Era il 1963, una serata
invernale tiepida, forse le 22… di sicuro era ormai buio.
Avevo sette anni ed
ero con un amico di famiglia all’uscita dello stadio Valerio Bacigalupo, dove il Savona aveva appena incontrato in amichevole
la Sampdoria.
Erano i tempi in cui
la squadra della mia città aveva una certa importanza e bazzicava in serie C
(non esisteva la suddivisione in C1 e C2). L’affluenza era notevole e quando il
Savona giocava in casa si
arrivava a piedi allo stadio percorrendo alcuni chilometri, seguendo un enorme
corteo di cui si sono perse le tracce da anni.
Alla domenica mio
nonno era solito portarmi nei "distinti" a vedere quei giocatori di livello, e
dall’alto degli spalti la visione
era magnifica. Quanta gente in quegli anni!
Ma quella sera del
1963 c’era la Sampdoria e quindi… amichevole di lusso.
Non ricordo il
risultato, scontato peraltro, ma ho in mente, come fosse adesso, il fiume umano
che spingeva per uscire dal portone delle gradinate (non c’era mio nonno e i
distinti erano una chimera).
Si andava a passo
d’uomo e le macchine dei più temerari ed evoluti facevano fatica a passare, e al tempo
stesso intralciavano il traffico.
Il mio tutor mi
teneva per mano, caricato della responsabilità di sorvegliare un figlio di
altri, ed era preoccupato, ovviamente.
Ricordo bene di aver avuto addosso un paio di pantaloni
corti, grigi.
Non ero ancora stato
toccato da nessuna passione reale. Al calcio giocato (in strada) mi sarei
avvicinato soltanto l’anno dopo. Stessa cosa per la musica.
Ma forse grazie al registratore “Geloso” di mio padre, vero esempio di
evoluzione tecnologica del tempo, avevo già in testa alcuni motivi e alcuni
gruppi che da li a poco sarebbero diventati il mio pane quotidiano.
In quel registratore
a bobina avrebbero poi trovato posto alcuni brani
che ancora posseggo... sì, ho ancora il vecchio “Geloso”!
Ricordo ad esempio
“Substitute” dei Who, “Yeahhh” dei Primitives, “C’era un ragazzo…”
di Morandi (o forse era la versione di Lusini),
“Noi non ci saremo” dei Nomadi, “Ragazzo triste” di Patty Pravo.
Ma torniamo a quella
sera del 1963.
Guglielmo mi teneva
per mano, dunque, e si procedeva a piccoli passi, ammassati, con le auto che
cercavano di farsi strada tra la folla.
Non c’erano sistemi
di condizionamento e le auto erano piene di fumo e di fumatori. Anche i polmoni
erano pieni di fumo.
Forse per questo,
nonostante fosse inverno, i finestrini erano tirati giù.
Ricordo solo delle
FIAT, millecento e seicento… avercene adesso!
Era proprio una
seicento color cappuccino quella
che mi passò vicino e “camminò con me per alcuni minuti, con i finestrini completamente
abbassati.
Quegli attimi
bastarono per ascoltare per la prima volta i Beatles, e per aggrapparmi
ai primi momenti di ribellione. La musica dei Beatles aveva quel tipo di forza,
in quel preciso momento storico.
Avevo già sentito
quel nome e non so come ma mi era già chiaro che cosa rappresentassero per i giovani dell’epoca, non certo per me
che ero un nanerottolo ancora incosciente. Mi intrigava anche la falsa
traduzione: “scarafaggi”.
La canzone era “Please Please Me” - un motivo che conoscevo già senza saperne il motivo -, e ancora oggi, riascoltandola, mi viene in mente quella sera, e
riprovo la stessa tristezza che accompagnava le mie serate invernali di allora. Difficile da spiegare, ma riesco
anche a sentire lo stesso feeling del momento, con quel disagio e quella
frustrazione che accompagna chi vorrebbe già camminare da solo e non gli è
concesso. Riprovo un misto di amarezza e speranza, forse prematuro per
quell’età, ma significativo per me, e l’armonica iniziale mi appare ancora come
un lamento che arriva dal profondo del cuore.
In poche settimane il
singolo “Please Please Me” raggiunse il primo posto nelle classifiche
discografiche britanniche, e a marzo Lennon e compagni si classificarono al
primo posto nel referendum di popolarità tra i lettori della prestigiosa
rivista musicale “New Musical Express”.
Non c’è più la ressa davanti allo stadio Bacigalupo, anche se io continuo a frequentarlo seguendo mio figlio.
Non c’è più la ressa davanti allo stadio Bacigalupo, anche se io continuo a frequentarlo seguendo mio figlio.
Non ci sono più
seicento e millecento e in ogni caso non avrebbero difficoltà a passare tra i
pochi pedoni, nonostante la squadra cittadina sia nuovamente in… semi auge.
Nemmeno i Beatles ci sono più, ma “Please Plesae Me”
non morirà mai, e nemmeno il ricordo di quella sera invernale del 1963.