DAVIDE CRUCCAS
“Ballate fra terra e cielo”
2020 – GTCD006 – G.T. MUSIC
Nella musica, così come nella vita,
gli sforzi e l’impegno, alla lunga, dovrebbero ripagare.
Certo, ci vuole talento per comporre
un brano musicale o far parte, come strumentista, di una band di successo, ma anche
per diventare un grande chirurgo o un super carpentiere, servono attitudini,
impegno ed esperienza.
Questo inizio, forse fuorviante, mi
serve a sottolineare come Davide Cruccas - che non avevo mai avuto opportunità di ascoltare - abbia
alle spalle una lunga gavetta fatta di sangue e sudore, sacrifici e
perseveranza. Al mestiere di “cantautore” ci è arrivato per gradi, quasi in
punta di piedi, dopo anni di blues nei pub piemontesi e performance da strada
londinesi: nulla capita per caso.
Come ho più volte sottolineato negli ultimi
tempi, la figura del cantautore ha perso -fortunatamente a mio avviso - il significato
che fu il marchio di fabbrica dei seventies italiani, quel diventare bandiera di
un movimento molto politicizzato, spesso un’élite che ha mantenuto tale status
nel tempo.
Ma ogni rappresentazione espressiva è
figlia del periodo in cui nasce e prolifica, e oggi riproporre tale modello antico
attraverso forze fresche rappresenterebbe un ossimoro.
Molto meglio tornare all’etimologia
del termine cantautore, che si può sintetizzare nella figura di chi costruisce
e a seguire propone la sua creazione.
Cruccas mi ha convinto da subito attraverso la sua freschezza e genuinità, mi piacciono i suoi racconti, la sua verve, la sua malinconica linearità, ma è certo che tutto questo non mi avrebbe colpito se non ci fosse stata piacevolezza di ascolto, atmosfere accattivanti e una voce che resta impressa.
A fine articolo propongo una bignamica biografia estrapolata dal comunicato stampa ufficiale, ma proverò a descrivere, passo dopo passo, l’album che ho tra le mani, “Ballate fra terra e cielo”, rilasciato la scorsa primavera.
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Apre il disco “Storia di un cantante disoccupato”, una ballad veloce di facile appeal, autobiografica ma applicabile ad una marea di anime, musicisti e non: “Fin troppo semplice sentirsi miseri, io sono ricco e non si vede e non ho mai leccato nessun piede”.
Segue “Nelle mie tasche”, musicalmente impreziosita dall’intervento prolungato del violino. Capita che le salite che affrontiamo quotidianamente siano addolcite da porzioni di strada pianeggiante: sono quelli gli attimi in cui tutto appare sotto un’altra luce, la positività si fa largo tra le tante ombre oggettive e basta poco per arrivare a sfumature tenui, capaci di scacciare l’oscurità. Coinvolgente il ritornello: “Grazie per questa giornata di sole, per sempre la ricorderò, ho un libro nuovo e domani se piove di pagine mi coprirò, voglio cantare ma non ho parole, domani le inventerò…”.
“Come Charlie Brown” racconta di sogni disattesi e di progetti che non si sono realizzati, ma la delusione non demolisce i sani principi ed essere considerati un loser non è la peggiore delle cose se si posseggono determinazione e testardaggine, come accade da sempre a Charlie Brown: “Solo, sei rimasto solo come Charlie Brown, credi ancora agli aquiloni e perdi al volo tutte le occasioni; forte sei rimasto forte come Charlie Brown, credi ancora nella gente e non cadrà la tua stella perdente…”. Pezzo musicalmente melanconico che rispecchia il tema proposto, sonorità acustiche delicate che lasciano addosso un mood nostalgico.
“Un altro inverno” tratta il tema della lontananza rispetto ad affetti e alla terra amica, nella ricerca di sé stessi e della realizzazione personale, o forse solo della comprensione dei propri desideri reali, non sempre comprensibili: “Passerà un altro inverno sopra l’autobus delle sei, passerà un altro giorno che oggi smetto e non smetto mai, passerà un’altra notte sveglio presto pensando ai guai…”. Un gradevole arpeggio iniziale dà il via ad una ritmica che ben rende l’idea del movimento, con un virtuoso gioco vocale finale che evidenzia le skills dell’autore.
Quando si guarda indietro, al tempo passato, viene automatica la ricerca del bilancio e spesso nasce naturale la domanda: “Che me ne faccio” … delle stesse risposte alle solite domande: “Che me ne faccio, dicevi, di questi 20 anni, e ridevi, ridevi, poi alzavi il braccio alla luna, brindavi, che favola eri…”. Arrangiamento sontuoso per un brano riflessivo e stimolante per la mente.
“Siamo ancora vivi” rispolvera il passato blues di Cruccas e affronta il problema di chi è costretto a lasciare la propria terra per “provare a vivere”: “Eravamo stanchi, coi vestiti sporchi, in balia dei venti tra i capelli bianchi, fermi in mezzo al mare… ci odieranno, ci useranno, non avremo niente ma saremo vivi… ci hanno tolto tutto ma siamo ancora vivi…”. Sonorità lancinanti per un tema drammatico che la musica può solo sottolineare.
“Ballata fra terra e cielo” fornisce altri spunti interessanti ed evidenzia la caducità delle nostre vite, quelle che nell’età dell’illusione viviamo come se il futuro fosse un presente replicabile all’infinito, salvo poi capire che così non è, come accade al protagonista della canzone che trova la saggezza nel momento della maturità e nel confronto con un padre, un tempo, forse, difficile da comprendere: “Passeremo sopra a questo mondo, la sciocchezza di un momento, si sorride e si va via, qualche sogno resta nel cassetto, vecchi amori dentro al petto e finché batte siamo qua…”. La musica prende un altro andamento, tra folk e prog, un connubio che riporta alla combinata PFM/De André.
“Sogni sbagliati” sono quelli che, spesso, caratterizzano gli inizi di un percorso, quando non si ha coscienza delle prove a cui si sarà sottoposti cammin facendo. Basterà una fotografia per alimentare i ricordi e accorciare spazi temporali immensi e a quel punto verrà voglia di fuggire dal dolore che un frammento del passato è in grado di causare: “Passa un ricordo e mi porta via, ho le ginocchia sbucciate medaglia al valore al mio dire la mia…”. Melodia che può far sanguinare i più sensibili e virtuosi.
Chiude l’album “Il re della pioggia” una poesia conclusiva la cui bellezza lascio giudicare al lettore presentata a seguire in una forma basica, voce e chitarra:
https://www.youtube.com/watch?v=ypRi_6Bkp_o&feature=emb_logo
Concludendo… un disco carico di
significati, musicalmente molto curato, semplice, diretto, rispettoso della
forma canzone, un bilancio di vita in cui risulterà facile riconoscersi.
Aggiungerei non semplice, perché l’ascolto
attento, tra musica e liriche, porta ad una razionalità che fa male, ad una
dimensione umana votata all’insoddisfazione; i momenti di luce intensa, in linea
generale, esistono, ma sono davvero poca cosa rispetto a quella nebbia che
a volte cala e offusca la vista, un’opacità rispetto alla quale ci si trova
spesso impotenti.
Potrà essere d’aiuto, in quei
momenti, ascoltare una canzone? Beh, non sarà risolutiva ma diventerà comunque un
nutrimento per chi ne usufruirà e una "testimonianza per sempre" per chi l’avrà
creata.
Un bell’album per Davide Cruccas.
BIOGRAFIA SINTETICA
Da sempre appassionato di canto, con
una voce potente ed espressiva, chitarrista autodidatta, un approccio musicale
che spazia dal blues al folk alla canzone d’autore, Davide Cruccas decide di
cimentarsi come cantautore nel 2008 con la produzione del primo EP.
Nel 2009 la passione per la musica lo
porta a mettersi in gioco come busker per le strade di Londra, un’esperienza di
tre anni nei quali espande il suo panorama artistico e registra una demo in
lingua inglese, partecipa a numerosi open-mic e viene ospitato in diverse
trasmissioni radiofoniche londinesi col suo trio folk-rock (chitarra, violino e
fisarmonica).
Nel 2012 rientra in Italia
continuando a portare in giro la sua musica in numerosi live, anche come opening
act per artisti più affermati (Claudio Lolli, Zibba e Almalibre).
Dopo qualche anno di pausa ricomincia
a scrivere nuovi testi, e nel 2019 decide di entrare nuovamente in studio per
registrare l’album “Ballate fra terra e cielo”, contenente 9 brani.
TRACKLIST
01. Storia di un cantante disoccupato
(03:49)
02. Nelle mie tasche (02:46)
03. Come Charlie Brown (03:40)
04. Un altro inverno (04:35)
05. Che me ne faccio (02:50)
06. Siamo ancora vivi (04:28)
07. Ballata fra terra e cielo (03:58)
08. Sogni sbagliati (04:02)
09. Il re della pioggia (02:38)
Prodotto da Davide Cruccas, Paolo
Rigotto e Vannuccio Zanella, e distribuito da G.T. Music distribution, “Ballate
fra terra e cielo” è disponibile in CD e in formato digitale.
Contatti e link utili:
www.soundcloud.com/davidecruccas
https://www.facebook.com/cruccas.davide