Compie oggi 80 anni Keith
Richards, nato a Dartford il 18 dicembre del 1943.
Per ricordarlo propongo un mio post di qualche tempo fa, incentrato
su di un aspetto tecnico, per evidenziare quanto Keith sia stato innovativo, fatto
su cui non tutti sono d’accordo.
Nel corso della
lettura di “life”, il racconto della
vita di Keith Richards,
sono rimasto colpito dalla storia riguardante il suo modo di suonare la
chitarra, delle cinque corde e dell’accordatura aperta in SOL da lui utilizzata
nel corso degli ultimi cinquant'anni. Non credo abbia fatto
proseliti, ma di sicuro è stato un innovatore. Richards non piace a
molti, musicalmente parlando, e molti lo detestano per il suo stile di vita mentre altri pensano che non sia tecnicamente degno di nota e che sia impropriamente
inserito nella lista dei migliori chitarristi esistenti. Ciò che descrivo a
seguire mi pare dimostri almeno la condizione oggettiva di archetipo del
chitarrista elettrico, e ciò non mi pare fatto privo di significato.
Tratto liberamente da
“life”, autobiografia di Keith Richards.
La grande scoperta
che feci alla fine del 1968 o nei primi mesi del ’69 fu l’accordatura aperta a
cinque corde. Mi cambiò la vita. E’ così che suono i riff e le canzoni per cui
gli Stones sono più conosciuti - Honkey
Tonk Woman, Brown Sugar, Tumbling Dice, Start Me Up e Satisfaction.
Ero giunto a un punto
morto ed ero convinto di non fare progressi con l’accordatura standard, da
concerto. Non imparavo più e certi sound che cercavo non riuscivo ad ottenerli.
Era da un pò che facevo esperimenti con le accordature. Il più delle volte le
cambiavo perché avevo in testa una canzone, eppure, per quanto mi impegnassi,
non ero in grado di tradurla in accordi con l’impostazione tradizionale. In più
volevo riprendere alcune cose tipiche dei vecchi chitarristi blues e trasporle
sull’elettrica mantenendone la semplicità di base e la purezza. Fu allora che
venni a sapere tutta quella roba sul banjo.
Di solito
l’accordatura del banjo veniva impiegata sulla chitarra per eseguire la tecnica
slide o utilizzare il collo di bottiglia. “Accordatura aperta” significa
semplicemente che la chitarra è stata impostata, in precedenza, su un accordo
maggiore (ma esistono modalità diverse).
Io avevo lavorato sul
RE e sul Mi aperti. Ero venuto a sapere
che Don Everly usava un’accordatura aperta in alcuni
brani. Si limitava a fare il
barrè, a far scorrere il dito sulla tastiera. Il primo a suonare un
SOL aperto davanti ai miei occhi fu Ry
Cooder, malgrado se ne servisse esclusivamente per la tecnica slide, ancora
con il MI basso. Io decisi che era troppo limitante, e che il MI basso mi stava
tra i piedi. Mi accorsi che non ne avevo bisogno, non stava mai accordato e mi
era d’intralcio rispetto a ciò che volevo fare, così lo tolsi, e la 5° corda, e
il LA, divenne la nota più bassa. Se per caso colpivo quella corda non dovevo
più preoccuparmi, né dovevo regolare gli armonici e tutte quelle cose che
neppure mi servivano.
Cominciai a
strimpellare con l’accordatura aperta… territorio inesplorato. Cambi una corda e
d’un tratto ti ritrovi con un universo completamente nuovo sotto le dita. Tutto
ciò che pensavi di sapere è volato fuori dalla finestra. Nessuno aveva mai
pensato di suonare accordi minori su un’accordatura aperta maggiore, perché sei
costretto ad usare degli espedienti. Devi ripensare tutto, come se il tuo
pianoforte fosse stato capovolto, e i tasti neri fossero diventati bianchi, e
quelli bianchi neri. Oltre alla chitarra devi riaccordare la testa e le dita. E
abbandoni il regno della musica comune. La maestosità dell’accordatura
aperta in SOL su una chitarra
elettrica a cinque corde è che ci sono solo tre note - le altre due sono
doppioni disposti su ottave diverse - .
La sequenza è: SOL- RE- SOL – SI- RE.
Certe corde
risuonano, quindi, per l’intera canzone tenendo sempre bordone, e dato che sei
su un’elettrica, producono un riverbero. Solo tre note, ma
grazie a quei doppioni su ottave diverse, la distanza tra note alte e basse è
colmata dal suono, con una magnifica risonanza squillante. A forza di suonare
con le accordature aperte mi sono reso conto che ci sono un milione di posti
dove non devi mettere le dite. Le note ci sono già. L’accordatura aperta
funziona se riesci a individuare i punti dove posizionare le dita, e se
azzecchi l’accordo giusto ne puoi sentire un altro sottostante che vibra anche
se non lo stai suonando. Eppure c’è, e sfida ogni logica. Ciò che conta è ciò
che lasci fuori. Fai risuonare tutto in modo che una nota si armonizzi con
l’altra, e vedrai che, se hai cambiato posizione delle dita, quella nota
riecheggerà ancora. Lascia che continui. Si chiama bordone, o almeno io la
chiamo così. Da un punto di vista logico sembra senza senso, ma quando stai
suonando e ti accorgi che la nota prosegue nonostante tu abbia cambiato
accordo, ecco, quella è la fondamentale della canzone, è il bordone. Imparare di nuovo a
suonare la chitarra mi appassionò e mi diede vigore. Era uno strumento diverso.
Feci costruire delle chitarre a cinque corde per me. Non ho mai voluto suonare
come qualcun altro, e dopo quella fase ho voluto scoprire ciò che la chitarra o
il piano avevano da insegnarmi. Le cinque corde
fecero piazza pulita del disordine. Mi consentirono di trovare nuovi lick e
intessere trame più ricche. Potevo quasi sovrapporre la linea melodica agli
accordi, grazie alla possibilità di aggiungere note qua è là.
E tutto a un tratto,
anziché avere due chitarre, era come se avessi un’intera orchestra. Non sapevi
più chi suonasse cosa… era fantastico.
Ian Stewart ci chiamava
affettuosamente i suoi “prodigi da tre corde”, ma era un titolo onorevole. Che
cosa puoi fare con quei tre accordi? Chiedete a John Lee Hooker, la maggior parte delle
sue canzoni ne aveva solo uno, così come i pezzi di Howlin’Wolf e Bob
Didley… solo un accordo. Fu ascoltando loro che compresi che la tela a mia
disposizione era il silenzio. Il genere di musica in cui si tappano tutti i
buchi in modo frenetico non era certo la mia passione, né ciò che ascoltavo
volentieri. Con cinque corde potevo essere sobrio, lasciando un vuoto tra un
accordo e un altro. Ecco cosa mi ha insegnato “Heart-break Hotel. Quella fu la
prima volta in cui sentii qualcosa di così spoglio. Allora non ragionavo come
adesso, ma quello mi rimase impresso, quell’incredibile profondità al posto di
un proliferare di fronzoli. Per un ragazzo della mia età fu una rivelazione.
Passare alla cinque
corde fu come voltare pagina: là iniziava un’altra storia e.. sto ancora
esplorando!
Editore: Feltrinelli
Collana: Varia
Data uscita: 03/11/2010
Ed ecco qualche
spiegazione in lingua italiana.