giovedì 26 dicembre 2019

"Accadde a Buckannon": un racconto di Athos Enrile



ACCADDE A BUCKHANNON

Perché Ryan non riesce a prendere sonno? Cosa turba la sua invidiabile situazione personale? Che cosa mina la sua tranquillità? È una notte come tante, eppure addormentarsi appare arduo. E in quelle poche ore di buio assoluto una luce intensa, ma localizzata, illumina i suoi pensieri e lo riporta al passato, a un’adolescenza serena vissuta in simbiosi con la compagna della vita, ad un percorso quasi banale, caratterizzato da scelte istintive e comportamenti esageratamente maturi, frutto di corrette educazioni e tanta fortuna.
L’autore crea un parallelismo tra sé e il protagonista, proponendo una visione di vita che è il frutto di esperienza personale, di attimi vissuti intensamente, di “felice mediocrità”, di convinzioni radicate utili a disegnare uno dei possibili atteggiamenti da adottare al cospetto delle difficoltà che si trova ad affrontare chi decide di dare seguito al proprio nucleo familiare. E la necessità di analisi e di bilancio arriva improvvisa, magari di notte, quando il buio e la solitudine rendono elefante la formica. Ma la luce del giorno metterà ogni cosa al suo posto, e la paura dell’ignoto lascerà spazio alla certezza del conosciuto, ristabilendo le giuste proporzioni.
Sullo sfondo l’amata America, testimoniata, anche, da foto originali, alcune delle quali utili per lo sviluppo del racconto.
E poi la musica, quella vissuta in prima persona, sognata, suonata, condivisa, con un punto di partenza… Woodstock! Un viaggio a lieto fine.


Athos Enrile

Da sempre immerso nella musica, coltiva la passione per la scrittura, privilegiando l’attività di commentatore di nuovi album e concerti, con un’attenzione particolare al contatto diretto con gli artisti attraverso interviste mirate. Gestore di numerosi spazi in rete e collaboratore con diverse riviste specializzate, è coautore del libro “Cosa resterà di me” e autore di “Le ali della musica”. Appassionato di strumenti, ha avuto la possibilità di condividere pillole di palco con leggende del rock e di partecipare come ospite ad un album in qualità di mandolinista… elettrico! Presentatore in numerosi eventi, conduttore in molteplici presentazioni, condivide orgogliosamente con i compagni di viaggio di MusicArTeam (associazione di cui è presidente) il web magazine MAT2020.


mercoledì 25 dicembre 2019

“2° ART IN PROGRESS EVENT TOUR in memoria di GREG LAKE“: il resoconto


Il 21 dicembre sono stato testimone di un evento straordinario, in uno scenario affascinante, nel periodo più coinvolgente dell’anno, questo per dire come gli ingredienti basici per la creazione di qualcosa da ricordare fossero tutti presenti.
La denominazione della manifestazione era la seguente:

“2° ART IN PROGRESS EVENT TOUR in memoria di GREG LAKE“

…prosecuzione ideale di quanto inventato da Paola Tagliaferro a Zoagli, nel 2017, in totale accordo con la Madrina Regina Lake.

Col passare del tempo a Regina si è unita parte della famiglia Emerson, e per la seconda volta nell’arco di pochi mesi abbiamo rivisto e ascoltato Ethan Emerson in concerto - giovanissimo nipote di Keith -, Aaron Emerson - figlio di Keith - accompagnato dall’intera famiglia, e a chiudere il cerchio Elinor, ovvero la signora Emerson. 

Ciò che cercherò di fare non sarà il solito commento ad un concerto, con l’idea di sviscerare aspetti tecnici, ma mi limiterò al ruolo di mero cronista, aiutato da spezzoni video e da alcune fotografie catturate dal fotografo Angelo Ciani. Quello che mi preme evidenziare nel racconto è l’atmosfera in cui si è svolta una kermesse di alto profilo culturale, variegata, condivisa, espressione massima di un lavoro di squadra riuscito.

Certo che Didi Pasini Ciriani, appassionata di ELP, nell’occasione deus ex machina e motore della pianificazione, avrebbe potuto eliminare la pioggia… magari far splendere il sole e permettere una visita alle fortificazioni venete e napoleoniche della “città stellata”, ma a pensarci bene anche le condizioni atmosferiche erano parte del progetto… perché anche il Natale richiede un profilo adatto!

Ho citato Didi che, in collaborazione con il Comune di Palmanova, l’Accademia Musicale e la OWL Records, ha reso possibile momenti che difficilmente verranno dimenticati dai presenti, ma nel corso dell’articolo proverò a citare tutti quelli che hanno contribuito, nomi non necessariamente legati al mondo della musica, ma fondamentali per l’esito finale.

Il primo atto ufficiale della giornata prevedeva la presentazione in Comune di un libro appena uscito, “Emotion, Love & Power - L’epopea degli Emerson, Lake & Palmer” (Edition Chinaski), scritto da Fabio Rossi. Fabio è romano, e ha approfittato della trasferta per accumulare molteplici presentazioni e punti di incontro, tutti con notevole successo.
Un po’ di emozione nel proporsi ad un pubblico che prevedeva in prima fila le famiglie Lake/Emerson, ma il gioco domanda/risposta, intercalato dalla traduzione in inglese di Alexandra Siminica, ha funzionato ed è risultato efficace.

Per chi volesse approfondire e comprendere nel dettaglio il pensiero di Rossi, rimando alla nostra intervista di un mese fa:


Un breve frammento della presentazione:


A seguire un incontro interessantissimo denominato:

“Nulla muore, tutto si trasforma” - La filiera del legno del Friuli Venezia Giulia
Dalla distruzione delle foreste alla rinascita del legno in nuove opere.

Davanti ad un pubblico che via via aumentava il proprio interesse, Emanuele Bonora -rappresentante assessore foreste Friuli Venezia Giulia - ha guidato e incanalato le esperienze del Dott. “boscaiolo” Agostino Michielin - propositore di un parallelo interessante tra il legno dei suoi boschi e il vinile -, lo chef  Stefano Basello - che prima a parole e successivamente con i fatti ha dato dimostrazione della sua geniale intuizione per far rivivere i boschi distrutti dal maltempo dello scorso ottobre nella zona della Carnia e Sappada, creare delle pagnotte di pane a partire dalla corteccia di abete -, e Walter Buiatti - imprenditore nel campo del legno (in particolare calzature) in un’azienda che ha più di cento anni (BUIATTI) - che ha messo in mostra le sue skills di stampo artigianale costruendo una chitarra semi-acustica ricavata da un pezzo unico di legno, strumento regalato ad una entusiasta Paola Tagliaferro. Anche di questa “consegna”, e di un conseguente test, esistono tracce video:


Saltiamo le convivali libagioni e gli atti personali pomeridiani e trasferiamoci direttamente al fantastico Teatro Modena, che alla fine risulterà gremito.

C’è eccitazione nell’aria e il primo a salire sul palco per il suo concerto al pianoforte a coda Steinway & Sons sarà il piccolo Ethan Emerson.

Vorrei soffermarmi un attimo sul pianoforte, perché ho avuto la possibilità di conoscere un grande professionista di cui parlerò prossimamente in modo esaustivo.
Nella visita pomeridiana al teatro ero stato colpito da un “signore” che, incurante del contorno, diligentemente operava sul pianoforte, accorgimenti tecnici che mi hanno riportato alle considerazioni di Gianni Nocenzi captate nel mese di agosto, legate alle difficoltà che si trova ad affrontare un pianista quando si ritrova sul palco con uno strumento che non ha ricevuto adeguata manutenzione dopo il trasporto. Non è certo il caso di Lorenzo Cerneaz, che ho ritrovato al mio fianco nel corso della cena, e che presto interrogherò a dovere!

Lo spettacolo ha inizio e, con l’aiuto della traduttrice Silvia Rota, Regina Lake e Elinor Emerson salgono on stage, presentate da Paola Tagliaferro, con la complicità di Didi Pasini e il sindaco di Palmanova Francesco Martines, già presente in occasione degli eventi mattutini.


E arriva il momento di Ethan Emerson che si presenta molto emozionato, come è giusto che sia.
Ecco la scaletta della sua esibizione…


Ethan delizia il pubblico con il suo talento, dedicando al nonno e alla nonna alcuni episodi specifici, con un modus operandi da concertista, composto ed elegante.
Anche per lui propongo pillole video, in modo che ogni lettore possa farsi la propria idea.
La mia considerazione, presentata anche sul palco, è che sia un vero piacere vedere un giovane focalizzato su una musica così particolare, e la speranza è che passione e talento - elementi certamente fondamentali, che Ethan possiede - siano accompagnati nel tempo da una buona dose di fortuna e da una non eccessiva pressione che un cognome altisonante potrebbe generare.


Dopo Ethan la sorpresa, almeno per chi è rimasto rigorosamente legato alla locandina di presentazione.

Sale infatti sul palco Aaron Emerson per un brano che è un suo rifacimento di “Fanfare for the Common Man”. Simpatico siparietto iniziale per un Aaron che si dimostra a proprio agio davanti al pubblico, e anche questa esibizione è disponibile per la visione:


Aaron ricorda nello sguardo Keith, e mentre le sue sagge note si diffondono nell’aria il pensiero vola a ciò che è stato, e a che cosa persone previlegiate - e “antiche” - come me hanno avuto la possibilità di vivere in campo musicale.

Seconda parte di serata dedicata alla musica di Paola Tagliaferro e La Compagnia dell’Es, ensemble a cui si è aggiunto nell’occasione il grande percussionista autoctono Umberto Trombetta “Gandhi”. Il resto dei musicisti è consolidato: Pier Gonella alla chitarra, Giulia Ermirio alla viola, Andrea Zanzottera al pianoforte e gli Enten Hitti (Gino Ape e Pierangelo Pandiscia) a oboe e liuto.
La definirei una band pazzesca, variegata, capace di calarsi in ogni possibile spartito e genere che, come sempre, ha fornito il tappeto musicale migliore per l’arte particolare di Paola Tagliaferro.
Il loro set prevedeva due diversi programmi, il primo dedicato a parte dell’album “fabulae”, ed il secondo focalizzato sulla figura compositiva di Greg Lake, e quindi sulle sue ballate.
La sequenza dei brani...


Due parole sul progetto di Paola Tagliaferro, titolare di un contenitore dinamico, costituito da salde fondamenta ma capace di accogliere l’arrivo di nuovi artisti in grado di mettere a disposizione skills di prim'ordine, mettendo del proprio, ovviamente, ma seguendo il copione disegnato in ogni minimo dettaglio da Paola, vero artefice di un’idea di musica che appare difficile inserire in un genere ufficialmente riconosciuto. Non solo tecnica e idee, ma la proposizione di trame musicali che, afferrando frammenti di disparate culture, sorpassa il tradizionale concetto di musica, trasformando l’arte in cibo per mente e anima.
Spero che il sunto a seguire possa aiutare ad afferrare ciò che il pubblico ha vissuto durante la performance:


Non poteva mancare un brano tipicamente legato al Natale, e viene richiesta la presenza al piano di Ethan che, assieme a Paola & friends propone “I Believe in Father Christmas”, perfetta fermatura del cerchio.


Difficile descrive in modo totale un’esperienza simile, che trascende la musica, che diventa veicolo per favorire e incrementare relazioni umane positive, e la serenità era palpabile tra le anime presenti.

Un grande lavoro di squadra, quello che porta risultato solo quando esiste piena condivisione, sapendo che dietro ai nomi più conosciuti si celano spesso dei veri registi che lavorano nella retroguardia e che vorrei citare, affiancandoli a quelli già sottolineati.
Hanno avuto ruolo importante un altro fotografo, Ricky Modena… la Responsabile della Cultura del Comune di Palmanova Gabriella Del Frate, Il Responsabile della Comunicazione del Comune Palmanova, Massimiliano Cao… e per quanto riguarda grafica e poster la Legatoria Ciani e Ivan Olivo.

Un preludio al Natale da sogno!



"2nd ART IN PROGRESS EVENT TOUR in memory of GREG LAKE": the report


On December 21st I witnessed an extraordinary event, in a fascinating scenario, in the most engaging time of the year, this to say how the basic ingredients for creating something to remember were all present.

The name of the event was as follows:

“2° ART IN PROGRESS EVENT TOUR in memoria di GREG LAKE“

... ideal continuation of what was started by Paola Tagliaferro in Zoagli, in 2017, in total agreement with the Patron Regina Lake.

At the second Event Regina was accompanied by her Friend Elinor Emerson, Mrs. Keith Emerson and her young Family: Ethan Emerson, grandson of Keith and Aaron, son of Keith and father of Ethan, performed at this Event. 

What I will try to do will not be the usual commentary at a concert, with the idea of unravelling technical aspects, but I will limit myself to the role of mere chronicler, helped by video clips and some photographs captured by photographer Angelo Ciani. What I would like to highlight in the story is the atmosphere in which a high-profile cultural event took place, varied, shared, the maximum expression of successful teamwork.

Of course, Didi Pasini Ciriani, passionate about ELP, on the occasion of deus ex machina and engine of planning, could have eliminated the rain... maybe let the sun shine and allow a visit to the Venetian and Napoleonic fortifications of the "starry city", but thinking about it also the weather conditions were part of the project... because Even Christmas requires a suitable profile!

I quoted Didi who, in collaboration with the City of Palmanova, the Music Academy and OWL Records, has made possible moments that are unlikely to be forgotten by those present, but in the course of the article I will try to mention all those who contributed, names not necessarily related to the world of music, but fundamental to the final outcome.

The first official act of the day included the presentation in Common of a newly released book, "Emotion, Love & Power - The Epic of Emerson, Lake & Palmer" (Edition Chinaski), written by Fabio Rossi. Fabio is Roman, and took advantage of the trip to accumulate multiple presentations and meeting points, all with considerable success.
A bit of excitement in proposing to an audience that included the Lake/Emerson families in the front row, but the question/answer game, interspersed with the English translation of Alexandra Siminica, worked and was effective.

For those who want to deepen and understand in detail Rossi's thinking, I refer to our interview a month ago:



A brief snippet of the presentation:


Following a very interesting meeting called:

"Nothing dies, everything is transformed" - The wood supply chain of Friuli Venezia Giulia
From the destruction of forests to the rebirth of wood in new works.


In front of an audience that gradually increased their interest, Emanuele Bonora - representative of forest councillor Friuli Venezia Giulia - exposed and  the experiences of Dr. "lumberjack" Agostino Michielin - for of an interesting parallel between the wood of its woods and the vinyl -, the chef Stefano Basello - who first in words and later with the facts showed his brilliant intuition to revive the woods destroyed by last October's bad weather in the carnia and Sappada area, create loaves of bread from the fir bark - and Walter Buiatti - an wood entrepreneur in a company that is more than a hundred years old (BUIATTI) - who showed off his handcrafted skills by building a semi-acoustic guitar made from a unique piece of wood, an instrument given to an enthusiastic Paola Tagliaferro. Even of this "delivery", and a consequent test, there are video traces:


Let's skip the libations and the afternoon personal acts and move directly to the fantastic Teatro Modena, which will eventually be packed.

There is excitement in the air and the first to take the stage for his Steinway & Sons grand piano concert will be young Ethan Emerson.

I would like to pause for a moment on the piano, because I had the opportunity to meet a great professional, which I will talk about in a very short time.
In the afternoon visit to the theatre I had been struck by a "sir" who, regardless of the contour, diligently operated on the piano, technical tricks that brought me back to the considerations of Gianni Nocenzi - big italian pianist - picked up in August, related to the difficulty that a pianist faces when he finds himself on stage with an instrument that has not received adequate maintenance after transport. This is certainly not the case with Lorenzo Cerneaz, who I found by my side during the dinner, and which I will soon question properly!

The show begins and, with the help of translator Silvia Rota, Regina Lake and Elinor Emerson go on stage, presented by Paola Tagliaferro, accompanied by Didy Pasini and the Major of Palmanova, Francesco Martines, already present at the event in the Morning. 


And here comes the moment of Ethan Emerson who looks very excited, as it should be.


Here's the tracklist for his performance...


Ethan delights the audience with his talent, dedicating to his grandfather and grandmother some specific episodes, with a modus operandi of concert pianist, composed and elegant.
For him too I propose video pills, so that every reader can form his own opinion.
My consideration, also presented on stage, is that it is a real pleasure to see a young man focused on such a particular music, and the hope is that passion and talent - elements certainly fundamental, which Ethan possesses - are accompanied over time by a good dose of luck and not too much pressure that a high profile surname could generate.


After Ethan the surprise... Aaron Emerson takes the stage for a song that is a remake of "Fanfare for the Common Man". Cute initial curtain for an Aaron who is comfortable in front of the audience, and also this performance is also available for viewing:


Aaron remembers Keith in his gaze, and as his wise notes spread in the air, thought flies over what has been and what lucky people like me have had the opportunity to live in the field of music.

Second part of the evening dedicated to the music of Paola Tagliaferro and La Compagnia dell’ES, an ensemble to which was added on the occasion the great indigenous percussionist Umberto Trombetta "Gandhi". The rest of the musicians are well-established: Pier Gonella on guitar, Giulia Ermirio on viola, Andrea Zanzottera on piano and Enten Hitti (Gino Ape and Pierangelo Pandiscia) in oboe and lute.

I would call it an extraordinary band, able to enter every possible score and genre which, as always, provided the best musical carpet for the particular art of Paola Tagliaferro.

Their set included two different programs, the first dedicated to part of the album "fabulae", and the second focused on the compositional figure of Greg Lake, so on his ballads.

The sequence of songs...


Two words about the project of Paola Tagliaferro, originator of a dynamic project consisting of solid foundations but able to welcome the arrival of new artists able to make available first-rate skills, putting their own, of course, but following the script drawn in every detail by Paola, true creator of an idea of music that seems difficult to insert into an officially recognized genre. Not only technique and ideas, but the proposition of musical plots that, grasping fragments of disparate cultures, surpasses the traditional concept of music, transforming art into food by mind and soul.

I hope that the summary to follow can help to grasp what the audience experienced during the performance:


A song typically related to Christmas could not be missed, and come up on stage Ethan who, together with Paola & friends performed "I Believe in Father Christmas", that completes the Circle perfectly.


Difficult to describe in so many words a similar experience, which transcends music, which becomes a vehicle to foster and increase positive human relationships, and the serenity was palpable among the souls present.

A great teamwork delivers results because of full cooperation and because of the well known names that direct from behind the scenes. I would like to mention them here , alongside the ones I have already credited.

Another photographer, Ricky Modena, played an important role... The Head of Culture of the City of Palmanova Gabriella Del Frate, The Head of Communication of the Palmanova Municipality, Massimiliano Cao... and as for graphics and posters, the Legatoria Ciani and Ivan Olivo.

A prelude to a dream Christmas!



martedì 10 dicembre 2019

Luca Olmeda - PENSIERINMUSICA


Luca Olmeda propone la sua poesia nel nuovo libro PENSIERINMUSICA, ottanta episodi collegati da un fil rouge - il topic "donna" - che trasforma il tutto in un concept book fatto di inediti e di versi già pubblicati.

Genovese, poeta da sempre, dotato di una sensibilità non comune, Olmeda mette al centro di questo suo nuovo progetto l’elemento femminile, avendo cura di toccare ogni aspetto che lo riguarda, dal primo amore sino alla possibile incomunicabilità, passando per l’idealizzazione del luogo in cui si è nati e si vive, a volte difficile da sopportare, altre da accarezzare e farsi coccolare, in fondo, metafora della vita comune.
Ma accade che nascano nuove esigenze e si senta il bisogno di fare un passo in piu’ verso differenti modelli espressivi, ed ecco che alle parole si aggiungono trame musicali, e con qualche aiuto esterno - nello specifico il chitarrista genovese Giacomo Caliolo - si raggiunge con naturalezza lo status di “canzone”.
Sono quattro le poesie che diventano liriche di brani sonori perché…

Le parole sono sentieri
Che diventano viaggi
Dal profondo di noi raccontano
La melodia di vivere…

“Vorrei ingoiare quel triste sapore,
che sento tra la gola e il cuore
e far vibrare al vento per te,
con la mia voce
petali d’amore…”

A fine articolo propongo il brano “Lupo di mare”.

Abbiamo chiacchierato un po’ e la lettura dell’intervista fornisce l’opportunità di entrare nei dettagli del progetto.


Domanda d’obbligo, chi è Luca Olmeda e da cosa è caratterizzato il suo percorso artistico?

La prima parte della domanda è un quesito che spesso mi pongo anche io.
Potrei dire che Luca Olmeda è un uomo semplice, umile e molto sensibile, che non fa che cercare risposte nel difficile tentativo di interpretare gli eventi e la vita.
Il mio personale percorso artistico è in costante crescita ed evoluzione, e penso di potere datare il suo inizio all’età della ragione, momento in cui ho iniziato a confrontarmi con me stesso.

Dalla tua biografia si evince come la scrittura abbia caratterizzato da subito la tua esistenza: come definiresti la poesia intesa come forma espressiva, in comparazione alle altre che hai conosciuto nel tuo processo di maturazione?

Scrivere una poesia è un po’ come dialogare con sé stessi… ci si interroga su un dato argomento e si cerca di percepirne le sensazioni, i contrasti, i lati oscuri, ma anche quelli positivi… si cerca insomma di dare una libera e sincera interpretazione a tutto.  In fondo si fa presto a scrivere una poesia, basta essere sinceri e buoni osservatori; tuttavia il poeta non basta mai a sé stesso, e la necessità di un confronto rappresenta sempre un valido aiuto; a volte viene dalla lettura di un buon libro, altre da un colloquio diretto con un caro amico, altre ancora dall’accostamento ad altre forme di arte… come la musica ad esempio!

Ho nelle mani il tuo libro “PENSIERINMUSICA”, un contenitore basato sulla proposizione poetica: cosa contiene? Esiste un fil rouge che lega i vari episodi?

Si tratta di una raccolta che comprende sia versi precedentemente pubblicati che altri inediti, inoltre il volume termina con i quattro brani musicali ascoltabili e scaricabili via web. Scegliere ogni testo non è stato facile, ma ho pensato di farlo seguendo un itinerario abbastanza preciso. Nella sinossi del volume indico come fil-rouge la donna, è a lei che dedico i miei pensieri, ma mi riferisco a quell’essenza che può assumere anche forma e sostanza diversa dal consueto… quindi la donna ora rappresentata da questa mia città, con le sue forme frastagliate accarezzate dal mare, oppure diventa un concetto;  desiderio o  libertà… ma poi ritorna ad essere donna, l’essere che vive accanto a noi uomini, con la sua forza, la sua fragilità.

La donna è da sempre primaria fonte di ispirazione artistica, e mi piace pensare che ciò avviene perché è l’essere vivente che più si avvicina alla nostra idea di perfezione, tra estetica e sostanza: che cosa ti spinge a scriverne in modo così importante?

La donna è da sempre fonte di ispirazione del poeta. Purtroppo, non sono io il primo a decantarne lo splendore. Comunque, non vorrei sembrare ipocrita ma la donna conserva alcuni segreti nel suo mondo, che qualche volta ci consente di visitare, che noi uomini possiamo solo immaginare. Più che l’estetica, che non manco comunque di argomentare nelle mie composizioni, ammiro molto certi aspetti del suo carattere, come la forza di volontà, la tenacia, la sensibilità, la fragilità, il coraggio.

Nella seconda parte del book sono presenti testi che hai musicato: da dove nasce questa esigenza di evolvere dalla lirica all’aggiunta musicale?

Capita di scrivere tutti i giorni, come capita anche di non scrivere per intere settimane. È sempre l’anima che suggerisce le parole al cuore e la mano le scrive.  E poi un giorno un amico musicista che apprezza i tuoi versi ti chiede se saresti in grado di scrivere un testo per un brano. Le parole dei tuoi versi allora possono mettere le ali e andare ancora più lontano. Scrivere un testo di una canzone non è proprio come scrivere una poesia… ci si scontra con le note che diventano un po’ come un vestito che le parole devono indossare, ma queste spesso sono di misura diversa e quindi bisogna cercare di adattarle alla musica mantenendo però l’argomento ed il senso della poesia. Ho voluto arricchire i miei pensieri con la musica, cercando di rendere armonioso l’intero progetto e credo sinceramente sia venuto un bel lavoro malgrado io non sia un cantante.

Come è nata la collaborazione con Giacomo Caliolo?

La nostra è un’amicizia recente, ma molto sincera ed intensa perché da subito c’è stata un’intesa quasi magica. Ogni volta che propongo un testo a Giacomo, lui lo legge poi prende la chitarra ed inizia a buttare giù due note di traccia… e quella è già la canzone, così come l’avevo immaginata io. Se questo progetto si è potuto realizzare è soprattutto grazie a Giacomo, alla sua grande esperienza ed al suo estro artistico.

Il processo di creazione di una canzone non è monodirezionale, e la magia si può compiere partendo dal testo e inserendo la musica adatta o viceversa, non esiste una regola precisa. Tu non sei un musicista… che idea ti sei fatta?

Non essere un musicista non ha rappresentato un limite, malgrado lo sia, perché farei molto prima se potessi scrivere da solo la musica dei miei testi, tuttavia, per l’esigenza di un confronto di cui parlavo prima, lavorare con altri artisti mi è stato di grande aiuto, ho imparato molto da ognuno e tanto ancora devo imparare e posso solo che ringraziare la mia umiltà e loro pazienza. Con Giacomo in particolare poi, non ci sono regole, certo nel nostro caso nasce sempre prima il testo della musica, ma il tema musicale è spesso dettato da sensazioni.
Sei nato e vivi a Genova: è stata condizionante - magari a livello inconscio - l’appartenenza ad una città che tanto ha dato a livello artistico?

Genova è una città meravigliosa, che però lotta da sempre contro radicate contraddizioni; nel libro sono presenti diverse poesie che parlano sia della città che dei suoi abitanti in un’alternanza di amore/odio costante…
Gli artisti nati in questa terra di mare sono tanti e tutti molto importanti… posso dire di essere stato profondamente influenzato da alcuni di loro, ma non dimentichiamo che l’Italia è un paese ricco di grandi personaggi, soprattutto in campo artistico e musicale, quindi di esempi da seguire ne ho avuti moltissimi, anche fuori città.

Che effetto fa rileggere le proprie liriche trasformate in brani sonori?

Sapessi che effetto fa sentirli cantare da sé stessi! In verità, considerato il grande lavoro che c’è dietro, che ha richiesto molto tempo - circa tre anni per realizzare il tutto, perché parliamo di qualcosa che si fa per passione -, posso dire che ora guardo con occhi diversi chi è musicista di professione o cantautore. Forse ho imparato qualcosa anche in questa occasione!


Quali sono gli argomenti trattati nei brani?

"Un sasso in mare" è il pezzo su Genova, la mia città natale, che mi permetto di trattare con amore e odio, dove apprezzo ma anche disprezzo i suoi angoli, le sue idee, le sue abitudini.

"Lupo di mare": la libertà, la ricerca interiore rappresentata dalla figura del marinaio, dell'uomo di mare che affida spesso o troppo spesso, la sua vita ai venti, alle stelle...

"Razza di uomini" tratta l'argomento del femminicidio con un'analisi dell'uomo-maschio. Il pezzo descrive nella prima parte, le caratteristiche del tipico uomo violento, per intenderci, mentre nella seconda parte emerge il mio personale punto di vista che andrà sicuramente d'accordo con molti altri uomini come me.
A tale proposito, il libro dovrebbe contenere un progetto benefico di raccolta fondi attraverso le vendite, a favore del Centro antiviolenza Mascherona di Genova/Unione Donne Italiane, ente dal quale sto ancora aspettando il benestare per poter pubblicare il libro.
In questo brano Giacomo Caliolo, con l'arrangiamento e non solo, a mio modesto parere, ha fatto davvero un grande lavoro.

"Onlus-you" è un'ironica metafora sulle unioni, i rapporti di coppia obsoleti e logori, tipici di chi convive ormai da molto tempo e dove si alternano affetto e indifferenza che ormai hanno preso il sopravvento su ogni altro sentimento.

Hai pianificato momenti di condivisione del tuo libro, tra presentazioni e set a base di musica e parole?

Fino ad ora non ho avuto molto tempo per potermi dedicare a questo aspetto, pur sapendo essere forse il più importante in questo momento. Devo dire che si fatica parecchio a farsi dare degli spazi quando non si è conosciuti, comunque, diciamo che ci stiamo lavorando.

Cosa c’è nel futuro prossimo di Luca Olmeda?

Speravo me lo dicessi tu! A parte gli scherzi, fa sempre un po’ paura pensare al futuro, anche perché viviamo tempi difficili, anche dal punto di vista artistico, tempi ardui, ma in realtà per molti aspetti migliori di altri ormai trascorsi; abbiamo più potenzialità e strumenti di prima eppure sembra si fatichi di più. Tuttavia, per quanto mi riguarda, penso che mi piacerebbe continuare a scrivere, il canto sarà stata una piccola parentesi per potermi presentare al mondo come autore (almeno credo). Sì, mi piacerebbe scrivere per me e per altri, soprattutto per altri, fare l’autore insomma, perché in sostanza la mia vera vena artistica sono i pensieri e le parole.



lunedì 25 novembre 2019

Dreaming Madmen- “Ashes of a Diary”: doppia versione, italiana e inglese


Dreaming Madmen- “Ashes of a Diary”

Nel mese di settembre è stato rilasciato un album interessante, frutto del lavoro di due giovani fratelli da molti anni impegnati in ambito musicale, ma che solo in questo 2019 hanno trovato la sintesi delle loro idee, condensata nell’album “Ashes of a Diary”: loro sono i Dreaming Madmen e hanno nelle vene sangue americano e libanese, cosa che sottolineo solo per il piacere derivante dal fatto che la musica progressiva è un genere che riguarda sempre più le nuove leve, e può toccare anche regioni del mondo note per altre tipologia musicali. Austin è in Texas, uno stato noto per passaggi musicali più tradizionali, come quelli di Buddy Holly, Roy Orbison, Janis Joplin o gli ZZ Top. Ma esistono anche i Dreaming Madmen!

Mathew e Christopher realizzano un gioiellino che riporta in via naturale alle loro passioni e alla fede musicale, un pensiero che sviscerano nell’intervista a seguire.
Ciò che propongono è un concept album che si basa sul confronto delle esperienze personali con quelle del protagonista della loro storia, un uomo antico che, riscoprendo un suo vecchio diario, rivive una vita passata fatta di sentimenti e situazioni contrastanti, un vissuto condito da pillole di immaginazione, tema ripreso dall’immagine di copertina che si rifà al tema un po’ malinconico del disco.

Dal punto di vista strettamente musicale i Dreaming Madmen cercano di usare il loro DNA indelebile, fatto di profumo floydiano che si espande sino alla ricerca di una dimensione personale che, attraverso la spinta della tecnologia, realizza un sistema orchestrale che potrebbe rappresentare una perfetta sonorizzazione cinematografica, e che appare il leitmotiv dell’intero progetto.

Treantasette minuti suddivisi su sette tracce, un disco che coinvolge in modo naturale, che trova punti di eccellenza nella lunga “Behind My Wall” – condensato del loro prog moderno e contaminato – e nella title track, pezzo sognante e tendente al rock più tradizionale.

Un esordio confortante, un disco di qualità che non necessita di lunga frequentazione per colpire nel segno, un disco che mi appare anche sufficientemente trasversale e adatto ad ogni palato.


L’INTERVISTA

Chi sono i Dreaming Madmen? Come vi siete formati e come siete arrivati al primo album?

Mathew: i Dreaming Madmen sono un duo progressive rock, composto da me (chitarre, tasti, voce) e mio fratello Christopher (basso, tasti, voce). Suoniamo musica insieme da oltre 12 anni e abbiamo formato ufficialmente i Dreaming Madmen nell'estate del 2019.
Christopher: anche se il lancio del nostro progetto è avvenuto molto tempo fa, abbiamo impiegato anni per scrivere, registrare e produrre in modo soddisfacente, prendendoci tutto il tempo necessario prima di pubblicare un album di tale grandezza e ambizione.

Chi ha contribuito alla vostra formazione musicale? Avete dei musicisti di riferimento?

Mathew: Entrambi abbiamo iniziato a suonare musica in giovane età, rispettivamente a 7 e 9 anni, e lo dobbiamo ai nostri genitori, grazie ai quali abbiamo scelto questo percorso musicale. Le band con cui mi sono plasmato come musicista e scrittore sono i Pink Floyd, Porcupine Tree, Dream Theater, Yes, Genesis, King Crimson, Guthrie Govan, ecc.

Christopher: i Pink Floyd mi hanno dato, nel complesso, un’enorme ispirazione, ma sono stato influenzato anche da molti musicisti singoli che mi hanno aiutato a formare il mio stile e il mio modo di cantare. I più importanti sono Paul McCartney, Geddy Lee, John Paul Jones, Marvin Gaye, Richard Wright, Tony Banks, Colin Greenwood, Bob Dylan e Roger Waters.

Come descrivereste la vostra musica a chi ancora non vi conosce?

La nostra musica è un melange tra rock progressivo classico e contemporaneo, fuso con un'ampia orchestrazione ed elementi cinematografici, ottenuto mescolando tutte le influenze che abbiamo avuto dalla nostra infanzia fino ad ora. Queste includono blues, hard rock, death metal progressivo, sino alla musica classica e orchestrale, che abbiamo incorporato nel nostro stile che riteniamo unico.

È uscito il vostro album di esordio, “Ashes of a Diary”: di cosa parlano le liriche?

Mathew: I testi dell'album ruotano attorno al tema narrativo concettuale, che racconta la storia di un uomo anziano che scopre un suo vecchio diario, pieno di scritti che descrivono una vita fatta di dolore, ossessione, amore, odio e rimpianto. Naturalmente, nel corso del tempo, la maggior parte dei testi sono stati influenzati da esperienze personali che hanno reso davvero divertente creare un alter ego che era per lo più basato su me stesso e la mia vita, lasciando comunque spazio all'immaginazione. Un po' come l'alter ego "Pink" di Roger Water in "The Wall" dei Pink Floyd.

Che cosa potete dire della parte strettamente musicale?

Il lato musicale di questo album ha richiesto un sacco di duro lavoro, considerando che ci piace la stratificazione intricata, e a volte si è arrivati ad avere sino a 16 tracce di chitarra simultanee, e anche 80-90, più in generale, in una canzone. È stata sicuramente una sfida, con un ottimo risultato ottenuto anche grazie all’aiuto del nostro ingegnere capo Russell Tanner, con cui è stato fantastico lavorare.

Mi dite qualcosa a proposito dell’artwork?

L’artwork è legato al significato del disco. Il nostro amico e illustratore Amed Andrea ha fatto un ottimo lavoro nel ritrarre l'umore malinconico e il mood musicale. Il protagonista dell'album è raffigurato sulla copertina come un ragazzo più giovane, che osserva un incendio causato dalla combustione del suo diario. È una metafora che indica che siamo legati ai nostri ricordi, fatti di paure e rimpianti, quindi spesso dolorosi, ma senza i quali non potremmo vivere.

Vi presentate come duo: che cosa avviene nei vostri live? Usate la tecnologia o avete musicisti che completano la band?

Quando si tratta dei nostri spettacoli dal vivo abbiamo un batterista sul palco con noi, Ian Geyer, che ha registrato fantastiche tracce di batteria sull'album con noi in studio. Usiamo anche numerosi pedali e trigger per attivare una pletora di parti extra della tastiera ed effetti audio. Questo rende il nostro set dal vivo più impegnativo, ma anche molto divertente, considerando che la nostra performance live è in totale sincronia con uno spettacolo psichedelico fatto di laser e luci.

I vostri luoghi di appartenenza non sono vicinissimi alla musica progressiva: che cosa vi spinge in quella direzione?

In realtà ci siamo innamorati della musica progressive rock e metal per caso. Siamo diventati grandi fan dei Pink Floyd all'inizio, e questo ci ha aperto gli occhi su un genere così diversificato e aperto. L'idea di creare arte che non rientra nelle norme del rock o della musica commerciale in generale ci eccita. Possiamo infrangere le regole pur scrivendo canzoni e album che sono concisi e raccontano una storia.

Avete già proposto l’album dal vivo? Come pubblicizzerete il progetto?

Al momento stiamo lavorando a un video, presentando i momenti salienti del nostro concerto di debutto a Beirut. Siamo entusiasti perché i fan che non hanno potuto partecipare per la lontananza - e sono tanti e in paesi diversi saranno in grado di vedere come funziona il nostro spettacolo dal vivo. Potremmo anche registrare uno degli spettacoli degli Stati Uniti nella sua interezza e pubblicare un album dal vivo completo, chi lo sa?

Che cosa avete programmato per l’immediato futuro?

Il nostro prossimo obiettivo è sicuramente quello di cercare di eseguire più concerti possibile negli Stati Uniti e in tutto il Medio Oriente. Stiamo pensando di fare un piccolo tour di pubblicizzazione in Texas, nella primavera del 2020. Per quanto riguarda il prossimo album, abbiamo già iniziato a buttare già idee e vogliamo provare a entrare in studio entro la fine del 2020.

Dreaming Madmen:

Mathew Aboujaoude: chitarre, voce, tastiere, synths & programmatore
Christopher Aboujaoude: basso, voce, tastiere nelle tracce 2 e 7

Con l’ausilio di:

Ian Geyer: batteria e percussioni
Rohan Sharma: synth nelle trace 2 e 5
Caelin Tralongo: voce in “Your Possessor”


Track List:

1. Page One - 2:58
2. Behind My Wall - 8:56
3. Your Possesor - 6:50
4. Lock Thyself - 4:32


ENGLISH VERSION

In September an interesting album was released, the result of the work of two young brothers who have been involved in music for many years, but that only in 2019 have they found the synthesis of their ideas, condensed in the album "Ashes of a Diary": they are the Dreaming Madmen and have in their veins American and Lebanese blood, which I emphasize only for the pleasure resulting from the fact that progressive music is a genre that increasingly concerns the new levers, and can also touch regions of the world known for other musical types. Austin is in Texas, a state known for more traditional musical passages, such as those of Buddy Holly, Roy Orbison, Janis Joplin or ZZ Top. But there are also The Dreaming Madmen!


Mathew and Christopher make a little jewel that naturally brings back their passions and musical faith, a thought they explore in the following interview. There's a concept album that is based on the comparison of personal experiences with those of the protagonist of their story, an ancient man who, rediscovering his old diary, relives a past life made of feelings and conflicting situations, a life seasoned with imagination pills, a theme taken from the cover image that refers to the somewhat melancholy theme of the record.


From a strictly musical point of view the Dreaming Madmen try to use their indelible DNA, made of Floydian perfume that expands to the search for a personal dimension that, through the push of technology, creates an orchestral system that could represent a perfect cinematic sounding, and that appears the leitmotif of the entire project.

Three-seven minutes divided into seven tracks, a record that involves in a natural way, which finds points of excellence in the long "Behind My Wall" – condensed of their modern and contaminated prog – and in the title track, a dreamy piece tending to more traditional rock.

A comforting debut, a quality record that does not need long attendance to hit the mark, a record that also seems sufficiently transversal and suitable for every palate.


THE INTERVIEW

Who are the Dreaming Madmen? How did you form and how did you get to the first album?

Mathew: Dreaming Madmen is a progressive rock duo, comprised of myself (guitars, keys, vocals) and my brother Christopher (bass,keys, vocals). We’ve been playing music together for over 12 years, and officially formed Dreaming Madmen in the summer of 2019.

Christopher: Although launching this debut has been in the works for quite a while now and has taken years to fully write, record and produce; we wanted to take our time before releasing an album of such magnitude and ambition.

Who contributed to your musical education? Do you have any reference musicians?

Mathew: Both of us started playing music at a young age, at age 7 and 9 respectively, and we owe it to our parents for being supportive of us choosing this career path from the start. Some of the biggest influences that have shaped me as a musician and a writer are Pink Floyd, Porcupine Tree, Dream Theater, Yes, Genesis, King Crimson, Guthrie Govan, etc.

Christopher: Pink Floyd is the obvious huge inspiration, as a whole, but I also have many different individual musicians who have influenced me and my playing/singing style greatly. Most notable are Paul McCartney, Geddy Lee,John Paul Jones, Marvin Gaye, Richard Wright, Tony Banks, Colin Greenwood, Bob Dylan and Roger Waters.

How would you describe your music to those who don't know you yet?

Our music is a melange of both classic and contemporary progressive rock, fused with expansive orchestration and cinematic elements; blending all the influences we’ve had from our childhood up until now. These include blues, hard rock, progressive death metal to classical and orchestral music which we incorporated to our unique style and sound.

Your debut album, "Ashes of a Diary" has been released: what are the lyrics about?

Mathew: The lyrics of the album revolve around the concept’s narrative theme, which tells the story of an elderly man who discovers an old journal of his, filled with writings detailing a life of pain, obsession, love, hatred and regret. Of course, over time, most of the lyrics were inspired by personal experiences which made it really fun to create an alter ego that was mostly based on myself and my life, while still leaving room for imagination. Kind of like Roger Water’s ’Pink’ alter ego character in Pink Floyd’s “The Wall”.

What can you say about the strictly musical part?

The musical side of this album took a lot of hard work considering we like intricate layering, and sometimes went as far as having 16 simultaneous guitar tracks, and even having 80-90 tracks overall in one song. It was definitely a challenge taking this task on while still having a clean and crisp mix. This was achieved with the help of our chief engineer Russell Tanner, who was a joy work with.

Can you tell me something about the artwork?

The artwork is as accurate to the concept as it gets. Our friend and illustrator Amed Andrea did a wonderful job at portraying the melancholic mood and tone of the music. The protagonist from the album is depicted on the cover as a younger boy, overlooking a wildfire
caused by his diary burning. It’s a metaphor indicating that we are bound to our memories, fears and regret, as we would be in a fire, and live with that burden until death.

You present yourself as a duo: what happens in your concerts? Do you use technology or do you have musicians who complete the band?

When it comes to our live shows, we have a drummer on stage with us, Ian Geyer, who recorded fantastic drum tracks on the album with us in the studio. We also use numerous foot pedals and triggers to activate a plethora of extra keyboard parts and sound FXs. This makes our live set more challenging, but also a lot of fun considering our live performance in entirely synced to a psychedelic laser & light show.

Your places of belonging are not very close to progressive music: what drives you in that direction?

We actually fell in love with progressive rock and metal music by accident. We became huge fans of Pink Floyd early on, and that opened our eyes to such a diverse and open genre. The idea of creating art that is outside the norms of commercial rock or commercial music in general excites us. We can break the rules while still writing songs and albums that are concise and tell a story.

Have you already proposed the live album? How will you publicize the project?

We’re currently working on a video, presenting the highlights of our release concert in Beirut. We’re excited about it because fans that weren’t able to attend and/or live in different countries will be able to see how our live laser & light show looks like! We might also possibly be recording one of the US shows in its entirety and release a full live album, who knows?

What have you planned for the immediate future?

Our next goal is definitely to try and gig as much as we can in the US and around the Middle East. We’re planning on doing a small album release tour in Texas in Spring 2020. As for the next album, we’ve already started writing up ideas and want to try and get in the studio by the end of 2020.


Dreaming Madmen is:

Mathew Aboujaoude: guitars, vocals, keyboards, synths & programming
Christopher Aboujaoude: bass, vocals, keyboard solos (2, 7)

With:

Ian Geyer: drums, percussion
Rohan Sharma: lead synth (2, 5)
Caelin Tralongo: vocals (3)

Tracklist:

1. Page One - 2:58
2. Behind My Wall - 8:56
3. Your Possesor - 6:50
4. Lock Thyself - 4:32
5. Enigma - 5:54
6. Ashes of a Diary - 5:19
7. Final Page (until we meet again) - 4:39

Credits:

Recorded in June & July 2019 at Antimatter Studios - Austin, TX and 
Boombox Studios - Beirut, Lebanon
Music, Lyrics & Production by: Mathew & Christopher Aboujaoude
Orchestral Arrangements: Mathew Aboujaoude & Bonny Baez
Mixing & Engineering: Russell Tanner
Mastering: Andy VanDette
Album Artwork: Andrea Emad
Photography by: Jamil Dally
  
Registrato nei mesi di giugno e luglio 2019 negli Antimatter Studios di Austin, Texas e
Nei Boombox Studios di Beirut, Libano
Musica, Liriche e Produzione di: Mathew e Christopher Aboujaoude
Arrangiamenti: Mathew Aboujaoude & Bonny Baez
Mixing & Engineering: Russell Tanner
Mastering: Andy VanDette
Artwork: Andrea Emad
Fotografie di: Jamil Dally