giovedì 25 settembre 2008
Bachman-Turner Overdrive
martedì 23 settembre 2008
Pat Metheny
venerdì 19 settembre 2008
R.E.M.
lunedì 15 settembre 2008
Settimana del Mandolino
Ed ecco la settimana che non ti aspetti!
Raccontarla esaurientemente in un solo post non è cosa facile…. si rischia di perdere le infinite sfumature, a volte più importanti dell’evento principale.
Metterò alla prova la mia capacità di sintesi( ma so già che fallirò miseramente).
LA NOTIZIA
E’ un sabato di luglio , sono sulla spiaggia , sotto all’ombrellone,e mia moglie mi fa notare come nel quotidiano che sta leggendo sia presente un inserto che , tra le altre cose, parla di una settimana dedicata all’apprendimento del mandolino.
Come non approfittare di simili occasioni?
Da qualche anno avverto a Savona un occhio di riguardo per particolari iniziative a carattere culturale, e se parliamo di musica rock, la mia prima “malattia seria”, dal 2003 ad oggi evidenzio che parecchi miti ,universalmente riconosciuti, hanno “toccato” la mia città.
Ma la settimana che qualcuno ha deciso di regalare ai cittadini savonesi ha qualcosa di diverso.
E’ aperta a tutti, non è richiesta nessuna destrezza o conoscenza particolare, non è necessario possedere lo strumento,è praticamente gratuita.
Gli orari di lezione sono flessibili, in funzioni delle esigenze personali .
L’iter prevede l’apprendimento delle nozioni di base, con il simpatico risvolto della formazione di una piccola orchestra (credo 30 allievi, di ogni età) che nella serata finale dovrà esibirsi sul palco del Teatro Chiabrera, ricordando a tutti i presenti che con la passione e con l’impegno, i risultati arrivano sempre e comunque.
IL PROTAGONISTA
Ma chi è l’artefice di tutto questo?
Sicuramente toglierò qualche merito organizzativo, per mancanza di informazione, ma alla base della manifestazione c’e’ Carlo Aonzo che, assieme ai suoi collaboratori, ha permesso che tutto ciò potesse avere luogo.
Ma chi è Carlo Aonzo?
Senza scomodare biografie ufficiali, che tutti possono reperire in rete, penso di poter dire che è il top dei mandolinisti , ed è famoso a livello internazionale, per la sua arte non comune..
Alcune cose mi legano a lui , anche se praticamente l’ho conosciuto solo nel corso di questa settimana.
Un paio di anni fa, la Comunione delle nostre figlie ci ha portato …sullo stesso ”palco”, l’altare appunto, dove abbiamo accompagnato il momento solenne con i rispettivi strumenti, lui il mandolino ed io , indegnamente accnto a lui, la chitarrra.
Francamente non sono riuscito a comprendere chi avessi realmente vicino, proprio non avevo idea di chi fosse e quale importanza avesse, in ambito musicale.
Casualmente abbiamo un amico comune, un mio collega di Parigi che insieme alla moglie persegue la via dei concerti ed è cultore dello strumento.
Alla fine tutto si collega e ci si fa un’idea più precisa.
Ma potevo rinunciare a questa occasione?
Chi mi conosce bene sa che il mio attaccamento alla musica , in senso lato, è quasi maniacale.
Quotidianamente ne scrivo, ne parlo e mi diletto con ogni strumento mi capiti in mano.
Poco importa che io non abbia il talento dell’artista, la mia soddisfazione è comunque assicurata.
Gli amici sanno anche che ho dovuto adattare un garage al contenimento degli strumenti , che crescono e non trovano spazio in casa.
Ora ho anche un mandolino elettrico ,acquistato nel corso della settimana , a cui collegherò un multieffetto, e da cui farò uscire tutto ciò che potrò.
LE LEZIONI
Ma come si presenta una lezione tipo?
Prendiamo come riferimento un giorno di metà settimana, momento in cui gli allievi raggiungono un minimo di confidenza con l’attrezzo del mestiere.
Chi può, arriva prima dell’ora di inizio lezione, approfittando così dell’attesa per esercitarsi.
A seconda del grado di apprendimento raggiunto ci si divide in differenti aule, sotto la guida dei diversi docenti (io ne ho visti tre).
Lettura delle note sul pentagramma, scale, accordi e la preparazione del brano da presentare a fine corso.
Sto parlando di “Dance Tonight” , di Paul McCartney (facilmente trovabile su youtube).
Dopo 30 minuti i gruppi si uniscono, con piccole prove generali che evidenziano , a mio parere, il grande risultato raggiunto da tutti.
E poi consigli, richieste, domande, tutte cose che dimostrano interesse reale verso uno strumento che forse poco tempo fa sarebbe stato impensabile tenere tra le mani.
L’INTERMEZZO
Prendendo sempre il riferimento di metà settimana , segnalo una serata molto interessante.
Il tema era :“L’utilizzo del mandolino nel rock”.
Questa è musica per le mie orecchie!
Tra le tante mie passioni specifiche , ce n’e’ una che sovrasta le altre ed è l’amore per il gruppo che ho sempre definito “della vita”.
Sto parlando dei Jethro Tull, che spesso hanno utilizzato lo strumento in questione.
Ho quindi aderito con piacere all’iniziativa .
Da una vita non entravo al Filmstudio e alle 21.15, la piccola ma graziosa sala era pressoché piena.
A contribuire , artisti Israeliani,appena arrivati in Italia,e pronti ad esibirsi sul palco del Chiabrera , a fine settimana.
Mi riferisco a ,”The Israeli Plectrum Orchestra” , formata da trenta giovani orchestrali , ospiti della città.
È questa l’occasione per favorire il contatto tra differenti culture utilizzando, nello specifico, lo scambio tra musicisti e corsisti.
Sul piccolo palco del filmstudio, sono protagonisti , oltre ad Aonzo , che funge anche da traduttore, Ferdinando Molteni (credo che in questo caso sia predominante il suo amore per il rock rispetto alla “veste” ufficiale) e Sandro Signorile.
L’accostamento strumento/rock avviene attraverso i loro commenti ,coadiuvati dalla proiezione di filmati.
Si passa dai “miei “ Tull a Rod Stewart, dai Led Zeppelin ai R.E.M.
Ma come quotidianamente mi accade, scopro cose assolutamente nuove per me, quei particolari che mi spingono poi a ricerche infinite.
Ne elenco tre.
1)Rory Ghallagher …mai visto al mandolino…e che pezzo!!!
2)Ry Cooder….credevo fosse una chitarra umana, ma suonare così anche il mandolino …mi fa stare male !!!
3)John Hiatt . Appena arrivato a casa mi sono tuffato nella rete ed ho compilato un post per questo Blolg , che lo riguarda.
Un aneddoto su Aonzo ci viene raccontato da Molteni.
E’ un episodio rock e mi colpisce .
Pare che Carlo abbia avuto la possibilità di suonare assieme (o al suo cospetto, non mi è chiaro) a John Paul Jones, grande bassista dei Led Zeppelin.
Ecco un possibile dialogo.
“Tanks a lot Carlo”
“Why?”
“Because you showed me the Aonzo’s scale”.
La “Scala Aonzo” è una particolare sequenza di note “inventata dal padre di Carlo, anche lui noto musicista savonese, scala che ovviamente è stata tramandata al figlio.
Dovrò chiedere se esattamente è andata così, Carlo mi sembra molto riservato, e non incline a questo tipo di pubblicità, ma la sostanza resta.
La serata prosegue tra battute e scambi , in bilico tra italiano ed inglese, e si arriva alla piccola esibizione di tre giovanissimi e stanchissimi (appena arrivati a Savona) Israeliani , che danno dimostrazione delle loro qualità.
Mi alzo soddisfatto , il dibattito non c’è stato, ma sono personalmente molto contento, in attesa delle prove del sabato e, soprattutto, della performance, che di sicuro resterà come ricordo indelebile.
IL CONCERTO
Trovarsi sul palco dalla parte “misteriosa”, fa un certo effetto.
Si respira qualcosa di antico, si riflette sui personaggi illustri che hanno occupato i camerini, si respira l’aria delle prove, entrando in un alone di austerità che non è imposto da rigidi regole, ma emana spontaneo , in qualsiasi modo ci si ponga.
Gli spessi tendoni rossi,gli strumenti attorno a noi (la spinetta di Elena Buttiero basta da sola ad incutere estremo rispetto), persino le sedie, stanno lì a ricordarci che, per almeno un paio di minuti, metteremo da parte il divertimento, e ci impegneremo alla morte.
Quando niente ci divide più dalla platea, siamo pronti , a semicerchio, e si parte.
Di questo momento, di altri successivi, propongo immagini registrate da mano inesperta.
Chiedo venia, consolandomi col fatto che almeno il ricordo audio rimane.
In un lampo arriviamo al termine , credo soddisfatti, e godiamo della lettura dei nostri nomi .
A seguire Elena Buttiero , alla spinetta, e Carlo Aonzo.
Non ho nessuna competenza specifica per commentare, ma rilevo un gradimento assoluto, derivato anche dalla scoperta di un abbinamento strumentale per me sconosciuto.
Dopo l’intervallo l'attesa esibizione degli ospiti, vale a dire il concerto della “The Israeli Plectrum Orchestra”.
Nel filmato di presentazione che propongo, sono evidenziate le peculiarità degli abitanti della città israeliana da cui gli orchestrali provengono, luogo di cui non ricordo il nome.
Lo spettacolo è davvero notevole.
Trenta mandolinisti (e in un paio di occasione una cantante eccezionale) che, guidati da un maestro carismatico sciorinano brani che “penetrano” anche i profani come io purtroppo sono.
Il pubblico ascolta in religioso silenzio e sottolinea ad ogni fine brano il gradimento,con insistiti applausi.
Si termina con una chicca, un brano riscritto dal maestro israeliano appositamente per Carlo Aonzo, e consegnato nell’occasione dell’incontro al Filmstudio.
Carlo si unisce quindi all’orchestra per la chiusura della serata.
C’e’ agitazione ora dietro ai tendoni rossi.
Tutti si salutano, si complimentano, si ringraziano ed io trovo l’occasione per parlare con la capogruppo dell’orchestra , scambiando poi con lei l’indirizzo mail.
Questo si che è un vero contatto tra mondi diversi!!!
Siamo fuori adesso e continua a piovere.
Carlo propone un ultima foto mista davanti all’entrata principale.
E’ l’ultima fatica, prima di un gelato savonese che pare sia particolarmente apprezzato dai nostri nuovi amici.
LO SCOPO
Inserisco come atto terminale i propositi dichiarati di Carlo Aonzo.
L’occasionale lettore potrà quindi giudicare autonomamente, dopo la mia descrizione, se lo scopo è stato raggiunto.
Quello che penso io credo sia chiaro, ma in qualità di “addicted to music” non posso rappresentare l’oggettività fatta persona.
Ma in una manciata di giorni mi sono avvicinato ad uno strumento nuovo , ho iniziato ad usarlo con soddisfazione e sicuramente proseguirò e approfondirò , passando altri input ai miei figlioletti, come sempre faccio.
Forse,a questo punto, dovrebbe esprimersi Carlo, raccontando l’esperienza dal suo punto di vista.
Proverò a chiedere…..tra qualche giorno.
Ed ecco il sunto del suo pensiero ante corso.
“Il mandolino caratterizza una delle grandi tradizioni italiane.
Molte famiglie posseggono, magari in un angolo nascosto , un vecchio mandolino, ricordo della ricca attività musicale tipica di tutta Italia.
Fino a tempi molto lontani , infatti, la musica del mandolino era protagonista nelle feste ed il suo studio era una costante dei momenti liberi, per distrarsi, dopo magari una giornata di lavoro.
Nel tempo questa tradizione si è purtroppo dispersa , incalzata dai ritmi di vita e nuove abitudini , ma non per questo , il suo fascino è minore.
Il mandolino, infatti rimane sempre un compagno fedele per chi lo sa apprezzare: versatile, istintivo da imparare e in grado di creare un’atmosfera magica , con il suo suono semplice ma dalle infinite sfumature espressive.
Ecco perché il mandolino è uno strumento di famiglia , quasi un parente che si è un po’ allontanato, ma che merita di essere riscoperto , ed ecco perché abbiamo pensato a provocare questo tipo di coinvolgimento: il mandolino unisce, è facile da imparare ed è molto divertente.”
Io una risposta la devo dare, utilizzando il mio pensiero radicale , conosciuto dai miei più vicini compagni di viaggio musicale, e proponendo un’ immagine della giornata di sabato.
Credo che poche cose come la musica abbiano la capacità di far socializzare gli uomini e di azzerare le differenze di qualsiasi tipo.
Ho diversi esempi di come , al cospetto di un evento musicale, possano convivere persone di colore diverso, il “nobile “ ed il meno nobile , il povero ed il ricco, l’uomo felice e l’infelice, che nell’occasione riesce a mutare il proprio stato d’animo.
Fuggo sempre dalla retorica e da i luoghi comuni e scrivo solo ciò in cui realmente credo.
A confortare le mie parole , un piccolo episodio accaduto ieri.
Nel corso delle prove generali del mattino, una corsista che avevo conosciuto nei giorni precedenti,comunica che non sarà presente alla sera, nell’occasione finale.
Mi dice poi alla fine della prova che alla base della sua rinuncia c’è la difficoltà di incastrare tutti gli impegni familiari.
Come la capisco!
Alla fine lascia una porta aperta , promettendo di provare ad essere presente almeno per quei pochi minuti di palco.
La ritrovo alla sera nel backstage, e commentando entusiasticamente l’esperienza fatta, mi dice :”Sai, sarebbe bello che Carlo ci desse l’opportunità di proseguire, magari una volta a settimana, con orari di comodo, e poi…se lui è in giro per il mondo, pazienza possiamo vederci lo stesso e strimpellare tra di noi!”
Carlo , forse un seme lo hai gettato ……nel campo giusto.
Un ultima cosa per la serie "The last but not the least".
Probabilmente le persone da ringraziare sono tante ed io non ne sono al corrente, ma rimarco l’importanza di Piera, moglie di Carlo,che ha lavorato duramente nella zona oscura, fuori dai riflettori, e con una cospicua prole da sostenere.
Sì, proprio una settimana da ricordare…..
venerdì 12 settembre 2008
John Hiatt
Citazione del giorno:
"Il sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano!" (anonimo)
mercoledì 10 settembre 2008
Pearl Jam
che esistono da una vita e che io non conosco.
Girando per la rete si trova anche ciò che non si cerca, come accade nei centri commerciali, dove entri per quello che realmente necessita ed esci col superfluo. Ma se parlo di musica l'aggettivo superfluo è bandito.
Una di queste "perle nascoste" si chiama "Better Man" .
Ho trovato queste notizie .
Better Man (qualche volta scritta come Betterman) è una canzone dei Pearl Jam, scritta Eddie Vedder quando era ancora al liceo, performata dal vivo dalla sua prima band, i Bad Radio. Considerata "apertamente una grande canzone pop" , i Pearl Jam erano riluttanti nel registrarla e rifiutarorono di inserirla in "VS" a causa della sua accessibilità. Better Man appare sull'album "Vitalogy". Mai rilasciata come singolo (una pratica della band per incoraggiare le vendite dei CD), divenne comunque una delle canzoni dei più suonate e mandate in onda per le radio. La canzone raggiunse la prima posizione della Mainstream Rock Tracks chart di Billboard, il secondo sulla Modern Rock Tracks chart, e la numero tredici nella Top 40 Mainstream. Rimase per ben otto settimane in cima alla Mainstream Rock Tracks chart. Al tredicesimo ASCAP Awards, Better Man fu citata come una delle canzoni più performate del 1955.
Nei concerti dei Pearl Jam, il verso lento di apertura viene cantato spesso sia dal pubblico che da Vedder. La canzone spesso viene proposta in un medley con la canzone "Save It For Later" della band Beat. Nell'ultimo concerto del tour "Vote for Change", nel 2004, Vedder apparve sul palco con Bruce Springsteen e cantò "Better Man" su richiesta di Springsteen; numerosi nel pubblico cantarono con lui.
La canzone fa parte del cosiddetto "Man Trio" ("Better Man, "Nothingman"" e "Leatherman") suonata occasionalmente nei concerti.
Significato del testo .
Sebbene ci siano molte idee differenti riguardo l'origine della canzone, variando da un possibile relazione abusiva nella quale un uomo è coinvolto oppure ad una donna, spesso si è pensato che la canzone fosse dedicata al suo patrigno.
Prima di suonare la canzone durante lo show di Atlanta il 3 aprile 1994, Vedder disse chiaramente:
« È dedicata al bastardo che sposò mia madre. »
BETTERMAN
Aspettando, guardando l'orologio,Sono le quattro, bisogna fermarlo Diglielo, non aspettare ancoraLei prova a dirlo tra sé e séLui apre la porta Lei si gira dall'altra parteFinge di dormire mentre si voltaFino a quando lui non prova a guardarlaLei mente dicendo che lo ama.Non può trovare un uomo miglioreLei sogna a colori, sogna in rossoNon può trovare un uomo migliore Parla con sé stessa Non c'è nessun altro Che abbia bisogno di saperlo Lei lo dice tra sé e sé I ricordi ritornano a quando era coraggiosa e forte E aspettava che il mondo arrivasse Lei giura che lo sapeva Ora maledice che lui se ne sia andato Lei mente dicendo che lo ama Non può trovare un uomo migliore Lei sogna a colori, sogna in rosso Non può trovare un uomo migliore Lei lo amava Non vuole abbandonare questa abitudine Lo difende Ecco perché lei tornerà indietro Non può trovare un uomo migliore.
Citazione del giorno:
"La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare" (Arthur Schopenhauer )
lunedì 8 settembre 2008
East of Eden
Gli East of Eden vennero formati in Inghilterra nel 1967 ....
Mente e braccio del gruppo, nonché membro fisso fino al 1975, era il violinista e polistrumentista Dave Arbus (più famoso forse per aver suonato lo storico assolo finale di "Baba O’Riley" degli Who).
A lui si affiancava nella formazione originale il sassofonista Ron Caines, nonché il chitarrista e cantante Geoff Nicholson, il batterista Dave Dufont e il bassista Steve York, anche se questi ultimi due avrebbero lasciato il gruppo appena dopo le registrazioni del primo album.
"Mercator Projected "(1969) propose una miscela di improvvisazione ed esotismo trapiantata su strutture hard-rock (Northern Hemisphere), jazz (Isadora), folk (Waterways), classicheggianti (Communion) e persino pop (Bathers).
Le fantasie piu` spigliate (In the Stable of the Sphinx, Centaur Woman) erano delle piccole Valentyne Suite (Colosseum).
“Snafu” viro` verso un jazz-rock da classifica che frutto` il singolo Jig-A-Jig, ma causo` anche il divorzio da Caines.
Arbus ridusse gli East Of Eden a un trio e registro` un album, “East Of Eden” (1970), di country music.
Dopo “New Leaf” (1971) anche Arbus lascio` il gruppo.
Arbus sarebbe finito a suonare il violino nei gruppi di Richard Sinclair.
Nel 1996 tre dei pilastri della formazione originale - Ron Caines, Dave Arbus e Geoff Nicholson – si ritrovano assieme a registrare un nuovo album sfruttando il moniker East Of Eden; “Kalipse” (1997), tuttavia, è ben lungi dal riprendere il discorso iniziato negli anni 60, e si rivela un album di fusion piuttosto pigra, salvato a stento dal solito ineccepibile Arbus ("5th Amendment"), mentre la sezione ritmica, fornita da un bassista di scarso profilo e da un’insipida drum machine, fa acqua da tutte le parti.Armadillo (2000) versa un po’ di pepe nella minestra e si dimostra una sapiente e gustosa variazione sul tema; più versatile del suo predecessore, offre una visione d’insieme dell’abilità di Arbus e soci di spaziare tra diversi stili, conservando una patina unitaria: anche gli arrangiamenti sono decisamente più curati.
giovedì 4 settembre 2008
Museo Rosembach
Ho chiesto aiuto alla rete per raccontare qualcosa del Museo Rosembach.
Lupo Galifi ripropone parte di "Zarathustra" assieme a "Il Tempio delle Clessidre"
martedì 2 settembre 2008
Silverhead
Alcuni giorni fa ho trattato l’argomento “Pamela Des Barres”.
Per induzione arrivo al di lei marito (ora ex) e cioè Michael Des Barres, leader della Band inglese Silverhead.
Lord Michael Philip Des Barres, è nato il 24 gennaio del 1948 ed è attore, oltre che cantante.
E’ conosciuto anche per aver ricoperto il ruolo di “Murdoc”, nella serie televisiva “Mac Gyver” e per aver rimpiazzato, successivamente, Robert Palmer nella band “Power Station”, partecipando al Live Aid del 1985.
I Silverhead arrivarono ad un minimo di gloria ad inizio anni 70.
Registrarono in studio due albums, “Silverhead” (1972) e “16 And Savaged (1973), che si possono catalogare nell’ambito del “glam rock” del periodo post Hippies.
In Inghilterra fecero da supporto a gruppi come i Nazareth al Finsbury Park, e Osibisa ale Brixton Sundown.
Iniziarono a lavorare in studio attorno all’abum “Brutiful”, nel 1974 , ma il gruppo “si ruppe”prima di arrivare al termine del lavoro.
La Band :
Rod Davies - percussion, vocals, guitar
Michael Des Barres - vocals
Nigel Harrison - bass
Pete Thompson - keyboards, drums
Stevie Forest - guitar, vocals (on "Silverhead" album)
Robbie Blunt - guitar, vocals (on "16 and Savaged" album)
Registrazioni ufficiali
Silverhead (1972)
16 And Savaged (1973)
Live At The Rainbow (1975) (Live LP, Japan only)
Show Me Everything (2001) (Live CD, Japan only)
Le ultime parole famose:
"E' ormai chiaro che non ci sara' in questo secolo alcuna riunificazione della Germania". (Flora Lewis, New York Times, 1984)
lunedì 1 settembre 2008
Marianne Faithfull
Pensiamo alla sua presenza davanti al corpo senza vita di Jim Morrison.
La Faithfull, infatti, all'epoca del periodo parigino di Jim era la compagna del conte Jean deBreteuil, amante e spacciatore di Pam Courson (donna di Jim), e si trovava assieme a lui nella capitale francese.
Poi, per nessuna ragione particolare, mi picchiò.
Jean si vedeva come lo spacciatore delle star.
Marianne Faithfull nasce a Londra il 29 dicembre del 1946.
All'origine del fenomeno Marianne Faithfull c'è il suo compagno di fumo Mick Jagger, all'origine del suo boom internazionale c'è la musica e una bellezza immacolata, ma maledetta.
La relazione durerà fino al 1960 e la coppia diventerà incredibilmente nota, principalmente per i loro eccessi (una notte viene arrestata dalla polizia inglese perché trovata, con solo una pelliccia addosso, nella casa di Keith Richard alla ricerca di droga).
Sono gli anni peggiori per la Faithfull, ormai dipendente dalla cocaina, esce da un coma per overdose e, come se non bastasse, è psicologicamente traumatizzata dall'aborto spontaneo di una figlia (Corrina) che avrebbe dovuto avere da Jagger.
La Faithfull, leggermente ristabilita, divorzia dal marito e trova nell'amicizia con il poeta Allen Ginsberg una nuova linfa e comincia anche a moltiplicare le sue apparizioni sul piccolo schermo: dai programmi televisivi , fino al telefilm e al film tv Anna (1967) di Pierre Koralnik .
La Faithfull si improvvisa attrice, quindi e recita accanto a Orson Welles ne “Il Complesso del sesso” (1967) e a Anthony Hopkins in Amleto (1969), dove offre una splendida interpretazione di una delirante Ofelia.
Il coma, i disordini alimentari, l'alcolismo, la marijuana e i numerosi tentativi di suicidio sembrano ormai lasciati alle spalle, ma non è così.
Purtroppo cade nell'eroina e sorprende tutti quando si scopre che vive come una barbona nelle strade di SoHo. Il motivo? Era disperata per la fine della sua relazione con Jagger e per la custodia persa di suo figlio, andata all'ex marito, ora riabilitato.La sua vita, afferma lei stessa, è in declino.
A nulla valgono le performance accanto a David Bowie e Sonny & Cher: sembra essere condannata all'infelicità.
Riescono nel convincerla a frequentare un programma di disintossicazione dalla droga: disgraziatamente la Faithfull è uno dei più grossi fallimenti del programma!
Eppure c'è ancora qualcuno che crede in lei, come il produttore discografico Mike Leander,il quale cerca di ravvivare la sua carriera finanziando parte del suo album "Rich Kid Blues".
Dopo un arresto per detenzione di droga in Norvegia, la sua carriera riprende a volta con l'album "Broken English", parzialmente ispirato al matrimonio con Brierly, avvenuto nel 1979 e che durerà ben 10 anni, attraversando eccessi di fumo, alcol e ancora droghe.
Il punto di rottura arriva a metà del decennio quando sotto l'influenza della droga e dopo una caduta, si rompe la mascella.
Continua a fare musica, lavora con Angelo Badalamenti e si appassiona al jazz e al blues, ma anche al teatro.
Nel 2007, riceve la nomination come miglior attrice europea per il film “Irina Palm” e attualmente vive a Parigi con il suo produttore François Ravard, collaborando con i Pink Floyd”, Joe Jackson, Daniel Lanois, Emmylou Harris e Frank McGuinnes, ma anche Beck, Billy Corgan, PJ Harvey. Il tutto in barba a un cancro che le è stato diagnosticato nel 2006.