Beat-Workshop
con Manassas negli Studi di Radio Brema
Germania, 8 giugno 1972
I Manassas sono stati un gruppo rock statunitense
formato da Stephen Stillsnel 1971. Prevalentemente un veicolo per la musica di
Stills, la band pubblicò due album: “Manassas”, del 1972 e “Down the Road” del
1973.
La band si
sciolse nell'ottobre 1973.
I Manassas si
formarono nell'autunno del 1971, dopo il tour di concerti di Stills per
supportare il suo secondo album “Stephen Stills 2” (1971), il suo primo
completato dopo l'acrimonioso scioglimento del 1970 di Crosby, Stills, Nash
& Young (CSNY), e non fu ben accolto dalla critica.
Dopo un
incontro casuale con il cantante/polistrumentista dei Flying Burrito Brothers
Chris Hillman a Cleveland, dove il programma del tour di Stills si incrociava
con quello dei Burritos – una band che, alla fine del 1971, aveva subito
molteplici cambiamenti di personale ed era in difficoltà finanziarie – Stills
vide l'opportunità di cambiare la sua direzione artistica.
Successivamente
contattò Hillman, chiedendogli, insieme al chitarrista dei Burritos Al Perkins
e al violinista Byron Berline, di unirsi a lui a Miami ai Criteria Studios per
suonare. Stills invitò anche diversi membri della sua band in tour (il
batterista Dallas Taylor, il bassista Calvin "Fuzzy" Samuels, il
tastierista Paul Harris e il cantante/percussionista Joe Lala) a suonare alla
sessione.
Inizio col presentare il
pensiero di Martello che sintetizza così il nuovo progetto:
“Il disco comprende nove
tracce di cui una strumentale. I testi si ispirano a racconti di Guy de
Maupassant e di Edgar Allan Poe. Di questi autori sono state scelte le opere
più legate al mistero, al fantastico e alla follia.Il progetto non è teso a realizzare una
trasposizione musicale di lavori letterari. Si tratta piuttosto di una
evocazione di atmosfere e suggestioni influenzate dalla lettura delle opere di questi
autori. La musica è legata alla corrente del “progressive rock”. I brani,
sempre slegati dalla tradizionale forma musicale della canzone, sono
caratterizzati dal largo uso di sequenze melodiche, spesso di largo respiro e
da frequenti momenti contrappuntistici. Numerosi i riferimenti a particolari
forme della musica classica come, ad esempio, il canone. La vocalità si
caratterizza per l’ampia estensione nel registro baritonale. I brani “Ligeia” e
“Prigioniero di visioni” sono cantati da Lino Vairetti, voce solista e
fondatore degli Osanna. Il brano strumentale è un omaggio a Ian Anderson,
storico flautista dei Jethro Tull. Si tratta di una rielaborazione di una
bourrée settecentesca rivisitata secondo lo schema della famosa “Bourée” dei
Jethro Tull.”
Il mistero, il fantastico e la
follia a cui si accenna nell’introduzione si avvertono, quasi a pelle, nel
corso dell’ascolto. Ci sono sufficienti informazioni oggettive, tante da poter
entrare agevolmente all’interno di un progetto molto specifico, che unisce
atmosfere tipiche di un certo prog ad una classicità frutto del DNA dei
musicisti.
L’amore per i Jethro Tull è
palese ma non vincolante, e anche il tributo fornito attraverso uno dei brani
più celebri della Ian Andrson’s band - Bourée - viene completamente
rivisitato, al contrario di quanto accade con chi normalmente propone quel
pezzo, cercando la sovrapposizione assoluta.
Rileggere certe storie del
passato cercando la contaminazione delle opere letterarie dell’800 obbliga
musicisti e ascoltatori ad imboccare un sentiero fatto di elementi acustici, di
situazioni auliche, di sacralità sparsa, e le trame rock si sposano con la
tradizione e la cultura popolare.
“Prigioniero
di visioni” appare la sintesi perfetta del significato di
rock progressivo aggrappato alla tradizione tipicamente italiana, un
mantenimento dei canoni irrinunciabili del genere a cui si aggiunge la
contaminazione folk e melodica, potendo contare su skills strumentistiche di
grande rilievo e sulla padronanza assoluta della “materia”.
Lino Vairetti interviene in un
paio di episodi - “Ligeia” e sulla title track - e, ovviamente,
impreziosisce il disco con il suo timbro vocale e con la sua capacità di
“leggere” le linee guida - non solo in ambito prog -, ma l’album, questo album,
non può essere suddiviso in scomparti sonori ed episodi, giacché il profumo che
rimane alla fine dell’ascolto ha qualcosa di totalizzante, che prescinde il
gradimento della singola traccia.
È questo un disco che si
avvicina particolarmente ai miei personali gusti progressive, con frequenti
cambi di tempo e mood, con la miscela folk- rock che prediligo, con la ricerca
colta non fine a sé stessa ma proiettata verso un messaggio per il quotidiano,
e non viene meno, quindi, l’elemento didascalico e didattico.
Ma non occorre essere un
discepolo del prog per poter assaporare “Prigioniero di visioni”, la
trasversalità mi pare una caratteristica importante del progetto, a patto che
regni la curiosità e l’apertura mentale del fruitore.
Spero a questo punto di aver
incuriosito a sufficienza il lettore, e per i propositi dell’autore e per
l’ascolto dell’album (track by track) rimando al seguente link, consigliando
vivamente la musica di Mauro Martello e Sezione Frenante:
Due uomini, uno giovane e l’altro
anziano, condividevano un appartamento. L’uomo giovane era affezionato al suo
anziano amico ma era ossessionato da uno dei suoi occhi, di un pallido azzurro,
per lui simile a quello di un avvoltoio… Sarà il battiti del cuore della
vittima che il giovane assassino crede di udire a far confessare il delitto in
un travolgente crescendo di emozioni.
Dopo una energica
introduzione, il flauto dà il via ad un canone a tre voci (flauto, chitarra1,
chitarra2) seguito da un ponte che lancia la parte cantata. Dopo uno stop
improvviso viene proposto un nuovo
canone a due voci (pianoforte e flauto) sostenuto armonicamente dal basso. La
chitarra elettrica introduce il basso fino alla riproposizione del tema del
canone iniziale, riproposto ad una sola voce. Un nuovo canone atre voci
(flauto1, chitarra, flauto2) porta alla coda costituita dal tema del primo
canone suonato all’unisono flauto-chitarra.
Una terribile pestilenza, la Morte Rossa, sta devastando una
contrada e il principe Prospero, uomo di
animo felice e temerario, si rende conto che le sue terre sono spopolate (molti sono
morti a causa della pestilenza, oppure sono semplicemente fuggiti per evitare
il contagio). L'uomo allora decide di ritirarsi insieme ad un migliaio di amici
e cortigiani nel suo palazzo, così da evitare di contrarre il morbo.
All'interno dell'edificio gli occupanti trascorrono gioiosamente le giornate,
con danze e giullari. La Morte Rossa troverà comunque il
modo di irrompere nel palazzo e di compiere la sua missione di morte.
L’introduzione
strumentale, caratterizzata da un respiro hard rock, conduce presto ad una
serie di momenti tematici in ritmi composti. Il ritorno dal 4/4 lancia la prima
parte cantata ad un ritmo sostenuto. Segue un momento molto lirico del flauto
sorretto dalla tastiera con archi campionati. La seconda parte cantata, viene
interrotta da un breve tema, caratterizzato da evocazioni ”celtiche” seguito dalla riproposizione del
tema in ritmo composto già
presentato nella prima parte.
Il narratore inizia il suo racconto
sforzandosi di ricordare come e quando conobbe la sua amatissima e defunta
moglie Ligeia, senza però riuscirci. Forse perché sono passati anni, forse
perché il dolore gli ha fiaccato la memoria, o forse ancora perché l'immensa
grazia, la bellezza, l'intelligenza e la straordinaria erudizione della donna
gli sono penetrate nel cuore così nel profondo da dimorarvi in modo così tanto
ignoto e inaccessibile. Alla fine del racconto, come in una visione, come in un
incubo sconvolgente, Ligeia apparirà ancora agli occhi del narratore
Il recitato
iniziale (affidato a Lino Vairetti che canta l’intero brano) si sviluppa nel
tema affidato alla chitarra elettrica in contrappunto con il basso e con
interventi del glockenspiel a colorare la melodia. La prima parte cantata vede
il contrappunto della chitarra acustica che ripete il tema precedentemente e
esposto dalla chitarra elettrica. Il brano procede poi con una citazione dal
Trio op 100 di Franz Schubert, su cui è inserito il canto. Un cambio improvviso
di ritmo sostiene un intervento del flauto che lancia una lirica melodia
eseguita dalla chitarra elettrica. Il breve finale è affidato alla voce.
Durante il
periodo delle grosse nevicate, solamente due persone rimarranno a controllare l’albergo che
rimarrà isolato sulla montagna per molti mesi. Tutto sembra
procedere tranquillo tra il freddo e la monotonia della montagna. Ma ben presto
la permanenza assume dei risvolti molto particolari. Uno dei due uomini
oscirà per una battuta di caccia e non farà più ritorno. L’altro custode,
rimasto solo con il cane vivrà un’esperienza sconvolgente che lo condurrà alla
pazzia.
L’introduzione è
affidata ad un bordone prodotto dalla tastiera, sul quale il flauto esegue
alcuni passaggi che sfociano su un tema strumentale in 7/4 sottolineato da
forti accenti del basso e della batteria. Dopo un passaggio in 6/4, un breve
momento “free” lancia il riff che sostiene il canto. La ripresa del passaggio
in 6/4, questa volta cantato precede la lunga coda strumentale su cui la
chitarra elettrica esegue alcuni momenti tematici che sottolineano il ritmo.
È una
rielaborazione di una bourrée del compositore tedesco Johann Ludwig KREBS
(1713-1780), allievo di J.S.Bach. La bourrée è una antica danza francese
ampiamente diffusa in Europa nel periodo barocco. Questo brano ricalca “Bouree”
di Ian Anderson in una sorta di omaggio alla celebre composizione dei Jethro
Tull.Analogamente alla rielaborazione
di Anderson, IAN’S CRAB BOURRÉE modifica la ritmica del tema, sviluppando una
variazione con degli “stacchi” rockeggianti”, un assolo del basso ed una
ripresa del tema a due flauti.
Un giudice stimato e temuto per la
sua ferrea irreprensibilità, viene attratto dalla folle idea di commettere
omicidi e di incolpare e far condannare innocenti al suo posto.
È il brano più
lineare del disco, caratterizzato da una costante pulsazione ritmica e
dall’alternarsi della melodia cantata con interventi strumentali.
L’incredibile
avventura del protagonista, "un solitario, un sognatore", che viveva
nella sua casa, circondato da cose, ninnoli, mobili, ai quali era affezionato
tanto da sentirli importanti come persone e che una sera mettono in atto una
inspiegabile rivolta e "decidono" di andarsene dalla casa in cui
erano ospiti. Vi torneranno poi, altrettanto misteriosamente.
La melodia introduttiva viene affidata al basso e poi
ripresa dalla chitarra fino ad una sezione rockeggiante che si interrompe per
lasciare spazio alla parte cantata.La
lunga coda è costituita da un riff che sostiene l’intervento melodico del sax
soprano.
È la storia di
una possessione. Non una possessione diabolica, ma il protagonista racconta di
una misteriosa presenza di un essere invisibileche gli vive accanto, beve l’acqua e il latte dal comodino durante la
notte, sfoglia i libri e muove i fiori… Alla fine del racconto il posseduto
darà fuoco alla sua casa con per uccidere l’Horla. Ma questa entità sarà
davvero perita nell’incendio?
Dopo la melodia
sul registro acuto del flauto accompagnato dall’organo, la chitarra ne riprende
la linea tematica, sostenuta dal basso e dalla ritmica. Il sax soprano propone
vari spunti melodici che si interrompono con un pesante melodia sostenuta da
stacchi accordali molto accentati. La parte vocale che segue lascia presto
spazio al pathos del duduk sostenuto dal bordone dell’organo. un tema
“orientale” basato sulla scala minore armonica conduce al riff della coda e al
finale cantato.
È una immaginaria
trasposizione in tempi moderni di Ligeia. Questa donna appare ovunque, ma è solo
un’illusione, un’utopia, un miraggio, un sogno…
È il brano più melodico del disco ed è cantato
da Lino Vairetti. Il tema, quasi lirico, si ripete due volte prima di lasciare
spazio alla parte strumentale che, dopo il cambio di tonalità, vede la chitarra
protagonista che, alla fine, viene affiancata dal sax.
Nato a Mestre, ha
iniziato la sua attività musicale giovanissimo collaborando con vari
musicisti e compagnie teatrali, per le quali ha eseguito musiche di scena
affrontando in questo contesto in particolare il repertorio etnico
internazionale. Si è poi interessato al genere “progressive rock”.
contemporaneamente frequentava il Conservatorio “Benedetto Marcello” di
Venezia dapprima sotto la guida del M° Pasquale Rispoli e, in seguito,
del M°Guido Novello che lo ha seguito fino al diploma in flauto traverso
conseguito nel 1981. Nello stesso Conservatorio ha poi seguito il corso di
perfezionamento.
A partire da 1986 si è
dedicato allo studio della musica barocca e rinascimentale eseguita su
strumenti d’epoca, con particolare attenzione alle composizioni nate nella
prima metà dal 1700. Ha seguito corsi con alcuni tra i più grandi specialisti
del flauto barocco (S. Balestracci, W. Van Hauwe, M. Zimmermann). Il repertorio
solistico di Mauro Martello comprende sonate e concerti di Platti, Telemann,
Hasse, Vivaldi, Marcello, Bach, Haendel, Bon, Locatelli, Mozart oltre a
composizioni della scuola francese del 1700.
Ha poi approfondito lo
studio di diversi strumenti a fiato di diverse culture ed in particolar modo
del duduk armeno seguendo per diversi anni gli stages tenuti dal grande
virtuoso Gevorg Dabaghyan.
Suona di diversi
ensemble di musica antica: Collegium Musicum Venezia, Trio Vaghi accenti, Trio
Veneziano.
Con il gruppo “Sidera
Noctis” ha pubblicato il cd "From Lost Space" che ha ottenuto
lusinghiere recensioni su riviste specializzate.
È componente del gruppo
storico di “progressive rock” Opus Avantra di Donella Del Monaco e Alfredo
Tisocco.
Fa parte del
"Lincoln Quartet", una formazione che propone in live il repertorio
dei Jethro Tull di Ian Anderson, il grande virtuoso del flauto rock. Il gruppo
si esibisce spesso con Clive Bunker, batterista storico dei Jethro Tull.
Dal 1995 è animatore e
arrangiatore del gruppo musicale giovanile I FLAUTI DI SAN MARCO.
Nel 2003 ha curato, per
una produzione del Teatro La Fenice di Venezia, il coro di voci bianche
per l’allestimento de “L’Opera delle Filastrocche” composta da Virginio Savona
che è andata in scena in diverse repliche al PalaFenice di Venezia.
Nel’autunno 2005 ha
partecipato alla tournèe “Lontano dal mondo” che ha avuto repliche in alcuni dei
più importanti teatri del nord Italia ("La Pergola" di Firenze,
"Carignano" di Torino, "Carcano" di Milano, "Sociale"
di Mantova, "Duse" di Genova, "Embassy" di
Treviso, "Nuovo" di Verona, Comunale di Belluno,
"Donizetti" di Bergamo, "Arena del sole" di Bologna, Teatro
di Varese, Teatro "Grande" di Brescia). Lo spettacolo, scritto
da Marco Goldin e organizzato da "Linea d'ombra", è stato organizzato
per promuovere la grande mostra su Gauguin e Van Gogh allestita a Brescia tra
ottobre 2005 e marzo 2006 e che è stata visitata da oltre 541.000 persone.
Ha tenuto concerti e
registrazioni discografiche anche con importanti esponenti del "pop"
italiano (Tosca, Antonella Ruggiero), del "progressive" storico
(Osanna, Jenny Sorrenti, Aldo Tagliapietra, Alberto Radius) e della canzone
d'autore (Massimo Bubola). Per Aldo Tagliapietra ha registrato con il flauto e
il duduk il brano “Radici” dall’album Invisibili Realtà.
Nell'autunno 2006 ha
partecipato alla prima esecuzione assoluta di "Em/Pyre" di Elliott Sharp
nell'ambito della Biennale di Venezia.
Nel 2008 ha realizzato
la riduzione teatrale del romanzo di Antonia Arslan "La masseria delle
allodole" con l'attore Sandro Buzzatti. Per questo spettacolo ha curato
anche le musiche di scena, composte da Avedis Nazarian, che ha eseguito al
duduk e allo shvi con i musicisti Anna Campagnaro (violoncello) e Gabriele
Bruzzolo (percussioni).
Nell'autunno del 2011 ha
partecipato, nel ruolo di flautista e compositore, al tour "Van Gogh e il
viaggio di Gauguin" con il critico e storico dell'Arte Marco Goldin, il
fisarmonicista Renzo Ruggieri e il violoncellista Piero Salvatori. Nel corso
del tour è stato accompagnato anche dalle orchestre "Filarmonia
Veneta" e "Alighieri" di Marina di Ravenna. Lo spettacolo è
andato in scena a Milano (Teatro Carcano), Verona (Teatro Nuovo), Genova
(Teatro Stabile), Venezia (Teatro Santa Margherita), Rimini (Nuovo Palazzo dei
Congressi), San Marino (Teatro Titano), Bologna (Arena del Sole), Torino
(Teatro Nuovo), Genova (Palazzo Ducale) Milano (Palazzo Clerici)
Sempre in veste di
solista e compositore ha partecipato ad altri tour teatrali per Linea
d'ombra, nei più importanti teatri del nord Italia, nel 2013, 2014 e 2016.
È uscito,
nell'ottobre 2015 il disco "Sul punto di essere altrove", con 16
suoi brani originali.
Nell'autunno 2016 ha
portato in scena, nei ruoli di attore e strumentista e compositore, lo
spettacolo teatrale "Lectio Brevis" (Quadri satirici sulla scuola
italiana) su testo di Enrico Busani (tratto dal libro "Santi, docenti e
vaffa) e regia di Chiara Borgonovi.
Ha partecipato, come
ospite flautista, alla registrazione del cd Live degli Osanna "Pape Satàn
Aleppe" pubblicato e distribuito dal 18 novembre 2016. Con la stessa
formazione ha partecipato alla registrazione dell’album “Il diedro del
Mediterraneo”.
Dal 2022 entra a far
parte della band “Sezione Frenante”. Con questa realizza il cd “Prigioniero di
Visioni” di cui compone musiche, testi e arrangiamenti. Il lavoro esce
nell’ottobre 2022 e vede la partecipazione di Lino Vairetti (Osanna).
Nella sua
carriera ha tenuto migliaia di concerti come solista e in formazioni da camera
in Italia e all’estero (USA, Germania, Svizzera, Austria, Slovenia, Belgio,
Francia, Romania, Giappone).
Si è esibito come
flautista in alcune trasmissioni televisive delle tre reti RAI.
Ha al suo attivo decine
pubblicazioni discografiche alle quali ha partecipato in veste di solista e in
formazioni cameristiche.
Inizia
l’attività di musicista nel 1969 con gruppi dilettantistici come i “Coralli” e
gli “Esclusiva”, nel 1971, assieme a Sandro Zane (tastierista del “Mucchio”), è
fondatore degli “Agrestis Limax”; nel 1972 sempre con Sandro Zane nasce il
“Placido Anselmo”. Per migliorare la sua tecnica frequenta la scuola jazz Dizzy
Gillespie con Stefano Olivato come maestro. Nel novembre 1991 entra nel
gruppo rock “Leader Ship”. Dal 1995 suona per alcuni anni con “Tony Pagliuca
Class” (ex tastierista de “Le Orme”); nel 1998 partecipa a numerose
manifestazioni con la band “Skoblar Experience”. All’Arsenale di Venezia suona
con “Le Orme”, “Delirium”, “Batistococo” e “Camerini”. Nel 1998 realizza con i
“Box 23” un demo soul. Dopo un periodo blues con i “Nero Wolf” approda alla
Sezione Frenante.
CASAGRANDE ALESSANDRO – batteria,
percussioni
Inizia a
suonare la chitarra a 12 anni, a 14 forma la prima band le “Nuove Dimensioni”
in veste di bassista e cantante. All’età di 15 anni decide di dedicarsi alla
batteria. Dopo un intenso periodo di attività con la Sezione Frenante, nel
1978 viene chiamato dall’orchestra di Luciano Minghetti. Insieme a Luciano
Degli Alimari e Leo Bosso fonda i “Leader Ship” (tributo ai Deep Purple),
nel contempo continua la sua intensa attività di aggiornamento e studio con il
maestro Antonio Marota. Nel 2002 collabora con Aldo Tagliapietra,
noto rappresentante del progressive italiano. Negli ultimi anni, fra le
numerose altre collaborazioni, suona con gli “Skeen Deep”, gli “Uragani” e i
“Vintage 30” di Ricky Portera, storico chitarrista di Lucio Dalla. Oggi si presenta
come batterista della Sezione Frenante.
DEGLI ALIMARI LUCIANO – voce
Inizia la sua
carriera di cantante con la Sezione Frenante a metà anni ‘70, sciolto il gruppo
prosegue la sua attività con i “Leader Ship” (tributo ai Deep Purple), nel
frattempo non trascura la preparazione musicale dedicandosi allo studio del
canto lirico con importanti maestri. Le nuove capacità gli permettono di
esibirsi come baritono in opere e concerti lirici. Durante questo periodo
continua il sodalizio con i “Leader Ship”; nel 2008 entra a far parte di
“Asiaband” (tributo ai Nomadi). In tempi recenti prende parte al mondo del
musical con la compagnia “Teatro In Musica”; con “Veniceforarts” partecipa al
musical “Il Veneziano Casanova Night Musical”. Con i “Castellani” ed i “Soolune”
si esibisce anche nelle orchestre spettacolo. Nel 2013 torna con la Sezione
Frenante.
DE MARCHI MIRCO – tastiere, cori
Si avvicina
alla musica frequentando Doriano Mestriner e Alessandro Casagrande, amici
d’infanzia. Dopo l’iniziale approccio con la chitarra, non sentendosi
soddisfatto, si impegna nello studio delle tastiere, prima come autodidatta, in
seguito frequentando una scuola. A metà degli anni ‘70 è tra i fondatori del
gruppo “Le Nuove Dimensioni”, che poco dopo assume una nuova identità, quella
di Sezione Frenante. Il gruppo dopo qualche anno di intensa attività si
scioglie e i componenti intraprendono strade artistiche diverse. Nel 2002, dopo
un lungo periodo di inattività musicale, riprende a suonare con gli “Amigos
Band” (tributo a Carlos Santana) partecipando a numerosi concerti ed
esibizioni. Nel 2006 ritorna con la Sezione Frenante.
MARTELLO MAURO – flauto, sax, duduk
armeno
Dopo aver
militato da giovanissimo nelle “prog” bands negli anni ’70, ha conseguito il
diploma in flauto presso il Conservatorio di Venezia. Si è poi dedicato alla
musica classica specializzandosi nell’esecuzione della musica barocca su
strumenti d’epoca. Con questo repertorio ha tenuto centinaia di concerti
realizzando anche numerose registrazioni discografiche. A partire dal nuovo
millennio è tornato a dedicarsi al suo primo amore musicale: il “progressive
rock”, entrando a far parte del gruppo storico Opus Avantra e partecipando a
pubblicazioni discografiche con altri protagonisti del “prog” (A. Tagliapietra,
Osanna, ecc.). Ha tenuto concerti in Europa, USA e Giappone. Come compositore
ha scritto per lavori teatrali e cinematografici e ha prodotto due album
di musica originale.
ZULLO ANTONIO – chitarre, flauto dolce,
cori
Ricorda il
piacere che suscitava in lui il suono della vecchia Eko acustica del padre.
Questo è stato certamente l’impulso che lo ha spinto ad intraprendere lezioni
di chitarra classica all’età di 8 anni. Con il tempo l’interesse per lo
strumento aumenta, scopre il rock, in particolare l’hard rock e il progressive
rock degli anni ‘70. Si appassiona a tal punto alla cultura di quegli anni da
diventare una vera e propria filosofia di vita. La prima esperienza prende
vita nel 2000 con i “Green Welwyn”, maturata negli anni attraverso numerosi
concerti e manifestazioni. Dal 2005 al 2010 la collaborazione, soprattutto in
studio di registrazione, con il cantautore Francesco Scarpa. Nel 2011 il
ritorno alle origini con i “4Symbols” (tributo ai Led Zeppelin). Dal 2013 è
chitarrista della Sezione Frenante.
The Hollies è stato un gruppo musicale inglese fondato
agli inizi degli anni Sessanta.
Con un repertorio
costituito prevalentemente da canzoni di musica beat e pop rock ottennero un notevole successo commerciale, specialmente fino agli anni Settanta, quando portarono ai primi posti delle classifiche di vendita della Gran Bretagna
diversi dischi singoli.
Minore successo ebbero negli Stati Uniti e negli altri paesi del mercato discografico europeo,
anche se contribuirono a creare la cosiddetta British Invasion. Nel 1967
parteciparono al Festival di Sanremo in coppia con Mino Reitano con la canzone
"Non prego per me", di Battisti e Mogol.
Il gruppo fu fondato da Allan Clarke, Tony Hicks e Graham Nash.
Successivamente Nash,
in seguito a disaccordi sulla linea musicale che il complesso intendeva
seguire, emigrò negli Stati Uniti, iniziando una brillante carriera
solista, partecipando inoltre al supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young.
Dalla loro fondazione
gli Hollies cambiarono più volte i componenti del gruppo.
A metà degli anni Settanta
alcuni dei dischi, tra cui “Hollies”, furono affidati alla produzione di Alan
Parsons.
Nel loro repertorio
figurano diverse cover da canzoni di Bob Dylan eseguite in chiave pop con un
nuovo arrangiamento, spesso arricchito da sezione di fiati e violini, fra cui “Blowin'
in the Wind” e “My Back Pages”.
Si consiglia l’ascolto
di tutto il repertorio del gruppo di Manchester, senza tralasciare nulla degli
anni ’60.
The Warriors, band conosciuta anche come The Electric
Warriors, è stato un gruppo rock 'n' roll britannico ispirato ai Beatles
dei primi anni 1960.
Registrarono alcuni
singoli con la Decca Records, ma sono ricordati principalmente perché molti dei
suoi membri (in particolare Jon Anderson) in seguito diventarono musicisti di
successo nella scena rock progressivo britannica del 1970.
La formazione
comprendeva Jon Anderson (in seguito cantante degli Yes) alla
voce, il fratello di Jon Tony Anderson (in seguito membro dei Los
Bravos) alla voce, Brian Chatton alle tastiere (che in seguito si
sarebbe unito a Phil Collins e Ronnie Caryl per formare i Flaming Youth
e successivamente si unì all'ex-The Nice Lee Jackson a Jackson Heights), Ian
Wallace (in seguito batterista dei King Crimson e Bob Dylan)
alla batteriae David Foster (più
tardi nei Badger con l'ex tastierista degli Yes Tony Kaye) al basso, così come i
due chitarristi, Rod Hill e Mike Brereton.
I Warriors
suonarono in diversi locali in Inghilterra, tra cui il Cavern Club di
Liverpool, facendo principalmente cover del repertorio dei primi Beatles come
"I'm Down" e "She's a Woman". Nel 1964
registrarono due singoli per la Decca: "You Came Along" e
"Don't Make Me Blue", entrambi prodotti da Ivor Raymonde. Apparvero
anche in un film del 1964 intitolato Just for You, e hanno contribuito
alla colonna sonora del film con la canzone "Don't Make Me Blue".
Una
performance live dei Warriors del 1965 è stata pubblicata su CD con il titolo Bolton
Club 65 (disponibile sul sito web di David Foster). Un'altra versione dello
stesso CD è distribuita anche con il titolo Warriors 65.
Anderson e
Foster continuarono a scrivere insieme in altre occasioni, contribuendo con due
tracce al secondo album degli Yes, Time and a Word: "Sweet
Dreams" e "Time and a Word".
I Tages furono una Folk Rock band formatasi nei
primi anni Sessanta vicino a Göteborg, in Svezia.
Nati
nell'estate del 1963 come Tages Skiffle-Group, l’ensemble comprendeva cinque
giovani adolescenti nella fascia di età compresa tra i 16 e i 17 anni.
Il 17 agosto
1964 vinsero un concorso pop ("West Coast Beatles", organizzato da
GT, il primo premio fu un viaggio a Londra): all'inizio di quell'anno il gruppo
aveva cambiato il nome in Tages e in ottobre pubblicarono il singolo Sleep
Little Girl, che divenne un successo e finì nella Top Ten.
Seguirono
diversi singoli di successo, tra cui, I Should Be Glad, Don't Turn Your
Back, The One For You, So Many Girls, I'll Be Doggone, In My Dreams e
Miss Mac Baren.
Every
Raindrop Means A Lot fu il primo singolo di ispirazione
psichedelica del gruppo e fu rilasciato all'inizio del 1967.
Nel novembre
dello stesso anno i Tages pubblicarono l'LP Tages - Studio. L'album
negli ultimi anni è salito in cima alle varie set list dedicate all’epoca.
Nella
primavera del 1968 i Tages entrarono nella Top Ten per l'ultima volta, con There's
a Blind Man Playing Fiddle in the Street.
Il 31 agosto
1968 Tommy Blom decise di lasciare il gruppo. Gli altri membri della band
volevano continuare e nel giugno 1969 cambiarono il nome in Blond, che condusse
all'album Blond - The Lilac Years.
The Creationè stato un gruppo rock inglese
formatosi nel 1966. Le loro canzoni più conosciute sono "Making Time",
che è stata una delle prime canzoni rock a presentare una chitarra suonata con
un arco, e "Painter Man", entrata nella Top 40 nella UK
Singles Chart alla fine del 1966 raggiungendo il numero 8 nella classifica
tedesca nell'aprile 1967. Fu successivamente reinterpretata dai Boney M nel
1979 e raggiunse la posizione numero 10 nella classifica britannica.
"Making Time" è stato utilizzato nel film Rushmore.
Il gruppo era inizialmente composto
da Kenny Pickett (voce), Eddie Phillips (chitarra solista), Mick
Thompson (chitarra ritmica), Bob Garner (basso) e Jack Jones (batteria).
I primi quattro erano stati componenti del gruppo Mark Four, accompagnati da
John Dalton che lasciò il progetto per entrare a far parte dei The Kinks. Bob
Garner aveva fatto parte in precedenza della Tony Sheridan Band.
Il loro stile, come molte altre band
dell'epoca di chiara ispirazione mod, era inizialmente simile a quello dei The
Kinks e dei The Who, ma in seguito svilupparono un suono prog/psichedelico
tipico della metà degli anni ‘60. Una caratteristica del chitarrista Eddie Phillips
era l'uso di una specie di arco di violino che utilizzava spesso negli assoli e
in generale per produrre un suono molto distorto, caratteristico della band.
Alla fine del 1966, Bob Garner lascio
la band e fu sostituito da Kim Gardner. Nel marzo 1968 anche Pickett se
ne andò e fu sostituito da Ron Wood. Entrambi i nuovi membri avevano
fatto parte dei The Birds. Pickett ritornò poco tempo dopo, creando qualche
scompiglio all'interno della band. A breve I The Creation si sciolsero. Pickett
continuò come compositore per il loro produttore statunitense Shel Talmy, oltre
a lavorare come road manager in America per i Led Zeppelin, Ron Wood si unì ai
The Faces, Gardner co-formò Ashton, Gardner & Dyke e diventò più tardi
membro dei Badger, Jones divenne un cantante cabarettistico. Pickett e Phillips
scrissero in più tardi la hit "Teacher Teacher" per i Rockpile.
I Creation si riformarono a metà anni
Ottanta con Phillips, Pickett, Dalton, e Mick Avory (batteria, ex The Kinks).
Pickett morì a causa di un attacco cardiaco il 10 gennaio 1997. Il gruppo
riunito continuò a viaggiare in tour, con vari cambi di formazione.
Suonarono
per la prima volta negli Stati Uniti nell'ultima edizione di Cavestomp nel
novembre del 2001.
Discografia
1967
- We are Paintermen
1975
- Creation
1982
- The Mark Four/ The Creation
1994
- Painter Man
2004
- Psychedelic Rose: The Great Lost Creation Album