Esce oggi “Uomini di Sabbia”, terzo
album dei Nathan
In attesa del mio commento, che
arriverà a breve, pubblico l’intervista realizzata con Piergiorgio Abba, tastierista
storico della band e autore dei brani assieme a Bruno Lugaro
Il progetto Nathan ruota da sempre attorno a due nomi, a
maggior ragione da quando la band savonese si è messa in proprio votandosi
all’amato prog, non più preso in prestito dai fari illuminanti di una vita ma
quello creato di sana pianta.
Bruno
Lugaro e Piergiorgio
Abba danno ora vita al terzo album di
cui scriverò a breve in altro spazio, cercando di mettere in relazione elementi
oggettivi e mio commento.
Il titolo è “Uomini di Sabbia”.
Ho
chiacchierato in modo approfondito con entrambi, ma quella che riporto è la
lunga, esaustiva e interessante intervista realizzata con Abba, tastierista di
lungo corso.
Dalla lettura
è facile comprendere come nessun critico/musicofilo sarebbe in grado di entrare
così in profondità senza l’ausilio dei protagonisti creativi, e tale livello di
approfondimento, oltre a soddisfare i “tecnici”, può avere funzione didattica
verso chi, speriamo giovane, volesse avvicinarsi ad una musica così complessa.
Le parole a
seguire possono quindi rappresentare la didascalia che accompagna l’ascolto
delle tracce in successione.
Partiamo
dalla genesi del vostro terzo album, e visto che sarà sicuramente figlio del
momento atipico che stiamo vivendo, ti chiedo di sottolineare le differenze
realizzative rispetto ai due lavori precedenti.
Fondamentalmente
il processo realizzativo di “Uomini di sabbia” è stato analogo quello dei due
lavori precedenti: tra gli appunti ho trovato una tracklist relativa al terzo
CD risalente al 19 settembre 2019, per cui i brani erano già pronti a
quell'epoca, con tanto di pre-mix provvisori; la tracklist non comprendeva “L'acrobata”,
che abbiamo deciso di inserire qualche mese dopo; comunque a dicembre 2019
avevamo già in mente la strutturazione del disco, con eventuali tagli (“Uomini
si sabbia” ha una durata vicina ai sessanta minuti) e spostamenti già
“studiati” per una eventuale stampa su vinile. Con ciò
intendo dire che la scrittura dei brani era praticamente terminata, e rimaneva
da far suonare ed incidere le varie parti degli strumenti (anche qui ho trovato
una chicca tra gli appunti storici: una prima versione della parte di batteria
di “Madre dei sortilegi” mi era già stata inviata da Luca Grosso il 17
agosto 2018!).
Già che ho
accennato ai dischi pregressi vorrei sapere se esistono legami concettuali e
musicali tra i tre album.
Dal punto
di vista musicale c'è da osservare il cambio del chitarrista: qui tutti i brani
sono suonati da Giulio Smeragliuolo, dopo avere timidamente cominciato con il
chitarrista dei due lavori precedenti, Daniele Ferro, che però non riusciva a
seguire lo sviluppo del nostro progetto; inoltre le batterie sono suonate da
Luca Grosso (a parte un brano che ha suonato il “nostro” Fabio Sanfilippo); le
linee di basso, che in “Nebulosa” ed “Era” sono state suonate
tutte da Mauro Brunzu (che ritroviamo ancora in un brano di “Uomini di
sabbia”), sono state affidate ad altri due amici di vecchia data, Dino
Cerruti e Fabio Zunino. Inoltre, da
tempo ci tenevo a realizzare una suite “vera”, cioè con le varie parti
collegate musicalmente e così è nata “EGOS”, sviluppata non come tante
entità separate, ma proprio come “flusso” sonoro unico, inserendo
opportunamente anche idee provenienti da “appunti” solitari.
Avete
cambiato qualcosa dal punto di vista pratico? Mi riferisco solo alla parte
creativa, quella che da sempre ti compete assieme a Bruno…
Anche dal
punto di vista creativo l'atteggiamento non è cambiato; ci scambiavamo i
“provini” con Bruno, cercando di capire la realizzabilità delle varie idee, che
comunque sono tutte state sviluppate con gli opportuni software musicali (io
uso ancora il Sonar 6.0), che consentono una “comoda” base per ragionare sulla
struttura dei brani, dei suoni, degli arrangiamenti delle parti e delle
tonalità più adatte.
Da quanto
ho capito la sezione musicale è stata largamente una tua gestione mentre Lugaro
si è concentrato maggiormente sui testi: mi racconti di più?
Sì, è così;
avendo la possibilità di creare ed “aggiustare” tutte le varie parti (intendo
proprio chitarre, basso e batteria) con il software, si può avere l'idea di
come potrebbe suonare il brano: se “suona bene” con suoni e strumenti midi,
sicuramente risulterà ancora più d'impatto una volta affidato a musicisti
“veri”.
Chi ha
partecipato al disco e come sono nate le scelte dei collaboratori?
Veniamo ai
musici: il primo contattato (in ordine di tempo) è stato Luca Grosso,
batterista conosciuto ed apprezzato durante la militanza nei Projecto, band
metal-prog con la quale abbiamo inciso due lavori con la Underground Symphony
tra il 1997 e il 2001; le chitarre sono state tutte suonate da Giulio
Smeragliuolo, chitarrista dei Mind Light, anche loro band di prog-metal; per
capire le sue qualità basta ascoltare il primo brano (“Fatti non foste”),
dove tira fuori un assolo notevole; per le linee di basso ci siamo affidati a
Fabio Zunino, che era il bassista dei Projecto - quindi stessa militanza di
Luca - e a Dino Cerruti, con il quale avevo condiviso i palchi alla fine degli
anni '80, suonando cover rock-pop; da allora é diventato un musicista di
professione e mi ha fatto molto piacere che abbia accettato di suonare in
diversi brani del CD, cimentandosi con le sue “vecchie” passioni progressive e
filtrando le parti con la sua sensibilità oramai praticamente jazzistica; i
vari brani sono stati “assegnati” in relazione alla sensibilità personale in
funzione dell'atmosfera e della resa del brano; in “Delirio onirico”
invece troviamo la “nostra” sezione ritmica, Mauro Brunzu al basso e Fabio
Sanfilippo alla batteria.
Mi parli
dei significati e dei messaggi di un disco che mi sembra all’impatto molto
elaborato?
Una delle
cose con cui mi piace cimentarmi è lo scrivere parti con metriche, diciamo
anomale, che comunque risultino “orecchiabili”, ovvero non faticose neanche
all'orecchio non abituato al prog; per questo aspetto è davvero ottima la
collaborazione melodica di Bruno (Lugaro), che individua le linee vocali
migliori anche in contesti diciamo genericamente “dispari” (da ascoltare “Fatti
non foste”, dove su una scrittura in 25/8 (ebbene sì!) la melodia risulta
fluida, per non parlare della linea vocale del ritornello, che trovo grandiosa,
e anche “Il pianto del cielo” - la quarta traccia -, dove la parte
cantata, su arpeggio di chitarre e pianoforte in 5/4, suona splendidamente:
sembra davvero fatta apposta! Mentre lo strumentale successivo è in 7/8, dove
trovo interessanti le linee congiunte di chitarre e synth.
Già che ci
sono ti indico qualche altra caratteristica degli altri brani (cliccare sul titolo per ascoltare):
traccia 1 - “Fatti non foste”: ti ho già
accennato alla particolare scrittura (ma nel brano sono anche presenti sezioni
in un più “tradizionale” 6/8, tipo sull'assolo di chitarra), ma mi sono
ricordato di una tua domanda che mi avevi posto in un'intervista live fatta al
pub Van der Graaf, nella quale mi chiedesti i versi che mi avevano colpito di
più (allora parlavamo di “Era”): quel giorno non avevo “sotto mano” i
testi per rispondere in maniera adeguata; ecco, per questo nuovo album scelgo…
“Tu che ricami parole, donaci l'immortalità”, coda del ritornello di “Fatti
non foste”, che è davvero evocativo e perfetto per il contesto.
traccia 2 - “Monoliti”, è nata su
un'idea di Bruno (accordi di organo con pedale costante in La e ritornello
molto cantabile), che mi aveva inviato con il titolo già proposto: qui davvero
mi sono immaginato ad osservare queste “opere”, scrivendo di getto tutto lo
strumentale centrale (spero che renda l'idea anche all'ascoltatore) e la coda,
dove ho mantenuto la traccia di suoni “dal futuro” per finire il brano in maniera
più... inquietante.
traccia 3 - “Delirio onirico”:
praticamente tutto il brano in 6/4, nato da un arpeggio di organo (si riconosce
nell'intro e poi dagli stacchi; anche qui melodia accattivante su un 6/4; gli
appassionati di prog “storici” ritroveranno una parte centrale strumentale
(introdotta da un inciso di pianoforte) che è in 9/8 (ti ricorda niente?),
ripresa poi nel finale del brano; da segnalare un altro assolo di Giulio
decisamente interessante.
traccia 4 - “Il pianto del cielo”: ti ho
già accennato qualcosa; aggiungo una mia sensazione sul testo, che trovo molto
efficace e ben inserito nel brano.
traccia 5 - “Madre dei sortilegi”: nata
da un riff di accordi di organo (preceduto da un intro di atmosfera, basato su
una bella frase di basso) che si sviluppa poi nella strofa la cui stesura
armonica e arrangiamento di pianoforte ha subito ispirato Bruno. Ritornello
molto corale e cantabile; la sezione strumentale, almeno nella prima parte, ha
un andamento terzinato vagamente hard-rock, dove si intrecciano chitarre
ritmiche e linea di organo.
traccia 6 - “Nel giardino di Maria”:
nata da una idea di Bruno al pianoforte, quella che si ripete dall'inizio del
brano; è il pezzo più atipico del nostro stile, ma interessante anche proprio
per questo; dopo l'esplosione nel ritornello (“ruvida, ruvida…”),
interviene una parte “soave” di pianoforte e voce che sfocia in uno strumentale
“distorto”, al cui termine viene ripreso il tema dell'inizio.
traccia 7 - “L'acrobata”: “ma guarda
che è un bel brano”: è questo il commento di Giulio che, dopo aver visto la
prima track-list dell'album si accorse che mancava “L'acrobata”; è un
brano decisamente melodico, condotto dal pianoforte, con una interessante parte
vocale centrale in un’atmosfera più cupa e tesa; lo strumentale procede con
varie intuizioni (mi piace molto il solo di organo) fino alla ripresa del tema
dell'inizio.
traccia 8 - “EGOS”: Quando sono andato a
vedere il “log file” di EGOS, non credevo ai miei occhi: “versione
pseudo-definitiva” datata 29 aprile 2009!
Poi
effettivamente mi sono ricordato della questione: avevamo pensato di inserire
nella track-list un brano strumentale nato nel periodo “Nebulosa”, con
“Crescendo in Si7+” come titolo provvisorio (ed è ancora “provvisoriamente”
intitolato così), che terminava con una modulazione nella tonalità di re
minore, decisamente adatta a confluire nella nuova idea che si stava formando. A questo
brano, unito a quella che sarebbe diventata “EGOS”, avevamo in effetti già dato
un titolo (Paralleli), e siamo arrivati al novembre 2018, quando, essendo
uscito ad aprile il nostro secondo CD “Era”, stavamo appunto raccogliendo le
idee per il terzo lavoro, che diventerà poi “Uomini di sabbia”. Alla fine,
abbiamo deciso di concentrarci sulle nuove idee create (ma su “Crescendo in
Si7+” abbiamo un nuovo arrangiamento, tanto che vorremmo utilizzarla nel
successivo lavoro); all'inizio di aprile del 2019 abbiamo staccato questa prima
parte, e nasce ufficialmente “EGOS” nella struttura che si può ascoltare sull'album.
A seguire il dettaglio:
I) Uomini
di sabbia: apertura della suite molto “intima”, con arpeggi cadenzati di
chitarre acustiche e 12 corde, viene arricchita dalla linea vocale e da frasi
di pianoforte e flauto, con quest'ultimo che esegue un tema nell'ultima parte,
contrappuntato successivamente da un synth morbido.
II) Avanti
signori: la frase di pianoforte fa da sfondo ad un riff di chitarra, sul
quale si innestano gli accordi di organo, con ingresso della voce); nella
seconda parte della sezione ho inserito una frase di pianoforte su un giro di
basso (solo toniche), che viene arricchito da intrecci chitarra e tastiere;
interessanti i suoni di chitarra scelti da Giulio, azzeccati per l'atmosfera di
tutto il brano.
III) L'indovino:
sezione costruita su due frasi (la prima in re minore, la seconda in do minore)
ricorrenti eseguite con il suono di un Wurlitzer: la costruzione della frase e
delle “risposte” con la mano sinistra hanno ispirato sia il titolo provvisorio
(GG, che una... sigla), sia la stesura della parte vocale, inserita bene sugli
accenti anomali del piano elettrico; molto “cantabile” anche il solo di Moog
dell'ultimo giro, che si conclude con una parte principale di chitarra ad
“incastro”.
IV) Tempi
bui: sezione strumentale, condotta su un riff di organo un po' distorto,
giocato sulle tonalità in mi minore e do# minore, che si sviluppa con ingresso
di piano elettrico (adoro l'accentazione di questa frase) sul secondo giro, ed
infine la chitarra sul terzo giro. Un bridge con un arpeggio intrecciato
chitarra-pianoforte in 7/8 introduce la 5^ sezione
V) La
danza dei tiranni: brano in 5/4, strutturato in maniera più “classica”, la
cui parte vocale sottolinea l'atmosfera degli accordi; conclude la sezione un
assolo di Moog, con le chitarre ritmiche che si fanno un po' più distorte; il
solo di Moog porta il brano ad un'apertura su accordi ariosi di pad di voci e
strings, su stacchi sui quali Luca dimostra tutta la sua tecnica e fantasia.
VI) La
culla del sapere: seconda sezione di EGOS solo strumentale; il primo blocco
è basato su un riff di organo (anche qui un po' distorto), che viene
sottolineato da una chitarra distorta, che nell'ultimo giro lascia il posto ad
un solo di synth; il secondo blocco (in 7/4) ha il tipico andamento di cadenza,
introdotta dal basso, che si arricchisce ad ogni giro con idee ed arrangiamenti
(da segnalare la linea di “canto” del Mellotron); un successivo arpeggio di
pianoforte, sempre innestato sulla cadenza, porta ad una “esplosione”
(ascoltandolo, mi sembra di essere arrivato sulla cime di una montagna ad
osservare più da vicino la luce ed il cielo) con corposi pad ed una splendida
frase di chitarra solista, molto cantabile; un terzo blocco (sempre in 7) rende
di nuovo l'atmosfera più “intima”: chitarra solista su arpeggio di tastiere e
un breve solo di Moog che sfocia molto naturalmente all'ultima sezione.
VII) Siamo
l'aria ferma e il vento: ecco il “gran finale”, riff ossessivo in 7/8,
suonato all'unisono da basso e chitarra e all'inizio anche dal synth, sul quale
si innesta la linea vocale fino ad arrivare a “Siamo l'aria ferma e il vento”,
con un crescendo anche nell'arrangiamento di tastiere; finale in fade out
(anche se la versione originale aveva un finale “live”)
Credo che,
ancora più che nel passato, la tecnologia abbia avuto un ruolo determinante: mi
racconti qualcosa sulle difficoltà che si trovano nel costruire a distanza
musica così complessa?
La
questione tecnologica è davvero importante: le parti vanno registrate tutte a
click su file midi (che è un formato che “capiscono” sia PC, sia Mac); ciascun
musicista usa poi il software al quale è abituato: Luca, Giulio e Dino hanno
usato Cubase, Fabio il Cakewalk by Bandlab (un'evoluzione della mia versione) e
anche Mauro ha registrato su Cakewalk, mentre ad esempio le registrazioni delle
parti vocali realizzate in studio da Edo Nocco (luglio/agosto 2020), la
registrazione di “Delirio onirico” e qualche voce da Mazzitelli (maggio
2021) sono state effettuate con sistemi Mac (Logic).
Continua la
collaborazione con AMS: che risposta avete avuto in questo caso?
La AMS si è
dimostrata subito disponibile; avevamo inviato qualche premix dai quali si
poteva intuire la potenzialità del lavoro; la gestione dei rapporti è stata
davvero professionale (e fortunatamente anche “amichevole”) ... che dire, fa
piacere avere a che fare con persone che, pur facendolo di professione,
rimangono fondamentalmente appassionati di musica prog.
So che
l’artwork vi è stato fornito dall’etichetta discografica: vi soddisfa a pieno?
Puoi descriverne il significato?
È' esatto;
l'artwork è stato realizzato basandosi sul titolo che abbiamo scelto per il CD,
che si riferisce alla prima delle sette sezioni della suite “EGOS”, che
si intitola appunto “Uomini di sabbia”; il grafico ha interpretato in
maniera originale l'indicazione del titolo: ci è piaciuta l'idea dei profili
umani che si ritagliano sulle sabbie in chiaro ed in ombra. Io ritengo più
interessanti ed immediati gli artwork più… “essenziali”, e questo lo è (anche
se sono comunque appassionato delle sleeve di LP storici, ad esempio dei
Genesis - parlo di “Nursery Cryme” e “Foxtrot”, tanto per capirci
- dove sono raffigurati tanti elementi legati ai contenuti dei brani).
Cosa si può
dire della fase di “registrazione finale”, con l’intervento di Mazzitelli?
Mi piace di
nuovo evidenziare la professionalità dei tecnici di studio con cui abbiamo
avuto a che fare, che comunque è accoppiata alla passione per la musica; mi
riferisco ad Alessandro Mazzitelli, musicista e fonico molto noto alle nostre
“latitudini” (tra l'altro ha in studio una collezione di tastiere “vere”
decisamente invidiabile), con il quale non ci sono mai stati problemi, ne
tecnici (in particolare software) ne “concettuali”; i missaggi finali delle
tracce sono avvenuti in pochi passaggi (nonostante la complessità dei brani). Professionalità
e passione riscontrata anche nello studio di Edoardo Nocco - anche egli
musicista e compositore - dove abbiamo registrato praticamente tutte le parti
vocali; un grosso ringraziamento ad entrambi.
Temo di
conoscere già la risposta ma ci provo. Immaginando che la situazione pandemica
lo permetta, è ipotizzabile nel futuro prossimo immaginare una proposizione
live, se non intera almeno con qualche sample del nuovo album?
La riproposizione
in Live è sempre nel cassetto (in particolare abbiamo già suonato in sala prove
“Delirio onirico” per dare una forma definitiva alle parti di batteria),
ma dipende, oltre che dalla “situazione pandemica” anche da fattori di
disponibilità di tempo: il nostro attuale chitarrista, il giovane e talentuoso
Giacomo Repetto, studia al Conservatorio a Milano (quello della “Compagnia del
Cigno”, per intenderci...), e quindi ha possibilità temporali limitate;
sarebbero comunque brani da studiare per tutti noi.
So che
l’album uscirà il 25 di febbraio: è prevista la preparazione di un teaser di
pubblicizzazione?
C'è l'idea
di fare un teaser (sulla falsa riga di quello di “Era”): ci dovremmo
incontrare io e Bruno per decidere e definire i frammenti da inserire; ci
sarebbe poi comunque la questione del lato “visivo” da proporre.
Ci sarà una
presentazione ufficiale del disco?
L'idea è
quella di fare una presentazione appena le condizioni “esterne” lo
consentiranno; la speranza è quella di coinvolgere tutti i musicisti che hanno
partecipato: i più “distanti” sono Mauro da Genova e Luca, che vive ad Ovada:
sarebbe davvero emozionante.
In arrivo il mio commento...