Deep Purple
Osaka e Tokyo,
Giappone, 15-17 agosto 1972
Impegnato nell’epico ed esplosivo crescendo di Childe
in Time, il bassista dei Deep Purple Roger Glover alzò per
un attimo gli occhi dallo strumento e si rese conto che almeno 10000 persone
stavano cantando in coro il pezzo. Glover e il suo gruppo si trovavano in
Giappone, all’epoca una tappa relativamente insolita per dei musicisti famosi.
La folla probabilmente non sapeva bene il significato di ciò che stava
cantando, ma Glover si commosse moltissimo: “Se c’è stato un momento in
cui mi sono sentito orgoglioso di far parte dei Deep Purple, è stato
quello”.
Durante il 1972 i Deep Purple trascorsero 44
settimane in torunèe e sarebbe stato proprio quell’iperattività a causare,
nella primavera dell’anno seguente, lo scioglimento della formazione. Il
soggiorno giapponese fu breve (solo tre concerti, originariamente previsti in
maggio e posticipati di tre mesi per inserire un maggior numero di date
americane), ma fruttò quello che è in genere considerato il più classico album
dal vivo di tutto l’hard rock.
Il gruppo, la cui reputazione si era
consolidata per merito di dischi come Deep Purple In Rock, Fireball e Machine
Head, era in quel momento una poderosa macchina da spettacolo live, al pari
di grandi nomi come Led Zeppelin e Who. Consapevoli dei propri mezzi, i cinque
davano il meglio di sé quando dilatavano brani come Space Truckin’ e Highway
Star, trasformandoli in epiche e articolate cavalcate sonore. Tanto
stupefacente virtuosismo era comunque lontano dall’autocompiacimento dei gruppi
Prog del periodo e si manifestava sotto forma di canzoni suonate a velocità
vertiginosa.
Il risultato di quei tre straordinari concerti
fu un esplosivo doppio dal vivo intitolato Made In Japan. “E’
l’album in cui i nostri pezzi sono suonati meglio”, commentò Ian Gillian all’epoca,
confermando che il contesto più consono al gruppo era il palco e non lo studio.
La rivista americana Rolling Stone descrisse il disco come ”il
perfetto monumento hard dei Deep Purple”. Al ritorno in patria
l’esperienza giapponese venne immortalata nella canzone Woman From
Tokyo (“In volo verso il Sol Levante /Visi sorridenti ovunque”) e da
allora Made In Japan ha sempre consolidato la sua reputazione
di album live fra i più riusciti e venduti della storia. Ma molto del merito va
anche all’incandescente sintonia creatasi fra musicisti e pubblico.
(Da un racconto di Mark Paytress)
(Da un racconto di Mark Paytress)