Dreaming
Madmen- “Ashes of a Diary”
Nel mese di settembre è stato rilasciato un album interessante,
frutto del lavoro di due giovani fratelli da molti anni impegnati in ambito
musicale, ma che solo in questo 2019 hanno trovato la sintesi delle loro idee,
condensata nell’album “Ashes of a Diary”:
loro sono i Dreaming Madmen e hanno nelle vene sangue americano e libanese, cosa
che sottolineo solo per il piacere derivante dal fatto che la musica
progressiva è un genere che riguarda sempre più le nuove leve, e può toccare
anche regioni del mondo note per altre tipologia musicali. Austin è in Texas,
uno stato noto per passaggi musicali più tradizionali, come quelli di Buddy
Holly, Roy Orbison, Janis Joplin o gli ZZ Top. Ma esistono anche i Dreaming
Madmen!
Mathew e Christopher realizzano un gioiellino che riporta in
via naturale alle loro passioni e alla fede musicale, un pensiero che
sviscerano nell’intervista a seguire.
Ciò che propongono è un concept album che si basa sul
confronto delle esperienze personali con quelle del protagonista della loro
storia, un uomo antico che, riscoprendo un suo vecchio diario, rivive una vita
passata fatta di sentimenti e situazioni contrastanti, un vissuto condito da
pillole di immaginazione, tema ripreso dall’immagine di copertina che si rifà
al tema un po’ malinconico del disco.
Dal punto di vista strettamente musicale i Dreaming Madmen
cercano di usare il loro DNA indelebile, fatto di profumo floydiano che si espande sino
alla ricerca di una dimensione personale che, attraverso la spinta della
tecnologia, realizza un sistema orchestrale che potrebbe rappresentare una
perfetta sonorizzazione cinematografica, e che appare il leitmotiv dell’intero
progetto.
Treantasette minuti suddivisi su sette tracce, un disco che
coinvolge in modo naturale, che trova punti di eccellenza nella lunga “Behind
My Wall” – condensato del loro prog moderno e contaminato – e nella title
track, pezzo sognante e tendente al rock più tradizionale.
Un esordio confortante, un disco di qualità che non necessita
di lunga frequentazione per colpire nel segno, un disco che mi appare anche
sufficientemente trasversale e adatto ad ogni palato.
L’INTERVISTA
Chi sono i
Dreaming Madmen? Come
vi siete formati e come siete arrivati al primo album?
Mathew: i Dreaming Madmen sono un duo progressive rock,
composto da me (chitarre, tasti, voce) e mio fratello Christopher (basso,
tasti, voce). Suoniamo musica insieme da oltre 12 anni e abbiamo formato
ufficialmente i Dreaming Madmen nell'estate del 2019.
Christopher: anche se il lancio del nostro progetto è avvenuto
molto tempo fa, abbiamo impiegato anni per scrivere, registrare e produrre in
modo soddisfacente, prendendoci tutto il tempo necessario prima di pubblicare
un album di tale grandezza e ambizione.
Chi ha contribuito alla vostra formazione musicale? Avete dei
musicisti di riferimento?
Mathew: Entrambi abbiamo iniziato a suonare musica in giovane
età, rispettivamente a 7 e 9 anni, e lo dobbiamo ai nostri genitori, grazie ai
quali abbiamo scelto questo percorso musicale. Le band con cui mi sono plasmato
come musicista e scrittore sono i Pink Floyd, Porcupine Tree, Dream Theater,
Yes, Genesis, King Crimson, Guthrie Govan, ecc.
Christopher: i Pink Floyd mi hanno dato, nel complesso,
un’enorme ispirazione, ma sono stato influenzato anche da molti musicisti
singoli che mi hanno aiutato a formare il mio stile e il mio modo di cantare. I
più importanti sono Paul McCartney, Geddy Lee, John Paul Jones, Marvin Gaye,
Richard Wright, Tony Banks, Colin Greenwood, Bob Dylan e Roger Waters.
Come descrivereste la vostra musica a chi ancora non vi
conosce?
La nostra musica è un melange tra rock progressivo classico e
contemporaneo, fuso con un'ampia orchestrazione ed elementi cinematografici,
ottenuto mescolando tutte le influenze che abbiamo avuto dalla nostra infanzia
fino ad ora. Queste includono blues, hard rock, death metal progressivo, sino
alla musica classica e orchestrale, che abbiamo incorporato nel nostro stile
che riteniamo unico.
È uscito il vostro album di esordio, “Ashes of a Diary”: di
cosa parlano le liriche?
Mathew: I testi dell'album ruotano attorno al tema narrativo
concettuale, che racconta la storia di un uomo anziano che scopre un suo
vecchio diario, pieno di scritti che descrivono una vita fatta di dolore,
ossessione, amore, odio e rimpianto. Naturalmente, nel corso del tempo, la
maggior parte dei testi sono stati influenzati da esperienze personali che
hanno reso davvero divertente creare un alter ego che era per lo più basato su
me stesso e la mia vita, lasciando comunque spazio all'immaginazione. Un po'
come l'alter ego "Pink" di Roger Water in "The Wall" dei
Pink Floyd.
Che cosa potete dire della parte strettamente musicale?
Il lato musicale di questo album ha richiesto un sacco di
duro lavoro, considerando che ci piace la stratificazione intricata, e a volte
si è arrivati ad avere sino a 16 tracce di chitarra simultanee, e anche 80-90,
più in generale, in una canzone. È stata sicuramente una sfida, con un ottimo
risultato ottenuto anche grazie all’aiuto del nostro ingegnere capo Russell
Tanner, con cui è stato fantastico lavorare.
Mi dite qualcosa a proposito dell’artwork?
L’artwork è legato al significato del disco. Il nostro amico
e illustratore Amed Andrea ha fatto un ottimo lavoro nel ritrarre l'umore
malinconico e il mood musicale. Il protagonista dell'album è raffigurato sulla
copertina come un ragazzo più giovane, che osserva un incendio causato dalla
combustione del suo diario. È una metafora che indica che siamo legati ai
nostri ricordi, fatti di paure e rimpianti, quindi spesso dolorosi, ma senza i
quali non potremmo vivere.
Vi presentate come duo: che cosa avviene nei vostri live?
Usate la tecnologia o avete musicisti che completano la band?
Quando si tratta dei nostri spettacoli dal vivo abbiamo un
batterista sul palco con noi, Ian Geyer, che ha registrato fantastiche tracce
di batteria sull'album con noi in studio. Usiamo anche numerosi pedali e
trigger per attivare una pletora di parti extra della tastiera ed effetti
audio. Questo rende il nostro set dal vivo più impegnativo, ma anche molto
divertente, considerando che la nostra performance live è in totale sincronia
con uno spettacolo psichedelico fatto di laser e luci.
I vostri luoghi di appartenenza non sono vicinissimi alla
musica progressiva: che cosa vi spinge in quella direzione?
In realtà ci siamo innamorati della musica progressive rock e
metal per caso. Siamo diventati grandi fan dei Pink Floyd all'inizio, e questo
ci ha aperto gli occhi su un genere così diversificato e aperto. L'idea di
creare arte che non rientra nelle norme del rock o della musica commerciale in
generale ci eccita. Possiamo infrangere le regole pur scrivendo canzoni e album
che sono concisi e raccontano una storia.
Avete già proposto l’album dal vivo? Come pubblicizzerete il
progetto?
Al momento stiamo lavorando a un video, presentando i momenti
salienti del nostro concerto di debutto a Beirut. Siamo entusiasti perché i fan
che non hanno potuto partecipare per la lontananza - e sono tanti e in paesi
diversi saranno in grado di vedere come funziona il nostro spettacolo dal vivo.
Potremmo anche registrare uno degli spettacoli degli Stati Uniti nella sua
interezza e pubblicare un album dal vivo completo, chi lo sa?
Che cosa avete programmato per l’immediato futuro?
Il nostro prossimo obiettivo è sicuramente quello di cercare
di eseguire più concerti possibile negli Stati Uniti e in tutto il Medio
Oriente. Stiamo pensando di fare un piccolo tour di pubblicizzazione in Texas,
nella primavera del 2020. Per quanto riguarda il prossimo album, abbiamo già
iniziato a buttare già idee e vogliamo provare a entrare in studio entro la
fine del 2020.
Dreaming
Madmen:
Mathew Aboujaoude: chitarre, voce,
tastiere, synths & programmatore
Christopher Aboujaoude: basso, voce, tastiere
nelle tracce 2 e 7
Con l’ausilio di:
Ian Geyer: batteria e percussioni
Rohan Sharma:
synth nelle trace 2 e 5
Caelin
Tralongo: voce in “Your Possessor”
Track List:
1. Page One -
2:58
2. Behind My
Wall - 8:56
3. Your
Possesor - 6:50
4. Lock
Thyself - 4:32
Website: www.dreamingmadmen.com
Facebook: www.facebook.com/DreamingMadmen
Instagram:
www.instagram.com/DreamingMadmen
Twitter: www.twitter.com/DreamingMadmen
ENGLISH VERSION
In September an interesting album was released, the result of the work
of two young brothers who have been involved in music for many years, but that
only in 2019 have they found the synthesis of their ideas, condensed in the
album "Ashes of a Diary":
they are the Dreaming Madmen and have in their veins American and Lebanese blood,
which I emphasize only for the pleasure resulting from the fact that progressive
music is a genre that increasingly concerns the new levers, and can also touch
regions of the world known for other musical types. Austin is in Texas, a state
known for more traditional musical passages, such as those of Buddy Holly, Roy
Orbison, Janis Joplin or ZZ Top. But there are also The Dreaming Madmen!
Mathew
and Christopher make a little jewel that naturally brings back their passions
and musical faith, a thought they explore in the following interview. There's a
concept album that is based on the comparison of personal experiences with
those of the protagonist of their story, an ancient man who, rediscovering his
old diary, relives a past life made of feelings and conflicting situations, a
life seasoned with imagination pills, a theme taken from the cover image that
refers to the somewhat melancholy theme of the record.
From a strictly musical point of
view the Dreaming Madmen try to use their indelible DNA, made of Floydian
perfume that expands to the search for a personal dimension that, through the
push of technology, creates an orchestral system that could represent a perfect
cinematic sounding, and that appears the leitmotif of the entire project.
Three-seven minutes divided into
seven tracks, a record that involves in a natural way, which finds points of
excellence in the long "Behind My Wall" – condensed of their modern
and contaminated prog – and in the title track, a dreamy piece tending to more
traditional rock.
A comforting debut, a quality record that does not need long attendance
to hit the mark, a record that also seems sufficiently transversal and suitable
for every palate.
THE INTERVIEW
Who are the Dreaming Madmen? How did you form and how
did you get to the first album?
Mathew: Dreaming
Madmen is a progressive rock duo, comprised of myself (guitars, keys, vocals)
and my brother Christopher (bass,keys, vocals). We’ve been playing music together
for over 12 years, and officially formed Dreaming Madmen in the summer of 2019.
Christopher: Although
launching this debut has been in the works for quite a while now and has taken
years to fully write, record and produce; we wanted to take our time before
releasing an album of such magnitude and ambition.
Who contributed to your musical education? Do you have
any reference musicians?
Mathew: Both of us
started playing music at a young age, at age 7 and 9 respectively, and we owe
it to our parents for being supportive of us choosing this career path from the
start. Some of the biggest influences that have shaped me as a musician and a
writer are Pink Floyd, Porcupine Tree, Dream Theater, Yes, Genesis, King
Crimson, Guthrie Govan, etc.
Christopher: Pink Floyd
is the obvious huge inspiration, as a whole, but I also have many different
individual musicians who have influenced me and my playing/singing style
greatly. Most notable are Paul McCartney, Geddy Lee,John Paul Jones, Marvin
Gaye, Richard Wright, Tony Banks, Colin Greenwood, Bob Dylan and Roger Waters.
How would you describe your music to those who don't
know you yet?
Our music is a melange of both classic and
contemporary progressive rock, fused with expansive orchestration and cinematic
elements; blending all the influences we’ve had from our childhood up until
now. These include blues, hard rock, progressive death metal to classical and
orchestral music which we incorporated to our unique style and sound.
Your debut album, "Ashes of a Diary" has
been released: what are the lyrics about?
Mathew: The lyrics
of the album revolve around the concept’s narrative theme, which tells the
story of an elderly man who discovers an old journal of his, filled with
writings detailing a life of pain, obsession, love, hatred and regret. Of
course, over time, most of the lyrics were inspired by personal experiences
which made it really fun to create an alter ego that was mostly based on myself
and my life, while still leaving room for imagination. Kind of like Roger
Water’s ’Pink’ alter ego character in Pink Floyd’s “The Wall”.
What can you say about the strictly musical part?
The musical side of this album took a lot of hard work
considering we like intricate layering, and sometimes went as far as having 16
simultaneous guitar tracks, and even having 80-90 tracks overall in one song.
It was definitely a challenge taking this task on while still having a clean
and crisp mix. This was achieved with the help of our chief engineer Russell
Tanner, who was a joy work with.
Can you tell me something about the artwork?
The artwork is as accurate to the concept as it gets.
Our friend and illustrator Amed Andrea did a wonderful job at portraying the
melancholic mood and tone of the music. The protagonist from the album is
depicted on the cover as a younger boy, overlooking a wildfire
caused by his diary burning. It’s a metaphor
indicating that we are bound to our memories, fears and regret, as we would be
in a fire, and live with that burden until death.
You present yourself as a duo: what happens in your
concerts? Do you use technology or do you have musicians who complete the band?
When it comes to our live shows, we have a drummer on
stage with us, Ian Geyer, who recorded fantastic drum tracks on the album with
us in the studio. We also use numerous foot pedals and triggers to activate a
plethora of extra keyboard parts and sound FXs. This makes our live set more
challenging, but also a lot of fun considering our live performance in entirely
synced to a psychedelic laser & light show.
Your places of belonging are not very close to
progressive music: what drives you in that direction?
We actually fell in love with progressive rock and
metal music by accident. We became huge fans of Pink Floyd early on, and that
opened our eyes to such a diverse and open genre. The idea of creating art that
is outside the norms of commercial rock or commercial music in general excites
us. We can break the rules while still writing songs and albums that are
concise and tell a story.
Have you already proposed the live album? How will you
publicize the project?
We’re currently working on a video, presenting the
highlights of our release concert in Beirut. We’re excited about it because
fans that weren’t able to attend and/or live in different countries will be
able to see how our live laser & light show looks like! We might also
possibly be recording one of the US shows in its entirety and release a full
live album, who knows?
What have you planned for the immediate future?
Our next goal is definitely to try and gig as much as
we can in the US and around the Middle East. We’re planning on doing a small
album release tour in Texas in Spring 2020. As for the next album, we’ve
already started writing up ideas and want to try and get in the studio by the
end of 2020.
Dreaming Madmen is:
Mathew Aboujaoude: guitars, vocals, keyboards, synths
& programming
Christopher Aboujaoude: bass, vocals, keyboard solos
(2, 7)
With:
Ian Geyer: drums, percussion
Rohan Sharma: lead synth (2, 5)
Caelin Tralongo: vocals (3)
Tracklist:
1. Page One - 2:58
2. Behind My Wall - 8:56
3. Your Possesor - 6:50
4. Lock Thyself - 4:32
5. Enigma - 5:54
6. Ashes of a Diary - 5:19
7. Final Page (until we meet again) - 4:39
Credits:
Recorded in June & July 2019 at Antimatter Studios - Austin, TX and
Boombox Studios - Beirut, Lebanon
Music, Lyrics & Production by: Mathew &
Christopher Aboujaoude
Orchestral Arrangements: Mathew Aboujaoude & Bonny
Baez
Mixing & Engineering: Russell Tanner
Mastering: Andy VanDette
Album Artwork: Andrea Emad
Photography by: Jamil Dally
Registrato nei mesi di giugno e luglio
2019 negli Antimatter Studios di Austin, Texas e
Nei Boombox Studios di Beirut, Libano
Musica, Liriche e Produzione di:
Mathew e Christopher Aboujaoude
Arrangiamenti:
Mathew Aboujaoude & Bonny Baez
Mixing &
Engineering: Russell Tanner
Mastering:
Andy VanDette
Artwork:
Andrea Emad
Fotografie
di: Jamil Dally