E così si è arrivati alla decima edizione del Porto Antico Prog Fest, due lustri passati con
preoccupante rapidità, almeno per chi scrive, ma certamente carichi di musica
di qualità, al di là delle etichettature insite nella denominazione
dell’evento… degli eventi. A Genova, ovviamente!
Come sempre alla base dell’organizzazione troviamo la Black
Widow Records e il Porto Antico, e a proposito di collaboratori va
segnalato che il Festival era dedicato, anche, a Vilma Bonezzi, per anni
prezioso ausilio del team, purtroppo mancata prematuramente.
Pensando alle “facce note dietro le quinte”, dal palco si è
salutato un altro assente - speriamo per poco - Enrico Lanciaprima, che
è in fase di recupero e che aspettiamo per il prossimo evento.
Ma la dedica maggiormente collegata ai set dei giorni 3 e 4
agosto è stata quella per Joe Vescovi, pilastro del prog italiano che ci ha
lasciato nel 2014, e il cui nome è indissolubilmente legato ai The Trip.
I The Trip, negli anni ’70 pubblicarono quattro album con due
differenti batteristi: Pino Sinnone nei primi due (The Trip e Caronte)
e Furio Chirico nel periodo restante (Atlantide e Time of
Change). Davvero una bella cosa vederli entrambi, in giorni diversi, in
rappresentanza globale di un’era e di un gruppo seminale che ha fatto la storia
del prog, di cui Pino e Furio sono stati protagonisti.
Questo legame tra ere differenti, realizzato attraverso
musica, a tratti inedita, mi è sembrato il punto focale del festival 2025.
Ovviamente i The Trip erano solo una fetta dei partecipanti,
e allora andiamo con ordine, evitando classifiche di merito e
aggiungendo a seguire un paio di medley di serata, che hanno lo scopo
di regalare al lettore che non ha potuto partecipare il profumo
respirato nel corso del week end in Piazza delle Feste; per la qualità
audio /video attendiamo clip ufficiale.
Nel link a seguire si fa riferimento al comunicato stampa
ufficiale, con tutti i dettagli relativi ai vari gruppi:
https://mat2020comunicatistampa.blogspot.com/2025/06/progfest-2025-2-3-agosto-in-piazza.html
Quella che segue è una semplice
cronistoria… nessun punteggio, nessuna graduatoria…
L'evento è stato aperto dagli ARPIA, band di lungo corso definita ufficialmente di "Dark
Progressive Rock". Non li avevo mai ascoltati e quindi è stata l’occasione
per vedere all’opera Leonardo Bonetti, Fabio Brait e Aldo
Orazi, che nell’occasione hanno presentato sul palco la nuova cantante, Valentina
Citti, che ha collaborato al loro ultimo live "Festa Grande".
Non è mai facile aprire un evento composito, a maggior ragione quando la luce impera e il pubblico è in fase di costruzione, ma la band romana ha dato dimostrazione di solidità, legata a scelte artistiche consolidate in quarant’anni di carriera.
A seguire i PRESENCE,
gruppo napoletano di spicco dell'heavy prog.
La frontwoman Sophya Baccini è ormai di casa a Genova,
e in questi dieci anni ha calcato più volte il palco sotto differenti spoglie,
proponendosi in progetti di cui era talvolta regista, spesso ospite, ma in
questo caso la novità era assoluta, essendo il debutto della band napoletana
nel capoluogo ligure.
La voce di Sophya spicca ed è un traino continuo, ma emerge l’amalgama, il sound di sintesi, e … la capacità di fare spettacolo, come dimostra lo spezzone della clip che riporta ad un momento molto coinvolgente per il pubblico, con la discesa dal palco della vocalist accompagnata dal chitarrista Sergio Casamassima.
E arriva il momento dei The
Trip, il cui faro è Pino “Caronte” Sinnone, circondato però
da un gruppo di ottimi musicisti, e cito per tutti Andrea Ranfa,
vocalist, che ha abbracciato il progetto sin dalla nascita, nel 2015.
Per loro un mix tra antico - Caronte - e nuovo - “Now
the Time has come”, ovvero uno scorcio dei momenti formativi del
passato a cui ha fatto seguito uno sguardo verso il futuro, e anche se Sinnone
scherza sempre sulla sua età - un 38 rovesciato, come lui dice - non è fuori
luogo pensare ad una progressione del progetto, che dal mio punto di vista
potrebbe aver trovato l’equilibrio che serviva.
Il sound gruppale è piaciuto davvero molto ai presenti, e Joe,
da lassù, avrà sicuramente gradito!
A chiudere la serata i Maurizio Guarini Walter Martino's Goblin, ovvero due elementi storici dei Goblin, di cui questa formazione rappresenta una diramazione.
Solo apprezzamenti per loro e utilizzo il commento di un melomane presente che ha così descritto la loro performance: “È stato un concerto al limite della perfezione nonostante alcuni problemi tecnici che hanno comunque penalizzato praticamente tutti i gruppi. Walter Martino alla batteria è qualcosa di sublime, di inarrivabile, fa delle cose assurde con una semplicità indescrivibile. Il gruppo era coeso i brani che hanno fatto erano davvero precisi, la versione di profondo Rosso ancora più prog dell'originale…”.
Ogni cambio set ha proposto siparietti e chiacchiere che hanno visto interagire Linda Dell e il sottoscritto - presentatori delle serate - con alcuni musicisti presenti tra il pubblico (Paola Tagliaferro, Diego Banchero, Roberto Gottardi, i gemelli Terribile, Zanier...), e con un rappresentante del gruppo in uscita, e proprio i “New Goblin” sono rimasti fuori da questo circuito essendo gli ultimi ad esibirsi, ma per loro ha parlato la musica.
Pubblico cospicuo e caloroso.
Il primo medley…
La seconda giornata si è aperta con gli ALIANTE, gruppo toscano nato dalle ceneri della Egoband, molto prolifico, se si guarda alla loro discografia.
Nei 45 minuti a loro disposizione regalano un brano senza soluzione di continuità, opera faticosa ma alla fine premiante, e il solito esperto di musica, che già si era espresso sui Goblin, mi ha inviato un messaggio con su scritto: “Belin che bravi gli Aliante!”… che altro dire!
I GOTHO erano alla loro seconda apparizione consecutiva sul palco del Prog Fest. Lo scorso anno mi stupirono per la loro capacità di proporre un set così ridondante, pieno di elementi variegati che trovano facile - apparente - fusione tra loro. Anche quest’anno ho percepito un senso di pienezza, di musica trascendente e impossibile da definire con i parametri conosciuti.
Credevo che l’aspetto improvvisativo fosse una componente dei loro
concerti ma mi sbagliavo, è tutto scritto, tutto messo su carta, come mi hanno
raccontato.
Ho visto una parte della loro esibizione su un lato del
palco, assieme a Luciano Regoli della R.R.R., il quale si è lasciato andare una
sorta di: “Sono solo in due ma… è tanta roba!”.
La presenza di Regoli non era ovviamente casuale, perché a
seguire abbiamo visto L’uOvo di cOlombo,
storica band romana protagonista dei primi seventies con l’album omonimo del
1973, e di quel periodo fa parte ancora Elio Volpini, chitarrista, fil
rouge di due epoche musicali.
La presenza di Regoli - una voce incredibile la sua - è
risultata funzionale alla proposizione di alcune tracce dell’album storico,
anche se non è mancata la parte “nuova”, legata all’album uscito nel 2024, Schiavi
del Tempo.
Molto bravi, con la voce di Regoli perfetta per l’obiettivo e
un sound che è arrivato, stimolando in parte la memoria.
Nell’intervista a fine set ho captato qualche “fastidio” di
Volpini, probabilmente legato a problemi tecnici, ma il concerto è risultato
davvero godibile.
La due giorni si chiude con l’esibizione dei Furio Chirico’s THE TRIP, ovvero l’altra
faccia dell’universo Vescovi & C.
Chirico ci ha raccontato di un futuro imminente carico di impegni,
e quando è venuto il suo turno, è emersa la sua immagine prorompente,
circondata da fantastici musicisti, e anche in questo caso si è cercato l’equilibrio
tra l’attualità (il recente album Equinox) e il passato, in bilico tra Atlantide
e un’escursione in Time of Change.
Furio è il leader e driver, ma si è palesata una compattezza
da band navigata, con il rispetto dei singoli ruoli.
Il secondo medley...
Un evento riuscito, come sempre, con una visibile soddisfazione impressa sul volto di Massimo Gasperini, infaticabile organizzatore e visionario, sempre positivo e ottimista a riguardo del futuro.
Quasi sempre i raduni di questo tipo sono frequentatati da
una nicchia di persone, spesso le stesse, e non certo giovani.
In questa occasione è spuntata una piccola luce, quella
emanata dal pronipote di Joe Vescovi, Paco, diciottenne, che conobbi quando era
un pargolo. Anch’esso musicista, in erba ovviamente, ma un ragazzo dalle idee
molto chiare, con una cultura musicale pazzesca in relazione all’età e con una
curiosità e una semplicità ragguardevole.
A lui guardo con speranza, come esempio per un mondo musicale
che volge verso trame preoccupanti! Ma questa è un’altra storia.
Alla prossima!
Si ringraziano Ago Sauro e Enrico Rolandi per il reportage fotografico e il service per il risultato e l'infinita pazienza!









