Edmondo Romano propone il secondo atto della “sua” trilogia che affronta il
tema fondamentale della comunicazione.
Dopo “Sonno Eliso”, dedicato alla rapporto uomo/donna, “Missive Archetipe” si occupa della parola e
della sua fondamentale funzione relazionale.
Romano, nelle righe a seguire,
racconta particolari e dettagli, aspetti oggettivi da cui non si può
prescindere se si vuole comprendere la sostanza e la filosofia musicale che
accompagnano questo geniale artista genovese, compositore, ricercatore e
polistrumentista di lungo corso.
Dopo aver “assorbito” il suo nuovo disco
- ascoltato, letto, osservato - ho avuto l’impressione di trovarmi tra le mani
un lavoro dall’elevata dimensione qualitativa, dove l’interazione tra la
musica, le immagini e la proposizione teatrale, contribuiscono a creare un
momento dall’elevato valore culturale, anche se questo non è certo l’obiettivo
principale.
Una Musica che disegna immagini che
si susseguono, una striscia recitativa che commenta alcuni momenti salienti, un
utilizzo vario della strumentazione cara a Edmondo… il tutto funzionale alla
realizzazione di una suite, di un lavoro concettuale, tipico della classicità
Prog.
Edmondo Romano è il regista di un
film che nella sua testa scorre fluido, con la semplicità di azione che segue
rapidamente il pensiero e che, da tempo, gli ha permesso di pianificare tre
atti che si riassumono un unico goal, quello di raccontare un punto di vista
che si trasforma in elemento didattico, che prova a spiegare qualche segreto sulle dinamiche che
regolano ogni tipo di contatto umano. Sarà forse solo un’angolazione e
prospettiva personale, ma ad un musicista, a maggior ragione se bravo,
occorrerebbe dare il massimo degli attestati a cui un “comunicatore” può
arrivare: le sue creazioni sanno e sapranno volare e trasportare silenti - o rumorosi - messaggi in ogni luogo della terra.
Ma vorrei idealizzare un ascoltatore
comune, casualmente toccato da “Missive
Archetipe”, senza alcuna informazione e nessun art work… solo un mondo sonoro che improvvisamente lo avvolge;
in quel caso sarà impossibile non essere toccati dalla bellezza delle melodie,
dalle trame armoniose, da una Musica che, ancora una volta, aiuta a viaggiare,
sognare, desiderare, e in cui non si fa nessuna fatica ad “entrare”.
E piano piano, d’istinto,
senza alcuna didascalia, si entrerà in sintonia con la nostra storia, il loop
che unisce la genesi con la fine, il circolo di ogni nostra singola vita, che
termina sempre con un sentimento positivo, quello della speranza, dell’idea
che, dopo la fine, ci sarà sempre un nuovo inizio.
L’INTERVISTA
”Missive
Archetipe” è il secondo capitolo di una trilogia dedicata alla comunicazione.
Perché rappresenta un’evoluzione di contenuti rispetto a “Sonno Eliso”?
“Missive
Archetipe” non rappresenta un’evoluzione, ma una naturale conseguenza e sviluppo
del primo lavoro “Sonno Eliso”. Nella trilogia da me pensata la tematica
è la comunicazione in alcune delle sue espressioni: “Sonno Eliso” è la
comunicazione tra il Maschile ed il Femminile, “Missive Archetipe”
tramite la parola, il Verbo parlato e scritto, il terzo capitolo, che
s’intitolerà “Relìgio”, affronterà la tematica attraverso la religione
nelle sue diverse forme. Considero queste espressioni di contatto tra gli
esseri i tre fondamentali componenti per la crescita dell’evoluzione spirituale
e culturale umana.
Dal
punto di vista prettamente musicale che cosa cambia rispetto al precedente
album?
Anche
“Missive Archetipe” è un disco composto da ‘musica per immagini’. Come
il primo lavoro molte scritture sono scaturite dallo stretto rapporto che da
anni conduco con il Teatro, terreno che considero fertile per poter lavorare in
grande libertà espressiva. Alcuni brani invece sono stati composti
appositamente, per completarne il discorso. Le differenze tra i due lavori in
realtà sono numerose: il secondo album adotta una composizione molto più
orchestrale, arrangiamenti più lineari, omogeneo nei suoni e nell’utilizzo
degli strumenti; in più essendo un lavoro sul “Verbo” ospita al suo interno
alcune parti cantate e recitate, porzioni volutamente mancanti in “Sonno
Eliso”, ma indispensabili per completare “Missive Archetipe”, poesie che
amo particolarmente: “A Lesbia”, di Catullo (recitata da Lina Sastri)
per me rappresenta la passione amorosa; “Morite, morite”, di Jalal
al-Din Rumi (recitata da Alessandra Ravizza) l’eterno dilemma dell’essere
umano; “Vestire la tua pelle”, di Charlotte
Delbo (cantata da Marco Beasley) al tempo stesso denuncia una modernità
violenta ed un inno alla vita che sorge dalle macerie del Male; “Ninna nanna sette e venti”, (cantata da
Laura Curino e Simona Fasano) tra i canti più belli della nostra tradizione
popolare, la protezione verso un figlio.
Ricordo
di averti chiesto, nella precedente occasione, qualcosa a proposito del
comunicare con la sola musica, e di come avresti affrontato gli atti a seguire
per parlare di “verbo” e successivamente di “religione”: potresti dare un
giudizio oggettivo sulla costruzione di “Missive Archetipe”?
Questo
lavoro è stato concepito e scritto in un tempo relativamente breve, quindi presenta
una forma più lineare sia nella composizione che nell’arrangiamento. Come per “Sonno Eliso” ne ho curato la
produzione, le registrazioni, i missaggi, la grafica, il video… questa visione
globale del lavoro che attuo in ogni mio CD (sin dal primo Eris Pluvia) è a mio avviso
l’unico reale modo per lavorare in totale libertà creativa. Difatti la
composizione è come sempre completamente indipendente da vincoli, la musica
nasce in totale libertà, non si indirizza ad un pubblico specifico e non viene
pensata per qualche specificità; credo che il compositore sia solo un mezzo per
amplificare ad altri ciò che già esiste, solo un essere capace di cogliere e
trasformare un messaggio che in qualche modo doveva comunque nascere. Questo
criterio ha indirizzato anche la mia scelta per i musicisti; in questo disco ho
lavorato per esempio con tre pianisti
differenti (Arturo Stalteri, Elena Carrara, Fabio Vernizzi) che hanno
completato con la loro differente sensibilità la parte da me composta.
Come
è avvenuta la scelta delle poesie? Sono quelle che hanno ispirato parte della
Musica o, al contrario, sono state adattate a fine realizzazione?
Da
diversi anni per la parte dedicata alla tematica collaboro con la mia compagna
Simona Fasano, persona indispensabile per completarne l’aspetto scritturale,
sia in questo lavoro da solista come nel precedente. Come per la parte creativa
la scelta è avvenuta in modo naturale, devo ammettere… talmente naturale da
sembrare a volte casuale. Nulla in realtà è casuale, quando esiste una reale
libertà creativa accade che si approfondiscano alcuni temi, emozioni… in modo
completo, profondo, questo poi si riflette quasi sempre nel lavoro che in quel
momento si sta portando avanti, anche in diversi ambiti. Si segue in libertà un
percorso in realtà obbligato, questa credo sia la crescita consapevole.
Quali
possono essere le difficoltà tecniche e ambientali di riproporre il tutto dal
vivo?
Le
difficoltà sono a mio avviso solo una visione. Non esiste nessuna difficoltà
nel riproporre questo lavoro dal vivo, non sarà esattamente uguale alla
realizzazione discografica, ma riprodurla perfettamente identica secondo me non
ha nessun senso, la stessa realtà del concerto è una dimensione totalmente
differente da quella dell’ascolto solitario, silenzioso con se stessi. Da
sempre ho amato le radicali differenze all’ascolto di un’esecuzione live
confronto a quella discografica, prediligendo quelle dove il brano veniva
completamente rivisitato.
Qualcuno
ha definito il tuo precedente album “sospeso tra sogno e realtà”: ”Missive Archetipe”
è più rivolto alla speranza o è frutto di un cumulo di esperienze di vita?
“Missive
Archetipe” vuole guidare l’ascoltatore in un viaggio dentro il proprio
essere, guidarlo attraverso i suoni e le parole che esprime, le metafore che
ognuno può liberamente interpretare in modo differente, un percorso che non ti
lasci indifferente, perché il ricordo, la memoria, sono sicuramente i beni più
preziosi che possediamo, ma anche la capacità di viaggiare dentro noi stessi è
consapevolezza che mai dovremmo perdere, anzi accrescere. Quindi è crescita
scaturita da esperienze di vita in vari ambiti emotivi. “Missive Archetipe”
rappresenta la storia immaginaria di un uomo o dell’essere umano, dalla sua
creazione fino all’aberrazione dei giorni moderni (l’Olocausto del penultimo
brano). Il primo brano s’intitola “Petali
di carne” e vuole rappresentare la caduta sulla terra e quindi la nascita,
“Parabola” la nascita della Parola e della prima consapevolezza, “Ahava”
l’innamoramento tra creature, “Dato al mondo” la procreazione, “Il
giardino degli animali eterni” il rapporto con la Natura, “Questa terra”
il raggiungimento dell’equilibrio, “Missive archetipe” (brano
conclusivo) la speranza nel tornare a vivere con ritmi più consoni all’essere
umano, ritmi che potrebbero riportare l’uomo al punto di partenza, cioè creare
nuovi “Petali di carne”, esseri capaci dello stesso percorso.
E’
scontato pensare che il futuro prevede il “terzo atto” o è possibile che nel
mezzo ci siano altri progetti paralleli?
Sicuramente
ci saranno progetti paralleli, sia nell’ambito teatrale con la Compagnia Teatro
Nudo con la quale lavoro da anni nell’ambito del teatro di ricerca, che in
quello discografico. Prevedo almeno la realizzazione di altri tre CD con
musicisti con i quali collaboro da tempo: il nuovo lavoro con Orchestra Bailam
e Compagnia di Canto Trallalero, che sta ottenendo ottimi riscontri in tutto il
mondo nell’ambito etno/folk; sto terminando un nuovo lavoro che
uscirà a breve con alcuni musicisti con i quali ho lavorato negli Eris Pluvia
anni fa, Alessandro Serri e Mauro Montobbio, che vede la partecipazione di John
Hackett; si parla di un nuovo Cd con Vittorio de Scalzi… ma quello che maggiormente
sento vivo in me oggi è il percorso da solista, strada sicuramente più
difficile da consolidare, ma che spero divenga unica concentrazione e guida
musicale nel futuro.
All’interno
del Cd è presente il “Vestire la tua pelle”,
cantato da Marco Beasley e
coreografato da Giovanni Di
Cicco, con il testo di Charlotte
Delbo, messo
in scena da Compagnia Teatro
Nudo per la regia di Edmondo
Romano:
I brani strumentali,
orchestrali, intimisti, legati sempre ad immagini sono affiancati da poesie di
Catullo “Carme - A Lesbia”, di Jalal
al-Din Rumi “Morite morite”, dal
canto popolare tra i più noti della nostra tradizione “Ninna nanna sette e venti”,
all’esperienza diretta di Charlotte Delbo nei campi di concentramento con “Vestire la tua pelle”.
Marco Basley, Simona Fasano, Lina
Sastri, Laura Curino, Alessandra Ravizza voce
Edmondo Romano soprano & alto sax, clarinet, bass clarinet,
low whistle, chalumeau
Elena Carrara, Fabio Vernizzi,
Arturo Stalteri piano
Kim Schiffo: violoncello
Redouane Amir: fagotto
Vittoria Palumbo: oboe
Roberto Piga, Alessandra Dalla
Barba, Gabriele Imparato violin
Riccardo Barbera double bass
Marco Fadda percussions Elias Nardi oud Max Di Carlo
trumpet
Gianfranco Di Franco flute, clarinet
Musica e arrangiamenti di Edmondo
Romano
CD prodotto e distribuito da Felmay ed Eden Production.
Edmondo Romano
+ 39 347 9020430
Stradone Sant’Agostino 18/3
16123 – Genova - Italia