La mia settimana di musica “storica”, iniziata con i
Colosseum, è proseguita giovedì sera, 7 luglio, con un concerto organizzato a Savona da Raindogs, nell’ambito di “
METTI UNA SERA A SAVONA NEL CENTRO STORICO...”.
Di scena, sulla centralissima Piazza Sisto IV, la BRIAN
AUGER'S OBLIVION EXPRESS.
Grande risposta del pubblico per un concerto gratuito dedicato non solo
agli amanti del genere, ma adatto anche a qualche giovane interessato alla
qualità musicale, indipendentemente dal genere proposto.
Brian Auger è la storia della musica beat/pop, e per chi ha avuto l’opportunità di parlare
con lui a fine serata non saranno passati inosservati i suoi aneddoti, e le sue
collaborazioni, anche se il racconto del lavoro a stretto contatto con i Led
Zeppelin a fatto vacillare i più “antichi”.
Lo ricordo in accoppiata con July
Driscoll nei Trinity, ma la sua
carriera, partita ad inizio anni ’60, non ha mai avuto attimi di sosta, e
ancora oggi questo settantaduenne terribile sa dare dimostrazione di gusto,
energia e tecnica unica.
Piazza Sisto fa un certo effetto (positivo) quando si presenta in “tenuta
da concerto”, ma anche le piazzette interne, utilizzate per le esibizioni pre
Auger, non sono da meno e il centro storico dimostra tutto il suo fascino
notturno ai savonesi.
Dopo molto tempo rivedo una vecchia conoscenza lavorativa, ormai in
pensione e mi chiede chi si esibirà. Gli racconto qualcosa di Brian Auger e mi
risponde: “ Ma suona con l’orchestra?”.
Ebbene sì, sono passate le 22 quando “l’orchestra “ decide di entrare in
azione.
Trattasi di parte della famiglia
Auger: Brian all’hammond e tastiere, il figlio Karma alla batteria e la figlia Savannah alla voce.
A completare il quartetto un geniale bassista, Les King.
Brian si dimostra subito un abile intrattenitore delle folle, grazie anche
ad un suo buon italiano parlato (pare
che la sua ultima moglie sia cittadina italiana). Si parte con un groove strumentale
per poi proseguire con brani cantati da una splendida voce. Gli assoli di Brian
dominano la scena mentre King sorprende per tecnica e ritmica. Un po’ meno
appariscente il drummer Karma, ma nell’insieme svolge bene il compito assegnato.
Il pubblico gradisce e sottolinea il piacere con frequenti applausi, mentre il
boss non perde occasione per rimarcare che on stage c’è la propria storia, non
solo musicale.
Ma la caratteristica principale che ho colto è una sorta di marchio di
fabbrica che solo i grandissimi lasciano. Esiste un suono particolare che
caratterizza la seconda parte degli anni ’60, ed è quello legato ai fraseggi di
Hammond (un tempo più semplici) che, in aggiunta ad un leslie (quello che usava
ieri Brian era di tipo elettronico) donava un marchio di fabbrica indelebile a quei giorni. E a rimarcare la mia sensazione,
il ballo incessante della figlia Savannah, tipico di qualsiasi filmato beat
dell’epoca.
Insomma, un quadretto completo che, più o meno volontariamente, ha ricreato
uno spicchio di passato attraverso la musica di tre giovanissimi ed un uomo
“esperto”.
Valeva la pena esserci, perché di musicisti come Brian Auger ne sono rimasti davvero pochi.
Brian ha continuato a dialogare con
il pubblico, e ad un certo punto è
scattato l’invito all’acquisto dei vari CD; facile per i presenti, in cerca di
ricordi duraturi, catturare un autografo, una foto col mito ed una stretta di
mano.
Serata da ricordare.