giovedì 28 agosto 2014

Edmondo Romano-“Missive Archetipe”


Edmondo Romano propone il secondo atto della “sua” trilogia che affronta il tema fondamentale della comunicazione.
Dopo “Sonno Eliso”, dedicato alla rapporto uomo/donna, “Missive Archetipe” si occupa della parola e della sua fondamentale funzione relazionale.
Romano, nelle righe a seguire, racconta particolari e dettagli, aspetti oggettivi da cui non si può prescindere se si vuole comprendere la sostanza e la filosofia musicale che accompagnano questo geniale artista genovese, compositore, ricercatore e polistrumentista di lungo corso.
Dopo aver “assorbito” il suo nuovo disco - ascoltato, letto, osservato - ho avuto l’impressione di trovarmi tra le mani un lavoro dall’elevata dimensione qualitativa, dove l’interazione tra la musica, le immagini e la proposizione teatrale, contribuiscono a creare un momento dall’elevato valore culturale, anche se questo non è certo l’obiettivo principale.
Una Musica che disegna immagini che si susseguono, una striscia recitativa che commenta alcuni momenti salienti, un utilizzo vario della strumentazione cara a Edmondo… il tutto funzionale alla realizzazione di una suite, di un lavoro concettuale, tipico della classicità Prog.
Edmondo Romano è il regista di un film che nella sua testa scorre fluido, con la semplicità di azione che segue rapidamente il pensiero e che, da tempo, gli ha permesso di pianificare tre atti che si riassumono un unico goal, quello di raccontare un punto di vista che si trasforma in elemento didattico, che prova a spiegare qualche segreto sulle dinamiche che regolano ogni tipo di contatto umano. Sarà forse solo un’angolazione e prospettiva personale, ma ad un musicista, a maggior ragione se bravo, occorrerebbe dare il massimo degli attestati a cui un “comunicatore” può arrivare: le sue creazioni sanno e sapranno volare e trasportare silenti - o rumorosi - messaggi in ogni luogo della terra.
Ma vorrei idealizzare un ascoltatore comune, casualmente toccato da “Missive Archetipe”, senza alcuna informazione e nessun art work… solo un  mondo sonoro che improvvisamente lo avvolge; in quel caso sarà impossibile non essere toccati dalla bellezza delle melodie, dalle trame armoniose, da una Musica che, ancora una volta, aiuta a viaggiare, sognare, desiderare, e in cui non si fa nessuna fatica ad “entrare”.
E piano piano, d’istinto, senza alcuna didascalia, si entrerà in sintonia con la nostra storia, il loop che unisce la genesi con la fine, il circolo di ogni nostra singola vita, che termina sempre con un sentimento positivo, quello della speranza, dell’idea che, dopo la fine, ci sarà sempre un nuovo inizio.


L’INTERVISTA

”Missive Archetipe” è il secondo capitolo di una trilogia dedicata alla comunicazione. Perché rappresenta un’evoluzione di contenuti rispetto a “Sonno Eliso”?
Missive Archetipe” non rappresenta un’evoluzione, ma una naturale conseguenza e sviluppo del primo lavoro “Sonno Eliso”. Nella trilogia da me pensata la tematica è la comunicazione in alcune delle sue espressioni: “Sonno Eliso” è la comunicazione tra il Maschile ed il Femminile, “Missive Archetipe” tramite la parola, il Verbo parlato e scritto, il terzo capitolo, che s’intitolerà “Relìgio”, affronterà la tematica attraverso la religione nelle sue diverse forme. Considero queste espressioni di contatto tra gli esseri i tre fondamentali componenti per la crescita dell’evoluzione spirituale e culturale umana.

Dal punto di vista prettamente musicale che cosa cambia rispetto al precedente album?
Anche “Missive Archetipe” è un disco composto da ‘musica per immagini’. Come il primo lavoro molte scritture sono scaturite dallo stretto rapporto che da anni conduco con il Teatro, terreno che considero fertile per poter lavorare in grande libertà espressiva. Alcuni brani invece sono stati composti appositamente, per completarne il discorso. Le differenze tra i due lavori in realtà sono numerose: il secondo album adotta una composizione molto più orchestrale, arrangiamenti più lineari, omogeneo nei suoni e nell’utilizzo degli strumenti; in più essendo un lavoro sul “Verbo” ospita al suo interno alcune parti cantate e recitate, porzioni volutamente mancanti in “Sonno Eliso”, ma indispensabili per completare “Missive Archetipe”, poesie che amo particolarmente: “A Lesbia”, di Catullo (recitata da Lina Sastri) per me rappresenta la passione amorosa; “Morite, morite”, di Jalal al-Din Rumi (recitata da Alessandra Ravizza) l’eterno dilemma dell’essere umano; “Vestire la tua pelle”, di Charlotte Delbo (cantata da Marco Beasley) al tempo stesso denuncia una modernità violenta ed un inno alla vita che sorge dalle macerie del Male; “Ninna nanna sette e venti”, (cantata da Laura Curino e Simona Fasano) tra i canti più belli della nostra tradizione popolare, la protezione verso un figlio.

Ricordo di averti chiesto, nella precedente occasione, qualcosa a proposito del comunicare con la sola musica, e di come avresti affrontato gli atti a seguire per parlare di “verbo” e successivamente di “religione”: potresti dare un giudizio oggettivo sulla costruzione di “Missive Archetipe”?
Questo lavoro è stato concepito e scritto in un tempo relativamente breve, quindi presenta una forma più lineare sia nella composizione che nell’arrangiamento. Come per “Sonno Eliso” ne ho curato la produzione, le registrazioni, i missaggi, la grafica, il video… questa visione globale del lavoro che attuo in ogni mio CD (sin dal primo Eris Pluvia) è a mio avviso l’unico reale modo per lavorare in totale libertà creativa. Difatti la composizione è come sempre completamente indipendente da vincoli, la musica nasce in totale libertà, non si indirizza ad un pubblico specifico e non viene pensata per qualche specificità; credo che il compositore sia solo un mezzo per amplificare ad altri ciò che già esiste, solo un essere capace di cogliere e trasformare un messaggio che in qualche modo doveva comunque nascere. Questo criterio ha indirizzato anche la mia scelta per i musicisti; in questo disco ho lavorato per esempio  con tre pianisti differenti (Arturo Stalteri, Elena Carrara, Fabio Vernizzi) che hanno completato con la loro differente sensibilità la parte da me composta.

Come è avvenuta la scelta delle poesie? Sono quelle che hanno ispirato parte della Musica o, al contrario, sono state adattate a fine realizzazione?
Da diversi anni per la parte dedicata alla tematica collaboro con la mia compagna Simona Fasano, persona indispensabile per completarne l’aspetto scritturale, sia in questo lavoro da solista come nel precedente. Come per la parte creativa la scelta è avvenuta in modo naturale, devo ammettere… talmente naturale da sembrare a volte casuale. Nulla in realtà è casuale, quando esiste una reale libertà creativa accade che si approfondiscano alcuni temi, emozioni… in modo completo, profondo, questo poi si riflette quasi sempre nel lavoro che in quel momento si sta portando avanti, anche in diversi ambiti. Si segue in libertà un percorso in realtà obbligato, questa credo sia la crescita consapevole.

Quali possono essere le difficoltà tecniche e ambientali di riproporre il tutto dal vivo?
Le difficoltà sono a mio avviso solo una visione. Non esiste nessuna difficoltà nel riproporre questo lavoro dal vivo, non sarà esattamente uguale alla realizzazione discografica, ma riprodurla perfettamente identica secondo me non ha nessun senso, la stessa realtà del concerto è una dimensione totalmente differente da quella dell’ascolto solitario, silenzioso con se stessi. Da sempre ho amato le radicali differenze all’ascolto di un’esecuzione live confronto a quella discografica, prediligendo quelle dove il brano veniva completamente rivisitato.

Qualcuno ha definito il tuo precedente album “sospeso tra sogno e realtà”: ”Missive Archetipe” è più rivolto alla speranza o è frutto di un cumulo di esperienze di vita?
Missive Archetipe” vuole guidare l’ascoltatore in un viaggio dentro il proprio essere, guidarlo attraverso i suoni e le parole che esprime, le metafore che ognuno può liberamente interpretare in modo differente, un percorso che non ti lasci indifferente, perché il ricordo, la memoria, sono sicuramente i beni più preziosi che possediamo, ma anche la capacità di viaggiare dentro noi stessi è consapevolezza che mai dovremmo perdere, anzi accrescere. Quindi è crescita scaturita da esperienze di vita in vari ambiti emotivi. Missive Archetipe” rappresenta la storia immaginaria di un uomo o dell’essere umano, dalla sua creazione fino all’aberrazione dei giorni moderni (l’Olocausto del penultimo brano). Il primo brano s’intitola “Petali di carne” e vuole rappresentare la caduta sulla terra e quindi la nascita, “Parabola” la nascita della Parola e della prima consapevolezza, “Ahava” l’innamoramento tra creature, “Dato al mondo” la procreazione, “Il giardino degli animali eterni” il rapporto con la Natura, “Questa terra” il raggiungimento dell’equilibrio, “Missive archetipe” (brano conclusivo) la speranza nel tornare a vivere con ritmi più consoni all’essere umano, ritmi che potrebbero riportare l’uomo al punto di partenza, cioè creare nuovi “Petali di carne”, esseri capaci dello stesso percorso.

E’ scontato pensare che il futuro prevede il “terzo atto” o è possibile che nel mezzo ci siano altri progetti paralleli?
Sicuramente ci saranno progetti paralleli, sia nell’ambito teatrale con la Compagnia Teatro Nudo con la quale lavoro da anni nell’ambito del teatro di ricerca, che in quello discografico. Prevedo almeno la realizzazione di altri tre CD con musicisti con i quali collaboro da tempo: il nuovo lavoro con Orchestra Bailam e Compagnia di Canto Trallalero, che sta ottenendo ottimi riscontri in tutto il mondo nell’ambito etno/folk; sto terminando un  nuovo lavoro che uscirà a breve con alcuni musicisti con i quali ho lavorato negli Eris Pluvia anni fa, Alessandro Serri e Mauro Montobbio, che vede la partecipazione di John Hackett; si parla di un nuovo Cd con Vittorio de Scalzi… ma quello che maggiormente sento vivo in me oggi è il percorso da solista, strada sicuramente più difficile da consolidare, ma che spero divenga unica concentrazione e guida musicale nel futuro.

All’interno del Cd  è presente il “Vestire la tua pelle”, cantato da Marco Beasley e coreografato da Giovanni Di Cicco, con il testo di Charlotte Delbo, messo in scena da Compagnia Teatro Nudo per la regia di Edmondo Romano:


I brani strumentali, orchestrali, intimisti, legati sempre ad immagini sono affiancati da poesie di Catullo “Carme - A Lesbia”, di Jalal al-Din Rumi “Morite morite”, dal canto popolare tra i più noti della nostra tradizione “Ninna nanna sette e venti”, all’esperienza diretta di Charlotte Delbo nei campi di concentramento con “Vestire la tua pelle”.

Marco Basley, Simona Fasano, Lina Sastri, Laura Curino, Alessandra Ravizza voce
Edmondo Romano soprano & alto sax, clarinet, bass clarinet, low whistle, chalumeau
Elena Carrara, Fabio Vernizzi, Arturo Stalteri piano
Kim Schiffo: violoncello
Redouane Amir: fagotto
Vittoria Palumbo: oboe
Roberto Piga, Alessandra Dalla Barba, Gabriele Imparato violin
Riccardo Barbera double bass
Marco Fadda percussions Elias Nardi oud Max Di Carlo trumpet
Gianfranco Di Franco flute, clarinet
Musica e arrangiamenti di Edmondo Romano


CD prodotto e distribuito da Felmay ed Eden Production.

Edmondo Romano
+ 39 347 9020430
Stradone Sant’Agostino 18/3
16123 – Genova - Italia