ANDREA CERVETTO-"HORIZON"
(Videoradio e Videoradio Channel
edizioni musicali)
L’inattività forzata, quella live intendo, è stata messa a
frutto da molti artisti per produrre “materiale” che riassume i sentimenti e le
riflessioni derivanti da un momento drammatico e senza precedenti.
Possiamo dire che, tecnicamente, il lavoro a distanza per i musicisti
è diventato la normalità e gli spazi fatti di oceani e migliaia di chilometri
sono ormai annullati dalla tecnologia.
Ma il DNA di chi da sempre si esprime attraverso la musica porta
alla ricerca costante della socializzazione e della presenza fisica, sia in
fase di creazione che di successiva proposizione.
Andrea Cervetto presenta il risultato del suo momento di assenza da palco e
sforna “Horizon”, un album che
propone 10 tracce suddivise su 37 minuti di sonorità variegate, ovviamente
incentrate sul suo strumento di riferimento, la chitarra.
Un po' di tempo fa, ad una mia domanda specifica atta a
stabilire il rapporto con la sei corde Andrea rispose: “La chitarra rappresenta
una parte fisica del mio corpo, mi sento fisicamente unito allo strumento ed è
uno dei mezzi attraverso il quale esterno le mie emozioni.”
Ecco, le emozioni, quelle che Cervetto ci regala, in questo
caso, attraverso tracce strumentali, con l’eccezione di due brani cantati - in italiano
- che hanno il compito di aprire e chiudere l’album.
Andrea può vantare una lunga e nobile esperienza, tra Italia
e States, e collaborazioni stellari, ma realizzare un disco in proprio significa
aumentare il grado di rischio e la responsabilità delle scelte; però, penso che
un lavoro come “Horizon” possa mettere d’accordo un pubblico vario, purché
amante del rock, perché gli ingredienti ci sono tutti.
E poi quel tocco in più che contraddistingue l’espressione
italiana, qualunque sia il genere in cui ci si riconosce e si agisce… la
capacità di utilizzo dell’elemento melodico - peculiarità di cui vantarsi - che
il chitarrista genovese mette in campo, anche, nelle sole parti strumentali.
In apertura troviamo “Uno di questi giorni”, uscito anche come anticipazione in video e che propongo a seguire.
Traccia struggente dove il cantato è accompagnato da una ritmica sostenuta e dalla “slide” che colora e riempie una tela adatta alla facilità di ascolto, un pezzo che, usato in rotazione radio, arriverebbe facilmente al pubblico.
Con “Missing” si parte
nel viaggio strumentale e provare a collegare i titoli alla musica permette di
cercare la sintonia con l’autore.
Andamento lento con conduzione
chitarristica che riporta ai maestri sacri dello strumento, almeno alcuni,
quelli che solitamente Andrea cita come punti di riferimento e che lascio
scoprire all'ascoltatore.
Nonostante il virtuosismo solistico e la divagazione, la linea melodica colpisce e non svanisce.
“Rock n roll will never die” ci ricorda cosa sia
il rock, quello che, appunto, non morirà mai, e l’omaggio finale a Hendrix - un
frammento di pochi secondi di “Hey Joe” - è un segnale preciso.
Con “Guitar Or Not Guitar” ci si sposta sul
versante funk, con una bella dimostrazione di team work, dove la sezione ritmica
formata da Alex e Paolo Polifrone - caratterizzante dell’intero
lavoro - dà il meglio di sé.
“Metropolitan blues”
fornisce nel titolo l’idea basica e rispolvera il concetto di “blues”, che
nella sua origine rappresenta un mezzo per urlare e denunciare il disagio, e al
contempo la cura per alleviare le sofferenze… di questi tempi avremmo tutti
bisogno di blues…
Ecletticità e probabili ricordi di trascorsi musicali lontani e felici.
E si arriva alla title track, “Horizon”,
un brano che appare come descrizione gioiosa, molto veloce e capace di fornire
immagini e positività di ascolto.
Ma cosa rappresenterà quell’orizzonte… una meta irraggiungibile o la visibilità dopo che la nebbia è scomparsa? A ciascuno la propria interpretazione.
Con “Water flux” va in scena la musica
immaginifica e Cervetto & friends riescono a fornire il senso del fluire, dell’incedere
inarrestabile dell’acqua, un movimento non sempre “amico” ma in questo caso
confortante.
“Irish Storm” vede la presenza di Francesco
Moneti, violinista dei Modena City Ramblers, che lascia impronta indelebile
e caratterizza un “tempesta” che sintetizza il rock tradizionale unito al folk
irlandese; dalla miscela scaturisce una traccia godibile che, oltre a mettere
in risalto le skills di Moneti, permette di realizzare un piccolo paradigma
musicale, quello che vede accostare strumenti e generi differenti con la piena soddisfazione
di tutte le “parti in causa”.
“Stay” è l’ultimo strumentale, dal mood
decisamente melanconico, con la chitarra di Andrea che parla, canta, urla,
conduce la danza ricordandoci che anche la sola musica può esprimere icasticamente sentimenti e pensieri.
La conclusiva e acustica “Un Amore Da Vivere”,
come anticipato, è la seconda canzone in cui Cervetto usa la voce e ancora una
volta gli aspetti sentimentali emergono e suggellano la fine delle riflessioni.
Dice Andrea a proposito dei due pezzi: “Sono in netta contrapposizione, sono
le due facce della stessa medaglia…”.
Si segnala in questo caso la presenza di Dario Tanghetti alle percussioni.
Un album davvero piacevole, adatto a tutti, non solo agli appassionati della chitarra; una sorta di viaggio concettuale che mette in rilevo le grandi competenze di Cervetto e della sua squadra ma, soprattutto, la capacità di “nascondere” il virtuosismo a favore del racconto di una trama che può essere messa in comune, per essere assimilata, certamente, ma anche reinterpretata a piacimento.
TRACKLIST:
1-Uno Dio Questi Giorni (4:40)
2-Missing (4:02)
3-Rock n roll will never die (3:20)
4-Guitar Or Not Guitar (4:03)
5-Metropolitan blues (3:45)
6-Horizon (3:41)
7-Water Flux (3:18)
8-Irish Storm (3:40)
9-Stay (3:13)
10-Un Amore Da Vivere (4:30)
Un po’ di storia di Andrea Cervetto
Chitarrista/Cantante/Corista/Produttore/Arrangiatore, fa parte ufficialmente della band Il Mito NEW TROLLS dal 2005.
Scelto personalmente da Brian May dei Queen per prendere parte al musical “We will rock you” per un tour lungo due anni, ha collaborato inoltre con Ronnie Jones, Alberto Radius, Bernardo Lanzetti, Luisa Corna, Phil Palmer, Enzo Iachetti (nel CD“Acqua di Natale” che vede come ospiti grandi artisti italiani tra i quali Mina, Vecchioni, Baglioni, Ruggeri, Dalla, solo per citarne alcuni).
Ha scritto insieme a Giancarlo Berardi (fumettista, scrittore e regista) uno spettacolo teatrale su Jimi Hendrix del quale esegue i brani insieme a Alex Polifrone (batteria) e Fausto Ciapica (basso); presente sul palco oltre a Berardi nel ruolo di narratore e regista anche Franco Ori (pittore di fama), che in tempo reale dipinge tele di notevoli dimensioni con varie tecniche pittoriche raffiguranti il genio della chitarra di Seattle.
Collabora con Jack Sonni (ex Dire
Straits) per un progetto che vedrà i due artisti protagonisti di un tour.