente, ma nel caso della “Family Yes” tutto si complica, almeno se si vuole capirne la genesi e l’evoluzione.

Torniamo a bomba… un ramoscello degli YES si chiama “Circa”, e non ho trovato spazi in rete in cui se ne parla nella nostra lingua. Provo a colmare il vuoto, anche se mi rendo conto che trattasi soprattutto di un’esposizione cronologica che potrebbe risultare noiosa, ma resta in ogni caso un documento a cui fare riferimento se si decide di approfondire e indagare.

Circa è stato un supergruppo progressive rock fondato da quattro musicisti associati al mondo Yes: gli attuali membri degli Yes Alan White (batteria) e Billy Sherwood (voce, basso), l'ex membro Tony Kaye (hammond, tastiere) e il chitarrista Jimmy Haun, che ha suonato nell'album “Union”.
Dal 2012 la formazione è composta da Sherwood (voce, chitarra), Kaye (tastiere), Rick Tierney (basso) e Scott Connor (batteria).

Un pò di storia…

Jimmy Haun e Michael Sherwood (fratello maggiore di Billy) erano amici d'infanzia e formarono la band Lodgic, alla quale Billy si unì nel 1981. Pochi anni dopo lo scioglimento dei Lodgic, Billy Sherwood fu presentato al bassista degli Yes Chris Squire e ad altri membri degli Yes, tra cui Kaye e White, e Sherwood iniziò a lavorare con la band su materiale che avrebbero utilizzato nel loro album successivo. Nel frattempo, sia Haun che Michael Sherwood parteciparono a sessioni relative al secondo album della band spin-off degli Yes, Anderson Bruford Wakeman Howe
Il materiale di entrambi i progetti è stato sintetizzato per l'album del 1991 “Union”, che include così Billy Sherwood nella traccia "The More We Live-Let Go" e Haun e Michael Sherwood in altri episodi. Squire e Billy Sherwood scrissero altro materiale che non fu usato su “Union”, che utilizzarono successivamente con il nome di The Chris Squire Experiment, nel 1992, con una formazione che comprendeva White e Haun. (L'esperimento Chris Squire in seguito trovò l’evoluzione nei Conspiracy.)


Billy Sherwood continuò la collaborazione con gli Yes negli anni a seguire, unendosi alla formazione dal vivo per il “Talk Tour” del 1994, con Jon Anderson, Trevor Rabin, Chris Squire, Alan White e Tony Kaye.

Nel 1995, Sherwood e Rabin composero insieme molte cose, e due tracce dell'album d’esordio, “Circa 2007”, sono basate proprio su queste creazioni.
Billy Sherwood alla fine si unì agli Yes per alcuni anni prima di lasciarli nuovamente, senza abbandonare mai quell’universo musicale: a metà degli anni 2000 mise in atto numerosi progetti caratterizzati dalla presenza di musicisti targati YES, tra cui Kaye, White, Geoff Downes, Peter Banks, Bill Bruford, Steve Howe e Rick Wakeman.
Alla fine, Sherwood suggerì a Kaye di mettere insieme un nuovo progetto usando musicisti attuali ed ex. Si pensarono un paio di nomi - Family o Family Project -, e White and Banks furono contattati.

Tuttavia, nel 2006, con lo sviluppo del progetto, probabilmente non troppo soddisfacente, Sherwood e Kaye decisero di cambiare rotta e concentrarsi sulla creazione di una band unitaria. Reclutarono Alan White alla batteria e Jimmy Haun alla chitarra e registrarono il loro album di debutto: “Circa” è stato annunciato ufficialmente nel marzo 2007.

Il 30 luglio 2007 la band pubblica il loro album di debutto fatto di nove canzoni, “Circa 2007”, con le partecipazioni di Michael Sherwood e Cole Coleman. L'album include due tracce basate sul materiale Billy Sherwood co-scritto con Trevor Rabin nel 1995, ed è anticipato da un EP di due brani disponibili solo per il download, per un breve periodo, negli Stati Uniti.
Il debutto live della band avvenne il 23 agosto 2007 a San Juan Capistrano, con un set che includeva un esteso medley strumentale di brani degli Yes. Un DVD di questo show è stato pubblicato come “Circa Live” nel febbraio 2008. Seguirono alcune date nordamericane all'inizio del 2008, con Jay Schellen, un passato collaboratore di Sherwood e Kaye, a sostituire White in una data.

Nel luglio 2008 Jay Schellen sostituì definitivamente Alan White, che scelse di concentrarsi sul suo lavoro all’interno degli Yes. La nuova formazione registrò un album, “Circa HQ”, nella seconda metà del 2008, che venne pubblicato il 14 gennaio 2009.
Fu poi annunciato per febbraio 2009 un breve tour italiano con l'ex cantante dei Toto, Bobby Kimball, con un set composto da musica dei Circa, Yes e Toto.

Kimball e Circa si unirono per creare una nuova band, gli Yoso (originariamente chiamata AKA), anche se la formazione cambiò ulteriormente fino ad arrivare a quella formata da Sherwood e Kaye insieme a Johnny Bruhns alla chitarra e Scott Connor alla batteria.
Gli Yoso si sciolsero all'inizio del 2011, e il chitarrista Bruhns si trasferì per sostituire Haun -concentrato sul suo lavoro sulla musica per la pubblicità - nei Circa. Anche Jay Schellen se ne andò, preferendo l’impegno con gli Asia featuring John Payne e gli Unruly Child. Connor avrebbe dovuto assumere il ruolo di batterista, ma si ritirò e fu sostituito da Ronnie Ciago.

Il 7 marzo 2011, Michi Sherwood (la moglie di Billy) rivela che l’imminente album della band si chiamerà “And So On”.
Tuttavia, con le date del tour nordamericano, Ciago lasciò la band, sostituito da Connor.

Nel 2012, Bruhns uscì dalla band, lasciando il gruppo senza un chitarrista. Sherwood colse l'occasione per passare alla chitarra e assunse Rick Tierney (precedentemente un musicista itinerante con Alice Cooper e The Monkees) per suonare il basso dopo averlo sentito eseguire perfettamente le linee di basso della sua discografia solista.

Nel 2013, tutto il materiale in studio dei Circa, e il primo album dal vivo, furono ristampati dalla Cleopatra Records. I Circa hanno anche pubblicato un nuovo live, “Live From Here There & Everywhere”, per la Glassville Records.

Il quarto album, “Valley of the Windmill”, è stato pubblicato l'8 luglio 2016 dalla Frontiers Records. Include diverse canzoni di lunga durata, e Sherwood lo descrive come "super proggy".

Il 15 aprile 2019 Sherwood ha annunciato sulla sua pagina Facebook che lui e Tony Kaye stanno attualmente "saccheggiando varie idee musicali" per un quinto album.


Discografia

Album in studio

Circa 2007 (2007)
Circa HQ (2009)
Overflow (2009) (una raccolta di “scarti” dei primi due CD dei Circa)
And So On (2011)
Valley Of The Windmill (2016)

Album dal vivo
Circa: Live (2008)
Live From Here There & Everywhere (2013)

FORMAZIONE

Membri attuali

Billy Sherwood - voce solista (2006-oggi), basso (2006-2012), chitarra (2012-oggi)
Tony Kaye - tastiere (2006-oggi)
Scott Connor - batteria (2010-2011, 2011-oggi)
Rick Tierney - basso (2012-oggi)

Ex membri

Alan White - batteria, cori (2006-2008)
Jimmy Haun - chitarra, cori (2006-2011)
Jay Schellen - batteria (2008-2010)
Ronnie Ciago - batteria (2011)
Johnny Bruhns - chitarra (2011-2012)

domenica 24 gennaio 2021

Eve Of Destruction/L'ora del fucile-Barry McGuire/Pino Masi


Il mio primo impatto con la musica, quando avevo ancora i pantaloni corti, riporta a brani musicali per me all’epoca sorprendenti, eseguiti dai gruppi italiani allora in voga che esercitavano in modo assolutamente libero l’esercizio di “copiatura” sonora, modificando e adattando il testo, che da inglese diventava italiano, cambiando completamente significato.
Non era una grande perdita, a quei tempi le liriche non presentavano ancora nulla di serio, nemmeno al di fuori dei nostri confini, anche se qualcosa, soprattutto in America, stava cambiando, con l’impegno sociale di Dylan e Baez.

La tecnologia fu di grande aiuto per la diffusione capillare della musica, attraverso prodotti e supporti sempre più alla portata di tutti, che permettevano peraltro la socializzazione, i quei primi anni Sessanta: rock’n roll, il twist, il folk, il beat, il rythm & blues, il funky… musica da ascoltare, musica per ballare.


L’Italia era ben predisposta al cambiamento, ma la cosa che risultò più rapida e semplice per i giovani musicisti e i loro "gestori" fu quella di pescare a man bassa nella produzione anglosassone e farla propria, in tempi in cui non si guardava molto ai diritti d’autore.
In pochissimi parlavano e cantavano in inglese, e spesso i grandi nomi stranieri si prestavano a mettere da parte il loro idioma naturale a favore dell’italico verbo, diventando loro stessi “cantanti italiani”.
Due le alternative per i gruppi e i cantanti: prendere brani di riconosciuto successo facendoli diventare la copia nostrana, oppure pescare nel mare magnum britannico, appropriandosi di canzoni sconosciute, rendendole “nuove” per il pubblico italiano. E attraverso questo modus il brano originale prendeva luce anche entro i nostri confini.

Di lì a poco, come è noto, tutto sarebbe cambiato, ma restano dei gioiellini che credo non siano conosciuti da tutti, per cui a partire da oggi, sporadicamente, proporrò un brano originale e la cover corrispondente, e sono certo che qualche cosa di inaspettato verrà a galla.

Dopo aver proposto i QUELLI/Tommy Roe, Michel Delpeche/ Dik DikManfred Mann e Tony Mark e i Markmen, Beatles e il corrispettivo gruppo de I Novelty e Fausto Leali e I Profeti, P.P. Arnold e Merrylee Rush, tocca oggi a Barry McGuire e Pino Masi con "Eve Of Destruction"/"L'ora del fucile".


Eve Of Destruction/L'ora del fucile - Barry McGuire/Pino Masi


"EveOf Destruction" di Barry McGuire, una canzone composta da P.F. Sloan, è stata la base musicale per una canzone politica, L'ora del fucile, pezzo forte del cantautore Pino Masi,  poi entrato a far parte del gruppo teatrale di Dario Fo.

La canzone originale di P.F. Sloan parlava di una ipotetica terza guerra mondiale, ma si espandeva al pericolo rappresentato dalla "Cina rossa"...


In italiano diventò "L'ora del fucile": ecco il testo…


Tutto il mondo sta esplodendo dall’Angola alla Palestina, l’America Latina sta combattendo, la lotta armata vince in Indocina;

in tutto il mondo i popoli acquistano coscienza e nelle piazze scendono con la giusta violenza.

E quindi: cosa vuoi di più, compagno, per capire che è suonata l’ora del fucile?

L’America dei Nixon, degli Agnew e Mac Namara dalle Pantere Nere una lezione impara;

la civiltà del napalm ai popoli non piace, finché ci son padroni non ci sarà mai pace;

la pace dei padroni fa comodo ai padroni, la coesistenza è truffa per farci stare buoni.

E quindi: cosa vuoi di più, compagno, per capire che è suonata l’ora del fucile?

In Spagna ed in Polonia gli operai dimostran che la lotta non si è fermata mai contro i padroni uniti, contro il capitalismo, anche se mascherato da un falso socialismo.

Gli operai polacchi che hanno scioperato cantavan l'Internazionale

Gridavano: Gomulka, per te finisce male. Marciavano cantando l’Internazionale.

E quindi: cosa vuoi di più, compagno, per capire che è suonata l’ora del fucile?

Le masse, anche in Europa, non stanno più a guardare, la lotta esplode ovunque e non si può fermare:ovunque barricate: da Burgos a Stettino, ed anche qui da noi,

da Avola a Torino, da Orgosolo a Marghera, da Battipaglia a Reggio,

la lotta dura avanza, i padroni avran la peggio.

E quindi: cosa vuoi di più, compagno, per capire che è suonata l’ora del fucile?

Autori: P. Masi, P. Nissim, G. Marini (?)



E da lì a poco sarebbero sbocciato in Italia il corso fortunato del cantautorato impegnato…



venerdì 22 gennaio 2021

ATLANTIDE


Gli ATLANTIDE provenivano da Cirigliano, Basilicata, ma i quattro fratelli Sanseverino suonavano già insieme in Italia, prima di trasferirsi in Germania, a Rottweil, dal 1973.
In quel paese collaborarono con band importanti, come Message, Atlantis, Scorpions, guadagnando una buona esperienza dal vivo e recensioni stampa.

Nonostante tutto questo decisero di pubblicare il loro album autoprodotto, Francesco ti ricordi”, pubblicato solo in Germania nel 1976, cantando in italiano, e con uno stile molto diverso dalla produzione tipica dell'epoca, essendo un album hard-rock con influenze prog molto ridotte e basato sul buon suono della chitarra di Mimmo Sanseverino.
Molto accentuata la cadenza dialettale del vocalist, ma il disco è molto ben suonato e comprende sei lunghi brani che variano in lunghezza da 5 minuti alle 11:15.

I fratelli Sanseverino rimasero tutti in Germania, dove vivono ancora. Uno di loro, Leonardo, è morto nel 2006.

Nell'immediato il disco non raggiunse però un gran successo di vendita, anche a causa della limitata distribuzione, che veniva compensata dalla distribuzione che la band faceva durante i concerti. Questo aspetto rese però il disco molto raro negli anni seguenti, diventando un oggetto del desiderio per molti collezionisti quotato milioni delle vecchie lire.
Negli anni '90 la casa di distribuzione tedesca, che aveva in giacenza un gran numero di copie del disco, ricominciò a venderle fino ad esaurimento, abbassando notevolmente il valore del disco che si attesterà poi intorno ai 350/500 euro.
Francesco ti ricordi” venne poi ristampato nel 1994 dalla Mellow Records, e nel 2014 dalla Mellotron Records.

Nel 2002 si tenne il loro ultimo concerto.
Gli Atlantide smisero di suonare dopo la perdita di Leonardo Sanseverino, il fratello tastierista ed organista, morto nel 2006.


Formazione:

Leonardo Sanseverino-organo e sintetizzatore
Domenico Sanseverino-voce e chitarra
Mario Sanseverino-basso
Matteo Sanseverino-batteria

Discografia:

Album
1976 - Francesco ti ricordi (S, SP 1476)



martedì 19 gennaio 2021

Eneide, band - e album - da riscoprire...


Gli Eneide (inizialmente Eneide Pop) provenivano da Padova e riuscirono nei primi anni ’70 ad aprire i concerti di quelli che a breve sarebbero diventati mostri sacri del prog internazionale - Genesis, Van Der Graaf Generator e Atomic Rooster - e strapparono un contratto discografico con la Trident. Una buona premessa per una giovane prog band italiana.

Realizzarono un solo album, “Uomini umili popoli liberi”, registrato nel 1972 ma, come accaduto a molte band coeve, rimasto nel cassetto per molti anni, fino a quando fu ristampato privatamente, nel 1990, in un’edizione oggi pressoché impossibile da trovare al di fuori dello stretto giro collezionistico.

Dieci brani carichi di virtuosismo tastieristico, interventi chitarristici e pennellate di flauto.
Potenzialità enormi se teniamo conto che si trattava di… minorenni!


Il disco fu ristampato nel 2016 da AMS in formato CD Papersleeve con due brani inediti aggiuntivi, tratti dal progetto del 1995 “Il sogno di Oblomov”. La stessa etichetta ha ristampato il disco in vinile nel 2016 con copertina apribile ma senza i due brani in più dell'edizione in CD.


Tratto da uno scambio di battute tra Augusto Croce e il chitarrista e cantante Gianluigi Cavaliere:

Qual è la storia del vostro album del 1972?

La Trident ci chiese di registrare un LP, loro lavoravano come agenzia di concerti e poi decisero di lanciare questa etichetta. L'LP venne registrato e missato ed era pronto per l'uscita, ma tutto questo successe durante il periodo del fallimento della Trident, e quindi non venne mai pubblicato. In ogni caso noi abbiamo conservato i nastri, e nel 1990 grazie all'interesse di un amico, abbiamo avuto la possibilità di farlo uscire con l'aiuto della Black Widow di Genova. Uscì in quantità limitata, 500 copie, delle quali 250 autografate da me. Un'edizione successiva uscì poco dopo, probabilmente lo stesso numero di copie della prima, o anche meno, ma con una copertina singola.

Ascoltiamolo...


Tracklist:

Side A:
1.Cantico alle stelle (traccia I)
2.Il male
3.Non voglio Catene
4.Canto della Rassegnazione
5.Oppressione e disperazione

Side B:
6.Ecce omo
7.Uomini Umili Popoli Liberi
8.Viaggio cosmico
9.Un mondo nuovo
10.Cantico alle stelle (traccia II)

Formazione:
Gianluigi Cavaliere (voce, chitarra)
Adriano Pegoraro (chitarra, flauto, voce)
Carlo Barnini (tastiere, voce)
Romeo Pegoraro (basso, voce)
Moreno Diego Polato (batteria, percussioni, voce)

sabato 16 gennaio 2021

Elvis: International Center, Honolulu, Hawaii, 14 gennaio 1973


International Center, Honolulu, Hawaii, 14 gennaio 1973

Dopo una lunga assenza, Elvis Presley aveva fatto la sua riapparizione televisiva nel 1968.
Nel frattempo aveva adattato il suo stile alle clientele sofisticate di alberghi e casinò e ciò gli aveva consentito di trionfare anche sui palchi di Las Vegas.
Era l’artista più celebre al mondo ma ne lui ne il suo manager, il “Colonnello” Tom Parker, avevano intenzione di metter il naso fuori dagli USA.
Ecco allora l’idea totalmente nuova di un concerto trasmesso via satellite: con 2 ore di esibizione Elvis si sarebbe fatto ascoltare in ogni angolo del pianeta.

I risultati gli dettero ragione: gli spettatori furono più di quelli che avevano assistito allo sbarco sulla luna nel 1969 e in Giappone un incredibile 98% dell’audience televisiva si lasciò incantare da quell’americano trentottenne in abito attillato e candido che, dal palco di Honolulu, alternava veloci rock’ n’roll a strazianti ballate sentimentali.
Se un simile evento entrò subito nella storia, pochi si resero conto dell’inferno privato che Elvis pubblico in canzoni come “You Gave Me A Mountain”, “It’s Over” e “ I’m So Lonesome I Could Cry” di Hank Williams.
Qualche mese prima la moglie lo aveva lasciato per un altro uomo portando con sé la figlia.

Anche in compagnia di due miliardi di persone, Elvis Presley restava imprigionato nella “strada solitaria” da lui cantata in “ Heartbreak Hotel.



Il concerto in numeri:
-4 giorni di prove
-23 canzoni
-13 chili persi nella preparazione del concerto
-8000 gli spettatori presenti all’ Honolulu International Center
-85000 dollari raccolti per la ricerca sul cancro
-1 milione di dollari il compenso di Elvis Presley
-2,5 milioni i costi di produzione
-1,1 miliardi gli spettatori in tutto il mondo

(Note estratte da una raccolta di Mark Paytress)


giovedì 14 gennaio 2021

Il dramma di Adriano Urso

Sono rimasto molto colpito da questa storia di cui oggi hanno parlato e scritto tutti i media e riguarda un dramma non per tutti evidente, quello relativo alla perdita della dignità conseguente alla mancanza di lavoro, anche se la tragedia che ha colpito Adriano Urso non pare strettamente legata a problemi economici. E quando passione e attività primaria coincidono, il non poter alimentare una delle due componenti porta ad un disagio che pare privo di confini.

Adriano era un pianista jazz molto noto ed era considerato, insieme al fratello Emanuele - conosciuto come King of Swing, anche lui jazzista - uno degli artisti più talentuosi del panorama romano.

Ho avuto modo di ascoltare una breve intervista che oggi ha rilasciato Emanuele, dalla quale emerge un quadro familiare ben preciso: “ragazzi” antichi i due fratelli, probabilmente fuori dal tempo sin dal periodo scolastico, lontani dalle mode del momento e amanti della musica del passato, così come di tutti quegli aspetti che potrebbero tranquillamente definirsi retrò.

Utilizzo di auto d’epoca, vestiti di un’altra epoca, linguaggio di un’altra epoca.

Abituato ad esibirsi quotidianamente in differenti contesti, Adriano aveva all’improvviso perso la sua musica la scorsa primavera, ritrovandola in estate ma rimanendo nuovamente senza da ottobre in poi.

Emanuele e Adriano Urso

Emanuele sottolinea come il vivere tutti assieme in una grande casa - immagino in famiglia - eliminasse l’urgenza immediata di avere entrate utili al sostentamento, ma il bisogno di incontrare la "sua" gente e alimentare lo status di “uomo che vive nella notte”, lo aveva spinto a trovare una sorta di impiego come “rider”, lui, diplomato in violoncello e laureato in Farmacia, un grande musicista, non solo un pianista… un musicista!

Fra gli appassionati uno ha ricordato:

«Quando suonava si stava improvvisamente zitti ad ascoltarlo».

È morto all’età di 41 anni, mentre cercava di consegnare cibo a domicilio, tradito dalla sua Fiat 750 d’epoca, costretto a spingerla inutilmente con l’aiuto di due passanti, sino a che il cuore ballerino - che il giorno successivo avrebbe dovuto essere oggetto di controllo - è scoppiato.

Un infarto, forse causato dallo sforzo fatto e dal freddo intenso che non gli ha lasciato scampo.

Morire, di questi tempi, non fa notizia, nemmeno se sei un giovanotto di quarant’anni, ma riesco a far mio il grande dolore di chi improvvisamente resta a mani nude, privato di ciò che ha di più importante, e se parliamo di musica e dintorni non si può chiudere gli occhi davanti ai tanti professionisti che, ultimamente, hanno perso… la professione.

Lascio agli esperti - politici, sociologi, scienziati e antropologi - la ricerca delle cause profonde, mi limito a prendere atto delle conseguenze e mi intristisco.

Quando la nebbia cala e offusca la mente la razionalità perde valore. Rivela un’amica di Adriano:

Prima di Natale mi hai scritto che d’ora in avanti avremmo suonato solo per noi, che anche con la fine dell’epidemia non sarebbe cambiato nulla. Senza musica eri perso, vedevi tutto nero”.

Ecco chi era e cosa era in grado di fare…





lunedì 11 gennaio 2021

Black Spirit


Tutti i membri dei Black Spirit erano italiani che lavoravano in Germania, a Volksburg.
Formatisi nel 1970, tennero i loro primi concerti nel 1971, con un buon successo di pubblico.

Fu nel 1973 che decisero di registrare una demo su cui lavorare per sviluppare ulteriori idee, ma il nastro fu… sottratto dal loro tecnico del suono, Johnny Pesce, quando lasciò il gruppo, e il tutto si trasformò in album nel 1978, quando Pesce riuscì a farlo pubblicare da una etichetta specializzata in rock progressivo, la Brutkasten.

Negli anni Novanta l'album, intitolato semplicemente “Black Spirit”, fu ripubblicato da Kissing Spell nel Regno Unito e (su CD) da Ohrwaschl (Germania).

Le note sulla copertina contengono alcuni errori, dato che Pesce è accreditato come batterista (non suonava nella band ed era solo un tecnico del suono) e si evince che le registrazioni risalgono al periodo che va dal 1969 al 1978 (in realtà sono tutte del1973).
L'album rientra principalmente nel filone hard rock, in stile Black Sabbath, cantato in inglese e con alcune influenze rock-blues, molto lontano dal tipico suono italiano.

I Black Spirit continuarono a suonare fino al 1978, cambiando alcuni batteristi dopo che Piras lasciò il gruppo nel 1974, e realizzarono molti concerti, soprattutto nella zona di Amburgo. Intorno al 1974 suonarono anche in Danimarca e Norvegia.

Dopo lo scioglimento il bassista Giovanni Granato tornò in Sicilia, il batterista Gianni Piras rimase in Germania per continuare a suonare, mentre il chitarrista Nicola Ceravolo e il tastierista e vocalist Salvatore Curto si trasferirono in Norvegia.
Proprio in Norvegia Curto pubblicò, nel 1983, un album in stile disco/pop.

L'album è dotato di una copertina apribile ed è ora molto difficile da trovare ed è costoso, perché era stato ristampato in numero limitato.



Una ristampa in vinile uscì per l'etichetta inglese Kissing Spell nel 1994, con una copertina singola con un design diverso.



L'unica ristampa ancora oggi disponibile è su CD, dell'etichetta tedesca Ohrwaschl.


Tracce:

Crazy Times - 8:19
Punk Rock'n Roll - 6:30
Nicolino - 7:32
Who Are You? - 2:39
Old Times - 12:14

Formazione:

Salvatore Curto (voce, tastiere)
Giovanni Granato - (chitarra, basso elettrico)
Gianni Piras - (batteria)
Nicola Ceravolo Chitarra



sabato 9 gennaio 2021

DAVIDE CRUCCAS - “Ballate fra terra e cielo”

DAVIDE CRUCCAS

“Ballate fra terra e cielo”

2020 – GTCD006 – G.T. MUSIC 

Nella musica, così come nella vita, gli sforzi e l’impegno, alla lunga, dovrebbero ripagare.

Certo, ci vuole talento per comporre un brano musicale o far parte, come strumentista, di una band di successo, ma anche per diventare un grande chirurgo o un super carpentiere, servono attitudini, impegno ed esperienza.

Questo inizio, forse fuorviante, mi serve a sottolineare come Davide Cruccas - che non avevo mai avuto opportunità di ascoltare - abbia alle spalle una lunga gavetta fatta di sangue e sudore, sacrifici e perseveranza. Al mestiere di “cantautore” ci è arrivato per gradi, quasi in punta di piedi, dopo anni di blues nei pub piemontesi e performance da strada londinesi: nulla capita per caso.

Come ho più volte sottolineato negli ultimi tempi, la figura del cantautore ha perso -fortunatamente a mio avviso - il significato che fu il marchio di fabbrica dei seventies italiani, quel diventare bandiera di un movimento molto politicizzato, spesso un’élite che ha mantenuto tale status nel tempo.

Ma ogni rappresentazione espressiva è figlia del periodo in cui nasce e prolifica, e oggi riproporre tale modello antico attraverso forze fresche rappresenterebbe un ossimoro.

Molto meglio tornare all’etimologia del termine cantautore, che si può sintetizzare nella figura di chi costruisce e a seguire propone la sua creazione.

Cruccas mi ha convinto da subito attraverso la sua freschezza e genuinità, mi piacciono i suoi racconti, la sua verve, la sua malinconica linearità, ma è certo che tutto questo non mi avrebbe colpito se non ci fosse stata piacevolezza di ascolto, atmosfere accattivanti e una voce che resta impressa.

A fine articolo propongo una bignamica biografia estrapolata dal comunicato stampa ufficiale, ma proverò a descrivere, passo dopo passo, l’album che ho tra le mani, “Ballate fra terra e cielo”, rilasciato la scorsa primavera.

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Apre il disco “Storia di un cantante disoccupato”, una ballad veloce di facile appeal, autobiografica ma applicabile ad una marea di anime, musicisti e non: “Fin troppo semplice sentirsi miseri, io sono ricco e non si vede e non ho mai leccato nessun piede”.

Segue “Nelle mie tasche”, musicalmente impreziosita dall’intervento prolungato del violino. Capita che le salite che affrontiamo quotidianamente siano addolcite da porzioni di strada pianeggiante: sono quelli gli attimi in cui tutto appare sotto un’altra luce, la positività si fa largo tra le tante ombre oggettive e basta poco per arrivare a sfumature tenui, capaci di scacciare l’oscurità. Coinvolgente il ritornello: “Grazie per questa giornata di sole, per sempre la ricorderò, ho un libro nuovo e domani se piove di pagine mi coprirò, voglio cantare ma non ho parole, domani le inventerò…”.

Come Charlie Brown” racconta di sogni disattesi e di progetti che non si sono realizzati, ma la delusione non demolisce i sani principi ed essere considerati un loser non è la peggiore delle cose se si posseggono determinazione e testardaggine, come accade  da sempre a Charlie Brown: “Solo, sei rimasto solo come Charlie Brown, credi ancora agli aquiloni e perdi al volo tutte le occasioni; forte sei rimasto forte come Charlie Brown, credi ancora nella gente e non cadrà la tua stella perdente…”. Pezzo musicalmente melanconico che rispecchia il tema proposto, sonorità acustiche delicate che lasciano addosso un mood nostalgico.

Un altro inverno” tratta il tema della lontananza rispetto ad affetti e alla terra amica, nella ricerca di sé stessi e della realizzazione personale, o forse solo della comprensione dei propri desideri reali, non sempre comprensibili: “Passerà un altro inverno sopra l’autobus delle sei, passerà un altro giorno che oggi smetto e non smetto mai, passerà un’altra notte sveglio presto pensando ai guai…”. Un gradevole arpeggio iniziale dà il via ad una ritmica che ben rende l’idea del movimento, con un virtuoso gioco vocale finale che evidenzia le skills dell’autore.

Quando si guarda indietro, al tempo passato, viene automatica la ricerca del bilancio e spesso nasce naturale la domanda: “Che me ne faccio” … delle stesse risposte alle solite domande: “Che me ne faccio, dicevi, di questi 20 anni, e ridevi, ridevi, poi alzavi il braccio alla luna, brindavi, che favola eri…”. Arrangiamento sontuoso per un brano riflessivo e stimolante per la mente.


Siamo ancora vivi” rispolvera il passato blues di Cruccas e affronta il problema di chi è costretto a lasciare la propria terra per “provare a vivere”: “Eravamo stanchi, coi vestiti sporchi, in balia dei venti tra i capelli bianchi, fermi in mezzo al mare… ci odieranno, ci useranno, non avremo niente ma saremo vivi… ci hanno tolto tutto ma siamo ancora vivi…”. Sonorità lancinanti per un tema drammatico che la musica può solo sottolineare.

Ballata fra terra e cielo” fornisce altri spunti interessanti ed evidenzia la caducità delle nostre vite, quelle che nell’età dell’illusione viviamo come se il futuro fosse un presente replicabile all’infinito, salvo poi capire che così non è, come accade al protagonista della canzone che trova la saggezza nel momento della maturità e nel confronto con un padre, un tempo, forse, difficile da comprendere:  “Passeremo sopra a questo mondo, la sciocchezza di un momento, si sorride e si va via, qualche sogno resta nel cassetto, vecchi amori dentro al petto e finché batte siamo qua…”. La musica prende un altro andamento, tra folk e prog, un connubio che riporta alla combinata PFM/De André.

Sogni sbagliati” sono quelli che, spesso, caratterizzano gli inizi di un percorso, quando non si ha coscienza delle prove a cui si sarà sottoposti cammin facendo. Basterà una fotografia per alimentare i ricordi e accorciare spazi temporali immensi e a quel punto verrà voglia di fuggire dal dolore che un frammento del passato è in grado di causare: “Passa un ricordo e mi porta via, ho le ginocchia sbucciate medaglia al valore al mio dire la mia…”. Melodia che può far sanguinare i più sensibili e virtuosi.

Chiude l’album “Il re della pioggia” una poesia conclusiva la cui bellezza lascio giudicare al lettore presentata a seguire in una forma basica, voce e chitarra:

https://www.youtube.com/watch?v=ypRi_6Bkp_o&feature=emb_logo


Concludendo… un disco carico di significati, musicalmente molto curato, semplice, diretto, rispettoso della forma canzone, un bilancio di vita in cui risulterà facile riconoscersi.

Aggiungerei non semplice, perché l’ascolto attento, tra musica e liriche, porta ad una razionalità che fa male, ad una dimensione umana votata all’insoddisfazione; i momenti di luce intensa, in linea generale, esistono, ma sono davvero poca cosa rispetto a quella nebbia che a volte cala e offusca la vista, un’opacità rispetto alla quale ci si trova spesso impotenti.

Potrà essere d’aiuto, in quei momenti, ascoltare una canzone? Beh, non sarà risolutiva ma diventerà comunque un nutrimento per chi ne usufruirà e una "testimonianza per sempre" per chi l’avrà creata.

Un bell’album per Davide Cruccas.


BIOGRAFIA SINTETICA

Da sempre appassionato di canto, con una voce potente ed espressiva, chitarrista autodidatta, un approccio musicale che spazia dal blues al folk alla canzone d’autore, Davide Cruccas decide di cimentarsi come cantautore nel 2008 con la produzione del primo EP.

Nel 2009 la passione per la musica lo porta a mettersi in gioco come busker per le strade di Londra, un’esperienza di tre anni nei quali espande il suo panorama artistico e registra una demo in lingua inglese, partecipa a numerosi open-mic e viene ospitato in diverse trasmissioni radiofoniche londinesi col suo trio folk-rock (chitarra, violino e fisarmonica).

Nel 2012 rientra in Italia continuando a portare in giro la sua musica in numerosi live, anche come opening act per artisti più affermati (Claudio Lolli, Zibba e Almalibre).

Dopo qualche anno di pausa ricomincia a scrivere nuovi testi, e nel 2019 decide di entrare nuovamente in studio per registrare l’album “Ballate fra terra e cielo”, contenente 9 brani.


TRACKLIST

01. Storia di un cantante disoccupato (03:49)

02. Nelle mie tasche (02:46)

03. Come Charlie Brown (03:40)

04. Un altro inverno (04:35)

05. Che me ne faccio (02:50)

06. Siamo ancora vivi (04:28)

07. Ballata fra terra e cielo (03:58)

08. Sogni sbagliati (04:02)

09. Il re della pioggia (02:38)

Prodotto da Davide Cruccas, Paolo Rigotto e Vannuccio Zanella, e distribuito da G.T. Music distribution, “Ballate fra terra e cielo” è disponibile in CD e in formato digitale.


Contatti e link utili:

davidecanta@gmail.com

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