sabato 31 luglio 2010
"Atlantide"- Gio Gentile
venerdì 30 luglio 2010
Sarah Jane Morris a Savona
A distanza di poche ore dalla performance di Dionne Warwick, il Priamar di Savona ritorna ad essere il contesto ideale ( e affascinante) per un’esibizione di qualità.
Conoscevo poco l’inglese Morris e mi sono quindi lasciato guidare dall’istinto e dalla voglia di avvicinarmi a un’artista di valore universalmente riconosciuto.
Non mi sono pentito … anzi!
Due sono le cose che mi hanno colpito immediatamente, un pubblico quantitativamente parlando non adeguato all’evento, e un palco minimalista .
Sul primo aspetto, affrontato più volte, non mi soffermerò più di tanto, evidenziando solo che gli amanti della musica (perché nella mia città ce ne sono !) avranno magari fatto bene a scegliere proposte musicali alternative, ma se il ballottaggio era tra concerto e muscolata del sabato, beh, hanno perso un grande occasione di partecipare a un concerto unico.
Altro aspetto a cui accennavo, il palco.
La line up di Sarah prevedeva due chitarristi acustici (Kevin Armstrong e Tony Remy), in parte intercambiali nei ruoli (anche se Remy è apparso più votato alle parti soliste), un bassista acustico(Henry Thomas) e un batterista di cui non ricordo il nome, drummer molto soft, spesso dedito all'utilizzo delle spazzole sul rullante.
Nessuna amplificazione imponente quindi, e proposta, nelle previsioni, di tipo intimistico.
Lei entra candidamente vestita, con un ampio e allo stesso tempo delicato sorriso sulle labbra.
Anche gli occhi sorridenti si distinguono chiaramente, nonostante il buio, a testimonianza di uno stato d’animo particolare che in qualche modo emergerà tra un brano e l’altro.
La rossa Sarah proporrà nel corso della serata alcune cover, miscelate a suoi brani, alcuni compresi nell’ ultimo album del 2009, Where it hurts.
Si va da “The Blower’s Daughter", di Damien Rice, alla famosa “Dont’ leave me this way”, cantata in passato in coppia con Jimmy Sommerville, passando per la versione reggae di “ Piece of my Hearth”, con tanto di “Me and Mrs Jones”, proposta nel bis.
Una voce incredibile, capace di “modulare” varie tonalità dimostrando grande ecletticità, e un repertorio che spazia dal blues al reggae, dal soul al jazz, col contributo di grandi musicisti che ci hanno ricordato che non è la tipologia dello strumento utilizzato che determina il genere musicale, ma è l’anima del musicista che, se emerge, fa la differenza.
Ma l’immagine di Sarah Jane Morris che è arrivata all’audience, forte, intensa, è soprattutto quella di una donna serena, in uno stato di “good shape” interiore che solitamente spinge a dare spontaneamente il meglio di se, qualunque mestiere si faccia, in qualunque contesto ci si muova.
Dalle sue parole si apprende di una sua nuova vita, della fine di un antico legame affettivo durato venticinque anni, e di un nuovo “falling in love”.
Tutto traspare e tutto si trasferisce nella musica, fondendosi con la bellezza del luogo in cui spettatori e artisti si incontrano. E anche Sara resterà colpita da questo luogo magico, proclamandolo pubblicamente.
Un concerto di gran classe. Stop.
http://www.sarahjanemorris.co.uk/
giovedì 29 luglio 2010
"Apres Midi-Ormeggiando"- Tony Pagliuca
Chissà come si muove un recensore di “mestiere” ?!
Esisteranno sicuramente delle linee guida da cui scostarsi, poco o tanto, a seconda della voglia di lasciarsi andare?!
Non posso non parlare di “Apres Midi - Ormeggiando” di Tony Pagliuca, senza spendere qualche parola su ciò che hanno rappresentato per me le ORME, a inizio anni settanta.
Ricordo perfettamente il momento in cui entrai in contatto con “Collage”, con la sua particolare copertina, e con quella musica così differente da quella delle “vecchie ORME”. Non voglio fare graduatorie di merito, peraltro opinabili, tra i gruppi dell’epoca, ma da sempre considero “Collage” il primo atto del prog italiano.
Non è cosa da poco… è storia musicale, la nostra storia musicale!
Pochi giorni fa ho letto su “contrAPPUNTI”, il trimestrale del CSPI, un’intervista in cui Aldo Tagliapietra affermava che la vera anima prog del gruppo era quella di Pagliuca, ovvero di quel tastierista, veneto d’adozione, che nel 1979, con “Florian”, provocò il cambio di rotta, verso strutture classiche e acustiche inusuali, per il gruppo e per il suo seguito.
Ma la vita ci cambia in ogni rappresentazione del quotidiano, così come cambia il contesto, e ci ritroviamo costantemente tesi verso nuovi progetti. Sarà brutto quel momento ( e prima poi arriva, inesorabile) in cui verrà a mancare la voglia di progettare!
Mi ritrovo ora in mano questo “Apres-Midi….” dopo svariati ascolti, il primo dei quali in estremo relax, completamente isolato, col le cuffiette, davanti alle onde del mare.
La sensazione è quella di un ritorno alle radici, all’essenza, al punto di partenza, e forse ancora oltre.
Un album (bello chiamarlo così!) con un unico protagonista, il pianoforte di Tony Pagliuca.
Ma i tasti non si muovono da soli e il pianoforte non ha idee, ma va “alimentato”.
Ho provato a immaginare lo sforzo enorme che portò, molti lustri fa, all’elaborazione di “Collage”, rendendolo un prodotto progressivo, pieno di innovazioni, di mix tra classico e rock, di assimilazione di messaggi d’oltremanica… avanguardia pura.
Ora, parte di quei brani (un terzo dell’album) sono riproposti nella veste più essenziale, in una composizione musicale complessa, che richiede una buona dose di attenzione d’ascolto.
Sono dodici i brani, tutti realizzati in studio, con l’eccezione di “Aliante”, derivante da una fortunata performance dal vivo.
Lavoro enorme, durato tre anni, con la supervisione di Giampiero Reverberi.
Spesso chiedo ai musicisti che incontro, quale sia l’importanza dei testi in ciò che realizzano, e ricevo sempre versioni contrastanti. Quasi tutti i brani di “Apres Midi…” erano in origine provvisti di liriche e ora hanno subito una sorta di trasformazione, che però non le rende copie, ma piccoli gioielli originali che brillano di luce propria, e le immagini che ne derivano lasciano senza respiro, forse non tutti, ma di sicuro chi possiede sensibilità e virtuosismo d’animo.
Non mi è chiaro se esista un filo conduttore esplicito (ovviamente esiste per l’autore che possiede il link tra tutti i brani) ma mi piace soffermarmi sul titolo e immaginarne un possibile significato.
“Apres Midi” è un termine francese che indica il pomeriggio … la seconda parte attiva della giornata.
Forse la proposta di Pagliuca, frutto di grandi sacrifici, è la sua seconda “faccia” artistica, quella che gli si addice in questa parte di vita, e che proseguirà, magari in attesa di una terza fase che potrebbe essere “la nuit”, ancora tutta da scoprire.
E “ormeggiando”, riflettendo, aspettando i frutti del presente, si può pensare al futuro, a quel progettare a cui accennavo prima.
Bellissima la copertina( Canzoniere notturno) del compianto Walter Mac Mazzieri, colui che mise la firma su “Uomo di Pezza”: lacrime sulla maschera di luna, umana, oscura, che naviga romanticamente in gondola, osservata nel suo incedere dalla forza della natura che imbriglia la luna stessa … quella vera.
Anche io sono rimasto “imbrigliato “ nell’ascolto dei brani.
In alcuni momenti l’emozione è risultata talmente forte da commuovermi, essendo io incline a lasciarmi guidare dai miei sentimenti più forti, o deboli, a seconda dei punti di vista.
Forse tutto ciò condiziona il mio giudizio, perché, anche questa volta, non sono stato capace di far prevalere gli elementi oggettivi, dal momento che Tony Pagliuca mi ha “tirato fuori” parte della mia vita.
Non credo possa essere considerato un disco per tutti, perché è un CD su cui non si arriva per caso, ma lo si deve ricercare e volere con forza, e non tutti sono disposti a soffrire, gioire, riflettere e ricordare, ascoltando immagini in musica.
Mi piace sottolineare il titolo dell’ultimo brano, “Collage”, cioè quello con cui, per me, tutto iniziò e che ora ha il compito di cesellare questo sogno musicale.
Promuoverò in tutti i modi possibili, questo incredibile “Apres Midi- Ormeggiando”, e ringrazio a nome di tutti gli amanti della buona musica Tony Pagliuca, per il regalo inaspettato.
martedì 27 luglio 2010
Ariele Cartocci-Jabberwock
Ariele Cartocci non è al momento una star anche se, data la giovanissima età, lo potrebbe diventare, ammesso che questo sia uno dei suoi obiettivi. Ma non voglio parlare di sogni, ambizioni, megalomanie o sfere di cristallo. Mi preme invece parlare di musica e cogliere l’apparente contraddizione esistente tra l’età di Ariele e la musica che ama e propone. L’aria che si respira in famiglia è spesso condizionante, ma sottolineo che non è automatico che i nostri figli si appassionino a stili e modelli che erano in auge 35/40 anni fa.
Seguendo questa mia riflessione ho voluto saperne di più su i Jabberwock, il gruppo in cui suona Ariele, a cui ho poi posto alcuni quesiti, cercando di scoprire che legame possa esistere tra un figlio del nuovo millenio e la musica prog.
Biografia del gruppo fornita da Ariele
I Jabberwock nascono nell'Ottobre del 2009 (circa) dalle ceneri di mille altre band con svariati componenti e appellativi alle spalle. Diciamo che il vero e proprio "nucleo" del gruppo si incontra nel lontano marzo 2007, quando ad una festa, discorrendo dei propri gusti musicali, il sedicente chitarrista Ariele e l'aspirante bassista Luca decidono di metter su una Rock Band ispirandosi al Sound dei cosiddetti "Dinosauri del Rock" dei gloriosi anni '70 ... e qui iniziano i Guai con la "G" maiuscola! Dopo aver provato "musicisti" di tutti i tipi, e messo su un miliardo di cover, la band, provvisoriamente sotto il nome di Skylark (citazione dall'album "Larks' Toungues In Aspic" dei King Crimson) trova una line-up stabile agli inizi del 2008, grazie ad un'avvenente vocalist donna e un irruento quanto tecnico batterista; quindi i quattro scapestrati si esibiscono, nel giugno di quell'anno, al Bounty Club di Roma, riscuotendo un discreto successo e consenso tra il pubblico (...e grazie al c***o, il "pubblico" era composto da tutti parenti ed amici!). Ma, purtroppo, la band di li a poco si scioglierà a causa di divergenze personali e i due eterni amici/musicisti Luca e Ariele si vedranno costretti a dividersi per cercare ognuno la propria strada musicale. Luca troverà di lì a poco un gruppo di Punk Rock Melodico con cui inciderà qualche demo, ed Ariele creerà un suo progetto di Progressive Rock con dei ragazzi dell'Est. Questi due gruppi metteranno su insieme un live ad inizio estate 2009, tornando al Bounty Club e stupendo e sconvolgendo ancora una volta le folle (...e grazie al c***o, anche qui erano tutti parenti ed amici!). Ma anche stavolta il Dio del Rock gioca un brutto tiro ad i nostri due amici/musicisti, facendo precipitare queste due band... ma Luca e Ariele non si perdono d'animo! Decidono, dopo un anno di lontananza, di tornare insieme e di metter su, stavolta seriamente, un gruppo con i CONTROC0GL10N1! Grazie all'aiuto dell'eccentrico vocalist del progetto Progressive di Ariele, Alessandro "Merlino" Gregori, della "Tigre" delle tastiere Francesco De Renzi, del "Bill Bruford del 21esimo Secolo" Massimiliano Delfino, i due danno finalmente vita ai Jabberwock!
L'INTERVISTA
Con un’azione più o meno volontaria, noi “padri rockettari” abbiamo la tendenza a cercare di influenzare i nostri figli, e quando vedo dei ventenni ai concerti dei miei “dinosauri”, penso subito allo “zampino di papà”. Quanto hanno inciso Glauco e Liliana sulla nascita della tua passione per la musica? Penso che se i miei avessero ascoltato Claudio Baglioni o Massimo Ranieri, anziché i Genesis o i Deep Purple ora mi commuoverei sulle note di Vasco Rossi, o peggio ancora di Gigi d’Alessio e riterrei il progressive una cosiddette “palla”…oppure sarei diventato “amusicale”, il che, vista l’alternativa, non sarebbe stato poi un dramma…
Un giovane che propone la musica di quarant’anni fa mi fa venire in mente due cose, o è stato “amorevolmente” plagiato o ha capito tutto, troppo in fretta, sul significato di “buona musica”. La verità starà nel mezzo, come sempre, ma … mi regali una tua riflessione sulla definizione di “ musica di qualità? Mah, guarda…Di solito non parlo mai di musica di serie A, o di musica di serie B, per due motivi: Il primo è perchè ormai sono abituato ad ascoltare la musica con l’orecchio di uno che “suona” (si può dire?) e quindi ogni mio giudizio passa attraverso le mie conoscenze, i miei punti di riferimento, i miei gusti....il secondo è perché cresco e studio in un ambiente di musicisti che non tutti la pensano come me: Alcuni di loro sono molto più vicini alla musica americana, altri non apprezzano il folk (una coltellata per me)…Ma tutti questi, una volta che gli metti in mano uno strumento, o un microfono, ti “sverniciano” completamente. Allora mi chiedo: chi c***o sono io per dire che la mia musica è più valida della tua? Tutto questo in assoluto; poi se mi chiedi dov’è che c’è il limite fra musica (quella che tu chiami di qualità) e la non-musica, allora ti rispondo che, al di là dell’originalità o della banalità, ogni cosa che è frutto di un impegno, di informazione e di studio può essere considerata musica. Non si può pretendere di insultare questo tipo di arte: se tu fai l’ingegnere o il principe (esempio a caso…) e per soldi, o divertimento, o chissà che, ti viene in mente da un mattino all’altro di scrivere una canzone, senza aver mai sentito parlare di note, accordi e strumenti, non hai il diritto di prenderti gioco di chi lo fa seriamente e con devozione!
Ho visto un filmato in cui ti esibisci alla chitarra suonando “To be over”, degli YES. Qual è il gruppo prog del passato che più ti ha colpito … quello che inevitabilmente, prima o poi chiamiamo “il gruppo della vita”, anche se nel tuo caso e obiettivamente troppo presto per esporsi? Premetto che se potessi tornare indietro nel tempo, una volta sola, non saprei se scegliere di vedere Peter Gabriel che si mascherava da fiore, Gary Green e gli Shulman intonare Knots, o vedere Jon Anderson cantare ancora negli Yes, quando la loro età superava di poco la mia…Tutto sommato, se mi è concesso espormi, confesso che al primo posto metterei a pari merito i Jethro Tull e i King Crimson. La marcia in più che hanno avuto sugli altri è stata, secondo me, una produzione vastissima e sempre di altissimo livello. Purtroppo non posso dire la stessa cosa per i Genesis, per gli Yes e compagnia…
Non ho mai intervistato un musicista giovane come te e quindi ti “utilizzo” come simbolo di una categoria, quella dei “malati di musica” nati a fine secolo scorso. Che giudizio dai dei “Talent Show”? Talent sciò? Ottimo sistema per far fare successo alle televisioni e mettere la tua carriera musicale in un cesso turco…
Nella mia superficialità giovanile non ho mai pensato di tradurre una lirica inglese (non ne ero capace, ma nemmeno mi interessava). Che importanza danno ai testi i Jabberwock? Io personalmente penso di viaggiare sulla tua stessa onda di allora…Grazie a Dio non sono tutti come me: Alessandro, Luca …penso che loro siano più interessati ai testi.
Nonostante io possegga molti strumenti, ho capito che il mio “ampio possesso” non è servito a far nascere alcuna passione nei miei figli, e non si è sviluppata alcuna relazione simbiotica, come di solito accade con le forti attrazioni. Qual è il rapporto con la tua chitarra? Il mio rapporto con la chitarra????...non so, dovrei chiederglielo …Mah …la suono …è lo strumento che mi affascina di più per le sue potenzialità espressive …è uno strumento molto fisico: sembra che il suono prodotto esca dal tuo corpo e non da qualcosa di esterno …forse anche i fiati potrebbero farmi quest’effetto…
Ammesso che tu sia incline a seguire i consigli dei più esperti( non tutti lo sono), preferisci i suggerimenti di papà o di Jerry Cutillo (spero di non provocare liti in casa!)? Solitamente ascolto ogni consiglio che mi viene dato da chiunque se ne intenda … mio padre, Jerry, mio zio (chitarrista anche lui) …un miscuglio di tutto. Ah, poi non ci dimentichiamo di Giacomo Anselmi, il mio insegnante e uno dei numeri uno della chitarra italiana.
Ho letto nella biografia del gruppo del solito “miscuglio di attori”, con scioglimenti, ripensamenti e reunion. Quanto è importante l’amicizia quando si decide di mettere su una band e ci si prefigge un obiettivo musicale? Nella mia esperienza di gruppo ho avuto: 2 bassisti, 2 cantanti, 1 tastierista (anche se arrivato recentemente) e 4 batteristi. Posso dirti che ho capito che l’amicizia è importante, ma è importante anche che venga fuori da sola: non si può pretendere che nasca forzatamente. Quello che dico è che non ci si può mettere a tavolino, quando si incontrano altre persone per formare un gruppo, e dire: “Dobbiamo essere un gruppo di amici, perché, se siamo amici, tutto funziona meglio!” (grazie al…)
Sono convinto che la più grossa fortuna per un essere umano è far coincidere il lavoro con la propria passione, caso non comune. Come disegneresti il tuo futuro, se possedessi una matita magica? La musica sarà il tuo primo hobby o la tua vita? Se come primo hobby è già da dare per certo, si spera che fra qualche anno si possa dire altrettanto dell’altra cosa…
Svelami un segreto di papà, Paul McCartney è quello vero o è un sostituto? Quello geneticamente modificato J
lunedì 26 luglio 2010
Ray Gelato a Savona
domenica 25 luglio 2010
Focus, VIII Strada & Fariselli: inizia il Summer Rock!
In apertura il grande prog italiano con Patrizio Fariselli degli Area
Focus, VIII Strada & Fariselli: inizia il Summer Rock!
VIII STRADA & PATRIZIO FARISELLI
h. 21.00
Ingresso libero
Dagli anni '90 la band ha continuato ad esibirsi e l'ultimo album in studio Focus 9/New Skin risale al 2006. Nonostante la lunga e gloriosa carriera i Focus non hanno mai suonato in Italia: lo faranno a Trieste per la prima volta, con un'attesissima formazione che vede accanto al leader Van Leer, lo storico batteristaPierre Van Der Linden, insieme al chitarrista Niels Van Der Steenhoven e al bassista Bobby Jacobs.
L'apertura dello straordiario concerto sarà a cura delle più interessanti progressive band europee: gli VIII Strada. Si tratta di una formazione heavy-progressive lombarda assai apprezzata dalla critica grazie all'album La leggenda della grande porta del 2009. Dal vivo il gruppo ospiterà anche un grande della musica italiana: Patrizio Fariselli, storico tastierista dei riformati Area, spesso presente con la band in travolgenti concerti.
Come per le precedenti sei edizioni, che hanno visto leggende come Alan Parsons, Gong, Van Der Graaf Generator, PFM, Glenn Hughes, Banco Del Mutuo Soccorso, Animals, New Trolls, Osanna e tanti altri, anche quest'anno i concerti si terranno gratis nella favolosa Piazza Unità d'Italia a Trieste. Anche la nuova edizione è inserita come sempre nel cartellone di Serestate e gode della direzione artistica di Davide Casali, coordinatore dell'Ass. Musica Libera.
sabato 31 luglio:
Opening band live music
Zappa Evening
with The Grandmothers Re-invented
Cichla Temensis
Steve Hackett Electric Band
Mediapartners:
Dusk - Genesis Magazine
MovimentiProg
Music Club
Pianeta Rock
Saltinaria
Associazione Musica Libera:
http://www.musicalibera.it
Synpress44 Ufficio Stampa:
http://www.synpress44.com