I Big One rappresentano
il più famoso tributo italiano ai Pink Floyd, e la loro attività, da
molti anni, si è estesa alla zona europea.
Sono stato più volte
testimone diretto dei loro concerti - documentati nei miei spazi - che sono sempre contraddistinti da un sicuro sold out.
La musica dei P.F. è
ancora tra le più amate, e la sua riproposizione è quasi sempre garanzia di gradimento,
ma la perfezione esecutiva dei Big One ha a che fare con lo studio profondo di
un repertorio molto vasto, che la band propone diverso, anno dopo anno, e che
comprende gli aspetti visual e artistici nel senso più ampio.
Non esiste sosta,
l’attività è suddivisa nell’arco dell’anno, e ogni appuntamento si trasforma in
successo di pubblico: tutto ciò non può essere casuale!
La fine del 2019, e
buona parte del nuovo anno, vedranno la band veronese impegnata in vari teatri
italiani e in un tour europeo molto nutrito. Di entrambe le situazioni è
visibile il dettaglio nel proseguimento dell’articolo.
Per saperne di più e
per fare il punto della situazione, ho chiacchierato con il leader della band -
chitarrista e vocalist - Leonardo De Muzio.
L’ultima volta che
ci siamo visti è stato in occasione del vostro ultimo concerto al Priamar di
Savona, nell’estate del 2018: cosa puoi raccontare a proposito del vostro
percorso, da quel momento ad oggi?
Da quella famosa
estate abbiamo ancora più affinato il tiro; ci siamo messi sotto molto più di
prima, non lasciando niente al caso, cercando sempre di cogliere l’essenza di
questa musica che molto umilmente riproponiamo. Ognuno di noi ha studiato e
studia costantemente per riproporre ogni nota così come è stata pensata, utilizzando
gli stessi suoni e strumenti con cui i brani sono stati creati. Un lavoro
ambizioso e minuzioso, fino al più piccolo particolare che il pubblico ormai,
da diversi anni, ci riconosce.
Ci sono stati altri
aggiornamenti alla formazione? Puoi ricordare chi sono i componenti attuali,
senza dimenticare chi non suona ma è parte integrante dell’entourage?
I componenti, da
qualche anno per fortuna, sono sempre gli stessi. Siamo ormai come una grande
famiglia, un gruppo di persone affiatate che guarda nella stessa direzione; a
parte me, che come sai mi occupo della direzione musicale, suono la lead guitar
e canto, abbiamo Luigi Tabarini al basso e alla voce, Stefano Righetti, alle
tastiere e alla voce e il grande, non soltanto fisicamente, Straimo, (Stefano Raimondi)
alla batteria e alle percussioni. I guest sono invece Marco Scotti ai sax e a
darmi una mano alle seconde chitarre, Debora Farina, che è ormai con noi da
quasi 10 anni, come backing vocals e, una new entry, Pamela Perez, strepitosa e
calda voce, come seconda corista. Per quanto riguarda il lato tecnico, abbiamo
come sempre l’amico Giampaolo Ferrari agli effetti video e aiuto luci, Moreno
Piccoli come ingegnere del suono più una serie di altri tecnici che ci seguono
durante il tour. Lista lunga da ricordare!
Ogni anno
presentate un nuovo progetto legato ai Pink Floyd: cosa state proponendo in
questo fine 2019, e cosa è previsto per l’anno che sta per arrivare?
Quasi ogni anno
aggiorniamo il repertorio. Sai, quello dei Floyd è talmente vasto che ci possiamo
permettere di aggiornarlo per buona parte della durata della scaletta.
Quest’anno portiamo in giro un po’ di brani dei Pink Floyd, dal loro esordio
fino a “A Sacerful of secrets” del 1969. Abbiamo intitolato il tour “A
Saucerful of Secrets Songs”. In realtà, a parte un paio di brani di
quell’album, riproponiamo anche pezzi antecedenti e successivi, intervallati,
anche con brani più recenti. Cerchiamo di accontentare - rimanendo nel tema del
titolo dello spettacolo - anche chi conosce solo i brani per cui i Floyd sono
diventati famosi. Si tratta proprio di uno scrigno di canzoni segrete che però
non intendo rivelare.
La vostra assidua
attività live, in Italia e in Europa, vi permette anche di avere il polso della
situazione sul ruolo che attualmente può interpretare certa musica, nuova e
antica: quali sono le tue sensazioni?
Ma, personalmente
non ascolto molto la “musica nuova”. Purtroppo, penso che le radio, almeno
quelle nazionali e non solo, non trasmettano “musica nuova”. La musica attuale,
quella che passano le radio appunto, è priva di melodia. Il più delle volte si
tratta di musica fatta con “Drum Machine”, tipo anni ’80. Solo un insieme di
pattern senza un vero filo conduttore, senza una melodia. Solo rumori, per
meglio dire. Non sono interessato a tutto questo. Non mi sembra ci siano idee
innovative, dopotutto. Credo che questo sia il motivo per cui certe tribute
band riscuotono molto successo. La gente desidera ascoltare la musica con la M
maiuscola, come quella che facciamo noi.
Mi parli del
prossimo tour locale dedicato ai teatri italiani?
La nostra agenzia,
con la quale collaboriamo ormai da più di tre anni, ci trova sempre delle location
nuove e belle. Quest’anno siamo partiti dall’auditorio di Trento e andremo un
po’ in giro per l’Italia da Nord a sud. Queste le date:
10
Gennaio Milano Blue Note
16
Gennaio, Modena Teatro Storchi
25
Gennaio, Pinerolo (TO)
21
Febbraio, Mestre Teatro Torco
22
Febbraio, Vicenza Teatro Astra
28
Febbraio, Ferrara Teatro Nuovo
29
Febbraio, Varese Teatro Openjobmetis
27
Marzo, Pescara Teatro Massimo
28
Marzo, Pesaro Teatro Sperimentale
03
Aprile, Belluno Teatro Comunale
14
Maggio Torino, Teatro Altieri
25
Ottobre Milano Tetro dal Verme
Come è andata la
prima tappa a Trento, all’Auditorium Santa Chiara?
È stato un
successo, teatro pieno, gente assetata di musica floydiana che noi, con molto
rispetto, riproponiamo.
Cosa puoi dire
invece del tour europeo che vi vedrà impegnati in Nord Europa nei prossimi
giorni?
Che dire… effettivamente
siamo l’unico gruppo italiano a suonare questo genere nel Nord Europa, e questo
ci lusinga molto. È il sesto anno che ci chiamano. Siamo diventati un vero
riferimento in quei paesi li, molto diversi dall’Italia, dove la gente conosce
molto più in profondità la musica dei Pink Floyd, non vuole ascoltare solo le
hit e ama i brani meno conosciuti.
Come giudichi, a
distanza ti tempo, l’avventura dei Big One?
Non mi rendo conto
del tempo che passa… sembra di aver iniziato ieri e invece sono già passati
quasi quattordici anni… quattordici anni bellissimi e in continua evoluzione.
Esiste una “materia
Pink Floyd” che ancora non avete toccato e che vorreste affrontare nel futuro?
Guarda, esiste sempre
un modo migliore e più vicino a quello che vogliamo fare. Col passare degli
anni miglioriamo sempre il repertorio, per qualità e particolari aggiunti. Ci
atteniamo, diversamente da tante cover, alla vera essenza del gruppo inglese,
ai loro migliori live, ai veri Pink Floyd, quello per cui la band è conosciuta.
Precisione, fedeltà
rispetto al modello primario, amore per la band, aspetti visual, tecnologia
applicata… aggiungi tu… cosa fa dei Big One la band italiana più “vicina”
all’originale?
La passione che ci
mettiamo nel fare ciò che proponiamo al pubblico italiano ed europeo.
Non basta rifare le
stesse note per essere una tribute o una cover band. Oggi ci provano in tanti,
hanno capito che c’è un buon ritorno, anche economico, ma ahimè, pochi ci
riescono…
Devi averla dentro
quella musica e, noi, modestamente l’abbiamo!
Big One, The Voice and Sound of European Pink
Floyd Show presents:
"A Saucerful of Secrets Songs"
26/11 @ Melkweg, Amsterdam
27/11 @ Patronaat, Haarlem
28/11 @ De Helling, Utrecht
29/11 @ De
Spot, Middelburg
30/11 @
De Pul, Uden
1/12 @
Mezz, Breda
IMMAGINI DI REPERTORIO