David Jackson protagonista al
Priamar, ma il vero cuore è la musica che si conferma linguaggio universale
Ci sono esperienze che si intrecciano con la memoria e che,
quando tornano, sembrano chiudere un cerchio. Venerdì 21 novembre, al Priamar
di Savona ho assistito a EmoSuoni, un evento dedicato
alla musica inclusiva, con il Soundbeam protagonista e con la presenza
di David Jackson.
Avevo 16 anni quando vidi per la prima volta i Van
der Graaf Generator dal vivo. Era il mio primo concerto della vita, e
quella musica mi rimase dentro come un marchio indelebile. Da allora ho seguito
il percorso di David Jackson in tutte le sue direzioni, e dal 2009 ho avuto la
fortuna di conoscerlo personalmente. Ogni volta che ci incontriamo ritrovo la
stessa energia di allora, arricchita da una disponibilità e da un’umiltà che lo
rendono unico.
Non sono certo che il folto pubblico abbia colto fino in
fondo la reale dimensione dell’ospite, vero mito del progressive rock, così come è probabile che anche molti appassionati del genere non conoscano l’impegno
parallelo che David porta avanti da almeno trentacinque anni: un lavoro
silenzioso e costante che affianca la sua carriera musicale e che dà senso alla
sua presenza in eventi come questo. La sua partecipazione, infatti, non era
fine a sé stessa, ma aveva lo scopo di amplificare e sostenere l’opera
instancabile degli operatori del settore, locali e oltre, che con dedizione portano avanti un
progetto nobile e necessario. Grande e lodevole appare quindi il lavoro tenace - e proficuo - della cooperativa sociale Il Faggio.
Il Soundbeam spiegato senza
tecnicismi
Non sono un esperto, quindi mi limito a una descrizione
semplice. Il Soundbeam è uno strumento che utilizza fasci ultrasonici: quando
una persona entra nel suo raggio e compie un movimento, questo viene tradotto
in suono. In pratica, muovendosi nello spazio si produce musica. La sua forza
sta nell’accessibilità: chiunque può partecipare, anche chi ha gravi difficoltà
motorie o sensoriali. È un mezzo che restituisce libertà espressiva e rende
possibile costituire una vera band.
EmoSuoni: un commento parziale ma
intenso
Non ho seguito l’intera mattinata, quindi il mio commento è
inevitabilmente parziale, ma ciò che ho visto è bastato a cogliere la forza del
progetto. Sul palco si è formata una band autentica, composta da persone che,
grazie al Soundbeam, hanno potuto suonare insieme e dialogare musicalmente con Jackson (fiati) e Michele Fornelli (basso). Il loro nome e la presentazione ufficiale è fruibile in uno dei video a seguire.
La musica, in questo contesto, diventa davvero un linguaggio
universale: abbatte barriere, cancella differenze, restituisce protagonismo.
Per completare il racconto aggiungerò:
- alcuni
stralci video dell’evento;
- l’intervista
completa a David Jackson, che spiega con la sua consueta passione il
progetto e la sua lunga esperienza.
Conclusione
David Jackson è stato un elemento prezioso, e la sua presenza
ha dato prestigio e forza all’iniziativa. Ma alla fine, ciò che resta più
impresso non è tanto il nome dell’artista, quanto il risultato collettivo: una
vera band composta da persone con abilità diverse che, attraverso la musica, ha
saputo esprimersi compiutamente.
È lì che si trova il cuore dell’esperienza: la musica come elemento espressivo e comunicativo capace di abbattere ogni barriera. Ciò che ho visto basta a confermare la potenza di un progetto che lascia il segno. E mentre osservavo i partecipanti muoversi nello spazio e trasformare i gesti in suoni, non ho potuto non pensare a quel ragazzo di 16 anni che, al suo primo concerto, scopriva quanto la musica potesse cambiare la vita delle persone.
PROFUMO DI GIORNATA
IL FOCUS SU DAVID JACKSON
INTERVISTA A DAVID JACKSON
