Dietro al nome M’Z si
cela il progetto di Mathieu Torres -
compositore, musicista, chitarrista - che propone il suo concept “L'autopsie du dogme”, una lunga suite di 56
minuti, senza soluzione di continuità.
Incuriosito, ho cercato tracce della sua storia, della sua
formazione e delle produzioni pregresse, ma non ho trovato note importanti, per cui mi baso su quanto ho ascoltato e sul pensiero dell’autore,
presente nel comunicato di presentazione del disco, tutto tradotto e riportato
a seguire.
E sono proprio le sue chiare elucubrazioni che spiegano nel
dettaglio il potente messaggio che contiene il suo lavoro, focalizzato su
riflessioni che riguardano l’evoluzione dell’industria musicale, con amare
sottolineature relative al momento contingente.
Completamente prodotto in proprio, con l’ausilio di quella
che Torres denomina “la mia famiglia musicale” - probabilmente i suoi
collaboratori di fiducia - mi ha colpito per la capacità di sintesi di stili di
cui nel disco si usufruisce in piena libertà, e forse per questa caratteristica
precisa il tutto si può collocare in ambientazione prog.
Mi riferisco a generi ben costituiti a cui Torres trova il giusto
amalgama, navigando tra classica, jazz, prog puro e musica elettronica, e il
compendio tra anni ’70 e ’80 si trasforma in novità, in lavoro fresco e
accattivante, pronto per gli anni 2000, con un cantato alternato tra più
protagonisti, in equilibrio tra lingua inglese e francese (il progetto è
francofono).
D’acchito potrebbe sembrare un ascolto impegnativo, proprio
per la mancanza di soste, e in effetti è richiesta una buona concentrazione, ma
l’unico avvertimento che potrei dare all’ascoltatore curioso è quello di approcciarsi
avendo a disposizione il tempo per una fruizione totale, perché il collante che
unisce la musica - e le idee di “L'autopsie du dogme” - necessita di un flusso
completo, che possa far cogliere i differenti momenti di passaggio e i cambi di
mood.
Sarebbe interessante sapere se il progetto è il frutto di un
lungo lavoro alimentato nel tempo, o se è nato istintivamente e rapidamente, a
seguito delle costrizioni legate al momento drammatico che stiamo vivendo, ma
senza porsi troppe domande il suggerimento è quello di premere lo start e
lasciarsi coinvolgere, perché risulterà estremamente piacevole essere avvolti da un’onda musicale costituita da una estrema qualità sonora, una
sorta di episodio didattico che non lascerà di certo indifferenti.
Ma tocca a Mathieu Torres il compito di spiegare i suoi
intenti, e a fine articolo propongo l’album per intero, così, tanto per
alimentare il confronto…
Partiamo quindi per un viaggio, quello che Torres definisce come
“… fatto con molta passione e anima…”.
“L'autopsie du dogme" è un brano
musicale lungo 55,55 minuti che passa attraverso differenti generi, dal Metal
al Jazz, dal Punk all'EDM, dal Jungle al Pop, dal Grunge alla musica da film,
da tonale a modale…
Si può considerare un progetto solista,
ma nel realizzarlo mi sono circondato della mia famiglia musicale, presente
anche nella registrazione.
L’album si sforza di riflettere su
due assi in parallelo:
La più ovvia è la satira rivolta
all’intera industria musicale all’alba della sua morte, senza risparmiare
nessuno, e mi è sembrato importante rendere omaggio, oltre che criticare, ciò
che lo merita in questo ambiente, cercando di evidenziare la bellezza di questi
pionieri - e dei movimenti di culto corrispondenti -, ben usati da attività denominate
“artistiche”, che utilizzano la materia fino al suo totale sfruttamento, come
accade per ogni industria, nel mondo del neoliberismo.
Stanca dei capricci e delle
"debolezze" di questi artisti che prosciuga, l'industria pensa di
poter riprodurre i codici dalla musica, o addirittura crearne di nuovi, senza
alcun interesse per l’arte e per chi la persegue, e questa “magia nera”
funziona perfettamente per chi ama l'oro e sa che la qualità della materia
prima ha poca importanza quando si padroneggiano gli strumenti di propaganda
per influenzare il pubblico.
È anche un modo per creare un
parallelo - e una riflessione - tra la morte di Dio raccontata dai pensatori
moderni e quel che resta di quei dogmi creati per promuovere il controllo e il
dominio sui popoli. Sarebbe pazzesco pensare che basta uccidere Dio per
emanciparsene: oltre la figura di Dio ci sono tutti i dogmi tentacolari che
sussistono e che per la loro eleganza, i loro sofismi, le loro manipolazioni -
o auto-manipolazioni - sanno ancora sedurre, e c'è poi il percorso individuale
che ognuno può intraprendere affinché finalmente Dio non occupi più un solo
cuore umano.
Ci sarebbe anche un terzo asse, più
personale, dove ognuno di questi personaggi sarebbe una parte del mio essere,
perché ovviamente sarebbe troppo caricaturale e manicheo pensare alle cose in
modo così binario, e mi sembra che ognuno di noi possa essere alternativamente
un'industria, un sacco di dogmi, o un tiranno, quando usiamo male gli
ingredienti che abbiamo a disposizione. Tutti gli elementi sono utili, purché
applicati nella giusta quantità.
Spero quindi che questo album possa
fornire un punto di equilibrio e che sappia rendere omaggio sia al pragmatico
che al sognatore, e quindi impedire a una delle nostre voci interiori di parlare
più forte delle altre, almeno per un po’."
I MUSICISTI
Stéphanie Artaud: pianoforte, liriche,
voce
Hugo Lemercier: oude (da 07:50 a
11:06)
Julien Langlois: sassofono,
clarinetto, voce
Baptiste Segonne: batteria (eccetto I
campionamenti nella parte di and Camille Bigeault)
Camille Bigeault: batteria (da 21:43
a 24:12)
Laurent Avizou: chitarra solista (da
25:54 a 27:48)
Matthieu Paolini: flauto, voce
Yannick Cognet: Flauto e sassofono
(da 38:43 a 39:37)
Mathieu Torres: Composizione,
programmazione, orchestrazioni, chitarre, testi e concept