Henry Cow-Leg End
Virgin Records
agosto 1973
Musica visionaria e poco ortodossa… in quale pianeta siamo?
Per chiunque conosca
la scena di Canterbury i britannici Henry Cow rimangono una delle anomalie più preziose e non
richiedono alcuna presentazione specifica. Oppure saranno familiari a chi in
qualche modo è al corrente dell’esistenza del "Rock In Oposition",
che ha prosperato per tutti gli anni Settanta. E ancora, potrebbero essere
conosciuti a chi si è occupato di "Avant-Prog", ovvero musica
sperimentale che fonde generi diversi, come jazz, folk e musica classica, uniti
ad una buona dose di improvvisazione realizzata da musicisti colti, perseguendo
la sperimentazione e un modus propositivo anticonvenzionale.
Gli Henry Cow hanno
rappresentato un modello unico e impossibile da etichettare e inserire
nell’ortodossia dei generi.
“Leg End” (talvolta chiamato anche “Legend”) è
il primo loro album e fu pubblicato nell'agosto 1973.
Le origini della band risalgono
al 1968, quando fu fondata da due universitari di Cambridge, i polistrumentisti
Fred Frith e Tim Hodgkinson.
Il periodo di maggior
splendore del prog e la vicinanza geografica al fulcro di quel genere non li
attrae particolarmente, mentre sono forti le influenze della musica
sperimentale, contemporanea e del jazz. L’esordio discografico ne è un chiaro
segnale.
Nessun limite, nessuna
barriera, ma dando uno sguardo alla produzione futura “Leg End” appare, forse,
come il loro album più facile, o almeno il più catalogabile.
Però risulta, anche a
distanza di tempo, un viaggio musicale impegnativo, composto da ritmi variabili,
poco ortodossi, e presenza contemporanea di strumenti multipli che culminano in
un mix sonoro attraente ma complesso.
Al debutto della band,
sia Fred Frith che Geoff Leigh non si trattengono in nulla, creando movimenti
jazz eclettici e d'avanguardia senza alcuna direzione pianificata, o almeno
così può sembrare all’ascoltatore, spiazzato al cospetto di tanta diversità.
Non l’ho ancora detto
ma questo è un album strumentale, con l'eccezione di "Nine Funerals of the
Citizen King", che l'intero gruppo canta, e qualche voce di sottofondo in
"Nirvana for Mice", "Teenbeat" e "The Tenth
Chaffinch”.
Profumo di jazz e invenzione
di un suono unico e caratterizzante, questa la mia sintesi.
Attraverso brani come
"Amygdala", "Teenbeat" e "The Tenth Chaffinch",
emerge tutta la creatività, e anche se le musiche sono particolarmente
difficili da seguire ed eseguire, la miscela che emerge tra pianoforte,
chitarra, flauto e percussioni produce un’unica risultante che fa perdere i
connotati al singolo strumento, ma nel suo insieme suona piacevole.
Quindi, come si
potrebbe definire l’esordio degli Henry Cow? Rock? Jazz? Improvvisazione
libera? Ambient? Avanguardia?
Questi paladini del
RIO scivolano e sguazzano senza paura dentro e intorno ai concetti musicali
moderni, producendo sin dalle origini un ascolto molto impegnativo, ma
raramente ostico, con aperture verso una fruizione più leggera, seppur inframezzata
da sentieri intricati.
Riflettendo sul
concetto di musica proposto dagli Henry Cow, si potrebbe dire che pochissimi
album possono raggiungere l'equilibrio di “Leg End”, un faro di creatività,
pieno di energia, per molti ineguagliato da una qualsiasi delle band coeve.
La copertina fu
realizzata dall'artista Ray Smith, la prima di tre delle sue "calze di
vernice" ad entrare negli album di Henry Cow. Smith era apparso con la
band in molti dei loro primi concerti degli anni ‘70, eseguendo una varietà di
attività, tra cui stirare, leggere testi e mimare con marionette a guanti.
Suggerì un calzino intrecciato sulla copertina di “Leg End”, e insistette sul
fatto che il nome della band non dovesse apparire. Chris Cutler affermò in
un'intervista del 2011 che Smith ha continuato il tema nei successivi due album
di Henry Cow, con il cambio di calzino "per adattarsi al temperamento
della musica".
“Leg End” appare a
distanza di 50 anni un’aggiunta necessaria alla collezione di qualsiasi
appassionato di prog. Non importa quale siano le preferenze di stile e genere,
un riascolto od un nuovo ascolto potrebbero risultare sorprendenti.
Tracce (cliccare sul titolo per ascoltare)
Lato A
Lato B
Extract From 'With The Yellow Half-Moon And Blue Star'
Nine Funerals Of The Citizen King
Formazione
Geoff Leigh - sassofoni, flauto, clarinetto,
flauto dolce, voce
Tim Hodgkinson - organo, pianoforte, sassofono
alto, clarinetto, voce
Fred Frith - chitarre, violino, viola,
pianoforte, voce
John Greaves - basso, pianoforte, fischietto,
voce
Chris Cutler - batteria, giocattoli,
pianoforte, fischietto, voce
Musicisti aggiunti
Jeremy Baines -
pixiphone in With the Yellow Half-Moon and Blue Star
Cathy Williams, Maggie Thomas, Sarah Greaves -
cori, arrangiamento cori in Teenbeat
Note aggiuntive
Henry Cow - produttori
Registrazioni effettuate al The Manor di
Shipton-on-Cherwell, Oxfordshire, Inghilterra nel maggio - giugno del 1973
Tom Greasy Patches Newman e Henry Cow -
ingegneri delle registrazioni
Mike Oldfield - ingegnere del suono in Nirvana
for Mice
Ray Smith – copertina