Musica visionaria e pubblico attento:
Genova accoglie un doppio set tra elettronica cosmica e prog d’autore, sfidando
orari insoliti e distrazioni calcistiche
Domenica 19 ottobre, Genova ha ospitato un evento musicale che sfidava le
logiche consuete della programmazione concertistica. Un orario insolito — le
18.30 — una proposta artistica di nicchia, e una partita del Genoa nel
pomeriggio: tutto sembrava, a mio giudizio, remare contro. Eppure, il pubblico
ha risposto con entusiasmo, presenza qualificata e attenzione partecipe. Ma su
quest’ultimo aspetto, francamente, non avevo dubbi.
Il teatro La Claque, spazio genovese dove spesso
nascono collaborazioni con la Black Widow Records, si è trasformato in
un laboratorio sonoro, un crocevia di esperienze musicali che hanno saputo
dialogare con il tempo, lo spazio e la memoria.
Ad aprire la serata, i Runaway
Totem di Roberto Gottardi,
con la partecipazione degli AndromacA. Sul palco, oltre a Gottardi
(tastiere, chitarra e voce), Stefano Bertoli (tastiere e percussioni
varie) e il soprano Antonella Suella. Il trio ha presentato l’opera Metaphorm
Tetraphirm, registrata dal vivo nel 2024 all’Abbazia di San Bernardino: un
set incredibile, con richiami al krautrock più autentico (Neu, Can, Amon Düül,
Tangerine Dream, Popol Vuh), e un’elettronica presente in dose massiccia.
Più che la descrizione dei singoli passaggi, ciò che mi ha
colpito è stato il prodotto d’insieme: un muro di suoni, effetti e atmosfere
che hanno trasportato in mondi da esplorare. Certo, serve predisposizione alla
concentrazione, alla sospensione del giudizio, al “lasciarsi coinvolgere”, ma
le competenze specifiche dei tre musicisti, miscelate tra loro, hanno disegnato
una musica trasversale, adatta all’immedesimazione e alla necessità di
viaggiare - con la mente, lo spirito, il corpo.
Dopo un set così immersivo, l’attesa era tutta per Gianni Leone, figura mitica del prog italiano,
tastierista e leader de Il Balletto di Bronzo. Leone ha presentato il suo album
solista Monitor, finalmente ristampato con l’aggiunta di brani inediti,
e ha ripercorso la sua storia musicale con piglio da autentico showman:
estratti da YS, Lemures, Vero, e omaggi ai suoi artisti di
riferimento - Todd Rundgren, Brian Eno, Marianne Faithfull, Patty Smith.
La cosa sconvolgente? Due ore di spettacolo senza alcun
ausilio umano, solo lui, le sue tastiere e la sua inseparabile batteria
elettronica. Nessun supporto esterno, nessuna distrazione: Leone ha catalizzato
il pubblico con la sola forza del suo talento e della presenza scenica. Un
compendio di virtuosismo e passione, che ha entusiasmato i presenti in modo
incondizionato.
Il suo set non è stato solo una sequenza di brani, ma una
narrazione musicale che ha attraversato decenni, influenze, esperienze. Ogni
nota sembrava raccontare un frammento di storia, ogni passaggio una riflessione
sul tempo e sull’identità artistica. E in questo, Leone si è confermato non
solo come musicista, ma come interprete e narratore.
In definitiva, una serata che ha dimostrato come la musica,
quando è autentica e vissuta, possa superare ogni barriera: di orario, di
genere, di contesto. E Genova, ancora una volta, ha risposto con cuore e
intelligenza.


