Marco Bernard – Moby Dick
Un doppio viaggio tra mito, identità
e memoria sonora
Con Moby Dick,
Marco Bernard
firma un’opera che va ben oltre il formato dell’album solista. È un
progetto a due volti, complementari e profondamente connessi: da un lato, un
concept album ispirato al romanzo di Melville, che rilegge la figura della
balena bianca come simbolo della nostra epoca; dall’altro, una raccolta di
cover che omaggia le radici musicali e le passioni personali del suo autore. Il
tutto pubblicato da Seacrest Oy in doppio CD e in vinile trasparente con
copertina apribile, con una cura estetica e sonora che conferma la visione
artigianale e collettiva che da sempre caratterizza il lavoro di Bernard e deu “suoi”
The Samurai of Prog.
Il primo disco, che dà il titolo all’intero progetto, è un
concept compatto ma densissimo, costruito come un viaggio in sei tappe. Ogni
brano corrisponde a un momento chiave del romanzo, ma la narrazione non si
limita a illustrare la trama: la trasfigura, la distilla, la rende specchio di
un presente in cui l’ossessione per il successo e la perdita di senso
collettivo si intrecciano come correnti contrarie. La balena non è più solo un
nemico da abbattere, ma una guida silenziosa verso una consapevolezza più
profonda. L’oceano, con la sua vastità insondabile, diventa metafora
dell’inconscio e delle tensioni che abitano l’animo umano.
Musicalmente, il disco si muove tra melodie stratificate,
ritmi articolati e arrangiamenti che alternano momenti di lirismo rarefatto a
passaggi di grande intensità drammatica. Le composizioni sono firmate da autori
diversi — Alessandro Di Benedetti, Octavio Stampalia, Linus Kåse, Mimmo Ferri,
Marco Grieco, David Myers — ma l’insieme mantiene una coerenza narrativa e
timbrica sorprendente. La varietà degli stili non spezza il flusso, ma lo
arricchisce, come se ogni autore avesse contribuito a un affresco collettivo,
guidato dalla visione di Bernard.
Va sottolineata la forte presenza italiana nel progetto:
Bernard stesso, pur residente in Finlandia, è italiano, e molti dei compositori
e strumentisti coinvolti provengono dalla scena prog nazionale, come Carmine Capasso,
che ritorna nella scia della corrente finlandese. Questo conferisce all’album
una sensibilità melodica e una profondità espressiva che dialogano con la
tradizione italiana, pur inserendosi in un contesto internazionale.
Il secondo disco, Undercover
Deux, è un omaggio personale e affettuoso a brani che hanno
segnato la storia del rock progressivo e non solo. Qui Bernard si mette al
servizio di composizioni altrui, ma lo fa con la stessa cura e lo stesso
spirito collettivo del concept. Le reinterpretazioni non sono semplici esercizi
di stile: sono riletture vive, rispettose ma mai calligrafiche, che rivelano un
gusto preciso e una capacità di adattamento notevole. Dai Rush a Zappa, da
Boston alla PFM, ogni brano è affidato a una formazione diversa, con voci
soliste che danno colore e dinamismo all’ascolto. Chiude il disco una
composizione originale di Marco Grieco basata su un solo di basso di Michael Manring, che si
inserisce perfettamente nello spirito del progetto: un ponte tra memoria e
invenzione, tra tributo e creazione.
Un elemento che merita attenzione speciale è, as usual,
l’artwork firmato da Ed Unitsky: una copertina apribile che non trova pari per
ricchezza visiva, coerenza simbolica e impatto estetico. Unitsky riesce a
tradurre in immagini l’immaginario profondo dell’album, rendendo ogni dettaglio
parte integrante dell’esperienza narrativa.
Altro aspetto fondamentale, per chi non conoscesse il lavoro
con derivazione “Smurai”, è la modalità di produzione: Moby Dick è stato
realizzato da remoto, con musicisti sparsi in più continenti.
Eppure, il risultato è sorprendentemente coeso. Questo testimonia la capacità
di Bernard di costruire ponti, di coordinare visioni e talenti diversi con
precisione e sensibilità. Il lavoro di squadra è una cifra costante del suo
approccio, già evidente nei progetti precedenti.
Moby Dick è, in definitiva, un’opera che unisce narrazione, riflessione e
artigianato musicale. Un doppio viaggio — uno interiore, l’altro celebrativo —
che conferma la vitalità del progressive rock come linguaggio poetico e
critico. Un album che non si limita a raccontare una storia, ma invita a
rileggerla, a riscriverla, a viverla di nuovo.
CD 1 – Moby Dick
1.
Loomings
2.
The
Quarter Deck
3.
Fastfish,
Loosefish
4.
The
Quadrant
5.
The
Chase
6.
Epilogue
(bonus track, esclusa dalla versione LP)
CD 2 – Undercover Deux
1.
Anthem
2.
Good
Times Bad Times
3.
Uncle
Remus
4.
Foreplay
/ Long Time
5.
In
the Dead of Night
6. Race
with the Devil on a Spanish Highway
7.
Impressioni
di Settembre
8.
Stories
of the Sea
Musicisti
Moby Dick Marco Bernard – Shuker basses Alessandro Di Benedetti – keyboards Riccardo Spilli – drums Carmine Capasso – electric guitar Michael Trew – vocals Giovanni Mazzotti – flute Octavio Stampalia – keyboards Tony Riveryman – electric guitar Marcelo Ezcurra – vocals Steve Unruh – violin, vocals Linus Kåse – keyboards, sax, vocals Erik Hammarström – drums Johan Öijen – electric guitar Sonja Kåse – acoustic guitar Mimmo Ferri – keyboards, guitars Kimmo Pörsti – drums Marco Grieco – keyboards David Myers – grand piano.
Undercover
Deux Marco Bernard – Shuker and Rickenbacker basses
Carmine Capasso – electric guitar, theremin Sean Francis – lead vocals Ovidio
Catanzano – drums Steph Honde – lead vocals Kimmo Pörsti – drums Marco Grieco –
keyboards, vocals, acoustic guitar Yannick Papail – lead vocal Valentina Bruno
– backing vocals Tony Riveryman – electric guitar Stefano Vicarelli – keyboards
Steve Unruh – acoustic guitar, drums, percussion Len Audsley – lead vocals
Dennis Mahon – lead vocals, keyboards Hans Jörg Schmitz – drums Michael Manring
– Zon Hyperbass


