Considero il mio
rapporto con Fabrizio Poggi e la moglie Angelina uno “spontaneo stato
di empatia”.
Molte
cose mi colpiscono di loro, e la filosofia di vita, trasmessa anche dal palco,
si fonde con la musica, e probabilmente i differenti ingredienti sono
interdipendenti.
Mi
avevano chiesto di dare loro un giudizio su “Spirit and Freedom”, non perché la mia
”critica” possa rappresentare un eventuale valore aggiunto, ma perché noi che
amiamo la musica incondizionatamente abbiamo bisogno di condividerla, che sia
nostra o fatta da altri.
Da
maggio posseggo il CD, cioè da quando ho visto i Chicken
Mambo al Raindogs di Savona.
L’ho
ascoltato più volte e ho sempre rimandato il momento del mio commento, perché
mi sono reso conto che il percorso rappresentato da questi diciotto brani, che
non possono prescindere dalla lettura del piccolo book allegato, mi coinvolge
troppo, facendomi ritornare al mio vissuto, e a tanti frammenti “afferrati”,
rubati a Fabrizio e Angelina.
Per
fare del blues occorre nascere nel posto giusto.
Per
farsi accettare là, dove il blues è nato, occorre acquistare autorevolezza
verso occhi altrui, sebbene tra le piantagioni di cotone ci fossero molti
nostri emigrati.
Fabrizio
è riuscito ad acquisire i meriti necessari per essere considerato un bluesman,
anche in Mississippi. Lui dice di essere soltanto nato nel luogo sbagliato.
.
Quando racconta i
suoi aneddoti e suona la sua musica, io mischio tutto alla mia vita perché, ad
esempio, ogni volta che imbraccio una chitarra il blues parte in automatico;
perché, ad esempio, ho avuto la fortuna di sentire il vero feeling di Beale
Street, nella downtown di Menphis, con musicisti ad ogni angolo di strada;
perché, ad esempio, anche io ho raccontato qualcosa a Fabrizio, e cioè di come
sia entrato in possesso di un testo blues, scritto da un uomo appena
licenziato, che sfogava il suo rancore, dall’Ohio alla Florida, “scrivendo” la
sua protesta. Cosa c’entra tutto questo con “Spirit and Freedom”?
Le
vite e i ricordi "terreni" si mischiano e mi piace pensare che un
giorno, “noi uomini di musica”, ci ritroveremo tutti assieme, con qualche
tensione in meno, e qualche libertà in più, a ridere delle nostre sofferenze
passate e a gioire per la serenità raggiunta.
Questo
è parte del pensiero derivante dall’ascolto di questo incredibile lavoro
musicale.
Le
note scritte sono essenziali, perché accompagnano e completano il percorso.
Colpiscono
le collaborazioni o meglio, il numero e la qualità degli ospiti.
E
ritorno all’autorevolezza del bluesman Fabrizio Poggi, la cui musica e la cui
sensibilità sembra riescano ad aprire qualunque cuore “virtuoso”.
Tra
tutte le presenze ne prendo una che mi ha particolarmente colpito, quella di Nora Guthrie,
figlia di Woody, che affronta il tema
della pace, perché:” ... non ci può essere Pace senza libertà e non ci può
essere libertà senza pace..”
Queste
le parole di Woody, lette da Nora:
La
mia pace, la mia pace è tutto quello che ho e che ti posso dare.
La mia pace è tutto ciò che ho sempre avuto e tutto ciò che conosco da sempre.
E do la mia pace al verde e al nero, al rosso, al bianco e al blu.
La mia pace vale mille volte di più di qualsiasi cosa io possegga.
E voglio passare la mia pace tutto intorno stringendo mani di ogni colore.
Credo che la mia pace sia tutto quello che ho e che ti posso dare.
Fabrizio prende in prestito brani appartenenti alla tradizione popolare, a Dylan, a Cohen, a Gram Parsons, Kristofferson, Gary Davis, Josh Haden, Guthrie, Jeff Walker, Willy De Wille, Billy Joe Shaver, sino all’ultima traccia, dove l’armonica di Fabrizio diventa il sottofondo per le parole di Martin Luther King :” We want to be free”.
La mia pace è tutto ciò che ho sempre avuto e tutto ciò che conosco da sempre.
E do la mia pace al verde e al nero, al rosso, al bianco e al blu.
La mia pace vale mille volte di più di qualsiasi cosa io possegga.
E voglio passare la mia pace tutto intorno stringendo mani di ogni colore.
Credo che la mia pace sia tutto quello che ho e che ti posso dare.
Fabrizio prende in prestito brani appartenenti alla tradizione popolare, a Dylan, a Cohen, a Gram Parsons, Kristofferson, Gary Davis, Josh Haden, Guthrie, Jeff Walker, Willy De Wille, Billy Joe Shaver, sino all’ultima traccia, dove l’armonica di Fabrizio diventa il sottofondo per le parole di Martin Luther King :” We want to be free”.
E
con questo, si conclude, momentaneamente, il viaggio verso la strada della
libertà e della spiritualità, intrapresa da Fabrizio e Angelina, che sono
certo, non ci molleranno mai!
Ho
lasciato alla fine un commento su un brano scritto da Fabrizio, “Jesus called me in
Heaven”,
dedicato ad Alessandro Rava, grande
bluesman scomparso prematuramente.
Si
incontrarono, Alessandro e Fabrizio, il giorno in cui avvenne quel terribile
incidente, e ora è bello immaginare, almeno in musica, che la prematura
dipartita sia stata comunicata per tempo, e giustificata da una chiamata
dall’alto, per la creazione di una fantastica band, in Paradiso.
Ritorno
sulle immagini della mia vita evocate da questo album dei ricordi.
Ho
raccontato a Fabrizio e Angelina, di come lo scorso anno io abbia incominciato
a scrivere una storiella che idealizza il nostro mondo futuro, nella nostra
prossima dimensione, tempestato di uomini e donne capaci di creare un’orchestra
in grado di disegnare la colonna sonora delle nostre vite, presenti e da
venire.
Ho
immaginato spiritualità, libertà assoluta, ricongiungimento degli affetti,
serenità, pace, musica, amore, uguaglianza, attenzione per il prossimo.
Tutte
cose facili da realizzare, a parole.
Fabrizio
e Angelina, anche con questo ultimo lavoro, ci hanno indicato la loro strada, e
non sarebbe male lascarsi condurre senza resistenza verso una vita piena di
“Spirit and Freedom”.
I'm on my way(to freedom land) (Traditional)