Il nuovo progetto si intitola “Apologia di un destino comune” e trae spunto
dal drammatico momento in cui stiamo vivendo, fatto di rinunce, preoccupazioni,
limitazioni e precarietà di ogni tipo di socializzazione.
Ma i momenti difficili forniscono stimoli alla
creatività, o almeno alla riflessione spinta, e se si vive lo status di artista
il passo successivo sarà quello di fissare per sempre i sentimenti che conducono
alla creazione.
Nello specifico, Giaffreda elabora e racconta il disagio personale attraverso la storia di tre persone comuni, analizzando la loro vita prima e dopo l’avvento del Covid-19.
Recentemente mi è stato chiesto cosa mi stesse
maggiormente pesando dell’attuale proposta musicale, nella mia veste di
commentatore e ascoltatore: in primis la musica suonata a distanza, quegli pseudo
concerti che prevedono che ognuno se ne stia sul proprio divano, musicisti e
fruitori della musica. La seconda è l’impegno su di una produzione legata al
singolo brano. Elementi probabilmente necessari alla sopravvivenza ma di cui farei a meno, conscio però del mio ruolo privilegiato.
Franco Giaffreda esce dalla logica su scritta
e mi stupisce nuovamente, come avvenuto nella precedente occasione.
Abituato a vederlo in equilibrio tra il lavoro chitarristico nel Biglietto per l’Inferno e quello di frontman e flautista dei genesisiani Get'em out, ero rimasto spiazzato dalla genuinità e dalla varietà della sua proposta del 2019 e mi pare che sia proprio questo il fil rouge che permette di legare gli ultimi due suoi lavori.
“Apologia di un destino comune” è un
album di rock puro, tradizionale, con tanto di ballad annesse. Esistono le
sfumature prog - un DNA che non si può cancellare - ma l’immagine prevalente è
quella del pop rock fatto, anche, di virtuosismo strumentale.
La cura delle liriche e del messaggio da veicolare supera la dimensione dello sfogo e della denuncia personale e descrive la perfetta situazione in cui identificarsi, perché a differenza di altre occasioni le esperienze che stimolano la creazione del musicista sono in comune con chi svolge il solo ruolo di “spettatore” e appare quindi più facile la comprensione e l’immedesimazione.
Tredici tracce suddivise su quasi 42 minuti di
musica, con attimi strumentali - “2020”, durissimo rock che apre l’album
e il frammento chitarristico (48 secondi) “Re-legati - e una serie di
episodi che seguono la durata della forma canzone, eccezion fatta per la lunga “Sospeso
fra le stelle” (7:39), viaggio onirico dal ritmo contenuto, dosaggio di
atmosfera musicale, melodia e conduzione chitarrista “dolorosa” nei toni.
Difficile estrapolare un brano perché trattasi
di album concettuale e ogni tessera del puzzle appare funzionale al progetto.
Si segnala un guest importante in “Incredibile realtà”, Michael Manring, che con il suo hyperbass impreziosisce brano e album.
In sintesi, un album che va goduto nel suo
insieme, cercando di entrare in sintonia con musica e parole, seguendo l’iter evolutivo e
trovando punti di contatto con le storie proposte.
E poi esiste la fruizione più libera e spontanea, quella che prevede la mera gioia di ascolto, quella piacevolezza che caratterizza l’intero disco.
Franco Giaffreda è artista poliedrico, polistrumentista,
compositore e ha una bella voce: il suo “Apologia di un destino comune”
attende solo la prova del live… perché prima o poi la nebbia sparirà!
DOVE ASCOLTARE IL DISCO:
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LINK UTILI
https://www.facebook.com/FrancoGiaffreda1
https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Giaffreda
https://www.youtube.com/channel/UCNUVKCN5OCuTq39bdnF-Bjg