“Il primo giorno” è l’album di debutto de
Il silenzio del mare, un progetto ideato-parole e musica- dal fiorentino Giovanni Del Giudice come espressione
solista, e diventato cammin facendo il prodotto di una band, rigorosamente
acustica.
Basta un solo ascolto per capire il motivo dei vari riconoscimenti
ottenuti, in breve tempo, da Giovanni.
L’album è gradevole senza bisogno di eccessive analisi, nel senso che
sembra la sintesi di ciò che sia in grado di piacere a chiunque ami la musica, qualunque sia il genere, e
ascoltandolo non ho potuto fare a meno di pensare alle tante canzoni che ci
vengono propinate da big e falsi big in importanti festival, manifestazioni in
cui Il silenzio del mare, se ci fosse una giustizia musicale, potrebbe assumere posizioni di
prestigio con uno qualunque dei brani de “Il primo
giorno”.
Non ho motivi di interesse che mi spingono ad elogi così totalizzanti, e
la colonna sonora della mia vita non prevede tappe fondamentali sul cantautorato, ma in una
fase di critica oggettiva occorre dire, obbligatoriamente, che siamo al
cospetto di un gran bell’album.
Cerco sempre di cogliere un personale significato, una chiave di lettura
che, anche se non corrisponde perfettamente all’idea di chi ha “creato”, serve
a dare qualche suggerimento al potenziale lettore.
Le dieci tracce sono ciò che Del Giudice potrebbe presentare da solo, con
la su chitarra, davanti al suo pubblico… il tipico cantautore che regala i
propri messaggi. Il vestito che viene dato nell’occasione prevede invece una
band che mi pare talentuosa e, soprattutto, di estremo gusto. Aggiungiamo una
voce “pulita”, ma caratteristica, per pensare di avere gli ingredienti vincenti, capaci di fondersi con testi
significativi, con un tocco di ermetismo, ma toccanti e, soprattutto in cui ci
si può riconoscere; il tutto senza cadere mai nella banalità.
Belli anche certi tocchi prog, che sgorgano dal DNA di Giovanni, e
ascoltare “Canzone delle stelle”, ad esempio, riporta ad atmosfere alla King Crimson e a suoni del vandergraafiano David
Jackson (ascoltare il
brano a fine post).
Le liriche, parte fondamentale della musica de Il silenzio
del mare, sono curate
nei dettagli, maniacalmente, perché forniscano anch’esse dei suoni. Il mondo è
pieno di sfortunati addetti ai lavori che non percepiscono il suono delle
parole!!!
A ben vedere, il quotidiano che ci viene raccontato è intriso di
frammenti di speranza, ma essendo la rappresentazione della realtà, della
nostra realtà, la tristezza impera (percezione personale?), e se è vero che la
parte musicale in genere è in grado di “raddrizzare” gli umori, la chiarezza di
messaggio di Del Giudice pennella immagini con tinte azzurro pallido… giornate
fatte di sopravvivenza, a volte serene, quasi mai felici.
Si segnala all’interno della track list un brano di Don Backy, la splendida “Sognando”.
Esordio confortante, e grande voglia di verificare che tipo di emozione
possa scaturire in fase live.
Per ogni dettaglio- e per l’ascolto- visitare il sito:
L’INTERVISTA
Leggendo la tua
biografia ufficiale emerge come il tuo venire allo scoperto sia recente. Quando
nasce però la tua esigenza di raccontarti attraverso parole e musica?
Scrivo canzoni da una vita, in realtà. Ma solo
negli ultimi tre o quattro anni sono
giunto alla conclusione che – ovviamente a parere mio e di qualche mio compagno
d'avventura musicale– la cosa cominciava a riuscirmi sufficientemente bene per
tirare su un progetto serio ed ambizioso. E così nel 2009 partecipo per caso ad
un concorso per autori e lo vinco, piuttosto inaspettatamente. Nasce allora “IL
SILENZIO DEL MARE”, la volontà di curare nei dettagli che l'ensemble
permette, gli arrangiamenti e le 'forme', la scrittura di nuovo materiale, il
lavoro incessante sul testo.
Dal 2009 ad oggi hai
subito una discreta evoluzione, dal momento che sei passato dalla presenza
solitaria all’unione con una band. Che tipo di esigenza personale ti ha portato
su questa strada?
Ho sentito forte il bisogno di lavorare subito con
qualcuno sulle canzoni che ritenevo veramente valide in quel periodo. Insieme a
Daniele Galanti, che con me ha curato
gli arrangiamenti e la produzione artistica del disco, abbiamo cercato di dare
anima ad un suono, ad un'idea di canzone non innovativa ma piuttosto
'tradizionale', dandogli quel sapore acustico che tuttora investe fortemente le
mie canzoni.
Sempre parlando della
band ho visto la sottolineatura “acustica… per ora”. Esistono dei paletti
espressivi, dei cliché, che ti hanno impedito, sino ad oggi, di essere più
elettrico e magari ben disposto verso la nuova tecnologia strumentale o di
registrazione / produzione?
Francamente in questo momento sono più orientato ad
un suono acustico, magari maggiormente orchestrato, con più voci di fiati,
percussioni, e le prime canzoni che ho scritto dopo la registrazione del disco
vanno piuttosto in quella direzione. Ma sono sicuro che a un certo punto
riattaccheremo qualche spina, non so quando. Non so cosa.
Quanto può contare per
te una musica priva di lirica?
Se per lirica intendi la parte letteraria in questo
momento il testo è un elemento centrale ed importantissimo nelle mie canzoni.
Cerco sempre di trovare il giusto compromesso tra la lingua (e la lingua
italiana è un vero e proprio miracolo 'in fieri') e il suono della parola. Per
fare questo, lavoro tantissimo di cesello sui miei testi, che talvolta
rimaneggio e arrangio nel corso di mesi, se non addirittura anni. L'italiano è
una lingua meravigliosa per le canzoni, anche se non è facile da gestire
rispetto all'inglese, ad esempio, che suona sempre bene.
Mi potresti dire
qualcosa sulla figura del cantautore, pensando al cambiamento avvenuto dai
tempi di Guccini e De Gregori ad oggi? In cosa ti senti diverso, messaggi a
parte?
Cantautore è un sostantivo che oggi in Italia si
lega istantaneamente all'immagine di un tizio con la chitarra acustica,
un'armonica tenuta abilmente su dal baffo, il capotasto mobile eccetera
eccetera. E' francamente un'immagine poco stimolante di questi tempi, in cui
quasi più nessuno arriva ad acchiappare l'essenza della canzone, ma spesso la
stragrande maggioranza degli ascoltatori che ti captano si fermano ostili alla
'produzione' del tuo pezzo. Personalmente con l'ensemble IL SILENZIO DEL MARE
cerco di dare una forma musicalmente intrigante ed elegante ad una parte
letteraria che reputo centrale nella costituzione del pezzo. In questo senso
non mi reputo diverso dai miei maestri se non nella discrepanza qualitativa,
che pure è immensa.
Come nasce il tuo
progetto “il silenzio del mare”? E’ un tuo primo bilancio personale o mera osservazione del mondo che ti
circonda?
Mettersi in gioco con materiale proprio è sempre e
costantemente un bilancio personale. Un'esigenza, direi. E il mondo intorno a
noi è un insieme di immagini, forme e storie così affascinanti, anche nella
loro banalità, che pescarvi a casaccio risulta essere un piacere unico a volte.
Direi che comunque scrivere canzoni è un'esigenza, più ancora un'urgenza.
Adesso non manca che dare concretezza e spessore stilistico a questa urgenza,
crescendo costantemente e cercando di non mollare proprio ora, anche se il
momento storico è fortemente avverso.
Cosa significa per te
il termine “performance live”? Quanto ami il confronto con il pubblico?
Adoro la dimensione del concerto. Molto più dello
studio. Ho suonato tanto dal vivo in passato, con veri progetti. Ultimamente,
prendendo la strada della musica originale, gli spazi disposti a 'rischiare' su
un progetto come il mio sono decisamente meno rispetto a qualche anno fa, e
quindi suono molto meno dal vivo e con maggiori difficoltà perché il pubblico
medio vuole sentire cose che conosce già. Sembra che la curiosità in questo
paese non abbia più un gran valore, ma non mi scoraggio: semplicemente mi tocca
trasformarmi ogni volta in un gran comunicatore per convincere i gestori di
locali a fidarsi di noi e darci una serata.
Mi racconti qualcosa
sui tuoi musicisti guida? Esiste qualcuno che ti ha seguito costantemente,
dall’adolescenza ad oggi?
Ho ascoltato e ascolto tanta musica. È banale dirlo
ma un po' di tutto. Alcuni capisaldi ci sono, però. Sono un 'beatlesiano'
marcio, intanto, e in generale ancora molto legato ai gloriosi anni '60 e '70,
in particolare il prog inglese dei Genesis e soprattutto dei King Crimson. Ultimamente ho approfondito la musica
italiana, soprattutto Conte, che costruisce le sue canzoni in maniera sublime,
in cui niente è lasciato al caso.
L’ossimoro “il silenzio del mare” mi permette di
idealizzare immagini, e potenzialmente di scrivere fiumi di parole. Che cosa
scatena in te la vena creativa?
Mi dispiace ma sono costretto a dare una risposta
invero odiosa. Lo spunto o ispirazione che dir si voglia mi si manifesta in
termini parimente angosciosi come solo il cosiddetto 'strizzone' sa fare. Com'è
normale che sia raccolgo immagini e informazioni durante lo scorrere del
quotidiano. Poi queste immagini si mescolano ben bene da qualche parte, dentro.
Ed escono poi fuori mettendomi per un paio di giorni di malumore, e poi
inscenando quella turperia di 'strizzone (di culo, per intendersi)' che mi fa
buttar giù un giro di accordi, una melodia e una discreta traccia di testo.
Allora torno allegro. Mi dispiace ma il mio scrivere è questo. Quanto al nome
del progetto o gruppo che dir si voglia, IL SILENZIO DEL MARE, che è anche
titolo di una traccia del disco, si tratta del titolo di un romanzo di
Vercours. Una storia straordinaria, una poetica che ho trovato molto affine al
colore della nostra musica.
Come mai la scelta di
un brano di Don Backy? Esiste una forma di collaborazione?
No, nessuna. Il brano lo ha scelto ed arrangiato il
batterista, Riccardo Cardazzo. Io non conoscevo questa canzone, quindi ho
sentito l'originale già con in mano la partitura con il nuovo arrangiamento,
che secondo me è meraviglioso per quel pezzo. E' una canzone drammatica ma con
una linearità narrativa che definirei 'esatta' e commovente. Un testo
straordinario. Spero di riuscire a far ascoltare questa versione a Don Backy.
Esprimi un desiderio,
sogna, cosa vorresti ti accadesse nei prossimi 3 anni, dal punto di vista
musicale?
Facile. Riuscire a suonare live il più possibile,
far girare la nostra musica e il nostro spettacolo. Nel frattempo costruire le
storie e le immagini del prossimo disco. Una volta che questo secondo passo
sarà compiuto valuteremo a che punto siamo arrivati. Credo che lavoreremo molto
sulle note e sugli arrangiamenti, cercando di migliorare la qualità di quello
che facciamo. Vorrei che mi accadesse questo.
Biografia
Il silenzio del mare è un progetto di canzoni che nascono in un indefinito passato su parole e musiche di Giovanni del Giudice. Nell'estate del 2009, con una performance solitaria – chitarra e voce – Giovanni si aggiudica il primo premio di uno dei tanti concorsi riservati ad autori 'emergenti': il festival Poesia per musica di Serravalle Pistoiese (PT). Nell'inverno dello stesso anno incontra una band di rigorosa (per ora) matrice acustica con la quale costruisce e arrangia le sue canzoni. La band è finalista al Premio Biella 2010 e al Festival delle Arti 2010 (Bologna). Il 2011 è un anno di lavoro vecchia maniera. Tantissima sala prove, tanti spartiti scribacchiati, niente computers, un po' di concerti (mai abbastanza), una Demo dall'iniziatico titolo
Il silenzio del mare e – infine – l'album di debutto,
il primo giorno, registrato in presa diretta nel mese di novembre. Ed è più o meno così che il presente ha avuto inizio.