Alcuni mesi fa ho ricordato il mitico Festival di Altare.
L'opera di ricostruzione è stata complicata, e il risultato non del tutto soddisfacente.
Ciò che ne è derivato è stato pubblicato su "contrAPPUNTI", periodico dedicato alla musica prog.
Lo ripropongo integralmente.
Sulle tracce di un festival pop – Altare (Savona) estate 1972
A
quattordici anni ero immerso nella musica rock.
Ricordo
di essere rimasto affascinato, impressionato, incantato dal film dedicato al
Festival di Woodstock.
Woodstock
è ancora adesso, per me, un elemento di distinzione, di separazione, di
eccellenza, e quando negli ultimi tempi mi sono trovato davanti a The
Who o a Johnny Winter, ho pensato, prima, durante e dopo
l’evento che… “cavolo sono riuscito a vedere chi ha suonato a quel
Festival!”
Quando
penso ai grandi Festival dell’epoca inserisco anche Monterey e Wight,
tutti in un piccolo spazio temporale, ma Woodstock…
Oltre
alla musica ero contaminato da tutto ciò ruotasse attorno a quel mondo.
Troppo
piccolo per poter vedere messaggi e contenuti pseudo politici, ma nell’età
giusta per subire l’influenza di chi, magari un po’ più grande, si muoveva con
maggiore libertà. I capelli lunghi, le camice a fiori, le tuniche di garza, le
borse, i profumi, la trasgressione. Woodstock era l’emblema di tutto questo, e
arrivò direttamente, perché il film, che guardo ancora oggi una volta all’anno,
fu determinante per apprendere cosa succedeva davvero in quel momento, in quel
tipo di manifestazioni, e quali fossero i frequentatori.
In Italia
ci furono eventi simili, non nelle dimensioni, ma nell’obiettivo. Gli echi
degli accadimenti d’oltreoceano o d’oltremanica, arrivavano attraverso “Ciao
2001”.
Ovviamente
c’erano gli introdotti, i musicisti, i giornalisti quelli in grado di viaggiare,
tutte persone informate e quindi all’avanguardia, ma per noi ragazzetti di
periferia le notizie arrivavano con grande ritardo.
Questo
enorme spirito di emulazione portò non so chi ad organizzare un minifestival
all’aperto, in campagna, nell’entroterra di Savona, la mia città.
Credo di
aver avuto sedici anni ed era estate. Il festival a cui ho partecipato è quello
di Altare, e vedrò di ricordare qualcosa di quella due giorni. Altare era a
quindici minuti da casa e sarebbe stato facile tornare a casa all’ovile la
sera, ma avrebbe perso molto significato, per cui convincemmo i genitori che
era giusto dormire in loco. Eravamo abbastanza liberi a quei tempi, vivevamo per strada e
non c’era la percezione del pericolo.
Purtroppo
i pericoli c’erano e grossi, amplificati dallo spirito di emulazione e dalla
necessità di far parte del gruppo, tipico dell’adolescenza. Ma i “grandi” non
potevano saperlo. Sono stato fortunato.
Il punto
esatto era “La pozza” di Altare, luogo in cui una specie di fossa piena di acqua
inquinata (ma non lo sapevamo) permetteva un modesto bagno. Non ricordo
esattamente come si diffuse la notizia, ma il gruppo dei musicisti, e degli
spettatori, risultò nutrito.
La band
del paese era Il Selvaggio Pasticcio di Miele, ma non credo abbiano
proseguito l’attività. Per il resto, ricordo bene solo tre “entità”: Alan
Sorrenti, Franco Battiato e il Circus 2000 (ma
c’era anche il Balletto di Bronzo).
Noi
eravamo in cinque, mi pare, e arrivammo sul posto con una Fiat 850 sport, color
giallo canarino. Uno di noi aveva diciotto anni ed era fresco di patente. Del
mio abbigliamento rammento solo una tunica bianca, tipo indiano, che mi faceva
impazzire. La indossavo e mi sentivo un hippy.
E poi una
bella borsa in cuoio, fatta a mano. E ancora tanto patchoulj, non so perché
d’obbligo prima dei concerti. Non avevamo sacco a pelo, ma coperte e la mia era
impareggiabile. Era un regalo di mia zia (anche la tunica era sua) e aveva la
particolarità di abbinare tanti quadrati di differenti colori, i più variegati.
Nessuno aveva una coperta simile! Arrivammo al campo e inquadrammo subito il
palco. Là sotto avremmo passato la nostra notte di attesa. Lo spiazzo era pieno
di tende e le più belle erano quelle delle band.
Addirittura
quella del Circus 2000, rossa, sembrava una villetta, al confronto delle altre.
La pozza
era già piena di “bagnanti”. Sicuramente era gente come me, che aveva visto le
performance di Woodstock, e ora sguazzava seminuda in quella poca acqua,
ridendo e divertendosi, riproponendo in chiave minore scene memorabili di film
già visti. Noi non osammo tanto, eravamo solo apparenza e alla fine l’interesse
primario era la musica.
Potrei
sbagliare, ma il clou del concerto si concentrò in quella prima serata.
Sorrenti non era quello di Figli delle Stelle, ma quello di Aria, cioè un
innovatore, spesso accompagnato dal Dave Jackson dei Van
Der Graaf Generator.
Ma non mi
è rimasto niente che si possa descrivere, almeno dal punto di vista musicale.
Dei torinesi del Circus 2000 idem. Ho solo un immagine di Silvana
Aliotta, che suona le percussioni e canta. Battiato era completamente
diverso da quello attuale ed era di difficile ascolto.
Conoscevo
tutti i per mezzo delle pagine di “Ciao 2001”, dei poster, delle copertine.
Il
pomeriggio lo dedicammo al girovagare per quel prato allestito, e ci sentimmo
decisamente nella storia, quella storia che in quel momento era l’unica che
contasse per noi.
Scegliemmo
anche il posto dove dormire e ci sistemammo sotto il palco… un tetto in caso di
pioggia era cosa saggia anche allora.
Di quella
sera ricordo solo Sorrenti, con la sua voce eterea, ed un mantello nero sulle
spalle.
La notte
fu pressoché insonne, e i nostri pensieri di ex bambini innocenti, furono
scalfiti dai ragionamenti di altri ragazzi, anch’essi sotto il palco, ma già
alle prese con insane dipendenze. Tutto sommato ci trovammo a disagio.
Al
mattino tanti occhi fuori dalle orbite e tante voci in circolo. Si parlò di
perlustrazioni notturne di chi aveva il compito di sorvegliare il normale
andamento delle cose, e di conseguente azione in flagranza di reato. Ma forse
era solo per rendere “adulto” l’evento.
Del
pomeriggio ricordo solo il Circus 2000. Un po’ di musica, qualche bagno nel
fiumiciattolo, un ‘atmosfera da mondi lontani, e molto disagio da parte nostra,
trasgressori immaturi e pentiti.
I
genitori ci vennero a recuperare, quasi fossimo entrati in sintonia, quasi
avessero ascoltato il nostro grido d’aiuto. Mentre lasciavamo il campo Battiato
stava lanciando all’atmosfera i “rumori” figli della sua sperimentazione.
Niente avrebbe lasciato presagire un futuro così roseo per lui.
Niente
avrebbe fatto pensare a Sorrenti figlio delle stelle. Forse era immaginabile la
fine del Circus 2000.
Cosa è
rimasto di quei due giorni? Tanto, tantissimo.
Nel
momento in cui la musica, quella musica, ed il suo contorno erano per noi come
l’aria, eravamo riusciti a essere piccoli protagonisti, a vivere da vicino, un
evento come quello dei nostri sogni.
Al posto
di Cocker, Sorrenti; in luogo di Havens, Battiato; in
sostituzione dei Ten Years After, il Circus 2000.
Ma
quell’evento di trentasei anni fa mi è ritornato più volte alla mente, anche se
un po’ sfumato, e con grande e fanciullesco orgoglio posso dire .. a me stesso:
io c’ero.
LE FONTI
Ecco le
informazioni che sono riuscito a reperire: chi scrive qui sotto è mio cugino
che in quegli anni faceva parte della Pro Loco di Altare che aveva organizzato
il raduno.
“Per
quanto mi riguarda dovevo partecipare anch'io con il Selvaggio Pasticcio di
Miele (il nome del gruppo era una pessima traduzione del brano Wild Honey Pie
dei Beatles) anche se con il genere musicale del raduno non avevamo nulla a che
spartire, eravamo una delle, come verrebbero definite adesso, garage band, e si
facevano cover di gruppi famosi, Beatles, Rolling, Crosby Stills Nash & Young, Blind Faith, ecc.
Se non
ricordo male il giorno precedente al concerto vero e proprio ci siamo esibiti
ma non ho potuto partecipare alla serata clou in quanto avevo un febbrone da
cavallo causato da un ascesso dentale (cazzo!!). Per cui non ho sentito né Alan
Sorrenti né Battiato. Ricordo anche io con simpatia la definizione che ci
veniva attribuita dagli altaresi, noi eravamo i beat, e per dirla in dialetto
(spero che tu capisca) “votte a savaj cose fan si fioj a liciagni” (“va a
sapere che cosa fanno sti ragazzi a Lipiani”). Beh c'era un piacevole odore che
aleggiava e nei giorni seguenti si trovarono anche preservativi. Spero di
essere stato sufficientemente esaustivo, ho comunque "diramato" richieste
di informazioni ad altri amici e se mi risponderanno ti invierò le notizie”
(Federico Perrone).
“…
parliamo di quasi 40 anni fa (mi fa paura persino scrivere il numero), comunque
per quello che ricordo, il festival fu organizzato dalla locale Pro Loco
presieduta dal Sig. Dott. Ing. Oreste Saroldi. La vera forza motrice
dell'organizzazione era Fulvio Michelotti e mi sembra di ricordare Paola
Ferraro, ricordo coinvolto Bruno Berta. In parte minore anche io, ma ero più
coinvolto nella "partecipazione" che nell'organizzazione. Mi sembra
che l'anno fosse il 1972, ma non ne sono sicuro al 100%. L'organizzazione
tecnica/musicale, inviti dei cantanti, marketing, promozione ecc... era del
Gruppo Virus di Torino, un'organizzazione molto attiva in quegli anni ma di cui
non trovo più traccia. Il festival ebbe luogo nella parte di Isola Grande
vicino ai Pini (ora area Picnic), la zona fu interamente recintata nel vano
tentativo di fare pagare i biglietti. Fu montato un palco ed organizzato un
catering con panini e bevande. Il concerto durò un giorno, ma il pubblico
rimase diversi giorni prima e dopo. Le conseguenze ambientali furono gravi, la
zona dovette essere ripulita di sporcizia, ed i contadini rimborsati delle
razzie dei "Beat" come li chiamavano gli altaresi.
Fu un
grande successo di pubblico accorso da tutta Italia, ma un disastro economico
che mise in ginocchio la locale Pro Loco... ed il gruppo Virus. Pochissimi
pagavano né per gli ingressi né per il catering,
lo spirito di Woodstock aleggiava... e la gente non voleva pagare quello che
riteneva un proprio diritto e si sentivano protagonisti e non spettatori. I
performers erano di grandissima caratura, basta nominare Franco Battiato, Alan
Sorrenti ed il Balletto di Bronzo. C'era poi una cantante che a me era piaciuta
moltissimo, ma di cui non ricordo assolutamente il nome. Tutto sommato un
grande evento, ricordato da tantissime persone, per tanti anni. Anche Battiato
(o Sorrenti ??) lo menzionò in una intervista ricordando lo spirito di quei
giorni, che era poi quello di quegli irripetibili anni.” (Gabriele )