TULLIO FULVIO
L’INCONTRO CON BENITO MUSSOLINI
TRALERIGHELIBRI
Non sia fuorviante il titolo, Tullio Fulvio, anche se ormai uomo maturo, non
avrebbe mai potuto vedere cosa accadde al tramonto del mese di aprile del’45.
Ma pare che un “Fulvio” fosse
presente e in qualche modo incise sugli avvenimenti di quei giorni.
Veniamo all’oggettività presentata
dall’autore:
Tra il pomeriggio del 24 e la giornata
del 25 aprile del 1945, prima dell’arrivo a Como di Mussolini che avverrà nella
tarda serata del 25 si svolsero contatti tra incaricati di Prefetto e Questore
di Como con rappresentanti del CLNAI, per un passaggio di poteri senza spargimento
di sangue.
Alle ore 21 del 24 aprile, si
incontrarono l’avvocato Spallino (D.C.) e l’avvocato Bertinelli (socialista)
con il questore Pozzoli.
Alcuni testi citano che con
Bertinelli c’era il dottor Fulvio (“Paolo” del Partito d’Azione), altri non lo
dicono. Probabilmente l’equivoco era dovuto al fatto che Fulvio partecipava
come rappresentante del prefetto Celio, in quanto funzionario di prefettura, ma
anche come componente del CLN di Como.
Durante le trattative i
rappresentanti della Resistenza comasca svelarono che ben 11000 partigiani,
molto ben armati, stavano convergendo su Como.
In realtà era un bluff per spaventare
i fascisti e dissuaderli dal restare in città: a Como c’erano solo due squadre
GAP e una trentina di armati.
La posizione geografica di Como è
tale che la città è facilmente bloccabile da armati decisi posti in posizioni
strategiche.
La Storia dice che Mussolini
abbandonò la Prefettura di Como alle 4 del mattino della notte tra il 25 e il
26 aprile, per andare a Menaggio.
Il 26 aprile, al mattino, il dott.
Fulvio ed il rag. Mauri occuparono la prefettura di Como, con l’aiuto di
guardie di pubblica sicurezza e di finanza, simpatizzanti per la Resistenza. Il
prefetto Celio rimase confinato nel suo appartamento.
Storie antiche, storie di guerra,
storie di intrighi, storie di rapporti umani.
Ecco, il mio commento spontaneo al
saggio di Fulvio esula dal fatto specifico, perché il mio interesse per lo
svolgimento di tragici accadimenti è superato dall’indagine sull’evoluzione nel
tempo delle relazioni genitoriali, e un episodio di portata storica diventa per
me minore rispetto al modo in cui Fulvio figlio ne è venuto a conoscenza,
provocando in lui dubbi legati ad una comunicazione mai avvenuta, anche a
giochi terminati, anche quando lo scorrere del tempo aveva apparecchiato il
tavolo per una sicura comprensione. E la domanda è diventata: perché tale
reticenza? Timidezza? Riluttanza? Imbarazzo nel raccontarsi?
Mi accorgo di essere io, ora, quello
criptico, e allora è bene sottolineare che solo nel 2004, nel corso di una
trasferta lavorativa, l’ing. Tullio Fulvio incontrò casualmente l’ing. Bianchi,
proveniente da Como, e quell’incontro al Redaelli di Barzanò lo portò ad una scoperta
sorprendente: i padri dei due interlocutori avevano fatto assieme la “resistenza”.
Da qui nasce una serie di ricerche che
hanno portato l’autore alla stesura di questa breve analisi intitolata “L’incontro con Benito Mussolini”, book uscito
nell’aprile scorso, un evolversi di situazioni che mi hanno portato a ricordare
eventi personali, al cambiamento del modello comunicativo tra padre e il resto
della famiglia, a situazioni che viste a distanza di tempo assomigliano al ghiaccio
permanente, ad un muro invalicabile tra persone legate da sicuro amore e
affetto, ad un rigido disegno dei ruoli all’interno del layout parentale.
Ma ci sono diversi pesi e diverse
misure, e la domanda che per qualcuno potrebbe essere “ma perché mio padre andava
al cinema a fine lavoro anziché correre da me…”, in questo caso diventa: “Ma
cosa era andato a dire Mussolini a mio padre?”. Roba pesante!
Non vado oltre, il libro occorre
acquistarlo e leggerlo!
Però, mi piace ricordare che Tullio
possiede ancora un ricordo tangibile, un orologio d’oro svizzero che nel mese di
maggio del ’45 due ufficiali americani portarono a suo padre.
Una visita breve
che conduce ad altre domande: “Come mai questi due ufficiali vennero a
trovare mio padre? E perché gli lasciarono quel regalo? E soprattutto, cosa
aveva fatto mio padre per l’esercito americano?”
Mi fermo qui, lasciando la porta
aperta alla lettura, uno scritto su cui ho riflettuto, al di là del contenuto
intrinseco.
Buona lettura.