Le origini del progetto...
La domanda che spesso si pongono i
fruitori di musica progressiva, quelli dotati di un minimo di autocritica, riguarda
l’adattabilità del genere all’attualità: roba da esseri “antichi” o materia
proponibile alle nuove generazioni? I padri, forti delle loro convinzioni,
trasmettono ai figli, i quali a volte rispondono positivamente, altre no, ma è
certo il fatto che l’unico modo per arrivare alla conoscenza specifica è
attraverso un ambito familiare favorevole, perché non esiste media che proponga
trame diverse dall’ortodossia del momento.
Ma perché divulgare? Non basterebbe
farsi i fatti propri e godere dei risultati?
Il piacere della condivisione è
legato alla convinzione di possedere il passepartout della felicità musicale, e
piuttosto che tenere per sé tanta qualità (è di questo che parlano i sostenitori
incalliti del prog), si cerca di diffondere il verbo, in piena comunione, come
accade nel corso di un concerto, come accadeva col rito del vinile nei primi
anni ’70.
C’è poi chi concretamente cerca di
unire il proprio divertimento alla didattica, intesa non come insegnamento
puro, ma presentazione di modelli alternativi: “ascolta, prova, e quando hai tutti gli elementi comparativi decidi se proseguire
o meno… nella frequentazione…”.
Questa lunga premessa è quella che
mi frullava in mente il pomeriggio del 18 aprile, mentre intervistavo le tre
band prog che stavano per salire sul palco del Teatro Don Bosco di Varazze, a
Savona.
Il nome scelto per il festival mi
pare esaustivo: “LA BOTTEGA DEL PROG”, ovvero un
laboratorio dove si costruisce e si diffonde merce rara, con lo scopo di “…ricreare atmosfere e ricordare sonorità
tipiche dei seventies, offrendo tre ore di musica che possa da un lato
coinvolgere, anche nostalgicamente, chi ha vissuto quegli anni, e dall’altro
essere di stimolo per i più giovani che vogliano accostarsi e portare avanti tale
genere musicale.”
Per fare tutto ciò nasce l’accordo
tra diversi amici che vivono la musica in maniera molto simile all’interno
delle loro band di riferimento: Alphataurus, Il Cerchio D’oro e la Giorgio “Fico" Piazza Band.
La scintilla scatta quando il
batterista degli Alphataurus, Giorgio Santandrea,
propone a Piazza - suo ex collega nel progetto “I Crystals”, nel 1973 - uno spettacolo itinerante, riproponibile in
differenti situazioni, ed è a questo punto che vengono coinvolti altri musicisti
molto “vicini”, i componenti de Il Cerchio D’Oro.
Il primo atto di questa
collaborazione parte proprio dal concerto di Varazze, che ha visto una discreta
presenza di sostenitori, quelli abituali per la prog music.
La parte tecnica è affidata al service
di Alessandro Mazzitelli, mentre è
presente Antenna Blu che, con l’instancabile
Giorgio Nasso, riprenderà in toto l’evento
che sarà proposto successivamente sul digitale terrestre e in streaming.
Propongo a seguire un video per
gruppo - realizzato da Mauro Selis - rappresentativo delle performance a cui
abbiamo assistito.
Ad aprire le danze Il Cerchio D’Oro, descritti così nel
comunicato di presentazione: “Nati sul
finire del periodo principale del progressive italico (1974), ma capaci di
rigenerarsi a più riprese nei decenni successivi fino ad oggi, attraverso
eclettiche fasi creative su linguaggi musicali diversificati; tra le loro numerose
produzioni spiccano i recenti concept album "Il viaggio di Colombo",
"Dedalo e Icaro" e "Il Fuoco Sotto La Cenere", pubblicati
dal 2008 in poi, testimonianze della maturazione della band e frutto anche di
collaborazioni artistiche con grandi nomi del Prog-Rock storico.”
La formazione è quella legata all’ultimo
album, con una variazione alle tastiere, giacché Simone Piccolini, assente giustificato,
è stato sostituito dall’esperto Carlo
Venturino, silenzioso ma prezioso nella sua non facile opera di cesellatura
sonora.
E poi i fondatori (i gemelli Gino e Giuseppe Terribile - batteria e basso -, Franco Picccolini - tastiere - Piuccio
Pradal - acustica e voce) e la chitarra solista Massimo Spica.
Un’ora sembra poca in questi casi,
ma è sufficiente per ripercorre parte del viaggio musicale iniziato e proseguito con la Black Widows Records.
Giocano in casa, non sono una
sorpresa per il pubblico, e ancora una volta riescono ad esaltare i presenti,
che sottolineano il gradimento ad ogni fine brano.
Nel “cambio palco” si raccontano,
e lasciano intravedere la prospettiva di un nuovo lavoro discografico.
A seguire un pezzo di storia, gli Alphataurus: “Gruppo milanese nato nel 1970 in piena epoca d'oro del RPI; nel 1973
lascia un'impronta indelebile con il proprio primo omonimo album (da più parti
indicato tra gli album essenziali del genere), per poi sciogliersi nello stesso
anno e rinascere nel 2010, riprendendo a creare musica poi culminata nel
secondo album in studio ("AttosecondO" del 2012, a 39 anni dal primo
album!), che fonde il suono storico del gruppo a nuovi ingredienti musicali,
oltre a pubblicare un "live" e una raccolta di rarità nell'attesa di
dare luce ad un terzo disco di inediti.”
La band presenta ancora tre membri
originali, il già citato batterista Giorgio
Santandrea, il tastierista Pietro
Pellegrini e il chitarrista Guido Wassermann; a completare la formazione il
tastierista Andrea Guizzetti, il bassista
Moreno Meroni e il frontman Claudio Falcone.
La loro performance emoziona, e il
tempo sembra essersi arrestato a quel periodo irripetibile che ha visto gli
Alphataurus abbandonare la scena prog con troppa rapidità.
Anche per loro si è in attesa di
un nuovo disco di inediti.
A chiudere Fico Piazza, bassista, il
più famoso, vista la sua presenza nei primi due album della PFM, ma voglioso di lasciare una
cospicua eredità ai ragazzi che lo circondano: “… giovani talenti da lui selezionati e guidati. Questo insieme di
brillanti musicisti - la Giorgio "Fico" Piazza Band - ripropone e ridipinge il contenuto dei primi
due preziosi album della PFM e cioè "Storia di Un Minuto" e "Per
Un Amico", dimostrandone appieno la sorprendente forza vitale che supera i
confini del tempo.”
Due album, due vinili (“oggetti”
che non sono mai mancati sul palco di Varazze), che Piazza & friends
ripropongono utilizzando la traccia madre, ma arricchendo il tutto con una personalissima concezione di musica, eliminando la funzione "copia/incolla".
Piazza, nella presentazione
iniziale, afferma come solo ora riesca a concepire e capire nei dettagli il
significato del termine “Prog”, ed è suo preciso desiderio quello di
trasmettere i giusti valori a chi avrà il compito di non lasciar scemare l’dea
base.
Anche per loro grande entusiasmo: Marco Fabbri alla batteria, Eric Zanoni alla chitarra e alle
tastiere Giuseppe Perna e Riccardo Campagno, che si alternano
anche alla voce solista.
Una grande serata di musica, con
la speranza che ciò a cui abbiamo assistito sia solo il punto di partenza di un
progetto unico, che lega tra loro le band con un’idea concettuale: e dove, se
non nel prog, possono prolificare le situazioni “concept”?