lunedì 30 settembre 2024

Kris Kristofferson, leggenda del cantautorato country e celebre attore, è mancato a 88 anni

 


Kris Kristofferson è morto nella sua casa di Maui, nelle Hawaii, sabato (28 settembre), ha detto la portavoce Ebie McFarland in una e-mail a Billboard. Aveva 88 anni.

 

Kristofferson è morto pacificamente, circondato dalla sua famiglia. Non è stata fornita alcuna causa. Aveva 88 anni.


  IN PATRIA LO RICORDANO COSI'...


A partire dalla fine degli anni '60, Kris, nativo di Brownsville, in Texas, ha scritto classici come "Sunday Mornin' Comin' Down", "Help Me Make It Through the Night", "For the Good Times" e "Me and Bobby McGee".

Kristofferson era un cantautore, ma molte delle sue canzoni erano conosciute per essere state eseguite da altri.

Ha anche recitato al fianco di Ellen Burstyn nel film del 1974 di Martin Scorsese “Alice non abita più qui”, ha recitato al fianco di Barbra Streisand nel film del 1976 “A Star Is Born” e al fianco di Wesley Snipes in “Marvel's Blade” nel 1998.

Nella classifica degli album Billboard 200, Kristofferson ha ottenuto 19 presenze, tra cui, al 1° posto, la colonna sonora di “A Star is Born”, in cui ha recitato insieme alla Streisand. Ha scalato una dozzina di voci nella classifica Hot Country Songs di Billboard, tra cui due numeri 1: "Why Me" nel 1973 e la collaborazione all-star "Highwayman" nel 1985 con Waylon Jennings, Willie Nelson e Johnny Cash. Nella classifica Top Country Albums, ha piazzato 25 titoli, tra cui un trio di numeri 1: “Jesus Was a Capricorn” (1973), “Full Moon” (con Rita Coolidge, 1973) e “Highwayman” (con Nelson, Jennings e Cash, nel 1985).

Le canzoni che ha scritto e che sono diventate successi registrati da altri artisti includono: "Me and Bobby McGee" (n. 1 nella Hot 100 per Janis Joplin), "Sunday Mornin' Comin' Down" (n. 1 nella Hot Country Songs per Johnny Cash), "For the Good Times" (n. 1 nella Hot Country Songs per Ray Price) e "Help Me Make It Through the Night" (n. 1 nella Hot Country Songs per Sammi Smith).

Kristofferson, che sapeva recitare William Blake a memoria, intrecciava intricati testi di musica folk sulla solitudine e il tenero romanticismo della musica country popolare. Con i suoi capelli lunghi e i pantaloni a zampa d'elefante, e le sue canzoni della controcultura influenzate da Bob Dylan, ha rappresentato una nuova generazione di cantautori country insieme a colleghi come Willie Nelson, John Prine e Tom T. Hall.

"Non c'è miglior cantautore vivente di Kris Kristofferson", ebbe a dire Nelson durante una cerimonia di premiazione per Kristofferson tenuta nel novembre 2009 da BMI. "Tutto ciò che scrive è uno standard e tutti noi dovremo conviverci".

Al college fu un pugile e giocatore di football dei Golden Gloves, conseguendo un master in inglese presso il Merton College dell'Università di Oxford in Inghilterra, rifiutando un incarico di insegnante all'Accademia militare degli Stati Uniti a West Point, New York, per dedicarsi alla scrittura di canzoni a Nashville. Sperando di entrare nel settore, lavorò come custode part-time presso lo studio Music Row della Columbia Records nel 1966, quando Dylan registrò le tracce per il seminale doppio album “Blonde on Blonde”.

Tra i numerosi riconoscimenti che Kristofferson ha ricevuto nel corso della sua carriera ci sono tre Grammy Awards: miglior canzone country per "Help Me Make It Through the Night" (1971) e miglior performance country di un duo o di un gruppo per un paio di duetti con Rita Coolidge, "From the Bottle to the Bottom" (1973) e "Lover Please" (1975). Ha anche ricevuto un Lifetime Achievement Award dalla Recording Academy (2014).

Ha portato a casa un CMA Award per "Sunday Mornin' Comin' Down" nel 1970, ha vinto un ACM Award per "Highwayman" nel 1985, è stato inserito nella Songwriters Hall of Fame nel 1985, è stato inserito nella Country Music Hall of Fame nel 2004, ha ricevuto l'ACM Cliffie Stone Pioneer Award nel 2005 e il Poet's Award nel 2013, ed è stato onorato dalla Country Music Association con il Willie Nelson Lifetime Achievement Award nel 2019. Ha anche vinto un Golden Globe per il suo lavoro in A Star Is Born nel 1976. Nel 2006 ha ricevuto il prestigioso Johnny Mercer Award della Songwriters Hall of Fame.

"Kris Kristofferson credeva fino in fondo che la creatività fosse donata da Dio e che coloro che ignorano un dono così sacro sono destinati al fallimento e all'infelicità", ha dichiarato Kyle Young, CEO della Country Music Hall of Fame in una dichiarazione.

"Il mondo della musica country ha perso uno dei suoi narratori più profondi", ha osservato Sarah Trahern, CEO della Country Music Association, in una dichiarazione inviata a Billboard dopo la morte di Kristofferson, che aveva presentato i CMA Awards nel 1985 con Anne Murray e nel 1986 con Nelson. "Ho avuto la fortuna di lavorare con Kris su molti progetti nel corso degli anni. Il suo fascino era esattamente quello che ci si aspetterebbe: modesto e un po' misterioso, ma profondamente caloroso. Come prolifico scrittore, attore e performer, i suoi doni erano diversi da chiunque altro. Ci dispiace di non poter più beneficiare delle sue incredibili parole e dei suoi talenti. I nostri cuori vanno agli amici e alla famiglia di Kris in questo momento triste".

Anche il CEO dell'Academy of Country Music, Damon Whiteside, ha rilasciato una dichiarazione a Billboard, scrivendo: "Kris Kristofferson è stato un incredibile cantautore, interprete e ha rappresentato il genere della musica country in tutto il mondo sia attraverso la sua musica che attraverso la sua carriera di attore. Il suo lavoro da solista, insieme alla musica di The Highwaymen, ha stabilito uno standard per tutta la musica country, e la sua recitazione in film come “A Star Is Born” e “Songwriter” lo ha reso amato dal mondo in generale. Kris Kristofferson era noto per raccontare le cose come stanno come cantaute, e sono così grato che siamo stati in grado di onorarlo con l'ACM Poet's Award nel 2013, che è stato uno dei suoi tre ACM Awards. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alla famiglia di Kris, insieme a tutti i suoi amici e fan".

Il presidente della Nashville Songwriters Association, Lee Thomas Miller, ha dichiarato: "I cantautori hanno perso un'icona e un amico. Kris Kristofferson, uno dei padri fondatori di Music Row, ha fissato l'asticella della grandezza nell'arte di scrivere canzoni. Era una vera star. L'aria cambiò quando entrò nella stanza. La musica country, Nashville e NSAI non sarebbero ciò che siamo oggi senza l'incredibile Kris Kristofferson".

Una delle sue canzoni più registrate, "Me and Bobby McGee", è stata scritta sulla base di una raccomandazione del fondatore della Monument Records Fred Foster. Foster aveva in testa il titolo di una canzone chiamata "Me and Bobby McKee", dal nome di una segretaria del suo palazzo. Kristofferson ha detto in un'intervista alla rivista Performing Songwriter che è stato ispirato a scrivere il testo di un uomo e una donna in viaggio insieme dopo aver visto il film di Frederico Fellini “La Strada”.

Joplin, che aveva una stretta relazione con Kristofferson, cambiò il testo per rendere Bobby McGee un uomo e incise la sua versione pochi giorni prima che morisse, nel 1970, per overdose. La registrazione divenne un grande successo postumo per la Joplin.

Nel 1973, Kristofferson sposò la collega cantautrice Rita Coolidge e insieme ebbero una carriera come duetto di successo che valse loro due Grammy Awards. Divorziarono nel 1980.

Si è ritirato dalle esibizioni e dalle registrazioni nel 2021, facendo solo apparizioni occasionali sul palco.




Il commento di Jerry Ewing al 1° concerto romano di David Gilmour (27 settembre 2024)



David Gilmour scatena il set dei Pink Floyd per dare il via al suo tour mondiale “Luck And Strange” al Circo Massimo di Roma

27 settembre 2024

 TRADUZIONE DEL COMMENTO DI JERRY EWING AL 1° CONERTO ROMANO DI DAVID GILMOUR

 

David Gilmour ha abbagliato Roma nella serata di apertura del suo attuale tour mondiale al Circo Massimo, a Roma, con un set in stile Pink Floyd e uno straordinario spettacolo di luci che ha fatto impazzire di gioia i presenti.

Il 78enne cantante e chitarrista dei Pink Floyd si è dimostrato in forma strepitosa quando ha dato il via al suo attuale tour mondiale a supporto del suo recente album “Luck And Strange”.

È stato il primo spettacolo dal vivo ufficiale di Gilmour dopo otto anni (aveva suonato due spettacoli di "prova" di basso profilo a Brighton, lo scorso fine settimana) e si esibirà in altri cinque concerti sempre a Roma, prima di altri sei eventi alla Royal Albert Hall di Londra all'inizio di ottobre e poi altre sette date negli Stati Uniti.

Le grida di "We love you David" hanno risuonato per tutta la notte intorno al locale che un tempo ospitava le corse dei carri per gli antichi romani, mentre il tocco di chitarra inconfondibilmente fluido di Gilmour ha introdotto la strumentale 5 A.M. (da Rattle That Lock del 2015) seguita dalla nuova strumentale Black Cat e dalla title track del nuovo album, prima che i toni immediatamente riconoscibili di Breathe dessero il via a una serie di brani dei Floyd che hanno deliziato i 18.000 fan. Seguivano un'entusiasmante Fat Old Sun di Atom Heart Mother, Marooned e Wish You Were Here, che ha fatto cantare l'intera folla all'unisono. Naturale il sottofondo degli orologi sul grande schermo circolare che adornava il retro del palco.

All'inizio Gilmour ha presentato la sua nuova band dal vivo, con l'affermato bassista Guy Pratt e lo straordinario tastierista Greg Phillinganes, insieme a nuovi arrivati, il chitarrista Ben Worsley, il batterista Adam Betts (ex membro dei Three Trapped Tigers) e il secondo tastierista Rob Gentry.

Proprio quest'ultimo gruppo di musicisti - insieme a Charlie Andrew, produttore di “Luck And Strange” (anche lui presente) - sembra aver investito Gilmour di un nuovo entusiasmo creativo, e lui è apparso felice, presentando con orgoglio la figlia Romany in occasione della loro deliziosa cover di Between Two Points, dei Montgolifer Brothers, prima che la gemma dei giorni nostri dei Floyd, High Hopes, concludesse la prima metà del set.

Un'epica interpretazione di Sorrow ha dato il via alla seconda parte del set, e Gilmour ha sfoderato lick infuocati e assoli incendiari, mentre A Great Day For Freedom ha indicato l’idea di Gilmour di raccontare quelli che ritiene siano stati i suoi momenti migliori, avendo recentemente chiarito perché alcuni brani preferiti in passato non siano più presenti nei suoi pensieri.

Ben Worsley ha duellato con Gilmour, sia alla voce che alla chitarra, in una temibile In Any Tongue, forse un'inclusione a sorpresa tratta da “Rattle That Lock”, ma la canzone non è mai sembrata così azzeccata.

Lo slancio è calato quando i coristi di Gilmour - le meravigliose Webb Sisters, Charley e Hattie, Louise Marshall e Romany - hanno rielaborto The Great Gig In The Sky in modo piuttosto bello, con Gilmour alla lap steel e Pratt al contrabbasso. 

Il tutto è sembrato abbastanza “diverso”, tanto da far riflettere, ma sufficientemente rispettoso da far ondeggiare l'intera folla al ritmo di una melodia inquietante, mentre una commovente A Boat Lies Waiting onorava il grande amico di Gilmour, il compianto tastierista dei Pink Floyd Rick Wright.

Gilmour potrebbe aver sbagliato l'intro di Coming Back To Life, ma ci ha riso sopra e di certo non ha arginato il flusso positivo della band. La grintosa Dark And Velvet Nights, con le sue straordinarie immagini di accompagnamento, ha acceso ulteriormente gli animi e l'epica proposta del momento floydiano più ovvio di “Luck And Strange”, Scattered, ha chiuso la seconda metà del set con un vero e proprio sballo.

Mentre la band si presentava per il bis, il pubblico si è precipitato davanti al palco, ignorando i tentativi piuttosto inutili degli sventurati steward di trattenere la marea in arrivo, mentre risuonavano gli accordi di apertura di Comfortably Numb. Diversi laser illuminavano il cielo notturno mentre la gente cantava come se le loro vite dipendessero da questo attimo e la band è sembrata raggiante mentre Gilmour, completamente immerso nel suo elemento naturale, scatenava i suoi famosi assoli di chitarra con la passione e il fuoco di un tempo.

Il pubblico di Roma è impazzito: cosa accadrà tra due settimane alla Royal Albert Hall?


David Gilmour Circo Massimo setlist 2024

Set 1 

5 A.M.

Black Cat

Luck And Strange

Breathe

Time

Breathe (reprise)

Fat Old Sun

Marooned

Wish You Were Here

Vita Brevis

Between Two Points

High Hopes 

Set 2 

Sorrow

Piper's Call

A Great Day For Freedom

In Any Tongue

The Great Gig In The Sky

A Boat Lies Waiting

Coming Back To Life

Dark And Velvet Nights

Scattered 

Encore: 

Comfortably Numb




sabato 28 settembre 2024

“Late for the Sky”, il capolavoro di Jackson Browne compie 50 anni



 “Late for the Sky” è il terzo album di Jackson Browne, pubblicato nel settembre del 1974 per la Asylum

 

Per Jackson Browne il 1974 è l’anno del capolavoro. In lui l’estetica della West Coast trova il proprio poeta, con ancor più intimità e riservatezza rispetto a Neil Young. Dal punto di vista lirico, probabilmente, il disco dell’anno 1974.

Late for the Sky è un progetto che va ben oltre la semplice categoria di "album musicale". È un'esperienza, un viaggio introspettivo nell'animo umano, un'opera che cattura l'essenza della malinconia e della bellezza effimera della vita, e rappresenta un punto di svolta nella sua carriera, consacrando JB come uno dei più importanti cantautori della sua generazione.

La copertina dell'album, ispirata a Magritte, è già di per sé un manifesto: una casa illuminata al crepuscolo, con un'auto parcheggiata di fronte.  Una immagine che sintetizza perfettamente l'atmosfera sospesa e malinconica che pervade tutto il disco. È come se Browne invitasse l’ascoltatore a riflettere sulla fugacità del tempo, sulla bellezza che sfuma e sulle ombre che si allungano.

Le canzoni di Late for the Sky sono vere e proprie poesie in musica, che affrontano temi universali come l'amore, la perdita, la solitudine e la ricerca di un senso. Browne, con la sua voce calda e malinconica, riesce a toccare le corde più profonde dell'animo del fruitore della sua proposta. I suoi testi, ricchi di immagini evocative e di una profonda sensibilità, riflettono le inquietudini e le speranze di un'intera generazione, quella dei figli dei fiori che si trovavano a fare i conti con la dura realtà della vita adulta.

Musicalmente, "Late for the Sky" è un disco impeccabile. Le melodie sono semplici e memorabili, ma al tempo stesso profonde ed evocative. Gli arrangiamenti sono raffinati e mai invadenti, esaltando la bellezza delle canzoni. Ogni strumento ha il suo spazio, contribuendo a creare un'atmosfera intima e coinvolgente.

Non resta che ascoltarlo!

 

Lato A

Late for the Sky – 5:36

Fountain of Sorrow – 6:42

Farther On – 5:17

The Late Show – 5:09 

Lato B

The Road and the Sky – 3:04

For a Dancer – 4:42

Walking Slow – 3:50

Before the Deluge – 6:18




venerdì 27 settembre 2024

Ricordando i Beggars Opera


Beggars Opera fu un gruppo progressive rock scozzese formato nel 1969 dal chitarrista Ricky Gardiner, dal cantante Martin Griffiths e dal bassista Marshall Erskine. 

La formazione iniziale era  composta dai fondatori Ricky Gardiner (chitarra/voce), Martin Griffiths (voce), Marshall Erskine (basso/flauto) con l'aggiunta di Alan Park (tastiere)  e Raymond Wilson (batteria). 

La loro proposta si può definire un rock progressivo melodico, che ebbe un effimero momento di notorietà agli inizi degli anni '70, rivaleggiando con i Nice e gli Emerson, Lake & Palmer nel riarrangiare celebri brani di musica classica in chiave moderna (Franz von Suppé, Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini).

Un pò di storia...

Dopo un periodo intenso di prove, presero residenza nel centro di Glasgow e successivamente partirono alla ricerca di locali europei: la band trovò successo in Germania, apparendo nel leggendario "Beat Club" della TV tedesca e poi al First British Rock Meeting di Speyer nel settembre 1971.


Nel 1970, dopo aver firmato per la Vertigo Records, la band registrò il primo album, “Act One”, e il singolo "Sarabande", che fu rilasciato in diversi paesi europei. L'anno seguente, per il loro secondo album, “Waters of Change”, alla band si unirono Virginia Scott (mellotron) e Gordon Sellar (basso). Il singolo “Time Machine, episodio del disco, ebbe molto successo” in Germania, dove la band tornò in tournée.

Erskine lasciò la band prima di registrare il terzo album, “Pathfinder” (1972), che includeva una cover della hit “MacArthur Park” di Richard Harris. Seguirono diversi altri cambi di formazione, con Pete Scott al posto di Martin Griffiths nel 1972 e Linnie Paterson in vece di Pete Scott nel 1973. Con l’uscita di “Get Your Dog Off Me” la band fu ridotta a un trio: Gardiner, Park e Sellar.

Nel 1974/76 una nuova versione della Beggars Opera registrò due album per la Jupiter Records in Germania: "Sagittary" - con Ricky Gardiner (chitarra), Pete Scott (voce), Virginia Scott (Mellotron) e Mike Travis (batteria) - e "Beggars Can't Be Choosers", con Clem Cattini che sostituisce Mike Travis alla batteria.

Ricky Gardiner ha continuato a suonare per altri arstisi, e compare nell'album “Low” di David Bowie e in “Lust for Life” di  Iggy Pop che accompagnò ne suo "Idiot Tour" del 1977. Ha co-scritto "The Passenger" con Iggy Pop.

Virginia Scott


Alan Park ha lavorato con Sir Cliff Richard per molti anni come direttore musicale.

Martin Griffiths ha collaborato con Brian Auger, Osibisa, Ekseption, Klaus Doldinger, Ange e Can prima di firmare un contratto discografico con la Jupiter Records (Ralph Siegel), pubblicando tre singoli - "I'll Be Coming Home", "Sitting on the Dock of the Bay" e "Israelites" - che raggiunsero la terza posizione nella classifica tedesca nel 1977.

Uno dei tanti esempi di musica prog dei primi anni ’70, con una forte commistione con la musica classica.


Musicisti:

Ricky Gardiner
Alan Park
Raymond Wilson
Martin Griffiths
Marshall Erskine
Gordon Sellar
Pete Scott
Linnie Paterson
Virginia Scott
Mike Travis
Clem Cattini

Discografia:

1970 Act One
1971 Waters of Change
1972 Pathfinder
1973 Get Your Dog Off Me!
1974 Sagittary
1975 Beggars Can't Be Choosers
1980 Lifeline
1996 The Final Curtain (compilation)
2007 Close to My Heart
2009 Touching the Edge
2010 All Tomorrows Thinking
2011 Lose a Life (EP)
2011 Promise in Motion

2012 Mrs. Calagari's Lighter



giovedì 26 settembre 2024

54 anni fa usciva "After the Gold Rush", di Neil Young


After the Gold Rush è il terzo album in studio di Neil Young, pubblicato il 19 settembre 1970 dalla Reprise Records.

Dopo l’enorme successo di Déjà Vu, Neil Young abbandona Crosby, Stills e Nash, lasciandoli interdetti. Non ci vuole molto per capire che è la scelta giusta: After the Gold Rush è uno dei grandi capolavori di Neil Young, l’anticipatore dello stile e dei temi che avrebbero visto il successo mondiale con Harvest.

I media non capirono immediatamente la portata artistica dell’album, che è stato ed è il punto di riferimento assoluto per chiunque si sia avvicinato alla canzone folk negli ultimi cinquant’anni.

After the Gold Rush è un album che va ben oltre la semplice somma delle sue parti. È un'opera complessa e sfaccettata, che invita l'ascoltatore a un viaggio profondo nell'anima di Neil Young e nei tumulti di un'epoca che stava cambiando.

Le trame musicali di After the Gold Rush sono caratterizzate da una straordinaria varietà di sonorità. Le chitarre acustiche ed elettriche di Young si intrecciano con arrangiamenti orchestrali, strumenti a fiato e percussioni, creando un tappeto sonoro ricco e avvolgente. Questo mix di generi diversi, dal folk al rock, dal country al pop, è uno dei segni distintivi dello stile di Young e conferisce all'album una profondità e una ricchezza uniche.

I testi sono veri e propri poemi, carichi di immagini evocative e di un profondo senso di malinconia. Young affronta temi universali come l'amore, la perdita, la speranza e la paura del futuro, ma anche questioni più specifiche legate al suo tempo. La sua scrittura è caratterizzata da una grande sincerità e da una capacità di evocare emozioni intense.

Oltre ad alcuni brani che diventeranno tra i più famosi della sua produzione, l'album contiene numerose altre gemme nascoste, come "Southern Man", una potente denuncia del razzismo nel Sud degli Stati Uniti, e "Tell Me Why", brano che si interroga a proposito delle difficoltà di crescere e di prendere decisioni difficili.

After the Gold Rush è un album che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica e la sua influenza si sente ancora oggi nel lavoro di molti artisti.

È buona cosa consigliare ai giovani di oggi l’ascolto di After the Gold Rush?

Sì, pe svariati motivi… in sintesi!

Per la sua attualità: i temi a affrontati da Young sono ancora oggi estremamente rilevanti.

Per la sua bellezza musicale: la musica di "After the Gold Rush" è un piacere per le orecchie.

Per la sua capacità di evocare emozioni: le canzoni di Young sono in grado di toccare il cuore e l'anima.

"After the Gold Rush" è un album che va ascoltato, riascoltato e riscoperto. È un viaggio introspettivo e sociale che ci invita a riflettere sul nostro mondo e sul nostro posto in esso. È un capolavoro che ha resistito alla prova del tempo e che continuerà a farlo per molti anni a venire.

Non resta che ascoltarlo cliccando sul titolo…

 

Lato 1

Tell Me Why – 2:54 (Neil Young)

After the Gold Rush – 3:45 (Neil Young)

Only Love Can Break Your Heart – 3:05 (Neil Young)

Southern Man – 5:31 (Neil Young)

Till the Morning Comes – 1:17 (Neil Young)

Lato 2

Oh, Lonesome Me – 3:47 (Don Gibson)

Don't Let It Bring You Down – 2:56 (Neil Young)

Birds – 2:34 (Neil Young)

When You Dance I Can Really Love – 4:05 (Neil Young)

I Believe in You – 3:24 (Neil Young)

Cripple Creek Ferry – 1:34 (Neil Young)




mercoledì 25 settembre 2024

La Pentola di Papin: da Sondrio, nel 1977


La band “La Pentola di Papin” prese il nome dal brevetto del fisico Denis Papin, una pentola a pressione realizzata nel 1679.
Nel nostro caso parliamo invece di un gruppo dedito al prog proveniente da Sondrio, che nel 1977 rilasciò l’album “Zero-7” per l’etichetta “Disco più”.

Quartetto nato dalle ceneri di gruppi locali, arrivò al disco superando il limite temporale “consentito” (il 1977), e appare curioso che, nonostante la lontananza geografica dagli ambienti più importanti, e il fatto che le etichette discografiche stessero smettendo di investire sul genere progressivo, riuscì a centrare l’obiettivo che, anche se non in modo eclatante, permise loro di arrivare ad una buona visibilità, accedere ad una sala di incisione ed entrare nella storia del prog italico.
Purtroppo, si sciolsero subito dopo e non ebbero mai la possibilità di promuovere il disco che sarebbe uscito l’anno dopo, e che è ambito - e costoso - dagli amanti delle rarità nel genere prog.

La band era composta da Ferruccio "Ferry" Bettini (voce, tastiere), Angelo Lenatti (chitarra, voce), Dory Dorigatti (basso) e Bruno Stangoni (batteria).


Album discreto ma non essenziale, con moderate influenze classiche e proposizione di alcune atmosfere dei primi anni '70, sette tracce che presentano tratti antichi, profumi di classicità (“Introduzione” propone la quinta di Beethoven), un po' di beat, una spruzzata di pop, psichedelia e recitato, probabili influenze di quanto arrivato dalle loro parti con il logico ritardo a cui erano sottoposte le band geograficamente decentrate. Ma ormai la musica avevo preso altre strade. Insomma, è forte l’idea del ritardo di almeno un lustro.
Ma non è questo il momento della critica, anzi, certe cose vanno ascoltate con attenzione e rispetto, immaginando l’impegno e qualche delusione che toccò un manipolo di giovani coraggiosi e appassionati musicisti.

“Zero-7 “è stato pubblicato con una copertina apribile, probabilmente in numero limitato di copie, ed è un album raro. È stato ristampato in CD con copertina diversa.

Il prog italiano dimenticato... o mai conosciuto!


LP
Zero 7 Disco Più (DP 39010) 
         1977   copertina apribile

CD
Zero 7 Vinyl Magic (VM 034)
         1993   ristampa dell'album del 1977 con diversa copertina


Gli Opeth posticipano l'uscita di “The Last Will & Testament” al 22 novembre

 


Gli Opeth saranno in tour in Europa e nel Regno Unito 

a febbraio e marzo 2025


I prog metallers svedesi Opeth hanno posticipato la data di uscita del loro quattordicesimo album in studio The Last Will & Testament al 22 novembre, attraverso Moderbolaget e Reigning Phoenix Music, citando ritardi nel processo di produzione.

"Ci sforziamo di fornire un prodotto della massima qualità possibile e, per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di un po' più di tempo per garantire che la versione finale soddisfi i nostri standard", spiega il frontman Mikael Åkerfeldt. "Comprendiamo che questo possa rappresentare una delusione, ma apprezziamo sinceramente la vostra pazienza e il vostro continuo supporto. Non vediamo l'ora di condividere questa nuova musica con voi e siamo fiduciosi che ne varrà la pena".

Il quintetto ha annunciato il loro nuovo album il mese scorso, un concept album ambientato in uno sfondo post-Prima Guerra Mondiale sulla lettura del testamento di un defunto padre alla sua famiglia sopravvissuta e gli scioccanti segreti di famiglia che svela e l'impatto che questo ha sui suoi figli gemelli. Aggiungiamo una misteriosa ragazza orfana e afflitta dalla poliomielite e si avrà una storia intrigante.

Il nuovo album vede la partecipazione di Ian Anderson, leader dei Jethro Tull, del frontman degli Europe e collega svedese Joey Tempest e della figlia più giovane di Mikael Åkerfeldt, Mirjam.

Gli Opeth hanno attualmente condiviso due singoli finora presenti nel nuovo album, l'heavy §1 e il più proggier §3, e hanno anche programmato un tour nel Regno Unito e in Europa per febbraio.


Opeth European and UK tour dates 2025 

Feb 9: FIN Helsinki Ice Hal

Feb 11: SWE Stockholm Cirkus

Feb 12: NOR Olso Centrum Scene

Feb 14: DEN Copenhagen DC Koncerthuset

Feb 15: GER Hamburg Docks

Feb 17: GER Cologne Palladium

Feb 18: GER Berlin Tempodrom

Feb 19: GER Cologne Muffathalle

Feb 21: FRA Paris Olympia

Feb 22: NED Amsterdam AFAS Live

Feb 23: BEL Brussels Ancienne Belgique

Feb 25: UK Bristol Beacon

Feb 26: UK London Roundhouse

Feb 28: UK Birmingham Symphony Hall

Mar 1: UK Manchester Albert Hall

Mar 2: UK Glasgow Barrowland







martedì 24 settembre 2024

AIRPORTMAN-"ED È SUBITO AUTUNNO"

 

Ho dimenticato di annotare la cospicua discografia degli AIRPORTMAN, ensemble piemontese che seguo da moltissimi anni e che rappresenta un modo di fare musica e proporsi del tutto unico.

Il minimalismo è alla base del loro lavoro, che riesce in ogni caso ad esprimere concetti giganteschi quasi sottovoce, mai alla ricerca di quella visibilità a cui sarebbe lecito aspirare, sempre in punta di piedi, ed è questo uno di quei pochi casi in cui - e qui azzardo - la soddisfazione autorale potrebbe anche derivare dal contenere le creazioni entro un circolo ristretto. Per questo motivo mi sento lusingato dal fatto che, almeno una volta all’anno, il postino bussi alla mia porta per passarmi un loro lavoro, sempre molto artigianale, partendo dalla realizzazione dei brani e arrivando al formato fisico. Di sicuro non mi aspetto mai file digitali, fatto che significherebbe un’uscita faticosa da una visione del mondo aggrappata all’essenziale… essenziale rispetto alle esigenze di anime equilibrate e alla ricerca della normalità, della serenità.

Il nuovo progetto si chiama “Ed è subito autunno”, e a seguire sarà possibile ascoltarlo cliccando sui singoli titoli.

Trattasi di progetto strumentale, dove la decodificazione del significato passa attraverso la denominazione delle singole tracce, ma, soprattutto, dall’ascolto attento dei nove brani che si spalmano su quasi trentadue minuti di sonorità auliche.

Traggo dal comunicato: “Giovanni Risso e Marco Lamberti si sono semplicemente trovati uno di fronte all’altro, due chitarre, un dialogo diretto, scarno, senza filtri e sovra incisioni, una analisi sincera e diretta di questo sentimento tentando di tradurlo in musica.

Ma qual è il sentimento a cui fanno accenno gli autori?

In gioco c’è il parallelismo metaforico tra il momento di passaggio di due stagioni specifiche - estate e autunno - e un distacco affettivo, uno dei tanti che accadono nel percorso di ogni vita, e sarebbe interessante comprendere da dove nasce l’esigenza narrativa specifica.

Accade spesso - a me è successo - che la maturità conduca a riflessioni supplementari, alla scoperta improvvisa di fatti un tempo nascosti tra i rivoli della simbologia e del detto comune, epifanie che prendono luce dopo essere rimaste nell’ombra dentro ad una galleria autostradale che finalmente termina portando verso la chiarezza, reale e comportamentale.

Il passaggio stagionale che sancisce la fine dell'estate ci regala la quiete, contraddistinta dai colori tipici della natura intrappolata in una tavolozza di colori - giallo, arancione, rosso, verde, beige, marrone e bordeaux -, quel paesaggio che ci circonda e che cambia repentinamente forma e aspetto percepito. Arriva la calma che appare salvifica dopo la dinamicità estiva, ma è uno status carico di spleen, perché è forte la sensazione che un capitolo felice, irripetibile, debba essere messo in archivio, per sempre, a dispetto delle immagini - fisiche o racchiuse nella memoria - che ci ricorderanno ciò che è stato appena vissuto.

Così è la vita, così è il rapporto con i figli che impostano la loro esistenza lontano dal punto di partenza, come è normale che sia.

E la felicità nell’assistere alla realizzazione dei loro sogni, spesso coincidenti con quelli genitoriali, provoca in ogni caso un senso di vuoto, magari temporaneo, ma nell’immediato doloroso, col pensiero fisso che essere d’ausilio, come accaduto sino a quel momento, potrebbe essere complicato, se non impossibile, perché la tecnologia non elimina le distanze e non sopperisce alle assenze, quando i rapporti sono fatti di piccoli gesti quotidiani che improvvisamente vengono a mancare.

Tutto questo, e molto altro - non tutti i sentimenti possono essere captati - ci viene regalato dalla musica di AIRPORTMAN, e consiglio di concentrarsi sul singolo titolo prima di iniziare l’ascolto.

Ho apprezzato moltissimo la nuova proposta, e forse la mia condizione famigliare, caratterizzata da ovvi distacchi, mi ha permesso di entrare totalmente nelle sonorità del virtuoso duo piemontese.

Il momento catartico è descritto all’interno del booklet attraverso un testo magnifico che propongo a seguire…


Ma l’abbandono che ho appena evidenziato è uno dei tanti possibili, di quelli che, con intensità variabile, troviamo lungo il sentiero che qualcuno ha disegnato per noi.

In questo commento anomalo regalo anche io qualcosa a AIRPORTMAN e ad eventuali lettori, un testo scritto tanti anni fa, che non ho mai avuto l’opportunità di rendere pubblico e di cui non ricordo nemmeno l’attimo creativo, probabilmente uno dei tanti… “cambi di stagione”!

 

Novembre

Un giorno di novembre, anche se caldo, non riscalda l’intimo. 

Un sole di novembre, anche se accecante, non illumina il giorno. 

I fiori di novembre, anche se colorati, non profumano di speranza. 

Pensieri e sensazioni che si materializzano in me, 

Sorrisi spontanei, pensando a te, a voi nella mia vita, 

Tranquillità, quando immagino che tra poco tutto ricomincerà. 

Sarà ancora primavera e i giorni nuovamente caldi. 

Il sole, anche se pallido, ci abbaglierà. 

I fiori ci regaleranno il loro profumo, che entrerà in noi. 

E noi, saremo ancora vicini. 

Quando non avvertirò più la voglia di tutto questo… 

quando non avrò più la speranza del ricominciare… 

quando in me sarà passata l’ansia di raggiungere la nuova primavera… 

quando non penserò più che i tuoi occhi possano rendermi felice… 

Quello sarà il vero novembre…

  

L’ASCOLTO (cliccare sul titolo per ascoltare)

1) all’improvviso

2) ed è subito autunno part. 1- part.2

3) il molo silenzioso

4) ed il freddo

5) dispiegare le ali

6) ed il vuoto

7) veleggiare

8) non solo mi manchi

9) grande albero