A quarantesette anni e
sette mesi si può avere una visone pessimistica della vita. I bilanci sono
frequenti e, per bene che sia andata, si e’ molto più vicini alla fine che non
all’inizio. Sono tutte storie quelle che bisogna accettare con dignità la propria
eta’ e goderne i frutti, invecchiare e’ spaventoso e tutto quello che ci
circonda e’ un “rappelle”continuo: ricordati che i tuoi anni (non le tue forze)
ti impediscono di fare le cose di un tempo…. Sono conscio che questo stato
mentale non mi abbandonerà mai più ,anche se continuerò a giocare a calcio e a
sentirmi come un giovanotto. Tutto ciò mi manda in crisi....ultimamente. Che
cosa ho guadagnato? Che cosa c’è di positivo nel mio bilancio personale? Beh,
l’esperienza non e’ cosa da poco, la sicurezza che si acquista, l’impressione
che non esistano più segreti da svelare, la certezza che le uniche sorprese
difficili da combattere siano le malattie, il mettere la parola giusta al
momento giusto... solo con la persona giusta, il potersi permettere di litigare
con chiunque… sono situazioni non proponibili a vent'anni. Mi guardo indietro e
scopro che ci sono anni bui, senza significato,senza neanche un briciolo di
ricordo. Parlo di grandi periodi di tempo, in cui non ho vissuto. Se non si
hanno ricordi non si è vissuto! Lo penso davvero. Negli ultimi 15 anni emergono
comunque episodi significativi, magari una morte di una persona cara, ma
l’associazione anno/evento è salva. Parto dal 2003, appena concluso, e magari
mi fermerò lì perché gli agganci col passato sono infiniti. Un evento, un unico
evento che è poi quello che mi spinge a scrivere, una banalità, che assume
proporzioni faraoniche per gli sconvolgimenti interni che mi ha provocato, per
quelli che mi sta provocando e per quelli che mi provocherà. Non so se sarò
così bravo da fornire una spiegazione razionale ma mi piacerebbe condividere
con qualcuno il mio pensiero, mi piacerebbe sapere se esistono per tutti,
momenti che hanno la forza e la capacità di condurti all’adolescenza e di farti
restare lì a lungo, la sensazione che una mano ti afferri per il bavero e ti
trascini a terra e poi ti faccia risalire velocemente in alto, senza avere la
possibilità di intervenire, senza neanche provare a contrastare un volere
sconosciuto, sicuramente piacevole.
Ma cosa mi è successo di
cosi’ sconvolgente!
Quest’estate ho assistito
ad un concerto. Nella mia adolescenza era routine,era normale sedersi a terra
in attesa dei miei idoli, con la folta chioma svolazzante, vicina a tutti quei
ragazzi trasgressivi , molto più trasgressivi di me che esprimevo la mia voglia
di diversità col solo aspetto e con la musica. Ora non ci ci siede più a
terra ma i biglietti numerati garantiscono una certa comoditaà. Strano che gli
“YES” vengano a Vado L., forse non li segue più nessuno e non pretendono più di riempire gli stadi! Due soli concerti italiani e uno e’ a Vado! Roba da
matti. Comunque non perdo l’occasione e acquisto il biglietto in prevendita. Ho
fresca memoria di “Fragile e Close to the edge” , roba che ascoltavo in vinile.
Ho ricordo di “Yessongs” , film visto più volte e di quel film ho l’immagine
indelebile della figura di
Stewe Howe, chitarrista
irraggiungibile.
Cavolo se costano questi
biglietti!
Ma sono sempre gli stessi
che ricordo io o qualche componente è cambiato? Mi informo,e’ il 35°
anniversario della loro storia e la formazione è quella super collaudata che
useranno per questo tour mondiale. La curiosità, unita all’opportunità di un
concerto sotto casa, mi spinge a partecipare. Non sarei arrivato sino Genova
pero’ , troppo pigro,troppo demotivato a farlo.
Arriva il giorno, il 12
luglio. E’ un sabato e vado alla spiaggia. Mi incomincia a salire una certa
incomprensibile agitazione mista ad euforia. A posteriori direi che era la
consapevolezza di partecipare a qualcosa di storico. Appuntamento con mio
fratello sotto casa, un ora prima. Lui a quei tempi era un cucciolo .
Avevo 16 o 17 anni, ero da
solo in casa dei nonni in una giornata fredda. Loro erano al lavoro e io avevo
la scusa di studiare in un ambiente silenzioso. In realtà la radio era accesa e
la trasmissione si chiamava “Per voi giovani”. Il D.J. (a quei tempi non si
chiamavano certo così) descriveva le canzoni degli album appena usciti e quel
giorno si dedicò a “Powner Hearts” dei Van der Graaf e a “Fragile”, degli Yes
appunto. Spiegò dettagliatamente la canzone di apertura, “Roundabout”,
raccontandola nota per nota, o almeno cosi’ mi parve. Le parole mi
influenzavano molto , alcune persone mi influenzavano molto, anche nei gusti
musicali. In quel caso c’era comunque un insieme melodico che mi colpiva. Mi e’
sempre successo così, poche note sono sufficienti per farmi “prendere
“totalmente. La differenza rispetto ad allora e’ che adesso non mi vergognerei
di comprare una canzone di Orietta Berti, qual’ora ce ne fosse una che mi fa
stare bene. Ricordo quel pomeriggio come fosse ora . Mio fratello era appunto
un cucciolo… 8 o 9 anni.
Saliamo in macchina
pensando al parcheggio vicino allo stadio Chittolina. Ma sì qualcosa
troveremo! La superstrada passa alle spalle del palco, è ancora chiaro e lo
stage non fornisce ancora le sue luci migliori ma lascia presagire la
possibilità di una grande performance. Per me una grande performance non e’ una
perfetta esecuzione, ma e’ la capacità di trasmettere la musica con conseguente
stimolo a muoversi sulla sedia, a voler cantare e ballare, a voler applaudire.
Ma so già che dovrò essere contenuto, dovrò ricordarmi che non sono più
giovane! Il posteggio si trova subito… strano! Un pò di coda davanti ai
cancelli c’è… forse la massa arriverà più tardi… Una ragazza in coda parla,
parla, parla….”giovedì ho visto i Jethro a Torino”… discorsi a cui ero abituato
ma .lei avrà si e no la mia eta’! Possibile che abbia ancora voglia di mettersi
in mostra e far sapere a tutti ciò che ha visto? Altro flash.
Teatro Alcione a Genova,
forse e’ una domenica pomeriggio, forse siamo nelle feste di Natale… il nostro
complesso, formato da 3 mesi, si esibirà il giorno dopo nel mitico palco
dell’oratorio. Ci carichiamo al concerto dei… non ricordo bene… PFM.? Io e
Paolo siamo vicini, qualche fila più avanti Luciano e Camillo… chi avrebbe mai
pensato che sarebbe diventato il parroco della mia chiesa e che darà la
comunione ai miei figli!
Il concerto non e’ ancora
iniziato, abbiamo tempo per… farci sentire. Io mi alzo e chiamo Camillo:”A che
ora suoniamo domani?”… e lui:”Mi pare alle 4”. Tutti ci guardano curiosi e noi
ci sentiamo come se stessimo per salire sul palco che e’ a pochi passi da noi.
Magari è solo la nostra immaginazione, la nostra volontà, ma quello che avremmo
voluto è che tutti sapessero che anche noi eravamo musicisti. Anche questo e’
nitido nella mia mente. Può essere insignificante una cosa che si ricorda con
tale chiarezza a distanza di 30 anni?
Nessuno spinge in questa
coda, non ci sono capelloni da vedere, i vestiti non dicono
niente,assolutamente niente. Che importa, sono adulto e devo saper apprezzare
la musica e solo quella. Scendo sul prato e mi avvicino ai posti numerati. Noto
che non sono molti ma nella mia visione lo stadio si riempirà di gente che
troverà posto a terra, sul green, e riempirà le gradinate. Tra un po’ tutto
inizierà e io non vedo fiumi di persone! Cerco le facce di un tempo ma non ne
trovo. E i miei compagni di scuola? Alcuni di loro erano come me, come possono
lasciarsi scappare gli YES? Mi avvicino al palco, guardo gli strumenti e i
tecnici che li usano. Sono maledettamente curioso di vederli anche se non penso
minimamente che possano essere invecchiati. Saranno sempre loro, i miti non
cambiano.Avranno più o meno 25 anni… pieni di capelli dal colore
originale…magrissimi… insomma, la musica e la celebrità come elisir di lunga
vita e giovinezza eterna!
Sono le 21, l’ora
promessa. I posti a sedere sono tutti occupati.Mi giro indietro e c’è poco e
niente. Pazzesco, come si fa a perdere una simile occasione. Provo ad
immedesimarmi in loro.Come possono trovare stimoli davanti a 2000 o 3000
persone, dopo aver fatto la storia della musica rock! Forse essere
professionisti significa anche questo. Comunque io ci sono e un pezzo di storia
tocca anche a me. La combinazione ha voluto che io sia decentrato, vicino al
palco, dal lato destinato all’arrivo degli artisti. Eccoli! Cavoli come sono
cambiati! Howe non l’avrei certo riconosciuto.. sarà mica ammalato? White non
lo ricordavo bene quindi posso solo notare che è un uomo di mezza età,
sicuramente incontrandolo per strada non immaginerei che è uno dei migliori
batteristi di tutti i tempi, che ha suonato con Lennon, con Cocker... Gli
altri? Beh, un po’ ingrassati, un poò invecchiati… anche le leggende
invecchiano allora? Sono un pò più tranquillo!
Iniziano a suonare ed è
questa una parte che non riesco a descrivere, sebbene sia il fulcro della mia
riflessione. Le canzoni nuove( per me)sono un paio.Tutte le altre sono conosciute
e mi evocano miriadi di ricordi. La bravura della band e’ unica e quando a
turno si esibiscono in” a solo” non sto più nella pelle. Capita a me ciò che
vedo negli altri” vecchietti” che mi circondano e penso che sia un bene che i
miei due piccoli figli siano rimasti a casa (ora, a distanza di mesi, la penso
diversamente). Ho voglia di alzarmi, di battere le mani, di applaudire, di
cantare. Qualcuno lo fa ma è gente che non ha il controllo della situazione,
che non esercita autodisciplina, che non si rende conto che non ha i numeri
giusti per poterlo fare.
Si prosegue per due ore e
ci ritroviamo ad urlare all’unisono:” fuori..fuori..”, per un bis che sarà
super emozionante, con “I’ve seen all good people” e “Roundabout” che mi
faranno accapponare la pelle, cosa che accade anche ora che scrivo. E’ finita.
Scendono dal palco ed io
sono lì ad attendere. Li voglio vedere da vicino, non posso perdermi i lunghi
capelli biondi di Wakeman. Sono ad un passo da me. Ho trovato il coraggio di
accorciare le distanze... non troverò quello di chiedere un autografo.. .non
troverò quello di appoggiare una mano sul braccio per bagnarmi di sudore
altrui.
Anche questo mi era
capitato al palazzetto di Albenga, quando toccavo la spalla di Dave Jackson e
non lavavo la mano per un giorno, per protrarre il contatto.
Ora non posso più
permettermelo! Loro entrano in due utilitarie e spariscono, mentre rifletto sul
ridimensionamento dei mezzi locomotori a disposizione (non penso che su quelle
piccole auto faranno solo 100 metri, sino al loro luogo di riposo).
Sapro’ in seguito della
loro cena in un ristorante vicino e spesso ho immaginato di trovarmi li’ per
caso e di trovare il coraggio per parlare con loro,per fargli sapere che i miei
due bambini ora cantano alcune loro canzoni. Tutto e finito.Hanno salutato
insieme , all’unisono , e credo di capire che fossero soddisfatti, perche’
hanno dato felicita’ ad alcune persone, non molte come io avrei voluto ma… in
Italia li avevano dimenticati… forse.
Ora avrei davvero voglia
di comprare i loro gadget..ma e’ tardi e purtroppo non avro’ il tempo per la
loro fantastica t-short.
Il giorno dopo , rifacendo
la superstrada, i due Tir carichi del palco, preso in affitto da Vasco Rossi,
saranno l’inizio del mio martirio interiore, del mio riavvicinamento agli Yes,
persi da una vita,saranno il ricordo costante dei miei giorni andati, del tempo
buttato via, di momenti bui, alcuni felici e altri da obliare. Sono la
consapevolezza che in 5 minuti è passata una vita e trovare lati positivi alla situazione
attuale e’ solo illusione, solo paura della verità.
La vita è breve, troppo
breve e non e’ neanche troppo bella perchè quando hai il mondo intero da
afferrare, a pochi metri da te, pensi che non sia importante averlo, che ci sia
sempre tempo per farlo in futuro, pensi che la vita sia sempre li ad attendere.
Quando diventi tanto saggio da capire la verità….non hai più la forza, non hai
più il tempo,magari la voglia per arrivare all’obiettivo, spirituale o
materiale, magari entrambi, sicuramente diverso per ogni essere umano.
Sono a casa e racconto
tutto ma non riesco a trasferire il mio entusiasmo, probabilmente devo ancora
metabolizzare l’avvenimento.
Nei giorni successivi mi
chiama un mio vecchio compagno di scuola e scopro che anche lui era sul luogo
del delitto…e’ euforico,entusiasta e non sta più nella pelle
dall’eccitazione... ma allora non sono il solo!
Inizia una corrispondenza
continua con scambi e acquisti selvaggi di video, dvd, cd e tutto quanto abbia
il marchio Yes…devo assolutamente riappropriarmi della mia giovinezza
interiore!
In casa mi credono
maniaco. Partiamo per le ferie e porto con me molta musica ma..di un solo
gruppo… E io che credevo che non avessero piuù scritto niente!
E invece scopro centinaia
di canzoni, decine di album. Non tutti i pezzi mi prendono, ma sono dettagli,
una goccia nel mare.
Il mio amico continua ad
essere il fornitore ufficiale e ora ci sentiamo con una certa frequenza e viene
spesso a trovarmi al lavoro. Eppure prima lo vedevo
solo una volta all’anno!
Altro miracolo. Non e’ una banalità parlare dei compagni di scuola. In un mondo
nel quale è difficile ricordarsi di chi abita sul tuo pianerottolo da una vita,
io e i miei compagni di scuola ci ritroviamo ogni anno, con tanto di prof.
Ci vogliamo bene,ci
teniamo in contatto via mail e… sfido a trovare esempi simili dopo tanti anni
dalla fine delle scuole!
Abbiamo pure un sito su
internet, e da li nasce la nostra finestra sul mondo.
Proprio internet mi ha
fatto spaziare sul mondo Yes e mi continua a dare spunti che alimentano la mia
ansia di appropriarmi di quell’universo fantastico.
A fine anno e’ uscito il
dvd dedicato al loro tour mondiale e la parte piu importante mette in evidenza
i componenti la band con singole interviste. Lo guardo e lo riguardo e mia
moglie che mi chiede:”Ma non sei ancora stanco di vederlo?”
Ma come puo’ capire lei
quello che mi sta passando dentro! Anche lei ci arriverà... forse, attraverso
altre vie...
In qualche modo influenzo
i miei figli e loro apprezzano la musica, più di quanto facessi io alla loro
età. La piccola strimpella già la chitarra che le ho regalato quest’estate e
magari la suonerà meglio di me , tra qualche tempo. E così ho deciso di
scrivere a Squire, nell’illusione che mi risponda con una certa solerzia. Gli
ho mandato l’immagine di quello che credo siano i suoi due fans più piccoli,
una bimba di 9 anni ed un bimbo di 6.
Ogni mattina li porto a
scuola.Il tragitto è breve,il tempo di una canzone.Loro spesso mi
chiedono:”Papa’, metti Magnification”...
Li accontento ovviamente
ed al primo coro si alzano in piedi e partecipano attivamente ,mentre li
osservo dallo specchietto retrovisore. Poi proseguono col ritornello ,proprio
mentre arriviamo davanti al cancello della scuola:” magnifiche-magnifichescion…”
e io vado a lavorare con questo ricordo.
Sono ancora in trance,
sono ancora in crisi.
Voglio rimanere in
trance,vorrei uscire da questa crisi.
Non c’è niente di cosi’
grave, non penso sia una situazione da depressione, ma la consapevolezza del
tempo che fugge via , la certezza che non abbiamo nessuna arma dalla nostra per
rallentare la discesa,la mia personale sicurezza che il tempo davanti a me non
può che essere il peggiore in una valutazione globale della vita… beh,mi rende
triste.
La mia fede non e’ abbastanza
forte da farmi pensare alla vita futura migliore di quella terrena,e quindi
vedo un po’ nero.
Quest’anno e’ toccato agli YES farmi sprofondare in
riflessioni pesanti, magari la prossima estate mi soffermerò in qualche festa
di paese e magari mi capiterà di ascoltare la mitica Orietta Berti e... magari
arriverò al suicidio... naaaaa... Orietta naaaaa.
Grazie
Jon, grazie Chris, grazie Stewe, grazie Rick, grazie, Alan.