Domenica sera, 3 luglio, è iniziata quella che spero sarà una cospicua serie di concerti estivi a cui partecipare.
Alle 21.30, in quel di Carcare, era di scena Zibba & Almalibre.
Di lui/loro ho scritto recentemente:
Ed è proprio a seguito del’ascolto di “Double Trouble” e “Una Cura per il Freddo” che mi è nata una forte curiosità di ascolto, una voglia di conferme live, dopo che la musica in studio mi aveva positivamente sorpreso (nel post indicato credo siano sono chiare tutte le motivazioni).
Due ore e quindici di musica, per un pubblico in parte interessato e appositamente sul sito, ma anche audience d’occasione, attirata dalla festa di paese e solo successivamente coinvolta dalla musica.
Ho trovato tutte le conferme che cercavo.
Il mio percorso musicale mi mette a contatto quotidianamente con giovani ( e meno giovani) che in comune hanno la qualità, la competenza, la fantasia, il talento. Tutti musicisti di prim’ordine, che però difficilmente riusciranno a vivere della loro passione, la musica. Sono tempi difficili anche dal punto di vista musicale e… qualcuno direbbe ” … uno su mille ce la fa…”
Cosa vuol dire “ce la fa?”.
A un certo punto del concerto Zibba racconta della sua presenza al “Premio Tenco”. E’ chiara la sua soddisfazione, sarebbe strano il contrario. Ma come lui ha sottolineato, certi passaggi non sanciscono l’avvenuto il salto di qualità, ma solo il riconoscimento di un certo status, in questo caso di cantautore. Da quel momento si esiste in quel ruolo per tutti, e non solo per se stessi. Non è cosa da poco. Zibba parla di “riconoscimento nell’ambito del cantautorato”, ma io ci ho visto molto di più.
Nell’immaginario comune, ma anche nell’essenza delle cose, “il cantautore”, oltre ad essere colui che scrive ed interpreta le proprie canzoni, è anche un tipo intellettualoide che non perde una sola occasione per mandare messaggi, ovviamente seri, spesso criptici, ma sempre tesi ad una sorta di denuncia.
La musica, in questi casi, arriva sempre dopo, e di fatto un Guccini poteva tenere la piazza con la sola chitarra e la propria voce.
Ascoltare un concerto di Zibba & Almalibre fa pensare che esista oggi l’evoluzione del cantautore e che lui ne sia il portavoce principe.
Non vorrei che il mio giudizio inducesse a qualche gesto apotropaico, ma sono pronto a scommettere che questo gruppo, questo cantante, questi musicisti, arriveranno laddove centinaia di fantastici musicisti (come loro)non arriveranno mai.
Che cosa mi porta a simili affermazioni?
Il concerto di ieri è stato davvero un esempio.
Sul palco un cantante che scrive i propri testi e li sa proporre con mutevolezza di voce, con ironia e con il giusto intercalare con l’audience. Bene sul palco dunque, ma anche liriche importanti, personali, fatti di vita comune, sempre profondi, dove anche il turpiloquio assume il proprio ruolo, mai “volgare”.
Ma ogni tanto Zibba se ne va, si prende qualche pausa voluta. Oppure resta e partecipa, più dentro al coro che mai, ed escono fuori dei musicisti impressionanti.
Un po’ di swing, un pò di blues, un po’ di jazz, un po’ di rock, con largo spazio al movimento a 360° di Fabio Biale, violinista strepitoso che non verrà certo ricordato per la sua capacità di suonare i cucchiai (come scherzosamente dice Zibba)anche se in quel caso la prestazione è super e si inserisce perfettamente nel contesto.
Il “vecchio” compagno degli inizi, il batterista Andrea ”Bale” Balestrieri è il bersaglio preferito delle scorribande discorsive di Zibba, ma è l’asse portante, assieme al bassista Stefano Cecchi, della parte ritmica, che in gruppo come questo di… “cantautorato anomalo”, è indispensabile.
Sorprendente il giovane chitarrista Daniele Franchi, preciso, tecnico, puntuale, tra rock e jazz. Spettacolari i duetti di chitarra e violino con Biale.
Una miscela capace di ammaliare il pubblico, coinvolgendolo. Non parlo del “ballare davanti al palco”, anch’esso un modo per dimostrare la sintonia con chi si esibisce on stage, ma “vivere il concerto” è, secondo il mio parere, qualcosa di molto più profondo, quasi mai razionale, ma basato sul feeling generale, magari anche su una serie di dettagli, ma la testa resta libera.
In questa caso però, Zibba & Almalibre riescono a trovare il modo per toccare il cuore dei presenti. L’aspetto burbero nasconde un enorme sensibilità, fatta di amicizia, di sentimenti puliti, di famiglia, di rispetto e di condivisione, e tutto questo arriva al pubblico, attraverso la musica, le parole e i monologhi tra i vari brani.
Il concerto di ieri è stato per me tutto questo, con la presentazione completa di “Una Cura per il Freddo” ed escursioni sul passato.
Riflettendoci su, Zibba potrebbe presentarsi da solo, sul palco, con voce e chitarra, come il Guccini a cui accennavo.
Stessa cosa potrebbero fare gli Almalibre, e in entrambi i casi … accadrebbe qualcosa.
Mettere tutto assieme, distribuire i ruoli e al contempo annullarli, è una vera alchimia.
Ne sentiremo parlare a lungo… ne sono certo.