Luigi Milanese- “Closer to Heaven”
Black Widow Records
10 tracce-36 minuti
Seguo la logica di Luigi Milanese,
quella del rifiuto di etichette musicali preconfezionate, e provo a raccontare
uno spicchio della suo impegno, presentando il feeling generale del suo album
appena uscito, “Closer to Heaven”.
L’ho riascoltato più volte, perché
cercavo con ostinazione di trovare quella finestra in cui inserire l’album, talmente
variegato e inusuale da spiazzarmi un po’.
Certamente l’impatto è stato
positivo: se un disco non mi convince non gli concedo certamente cinque chance,
come capitato in questa occasione.
Prendiamo come esempio i primi due
brani, I Never Did e Riot House: lo start permette di
evidenziare le grandi doti di una vocalist straordinaria, Claudia Sanguineti, che fornisce un tocco personale che si immagina segnerà l’intero CD. Quando parte la seconda traccia lo scenario muta
totalmente, e il riff di chitarra elettrica riporta a certo rock glorioso dei
seventies, fatto di ritmo e virtuosismo spinto.
Questo apparente contrasto
domina la scena.
Occorre rimarcare che il mezzo
espressivo di Milanese è la chitarra, strumento con il quale si è diplomato al
conservatorio, e la sua grande tecnica ed esperienza si esprime in tutte le
direzioni, dalla “durezza” appena citata al tratto acustico di Acoustic Rules.
Caratterizzante la presenza di John Hackett al flauto, che mette a
disposizione le proprie skills in tre brani: All the things I never said,
Aurora e Internal Dynamics.
La ricerca di ospiti illustri è
spesso legata al donare visibilità al proprio prodotto, fatto di per sé comprensibile,
ma quando si “centra” realmente l’artista, coinvolgendo chi è realmente
funzionale al progetto, beh, il valore aggiunto è assicurato.
Completano la line up un
bassista storico come Bob Callero, il
tastierista Luca Lamari, Adriano Mondini - oboe -, Federico Lagomarsino - batteria - e Marila Zingarelli al violoncello.
La lettura della strumentazione
utilizzata alimenta il concetto di varietà musicale, e se da un lato troviamo
il power rock già descritto, dall’altro vediamo il risalto di momenti
intimistici, e capita che il cambio di passo si manifesti anche all’interno del
singolo brano, come nella magnifica All
The Things I Never Said, che propongo nel video a seguire.
Arrivando a Visions from the well part one, e toccando
la “part two”, viene da pensare all’abbinamento
musica e immagine, a trame capaci di commentare una pellicola e creare
atmosfere ed emozioni.
Un disco dalle mille sfaccettature,
in grado di raccogliere stili e generi differenti, concepito con una precisa logica,
che è conseguenza della presenza di molteplici anime musicali che convivono
nell’artista; parlo di una sintesi di esperienze e culture ampie, che racchiudono
il rock, il prog, elementi classici, acustici ed etnici, e il tutto facilita la
costruzione di un viaggio temporale e spaziale che la musica permette di
compiere con estrema rapidità, e la magia potrà rinnovarsi ad ogni giro di
giostra.
Album altamente consigliato.
L’INTERVISTA
Mi racconti un po’ della tua storia musicale, dalle tue passioni
iniziali sino ad oggi?
Le mie passioni iniziali sono state il Rock, il Blues, il
Progressive e la musica acustica, inglese e americana. Nel 1979 ho fondato,
insieme al bassista Piero De Luca, la Big Fat Mama Blues Band, con cui suonai,
a periodi alterni, per circa due anni, una grossa novità in quel periodo di
fine anni '70. Poi venne l'amore per il
Jazz e per la Musica Classica, con il diploma di Chitarra in Conservatorio,
insomma, una voglia di conoscere i vari stili a 360° che mi ha portato a
suonare in tante e diverse situazioni in Italia, in Europa, e negli ultimi anni
anche negli Stati Uniti. Direi che a oggi, l'amore iniziale per un certo tipo
di Rock, con tutte le sue svariate sfaccettature, è in me più vivo che mai.
E’ uscito il tuo nuovo album, “Closer to Heaven”, a tre anni di distanza dal
precedente “Equinox”: esiste un legame, una certa continuità tra i due lavori?
Il legame di Closer to Heaven con il precedente Equinox si trova, sostanzialmente, nella volontà di esplorare e di
far convivere all'interno dello stesso album stili e generi tra loro parecchio
diversi, ma che poi al nostro orecchio - ultimo e unico giudice - risultano
essere tutti legati da un filo rosso invisibile che li unisce senza distinzioni
di sorta. In Equinox erano presenti
alcune cover, da me orchestrate, tra cui un brano dei Led Zeppelin e una
Sarabanda di J.S.Bach, mondi in apparenza molto distanti tra di loro... In Closer to Heaven non ci sono cover, i
dieci brani presenti sono tutte mie composizioni originali e anche qui, come in
Equinox, pur essendoci brani cosi
diversi tra di loro, misticamente si amalgamano in maniera perfetta - mi pare
-, ma io non so il perché! Sicuramente la musica racchiude grandi e ancora
inesplorati misteri!
Al primo ascolto “Closer to Heaven” appare molto vario, a volte con grande differenza di
stile tra le singole tracce - mi vengono in mente “I Never Did” e “Riot House”: come definiresti il nuovo album, sia dal punto di vista
musicale che lirico?
Definirei Closer
to Heaven un album fuori dal tempo, assolutamente non convenzionale, e
anche una sorta di laboratorio creativo da cui è uscito buon materiale su cui
riflettere, tutte cose queste sicuramente più comuni ai musicisti degli anni '
60 e '70 che a quelli dei giorni nostri .
Tra gli ospiti
una presenza straniera e… nobile, John Hackett: come nasce la vostra
collaborazione?
La
collaborazione con John Hackett nasce grazie all'interessamento del mio caro
amico Mauro Montobbio. Tramite lui inviai a Hackett i nastri e le parti già pronte per il flauto
di All the things I never said, Aurora e Internal Dynamics,
chiedendogli di partecipare al progetto; la risposta di Hackett fu affermativa
e carica di puro entusiasmo, e per quanto mi riguarda questi sono i pezzi
migliori dell'album (soprattutto Aurora). Come tutti i grandi, Hackett è
una persona umile e molto educata… pochi giorni fa mi ha scritto che vuole
invitarmi da lui in Inghilterra, persona squisita e musicista straordinario.
Altro pezzo
storico - questa volta italiano - è Bob Callero: presenza fissa o solo
funzionale all’album?
Bob Callero non
ha mai suonato nei miei precedenti dischi. Lui è un pezzo di storia di una
certa musica italiana, ci siamo visti a casa mia, abbiamo riso, scherzato e
ascoltato le musiche a cui bisognava aggiungere il basso elettrico; registrare
poi è stato facile e anche divertente. Ce ne fossero come lui, è sempre stato
uno dei miei idoli e spero di poter collaborare ancora in futuro: l'intesa con
lui è stata immediata, anche in brani complessi e molto strutturati come Aurora,
dove ci sono pochi accordi e molta, molta polifonia.
Non conoscevo gli
altri due musicisti, Claudia Sanguineti e Luca Lamari: me ne parli?
Claudia
Sanguineti è, secondo me - e non solo secondo me - una delle migliori vocalist
che abbiamo in Italia; la sua interpretazione di I never did è veramente
straordinaria, un phatos incredibile, una voce calda e con un'intonazione
perfetta. E’ un'amica di vecchia data e ora abbiamo fatto insieme questa
bellissima esperienza in studio per Closer to Heaven. Luca Lamari è il
suo compagno, un tastierista preparatissimo, bravissimo e creativo pianista;
anche con lui c'è stata un'intesa immediata su quello che io volevo dal Piano e/o
dal synt… i suoi contributi sono sparsi in quasi tutto il disco. Adoro la sua
entrata di pianoforte "scombinata" in I never did, assolutamente geniale.
Come si
incontrano Luigi Milanese e Black Widow?
Luigi Milanese e
la Black Widow si incontrano nel 2013, in occasione del secondo album in studio
del gruppo Hard Rock "Blue Dawn" intitolato Cycle of Pain,
distribuito - e in parte prodotto - dalla Black Widow. Io ho registrato tutte
le chitarre di quel disco oltre ad aver curato gli arrangiamenti dell' 80 % dei
brani. Ho sempre rispettato moltissimo Massimo Gasperini, che conobbi appunto
in quel periodo, uno dei pochi veri conoscitori di una certa cultura musicale
Prog/Rock ma non solo, e il fatto di aver accettato di distribuire un disco
cosi particolare come Closer to Heaven, ti fa capire l'intelligenza e la
lungimiranza sua e dei suoi collaboratori.
Come definiresti
la tua musica e che tipo di chitarrista ritieni di essere?
Definirei Closer
to Heaven un disco di Modern Prog e Luigi Milanese un chitarrista curioso, eclettico e preparato per molte e
svariate situazioni sonore. Queste due cose si capiscono ragionando sul fatto,
semplice ma profondo, che Closer to Heaven non è un disco di Rock, non è
un disco di Pop non è un disco di World Music, non è un disco di Jazz e neanche
di Classica, ma nei suoi dieci brani contiene tutti gli elementi prima citati!
Proporrete “Closer
to Heaven” dal vivo? Avete pianificato tour o presentazioni dell’album?
Al momento non è in programma nessuna presentazione
del disco!
Track - List :
1. I Never Did
4 : 42
2. Riot House
2 : 55
3. All the
things I never said 5 : 09
4. As a chill in the golden night 4 : 08
5. Aurora 4 : 11
6. Acoustic Rules 2 : 50
7. Visions from the well part one 4 : 11
8. Internal Dynamics 6 : 17
9. Visions from the well part two 1: 55
10. Epilogue
1 : 26
Tutti i brani sono composti e arrangiati da
Luigi Milanese
Line up :
Luigi Milanese: chitarra elettrica e acustica
John Hackett: flauto
Bob Callero: basso elettrico
Claudia Sanguineti: voce
Luca Lamari: piano e synt
Adriano Mondini: oboe
Federico Lagomarsino: batteria
Marila Zingarelli: cello