lunedì 29 novembre 2021

Intervista a Ian Bruce-Douglas, uno dei protagonisti del “The Bosstown Sound” di fine anni Sessanta

 

L’interessantissima intervista che propongo oggi, realizzata da Klemen Breznikar con il leader, cantante e compositore degli Ultimate Spinach, Ian Bruce-Douglas, risale a una decina di anni fa ma mi sembra un bel documento in grado di sviscerare la storia di una band storica e di porre l’accento sul movimento che fu definito “The Bosstown Sound”.

Non mi è dato di sapere che fine abbia fatto Ian, e dalla sua pagina facebook si evince che la sua ultima apparizione sul social risale al giugno del 2014:

https://www.facebook.com/ian.brucedouglas

Ho tradotto il documento originale che penso potrà essere di interesse comune.


NELL'ARTICOLO, IL MUSICISTA COMMENTA BRANI MUSICALI DA LUI COMPOSTI. CLICCARE SUL TITOLO PER POTERLI ASCOLTARE


La miscela unica di psiche, jazz, rock, voce gregoriana e strumentazione barocca distingue Ultimate Spinach da qualsiasi altra band dell'epoca.

Fu il leggendario produttore discografico Alan Lorber ad inventare il concetto di "The Bosstown Sound" - "The Sound Heard 'Round The World" per commercializzare e promuovere il meglio della scena psichedelica degli anni Sessanta a Boston (i gruppi chiave includevano Orpheus, Beacon Street Union, Ultimate Spinach, Chamaeleon Church e altri).

  

"Il prototipo del Bosstown Sound!" 

Intervista a Ian Bruce-Douglas era il leader, cantante e compositore

 


Come stai? Dove e quando sei cresciuto? La musica è stata sin da subito una parte importante della tua vita?

Innanzitutto, grazie per il tuo interesse per questo vecchio dinosauro psichedelico... sono onorato del tuo interessamento. Come sto andando? Sono vecchio e stanco! Ma pensiamo alla musica. Se parliamo di formazione musicale la maggior parte delle mie influenze sono state Progressive Jazz e Musica Classica/Orchestrale, e poi la vecchia musica R & B, che negli anni ‘50 chiamavano "race music". Non mi piaceva molto il rock, ad eccezione di Jerry Lee Lewis, The Everly Brothers e Buddy Holly. Odiavo assolutamente Elvis. Ho anche ascoltato un sacco di quella che ora chiamano “Third World Music”: tribale africana, canti dei nativi americani, musica tradizionale giapponese e cinese, non certo il genere di cose che la maggior parte dei bambini della mia età ascoltava all’epoca. Ma poi, guardando indietro, mi rendo conto che ero un ragazzino piuttosto strano, che non aveva o non voleva molti amici.

Facevi parte di qualche altra band prima di formare gli Ultimate Spinach?

Ho iniziato a mettere insieme gruppi musicali quando ero al liceo. All'epoca, non avevo ancora iniziato a comporre o a cantare, quindi ci limitavamo a coverizzare gli strumentali, principalmente di The Ventures e Duane Eddy.

Puoi raccontare qualcosa su come si formarono gli Ultimate Spinach?

Mi ero trasferito a Cape Cod, nel Massachusetts, per aiutare i miei genitori con la loro attività di ceramica. Durante quel periodo studiai con il vasaio di fama mondiale Harry Hull. Lui e sua moglie Martha diventarono miei buoni amici e mi incoraggiarono a diventare me stesso. Tutto questo si estendeva anche alla musica, anche se nessuno dei due sapeva suonare uno strumento. A quel tempo, avevo iniziato a prendere LSD e avevo persino trascorso un fine settimana a casa di Timothy Leary a Millbrook, New York. A causa di tutta la cannabis e l'LSD, iniziai ad avere questi grandi flash creativi. Prima erano i disegni, senza dubbio ispirato dal mio poeta e pittore preferito, Kenneth Patchen, con cui ho iniziato a corrispondere regolarmente. Poi, era poesia, di nuovo, probabilmente ispirato a Patchen. Alla fine, iniziai a sentire tutte queste strane piccole melodie nella mia testa. Avevo un paio di chitarre acustiche, ma quello che provavo aveva bisogno di qualcosa di molto più grande di una semplice chitarra. Così decisi di mettere insieme una band per creare musica e per poter ascoltare i miei brani dal vivo, così come li avevo sentiti nella mia testa. Iniziai a chiedere in giro a Hyannis se qualcuno conoscesse chitarristi, bassisti e batteristi. Il primo esperimento fu un disastro totale e andò in pezzi nel giro di un paio di mesi dalla sua creazione. Ma registrammo una demo. Ho sentito successivamente uno di quei brani spuntare in rete, uno strumentale chiamato "Night Owl Blues", dove io suono l'armonica. Nonostante questo fallimento abissale ero ancora motivato, quindi riprovai. Col senno di poi, mi rendo conto che non avevo idea di quello che stavo facendo e non feci neppure delle audizioni. Era come "Oh, suoni la chitarra? Vuoi essere nella mia band?". Ecco perché quella combinazione di persone ha finito per diventare per me un incubo.

Come ricordi quelle prime sessioni?

Le sessioni che facemmo ai Patrucci & Atwell Studios andavano bene. I nostri nuovi manager avevano raccolto fondi per le demo tra i loro amici ricchi e realizzammo quattro brani. Pensavo che Geoff avesse scritto dei brani davvero carini rispetto ai miei e che avessero maggiori possibilità di farci ottenere un contratto. Quindi, gli chiesi di includerne due nei provini. Ma quando i nostri manager acquistarono la demo a New York City, alcune aziende, che erano apparentemente interessate, dissero che dovevamo concederci altri sei mesi per maturare come band e poi presentare un’altra proposta. Avevano ragione! Eravamo molto, molto acerbi. Ma poi, Alan Lorber, a cui mi riferirò da ora in poi come "Il Parassita", si dimostrò interessato e questo fu molto motivante, soprattutto dopo i rifiuti da parte delle major. Tuttavia, era interessato solo ai miei brani, il che mi sorprese, dal momento che le cose di Geoff avevano un aspetto più commerciale, un po’ come The Mamas & Papas. Le prime sessioni dell'album furono un misto di frustrazione e commedia, ed ero molto nervoso. Nel proseguire i lavori sembrava che le cose andassero abbastanza bene, tranne il fatto che “The Parasite” prese la canzone "Pamela" e la cambiò completamente, inclusa l'aggiunta dell'intro di Bach. Poi, mi fregò, perché prima che firmassimo con lui mi promise che sarei stato coinvolto con il missaggio, il che era per me molto importante, dal momento che sentivo nella mia testa come doveva essere il prodotto finito. Ma, al termine della registrazione mi disse di tornare a Boston. Questo mi sconvolse, come puoi immaginare. Da quel momento in poi, le cose andarono peggiorando. Geoff, Richard e io non eravamo mai andati molto d'accordo e avevamo discusso molto, nel backstage, l'estate in cui fummo scoperti da “The Parasite”, mentre stavamo suonando al The Unicorn Coffeehouse. A quei tempi soffrivamo, perché non stavamo facendo molti soldi. Guardando indietro, posso capire in qualche modo le loro preoccupazioni: erano sposati e Richard aveva un figlio. Io ero single e spensierato. In quel contesto, quindi iniziarono a piagnucolare e io mi incazzavo e finivamo per avere discussione molto forti nel backstage, tali che il pubblico poteva sentire. Quando iniziammo il tour, con pochi soldi in tasca, le discussioni peggiorarono. Ero l'unico della band che, in realtà, prendeva LSD e fumava cannabis. Il resto dei ragazzi erano bevitori di birra. Richard era un ubriacone. E Barbara? Aveva appena 18 anni, era laureata in una scuola cattolica, era vergine e non aveva cattive abitudini. In una parola: una ragazza abbastanza piacevole ma molto noiosa!

Il secondo album è stato un incubo. La maggior parte la scrissi in studio tra un take e l'altro. Avevo la bronchite e la polmonite e gli altri del gruppo non parlavano più tra loro. A peggiorare le cose, il primo batterista aveva saggiamente deciso di abbandonare prima del primo tour. Lo sostituii con quello che si rivelò un disastro totale, Russell Levine. Quando eravamo in studio, mi chiedeva: "Beh, Ian, quale dei tuoi aborti registreremo dopo?". Anche il Parassita stava “giocando” con noi. Ci mise l'uno contro l'altro e promise alla band che si sarebbe sbarazzato di me, mentre a me promise che si sarebbe sbarazzato di loro. Gentile! Quando tutto diventò chiaro, riuscii a prevalere e licenziai Richard e Geoff. Stavo per licenziare anche Russ, ma lui seppe delle mie intenzioni, mi chiamò e, con le sue lacrime di coccodrillo, mi pregò di non lasciarlo a casa, rendendosi conto di aver sbagliato giudicandomi. Ci cascai e lo tenni nel gruppo, ma poi le cose peggiorarono ulteriormente, principalmente perché Russ ricominciò a lavorare contro di me alle mie spalle. Lui, il mio chitarrista sostituto Jeff Baxter e il mio "amico" e road manager Bob Kelleher, diventarono il Team From Hell. Alla fine, smisi, nel giro di pochi mesi dall'avvio di questo pozzo nero in continua crescita, anche se ciò significava avere problemi contrattuali con “The Parasite”. Quindi, per me, "Ultimate Spinach" non è stata un'esperienza piacevole, anche se ho imparato molto, e da allora ho continuato ad avere diverse band molto migliori, in cui tutti andavano d'accordo.

Come hai deciso di usare il nome "Ultimate Spinach"?

Questa domanda mi è stata posta tantissime volte! Un giorno, nel 1967, ero nella mia stanza e usai un LSD davvero puro. Iniziai a guardarmi allo specchio e dalla mia faccia uscivano cose divertenti. Avevo un sacco di pennarelli colorati con cui al tempo disegnavo. Ne afferrai uno verde e iniziai a dipingere il mio viso. Quando finii mi guardai e dissi: "Whoa! Sono l'ultimo spinacio. Lo spinacio definitivo sono io!" Un paio di mesi dopo iniziai con il progetto "The Underground Cinema" e quando firmammo con “The Parasite”, cambiai il nome della band in "Ultimate Spinach", per "fortuna". Un po’ di fortuna!

Kenneth Patchen e Jean-Paul Sartre ti hanno influenzato?

In realtà, abbiamo iniziammo a registrare il primo album nel settembre del '67, che poi fu rilasciato il 6 gennaio 1968. Ma hai ragione su alcune delle mie influenze. Patchen era un grande, di sicuro. E, sì, stavo attraversando la mia "fase esistenziale" e avevo letto tutto di Sartre e anche Albert Camus che, a sua volta, mi portò a leggere Kierkegaard, Nietzsche, Cant e pochi altri. Ero sempre alla ricerca di risposte. Lo sono ancora! Sono stato anche influenzato da John Coltrane, Cannonball Adderley, Charlie Mingus, Miles Davis e altri grandi del Modern Jazz. Per quanto riguarda i miei "ricordi più forti"… rimembro solo un sacco di buon LSD, mescalina, cannabis e hashish e tutte quelle meravigliose groupie che mi hanno tenuto alto il morale.

Cosa puoi dirmi delle copertine dei dischi?

L’artwork di entrambi gli album fu creato da un artista e fotografo meraviglioso, David Jenks. Il primo album comprendeva una serie di foto scattate ai Bert Stern Studios di New York. David poi li sovrappose l'uno all'altro e aggiunse i suoi tocchi artistici. La copertina del secondo album era un dipinto bellissimo e delicato. In questo, puoi vedere l'influenza giapponese minimalista di David. I suoi dipinti attuali sono molto più ricchi e mi ricordano Andrew Wyeth, anche se non in modo imitativo. Il suo stile è unicamente suo.

La scena musicale di Boston era davvero eccitante alla fine degli anni '60?

Sì, è stato un momento emozionante, ma non solo a Boston. San Francisco, Los Angeles, New York, Filadelfia, Chicago e altre grandi città degli Stati Uniti hanno attraversato esplosioni creative simili. Sospetto che ciò sia dovuto in gran parte all'influenza della nuova musica proveniente dall'Inghilterra e all'introduzione di LSD, cannabis e altre sostanze psicotrope nella cultura tradizionale. C'era un'incredibile differenza tra il periodo in cui ho iniziato il liceo, nel 1960, e la cosiddetta "Summer of Love" del '67. Il movimento contro la guerra era diventato una forza dominante che avrebbe, di fatto, posto fine al conflitto nel Vietnam. Le donne si bruciavano i reggiseni e chiedevano di essere trattate alla pari. Gli uomini si facevano crescere i capelli e si vestivano in modo colorato. Poi, naturalmente, c'era tutta la faccenda del "Free Love", che era la mia parte preferita. Purtroppo, è stato di breve durata e Woodstock ha rappresentato l'inizio della fine. Le droghe più usate divennero cocaina, eroina, tranquillanti da prescrizione e speed. I giovani ricominciarono a bere e il movimento delle donne prese una piega sbagliata e troppi si conformarono al gruppo senza pensare in proprio. La discoteca divenne di gran moda e Nixon fece bandire tutta la musica psichedelica dalla radio, compresi gli “spinaci”. È stato un momento incredibile, e dubito che vedremo mai più qualcosa di simile. Vuoi una prova? Ascolta la merda che si fa passare per musica pop, in questi giorni. Guarda le mode del momento. Abbiamo l'HIV e i preservativi e un sacco di tranquillanti da prescrizione e stimolatori dell’umore. Il governo degli Stati Uniti ha intensificato la sua "guerra alla droga", ma prende di mira i consumatori e i coltivatori di cannabis, mentre i messicani importano eroina e crack a tonnellate. I nostri leader sono tutti comprati e pagati dalle grandi imprese ed esiste un gruppo di fascisti che hanno saldamente il controllo della situazione. La creatività e il pensiero indipendente non sono incoraggiati. Siamo diventati una nazione di pecore.


Mi puoi descrivere la tua visione delle tracce più significative dei vari album?

"Ego Trip" 

Questo è stato uno dei primi brani che ho scritto dopo aver iniziato a prendere LSD. L'ho scritto pensando a un cretino che ho incontrato a Cape Cod, che pensava di essere troppo figo.

Sacrifice of the Moon

È stato il mio primo serio tentativo di scrivere uno strumentale rock e sono stato fortemente influenzato da Erik Satie.

Plastic Raincoats / Hung-Up Minds

C'erano gli hippy e poi c'erano i tipi ultra-cool di New York che pensavano che Andy Warhol fosse "Dio". Le ragazze di quel giro indossavano stivali di plastica bianca, acconciature rigide bouffant e impermeabili di plastica. Ho provato con una di loro e ho deciso che mi piacevano di più le ragazze hippie… molto meglio! In questa canzone ho cercato di esprimere il mio disprezzo per le "Plastic People.

"(Ballad of The) Hip Death Goddess"

Ero in realtà a posto quando scrissi la canzone, ma molto, molto stanco. Ho descritto il tipo di donna ultra-cool che era bella ma in un modo sterile. I ragazzi avevano occhi solo per lei, ma erano trattati con totale indifferenza e disprezzo.

Your Head Is Reeling

Questo è probabilmente il brano che preferisco nel primo album. Descrive le visioni da incubo che stavo avendo e, attraverso la mia voce, delinea il dolore e la paura che stavo provando.

Dove in Hawk’s Clothing”

Questa era contro la guerra e la scrissi affinché la cantasse il nostro batterista originale, perché aveva una profonda voce “bluesy”. Quando se ne andò, mi trovai bloccato nel cantarla in concerto e non ha mai suonato bene come l’originale.

"Barocco #1"

Questo è stato il mio secondo strumentale rock. Qui si può sentire l'influenza che i compositori barocchi hanno avuto su di me. Ho ascoltato e suonato tanta musica di Bach, Händel e di altri di quel periodo. Ho sempre amato quella musica anche se la suono molto male!

"Funny Freak Parade"

Qui deridevo affettuosamente gli hippy.

"Pamela"

Il titolo del brano prende il nome dalla mia prima moglie e ci descrive in un momento in cui facevamo l’amore mentre usavo dell’LSD incredibilmente potente.

Cosa ricordi della registrazione di “Behold & See”?

Credo di aver già risposto in precedenza. Tutto quello che vorrei aggiungere è che, anche se ho scritto la maggior parte dei brani in studio e “The Parasite” mi metteva pressione per terminarlo - nonostante fossi malato e avessi la febbre alta durante la maggior parte di quelle sessioni -, penso che le canzoni fossero molto più creative di quelle del primo album e, anche se non ha venduto altrettanto bene, penso che sia stato un album migliore del primo, e di tanto. Ero cresciuto molto tra il primo e il secondo lavoro e credo che questo abbia trovato riscontro nella musica.

Gilded Lamp of the Cosmos

Ho scritto questa canzone appositamente per Caryl May Britt affinché potesse cantarla. Era una piccola e giovane donna con una voce potente. Il testo, come la maggior parte di quelli di questo album, era il risultato di esperienze derivante dall’uso di LSD.

Visions of Your Reality

La mia voce in entrambi gli album è stata terribile e non posso credere che “The Parasite” non abbia cercato di farmi fare più tentativi. I testi sono pretenziosi e "profondi". Ma cosa puoi aspettarti da un cantautore di 21 anni?

"Jazz Thing"

Come ho già detto, non ho ascoltato molto rock fino a quando la musica psichedelica non ha iniziato a essere proposta alla radio. Ho sempre preferito il jazz e la musica orchestrale. Quasi tutti i brani rock erano in 4/4, il che suonava monotono. Alcuni dei miei pezzi jazz moderni preferiti erano in 3/4. Così ho deciso di usare 4/4 per le parti vocali e 3/4 per le parti strumentali. Penso che abbia funzionato abbastanza bene, in realtà.

"Mind Flowers"

Dopo "Hip Death Goddess", questa è stata la seconda canzone psichedelica davvero intensa che ho scritto, caratterizzata dal contrasto tra la voce bassa e quella urlante più alta: esprimeva i diversi elementi che combattevano dentro di me.

Where You’re At

Questo sono solo io che cerco di essere "alla moda" e usare una frase "cool".

Suite: Genesis of Beauty (In Four Parts)

Armonie più ricche della maggior parte dei brani degli “Spinaci” e qui è palese l’influenza di Floyd Cramer sulle parti di pianoforte elettrico Wurlitzer. 

Fifth Horseman of the Apocalypse

La canzone ha una bella linea melodica realizzata con l'armonica, sembra quasi una colonna sonora di un film western, fatta eccezione per gli assoli di chitarra che amo. 

Fragmentary March of Green

Un altro dei miei brani preferiti! In sostanza, si tratta di un povero ragazzo che vive una vita "normale", è sposato con una moglie grassa e assillante, ha un lavoro e troppe responsabilità. Cerca di fare la cosa giusta e nella sua progressione di vita diventa totalmente pazzo e prende in considerazione il suicidio.

Che ne dici dei concerti dell’epoca?

Senza essere troppo espliciti: un sacco di sesso bollente, LSD, peyote, hashish e Cannabis. Non ricordo molto altro!

Cosa è successo dopo?

Sono rimasto completamente disgustato dal mio personale "Frankenstein's Monster" e ho smesso. La band ha tentato di fare un terzo album senza di me. Fallì miseramente e si sciolsero. Sono andato in isolamento per circa sei mesi e ho trascorso molto tempo in una spiaggia vicino a casa mia, a Cape Cod, suonando la chitarra e componendo nuova musica.

Con gli Azlbrax* hai pubblicato “In the Valley of the Shadow” nel 1988.

Mentre mi piace la maggior parte dei brani e sentivo che rappresentavano una nuova maturità nella mia scrittura, devo dire che sono rimasto molto deluso dalla produzione. Sfortunatamente, ho permesso al mio ingegnere del suono di avere troppe opinioni su come avremmo dovuto fare il missaggio e i risultati sono stati decisamente scarsi. Ma dal momento che ero il produttore, la responsabilità del successo o del fallimento di questo album è mia e solo mia. La più grande lezione che ho imparato da quella esperienza è che, se avessi ancora usato persone esterne, non mi sarei dovuto lasciare influenzare dalle loro opinioni. Fare quell'album è stato in realtà uno spettacolo horror. Il primo studio che abbiamo usato era di proprietà di un ragazzo che era sull'orlo di un esaurimento nervoso, fatto che, ovviamente, non sapevo fino a quando il danno non era stato fatto. Aveva un bel mixer analogico MCI a 24 tracce e un tape-deck. Sfortunatamente, con il nastro, le macchine dovevano essere calibrate in modo molto preciso per non rovinare i processi di premastering e mastering che seguivano la fase di registrazione / missaggio. Nel suo studio, tutto suonava bene, ma nel momento in cui provai a suonare i mix su un altro sistema, li trovai orribilmente striduli e inascoltabili. Alla fine, scoprii che questo idiota aveva modificato le calibrazioni perché pensava che questo avrebbe comportato un suono "più caldo", cosa che mise in pratica peggiorando la situazione. Poi, mentre stavamo registrando, quando avrebbe dovuto controllare i contatori sulla scheda MCI, si mise a guardare le partite di calcio sulla TV posizionata sul soffitto. Quella fu la goccia che ha fatto traboccare il vaso e lo licenziai. Lo studio in cui mi trasferii aveva la stessa configurazione MCI, e fu qui che scoprimmo che le macchine del primo studio erano calibrate in modo improprio. Quindi, tutto tranne la mia voce, doveva essere scartato e ri-registrato.

Cosa stai facendo adesso?

Vivo in una remota fattoria di dieci acri e sto salvando gatti randagi e selvatici. Per lo più sono vecchi, malati o brutti e nessun altro li vorrebbe. Sto ancora scrivendo musica, probabilmente la migliore di sempre, e ho intenzione di registrare di nuovo. Non solo gli originali recenti, ma ho intenzione di ri-registrare il meglio dei miei brani con "Azlbrax" e tutti quelli degli Ultimate Spinach che, per citare “The Parasite”, suoneranno finalmente come avrebbero dovuto fare sin dall’inizio.

Grazie per avermi dedicato tutto questo tempo, l’ultima parola è la tua…

Ok, per favore, comprate i miei prossimi CD e chiedete anche agli amici di farlo. Il 100% dei profitti derivanti dalle vendite degli album andrà a sostenere i gattini dell’associazione “The Cat Farm”. Il mio amato compagno ed io finanziamo totalmente la cura dei nostri gattini. Non accettiamo donazioni e non diamo in adozione i nostri gatti. Ci costa circa 200 dollari a settimana e non siamo ricchi. Venderò i miei album online e, forse, su amazon. Se amate i gatti o gli animali in generale, per favore aiutaci a sostenerci. Vi ringrazio in anticipo per il vostro sostegno.

*Band formata da Ian Bruce-Douglas che visse dalla metà alla fine degli anni '80, e, nel corso della loro prima tournée, denominata Bloodlust. Quando la synth player Dona Maggio intorno al 1986 lasciò la band, fu sostituita da Debra McKinnon e il gruppo si trasformò in "Azlbrax", che pubblicò un 45 giri autoprodotto e un album (su cassetta) chiamato "In The Valley Of The Shadow", con musica orientata al pop con un uso prominente del MIDI e di testi duri e sarcastici.

La band si sciolse nel 1990.




domenica 28 novembre 2021

La storia dei Caedmon


Caedmon, band fondata a Edimburgo nel 1973

sciolta nel 1978 e riformata nel 2008

 

I Caedmon prendono il nome da un poeta-monaco anglosassone del VII secolo e iniziano come trio di studenti di veterinaria dell'Università di Edimburgo nel 1973.

Il repertorio iniziale del gruppo era pregno di folk tradizionale e spirituals, oltre ad alcune cover.

Il gruppo diventò un quartetto l'anno successivo e la loro carriera fu caratterizzata da numerosi tour che termineranno proprio a Edimburgo nel 1978, luogo in cui tutto era iniziato.

L'unico album in studio della band, omonimo, fu il risultato di una registrazione autofinanziata e prodotta da un'etichetta privata, con una tiratura di sole 500 copie. La band calcolò male la lunghezza delle loro tracce e dovette realizzare un singolo che era rimasto fuori dal vinile fatto da sei tracce, che sarebbero diventate dodici nella ristampa in CD  avvenuta negli anni 2000.

Tra le loro influenze dichiarate troviamo i Pentangle e i Fairport Convention, e i “colleghi” Water Into Wine Band, con cui apparvero in concerto in almeno un'occasione. Hanno preso gran parte dell'ispirazione nei loro testi leggermente spirituali da musicisti contemporanei come Larry Norman, Parchment e After The Fire.

I CAEDMON si sono riuniti nel 2008 con la speranza di produrre nuova musica e stanno raccogliere e pubblicare alcune delle loro precedenti registrazioni inedite in studio e dal vivo.

Il loro unico album in studio è generalmente molto considerato come un solido esempio di musica del movimento "Jesus" degli anni Settanta, così come un classico album prog folk acustico.



Formazione

 Angela Naylor / voce

Jim Bisset / acustica & chitarra elettrica, voce

 Simon Jaquet / chitarra acustica, mandolino, flauto dolce, bonghi, tamburello, voce

Ken Patterson / e-piano, violoncello, voce, chitarra acustica e cucchiai 

- Sam Wilson / basso, maracas, voce


https://www.caedmonsreturn.com/ 

https://www.facebook.com/caedmonacidfolk/ 

      

                DISCOGRAFIA                  

Caedmon -1978


Live - 1995

A Chicken To Hug ‎(CD, Album)  - 2010



Caedmon (2) - Rare artwork dell'album

Rare ‎(LP, Album + 7") - 2020










venerdì 26 novembre 2021

COMUS: un pò di storia di una band leggendaria

 

Comus furono un gruppo musicale britannico formatosi nel  1970, composto da sei elementi e caratterizzato da arrangiamenti alquanto inusuali per il panorama rock inglese dell'epoca. L'uso di strumenti come violino, viola, oboe, con il loro substrato di folk e classica li avvicina al progressive rock, anche se il loro senso della sperimentazione li lega anche all'art rock

 Il loro primo album, “First Utterance” che li ha resi una band di culto, una situazione che persiste tutt’oggi.

Nel 2009 si sono riuniti e hanno suonato in diversi festival, pubblicando un nuovo album.

 


La loro nascita risale al 1969 per mano dei compagni d'arte Roger Wootton e Glenn Goring, che svilupparono il loro stile musicale esibendosi in club folk a Bromley e nei dintorni nel Kent.

La band prese il nome da Comus (una maschera di John Milton), e anche dal dio greco Comus.

L’evoluzione li portò a passare da un primo duo folk a un ensemble di sei elementi, e in quella forma incassarono l’apprezzamento di David Bowie, partecipando al suo progetto The Beckenham Arts Lab, nel Kent. Successivamente furono invitati come band di supporto in un suo concerto del 1969 al Purcell Rooms di Londra.

Il loro primo album, “First Utterance(cliccare sul titolo per l'ascolto), con copertina di Wootton e Goring, fu rilasciato nel 1971.

La musica è in gran parte art rock acustico (descritto anche come metal acustico e acid folk) che fonde elementi di percussioni orientali, folk primitivo e voci animali. I testi sono inerenti alla violenza, l'omicidio, il disordine mentale e il mistico.

Dopo l’uscita dell'album, il fiatista Rob Young fu sostituito da Lindsay Cooper, e la nuova formazione sviluppò materiale per un secondo lavoro che non fu mai pubblicato: nessuna registrazione di questa formazione avrebbe visto la luce per altri 40 anni.

Il gruppo si sciolse per un certo periodo, ma Wootton, Andy Hellaby e Bobbie Watson riformarono la band con nuovi membri per il loro secondo album, “To Keepfrom Crying”, nel 1974.

Un cofanetto completo è stato rilasciato nel 2005: contiene entrambi gli album in studio, il loro unico singolo, "Diana", e una traccia inedita chiamata "All the Colours of Darkness".

Le note di copertina presentano un'intervista esclusiva con alcuni membri della band.

Il gruppo si è riformato per il Mellotronen Festival in Svezia nel marzo 2008 e ha continuato ad esibirsi in concerti occasionali, presentando anche del nuovo materiale.

Il 13 giugno 2009 i Comus hanno suonato per la prima volta nel Regno Unito dopo 37 anni, all'Equinox Festival alla Conway Hall.

Un album di reunion, “Out of the Coma”, è uscito nel giugno 2012. Contiene tre nuove tracce: "Out of the Coma", "The Sacrifice" (entrambe scritte da Wootton) e "The Return" (scritte da Goring), oltre a una registrazione dal vivo del 1972 -"The Malgaard Suite" – costituita da materiale incompiuto che fu scritto dopo “First Utterance”.

I membri rimasero attivi anche al di fuori del progetto Comus. Wootton appare in alcune registrazioni degli Slapp Happy. Cooper si unì agli Henry Cow. Jon Seagroatt fu membro del trio di improvvisazione libera Red Square mentre Colin Pearson ha continuato a produrre successi per altri artisti, tra cui "Forever Young" per gli Alphaville. Seagroatt e la cantante Bobbie Watson si sono sposati nel 2003.

https://comusmusic.co.uk/

https://www.facebook.com/comusofficial

 

Discografia 

Album studio

1971 First Utterance (Dawn)

1974 To Keep from Crying (Virgin)

2012 Out of the Coma (Coptic)

 

Raccolte

2005 Song to Comus: The Complete Collection (Castle Music)

 

Singoli

1971 Diana / In the Lost Queen's Eyes / Winter is a Coloured Bird

 

Formazioni nei tre album

 

First Utterance

Roger Wootton - chitarra folk, canto

Glenn Goring - chitarra a 6 e a 12 corde, chitarra elettrica, slide, tamburello, canto

Andy Hellaby - basso elettrico, basso fretless, canto

Colin Pearson - violino, viola

Rob Young - flauto, oboe, tamburello

Bobbie Watson - canto, percussioni

 

To Keep from Crying

Roger Wootton - chitarra folk, canto

Andy Hellaby - basso elettrico, basso fretless, canto

Bobbie Watson - canto, percussioni

Lindsay Cooper - oboe

Philip Barry - percussioni

Gordon Caxon - batteria

Didier Malherbe - sassofono

Keith Hale - tastiere

Tim Kraemer – violoncello

 

Out of the coma

Roger Wootton - chitarra folk, canto

Glenn Goring - chitarra a 6 e a 12 corde, chitarra elettrica, slide, tamburello, canto

Andy Hellaby - basso elettrico, basso fretless, canto

Colin Pearson - violino, viola

Jon Seagroatt - flauto, oboe, tamburello

Bobbie Watson - canto, percussioni





mercoledì 24 novembre 2021

Cp. Mordecai Wirikik-“Il Sogno della Balena”

È di pochi mesi fa il mio commento a “The scent of the colors”, di Niccolò Clemente - alias Baron Munchausen - che oggi ritrovo con un nuovo progetto, questa volta sotto il moniker di Cp. Mordecai Wirikik.

Il titolo dell’album è “Il Sogno della Balena”.

Complesso, molto complesso entrare nello spirito creativo di Clemente, artista che non cerca strade dal facile percorso, ma usa il suo credo musicale per viaggiare con la mente, muovendosi tra la dilatazione dei concetti di spazio e tempo, storia vissuta e speranze futuristiche, oggettività e intangibile verità.

Sono 11 le tracce che racchiudono l’album, per un totale di diciannove minuti e mezzo di suoni e parole il cui contenuto suggerisce riflessioni a iosa; in aggiunta un booklet che è parte fondamentale del Cd, con un breve romanzo che va ad integrare con la musica.

L’autore viene in nostro aiuto con le sue note didascaliche che provo a sintetizzare:

La figura narrante è quella di Cp. Mordecai Wirikik - indigeno americano strappato alle grinfie del XVIII Secolo -, capace di muoversi attraverso coordinate spaziali e temporali infinite. Oggi, i suoi “esperimenti” musicali ci riguardano da vicino. Il motivo per cui sia ora tra noi è a lui sconosciuto, non è portatore di verità assolute, la sua musica non è rivoluzionaria - anche se a lui piace - e il modo in cui oggi si battaglia, rispetto alle abitudini passate, gli risulta complicato, anche se uccidere è sempre stato difficile. Ma c’è il bisogno di esprimere una verità, un’idea personale che è contenuta ne “Il Sogno della Balena”.

“Il Sogno della Balena” nacque fra i rulli dei tamburi della sua company, di cui era il capitano, nel 1777. Poi il nulla ed improvvisamente arriva un nuovo presente.

Ma sono quei ritmi che hanno inondato la sua nuova vita trasformandolo nel musicista che oggi è. Così ha deciso di continuare ad essere il capitano della sua “company”, ormai ridotta ad un cumulo di ceneri e fantasmi che vivono nelle sue fantasie notturne, pubblicando la sua musica in maniera autonoma, senza influenze esterne, accettando l’ebrezza dell’oblio imminente che avvolge tutte le creazioni che non vengano promosse da un nome altisonante o da un’entità semi-divina.

Lui, unico musicista e compositore, ha curato anche la cornice grafica dell’opera: il collage quale motivo dirigente, è diventato collante fra i brani, che stilisticamente così distanti si ritrovano, come in un lemniscato dagli infiniti Hertz, sempre in contatto fra di loro.

Ciò che ci propone è un trionfo di musica atemporale, misterica, misteriosa, elettrica, atonale, elettroacustica. Tutto è musica, anche il silenzio e l’urlo più disperato: la guerra t’insegna anche questo.

Le riflessioni a cui accennavo portano obbligatoriamente alla ricerca del significato delle parole, termini di cui ci si appropria senza peraltro possederli nell’intimo.

Clemente si sofferma sul “sogno”, sulla “comunicazione”, sul “silenzio”, parole la cui decodifica ufficiale - quella da vocabolario per intenderci - non regala grandi soddisfazioni.

Ciò che viene spesso a mancare è l’unità di misura del parametro che stiamo analizzando, o che semplicemente richiede un approfondimento perché ci viene richiesto da elemento terzo.

Che cosa è, ad esempio, la felicità? Qual è la sua gamma di valori? Non la stiamo scambiando per caso con la serenità?

In questa analisi che richiederebbe ben più del mio stringato commento, rovescio le parti, perché tra gli scopi di un nuovo progetto dovrebbe esserci anche l’interattività.

Cosa rappresenta per l’uomo la balena?

È un cetaceo e vive quindi nell’acqua… difficile comunicare con lei. Qualcuno ha detto che “le balene sono l’espressione dell’inconscio, dal quale si proviene e nel quale ritornare per rinnovarsi, e raggiungere una profonda trasformazione”.

La balena come simbolo di maternità, di lieto evento, di trasformazione e passaggio ad un’altra fase della vita.

Paura, rispetto, analogie, introspezione, sono questi i pensieri che mi ha suscitato il nuovo progetto di Clemente, come al solito autarchico nella sua produzione.

Musicalmente parlando lo trovo spiazzante, nel senso più positivo del termine, ma “ non incasellabile nell’ortodossia musicale” è forse una definizione più calzante.

Reminiscenze prog, elettronica, ambient, avanguardia e sperimentazione sono gli ingredienti che Niccolò ci regala, un collage musicale e visivo carico di colori e significati, un lavoro intenso che, purtroppo, arriverà solo ad una nicchia di attenti fruitori della musica.

Ecco un esempio del contenuto… la musica…



Anche le immagini parlano…







Scheda Tecnica 

Nome dell’album: Il Sogno della Balena

Nome del progetto: Cp. Mordecai Wirikik

Compositore: Niccolò Clemente

Musicista Esecutore: Niccolò Clemente

Mixing: Niccolò Clemente

Mastering: 4CN-Studios (Bochum, Germania)

Data d’uscita: 07-08-2021

Durata totale: 19 minuti e 34 secondi

 

Lista delle tracce: 

1.Inizio - Il Rito 00:59

2.Interludio primo - Di Passaggio 01:23

3.Il Sogno della Balena 03:30

4.Interludio secondo - Tremori 00:33

5.Laringi da Guerra 02:09

6.Interludio terzo - Verso la società 00:22

7.Il Valore delle Parole 03:29

8.Interludio quarto - Parlare aiuta 01:44

9.Interludio quinto - Distante... 01:11

10.Prima Guerra 01:48

11.Conclusione - Timpano Muto 02:21

 

Artwork e Libretto: Niccolò Clemente 

Grafica: Niccolò Clemente, Lorenzo Clemente e Braun Druckerei

(Bochum, Germania)

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