Una finestra indimenticabile sul Live Aid:
un resoconto dettagliato di un evento epocale
Devo ammetterlo: quando il Live Aid esplose sulle scene il 13 luglio 1985, mi colse completamente impreparato. Gli anni '70 li avevo vissuti intensamente, immerso in un'ondata di festival e concerti che sembravano non finire mai. Poi arrivarono gli anni '80 e con essi una sorta di distacco, un silenzio musicale che mi portò a credere che il rock, quello vero, avesse esaurito la sua spinta. Ma il Live Aid, con la sua incredibile costellazione di rockstar radunate per una causa nobile, fu un vero e proprio pugno nello stomaco, una scossa inaspettata. Con il senno di poi, non ho dubbi nel considerarlo uno degli eventi più significativi della storia, non solo musicale, ma come un momento spartiacque che dimostrò il potere unificante della musica.
Questo libro - LIVE AID –
IL JUKE BOX GLOBAL COMPIE 40 ANNI -
non è solo una cronaca, ma un vero e proprio viaggio immersivo nel cuore del
Live Aid del 13 luglio 1985, orchestrato con maestria da autori che conoscono a
fondo il mondo della musica. A tessere questa trama ricca di dettagli e
atmosfere sono Angelo De Negri e Aldo Pedron.
De Negri porta in dote una solida esperienza, avendo già cofirmato volumi dedicati alla musica. Pedron è una vera e propria istituzione nel giornalismo musicale italiano. La loro combinazione di competenze e passione si traduce in un racconto che va ben oltre la mera documentazione, offrendo una prospettiva privilegiata.
Il testo in esame si configura come una vivida e meticolosa cronaca del Live Aid del 13 luglio 1985, offrendo al lettore un'immersione profonda nelle dinamiche e nelle emozioni di quello che è stato, senza dubbio, uno degli eventi musicali e umanitari più significativi della storia. Non si tratta di una semplice lista di esibizioni, ma di un racconto coinvolgente che restituisce la complessità e la grandezza di un'impresa senza precedenti.
Il libro eccelle nel fornire un quadro completo di entrambi i
palchi, quello di Wembley a Londra e del JFK Stadium a Filadelfia. La
narrazione si snoda attraverso la giornata, alternando dettagli tecnici,
aneddoti personali e il contesto storico-musicale di ogni artista.
Per quanto riguarda Wembley, il lettore viene guidato
attraverso le performance iconiche di Howard Jones, l'eleganza di Bryan Ferry, l'energia contagiosa di Paul Young, la svolta epocale degli U2,
l'eleganza raffinata dei Dire Straits, la leggendaria esibizione dei Queen,
il carisma di David Bowie e il toccante finale con Paul McCartney
e l'ensemble corale di "Do They Know It’s Christmas?". Ogni sezione è
arricchita da dettagli sulla formazione delle band, le scalette e momenti
salienti che hanno contribuito a forgiare la leggenda del Live Aid, come i
problemi tecnici di McCartney o l'improvvisazione vocale di Freddie Mercury.
La disamina del concerto di Filadelfia offre una prospettiva altrettanto dettagliata. Dal coraggioso debutto del giovane Bernard Watson, passato attraverso l'ostinata determinazione di Joan Baez, alla presenza locale dei The Hooters (con l'interessante nota sulla reticenza iniziale di Bob Geldof), fino all'eleganza senza tempo dei Four Tops e la performance solista di Billy Ocean, il testo non trascura le peculiarità e le sfide di un concerto svolto in condizioni climatiche estreme. Le descrizioni dell'ambiente del JFK Stadium, con la sua inefficienza e il caldo torrido, aggiungono un layer di realismo che rende l'esperienza del lettore ancora più tangibile.
Tra le imprese più audaci e memorabili del Live Aid, spicca
senza dubbio quella di Phil Collins, l'unico artista a esibirsi in entrambi i
concerti, a Londra e a Filadelfia, nella stessa giornata. Dopo aver calcato il
palco di Wembley con la sua performance solista e come batterista per Sting,
Collins non perse tempo: salì su un elicottero che lo portò all'aeroporto di
Heathrow e da lì si imbarcò sul leggendario Concorde, il jet supersonico che lo
avrebbe traghettato attraverso l'Atlantico in tempi record. Una volta atterrato
negli Stati Uniti, un altro elicottero lo attendeva per condurlo direttamente
al JFK Stadium di Filadelfia. Qui, non solo ripropose i suoi brani solisti, ma
si unì anche a Eric Clapton e, in una reunion controversa ma storica, ai membri
sopravvissuti dei Led Zeppelin, assumendo il ruolo di batterista, una scelta
che fece molto discutere ma che sigillò definitivamente il suo status di
"globetrotter" del rock in quella giornata epocale.
Il vero valore aggiunto del libro risiede nella sua capacità di andare oltre la mera lista dei brani. Le citazioni dirette di Bob Geldof e le riflessioni degli artisti stessi, come quelle di Joan Baez sull'esibizione degli U2, offrono intuizioni preziose sulla mentalità e le motivazioni dietro l'evento. Vengono evidenziati gli imprevisti tecnici che hanno caratterizzato diverse performance, dimostrando la natura "live" e imperfetta, ma autentica, del concerto. Si apprezzano particolarmente gli approfondimenti sulla genesi di brani simbolo, come "Is This the World We Created?" dei Queen, e la loro pertinenza con il messaggio umanitario del Live Aid.
Questo libro è un documento essenziale per chiunque voglia
comprendere appieno la portata del Live Aid, sia dal punto di vista musicale
che sociale. È una celebrazione della musica come forza unificante e un
promemoria dell'impatto duraturo che un evento di tale magnitudine può avere.
La cura nei dettagli, la contestualizzazione degli artisti e delle loro
esibizioni, e la capacità di trasmettere l'atmosfera di quel giorno lo rendono
un riferimento imprescindibile per appassionati di musica, storici e chiunque
sia interessato a un capitolo fondamentale della cultura popolare del XX
secolo.
