I Musicanti di Brama debuttano con un
album che è un viaggio tra teatro-canzone e world music, dimostrando come
ironia e profondità possano convivere in un’opera d’arte visionaria e inusuale
Ci si avvicina con una certa cautela a un progetto che fonde
musica e aspetti teatrali, sapendo che l'equilibrio tra i due elementi non è
sempre facile da trovare. Eppure, l'album di debutto omonimo dei Musicanti di Brama, edito da PMS Studio,
si impone come un'opera prima di notevole spessore e originalità nel panorama
musicale contemporaneo. Questo lavoro, infatti, non è solo una collezione di
brani, ma un vero e proprio concept album che trasforma in un'esperienza
discografica lo spettacolo di teatro-canzone portato in scena dal quartetto
romano. Il risultato è un'opera visionaria, che cattura l'ascoltatore in un
vortice di suoni e suggestioni, bilanciando sapientemente leggerezza, introspezione
e ironia. L'efficacia di questo approccio è confermata, in modo inequivocabile,
dai due videoclip che accompagnano i singoli, i quali riescono a essere
estremamente icastici nel loro comunicare il messaggio dei brani.
Il percorso della band, nata nel 2018 dall'incontro tra la
cantautrice romana Daniela Maurizi e il chitarrista svizzero Michael
Wernli, è un esempio di consolidamento artistico. Con l'ingresso nel 2024
dell'attuale batterista Luca Giudice e del bassista Antonio Abruzzese,
i Musicanti di Brama hanno trovato la loro forma definitiva, un'alchimia che si
riflette nella ricchezza sonora dell'album. La loro identità musicale è un
mosaico di generi, che attinge a diverse tradizioni. L'omaggio al teatro-canzone
italiano, con chiari riferimenti a Giorgio Gaber, si intreccia con
l'espressionismo tagliente di Bertolt Brecht, mentre la raffinatezza
della chanson française convive con le improvvisazioni del jazz e la spinta
ritmica dello swing. Ma la band non si ferma qui, spingendosi a esplorare la world
music, dal sirtaki alla tammurriata, fino a sfumature di pop e progressive rock.
Questa fusione di stili crea un tessuto sonoro eclettico ma straordinariamente
coeso, dove ogni brano ha una propria identità pur contribuendo al filo
narrativo comune.
Al centro di questo progetto ci sono i testi di Daniela Maurizi, che esplorano con un tocco tragicomico e un'ironia sottile la fragilità dell'identità umana e la costante tensione tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. L'approccio della band è arricchito da un'interpretazione di stampo brechtiano e circense, che invita il pubblico a una partecipazione emotiva e intellettuale.
I singoli e i videoclip
Il primo singolo, "Presunti
onesti", è un vero e proprio divertissement circense dal sapore
cabarettistico. Musicalmente, il brano è un gioco di contrasti: un valzer
pseudo-solenne fa da sottofondo a un folle elenco di modi di dire e luoghi
comuni che inquinano il nostro linguaggio quotidiano. L'uso di accordi
diminuiti, dissonanze e repentini cambi di scena crea un'atmosfera volutamente
caotica, mentre l'interazione tra voce e chitarra, incalzata dalla sezione
ritmica, esalta il carattere comico e grottesco. È una canzone che genera un
immediato meccanismo di riconoscimento, invitando l'ascoltatore a un'ironica
riflessione su una falsa morale ipocrita.
Il secondo singolo, "Lasciami
andare", si muove su un registro più intimistico e riflessivo.
La canzone esplora il tema della resa, intesa come desiderio di fuga da una
realtà dolorosa, accompagnato dalla ricerca di una speranza in un
"non-luogo". È un anelito verso un eden interiore, un luogo dove
tutto può ricominciare in modo autentico. L'incertezza e la speranza di questo
"oltre" si riflettono nel finale aperto della canzone, che lascia
all'ascoltatore la libertà di interpretazione e di dare un senso personale al
suo messaggio.
L'intera opera testimonia non solo il talento compositivo dei
singoli membri, ma anche una profonda sinergia artistica. L'album dei Musicanti
di Brama non è solo una collezione di canzoni, ma un vero e proprio manifesto
che celebra la complessità e l'ironia dell'essere umano, invitando
l'ascoltatore a un viaggio sonoro e narrativo profondo e divertente allo stesso
tempo.
Da non perdere.
