Mi sono avvicinato al mondo “GOAD” grazie agli amici della Black Widow Records, etichetta che distribuisce il gruppo. I fiorentini GOAD partono da molto lontano, eppure… me li ero persi! Mea culpa.
Anche se il primo album nasce nel 1983, la genesi
della band risale alla prima metà degli anni ’70, periodo incredibilmente
fertile ed eccitante per gli amanti di una certa musica”di impegno”.
Per sapere qualcosa di più sulla storia di GOAD e
sulle idee guida, rimando all’intervista a seguire.
L’album che ho ascoltato, l’ultimo, uscito da
poco, ha avuto una lunga gestazione (3 anni), e si intitola “Masquerade”.
Un ventina di tracce, quasi 80 minuti di musica,
che rappresentano qualcosa di veramente originale, essendo il sunto di diverse
componenti, anche distanti tra di loro, stilisticamente parlando.
Emerge l’amore per il teatro e la letteratura,
arti che si fondono con la musica e
trovano spazio nello stesso contenitore. Ben cinque testi traggono spunto
dall’opera e dall’immagine di Edgar Allan Poe,
ma non è questa una ricerca di un nuovo elemento espressivo, ma la
contaminazione letteraria è una necessità che ha caratterizzato il viaggio dei
GOAD, sin dagli albori.
Se dovessi dare un immagine della band ad un
“vecchio” appassionato di musica,
appena risvegliato da un lungo “torpore musicale”, racconterei di atmosfere e
linee musicali di stampo Van der Graaf. Come sempre sottolineo, i paragoni
sono spesso “fastidiosi” per chi ne è oggetto, ma sono l’unico modo che conosco
per “preparare all’ascolto”, sebbene il mio giudizio si basato più sul feeling
che sulla “scientificità”.
Le arie cupe e sognanti, misteriose, a volte
angosciose, sono tipiche dei VDGG, anche se esistono particolarità che rendono
il prog dei GOAD assolutamente atipico.
La voce di Maurilio Rossi basterebbe già da sola a donare un marchio di fabbrica.
Il vocalist di una band non è importante solo per
la potenza della voce, per l’estensione, per la versatilità, ma il tono e la
capacità di modulazione alla fine diventano un segno di riconoscimento indelebile,
esattamente come la chitarra di Clapton o l’Hammond di Emerson.
Nel caso di Maurilio, dato per scontato le
qualità di base, ho trovato la fusione di importanti singer dal nobile passato
rock, e ho avuto la sensazione, anche in uno stesso brano, di sentire Hammill “passare la palla” a Mercury e di rimbalzo a Gillian. Come
dicevo … puro feeling, ma una vera chicca per l’ascoltatore che sa captare
(magari condizionato) certi messaggi.
Anche la gamma strumentale assicura una grande
varietà di opportunità e, affianco agli strumenti più tradizionali, l’utilizzo
di sax, flauto e violino contribuisce alla creazione di musica davvero
“completa”.
“Masquerade” è un album formato dall’omonima mini
suite e da differenti brani, in cui la musica progressiva si sposa a quella
dark e a qualcosa di più “metallico”.
E’ chiaro l’amore per i Genesis ( amore dichiarato) e per la musica
anni ’70 in generale, ma il tocco “hard” e la sua perfetta fusione con il prog,
credo sia uno dei grandi pregi di questo disco.
Non potrei dire un album per tutti, perché certa
musica deve essere conosciuta e amata per essere apprezzata, e quella dei GOAD
può essere considerata di nicchia, ma ho trovato almeno tre brani che, secondo
il mio giudizio personale, trascendono gli stili e i pregiudizi, gli stereotipi
e i condizionamenti.
Sono tre pezzi “da sogno”, nel vero senso della
parola, in cui credo tutti potrebbero trovare momenti emozionanti, anche chi
percorre normalmente strade musicali differenti da quella dei GOAD.
Due propongono il testo di E.A.Poe, “The Valley of Unrest” e “Dreamland”.
La terza, “The Last Knowledge”,
è una chicca che mi fa emozionare ad ogni ascolto.
Posso essere io il termometro del gradimento… il mio
feeling può essere davvero significativo e rappresentativo?
Aspetto altri giudizi e mi auguro in una larga
diffusione: di musica così ce n’è ben poca in giro!
INTERVISTA
Il progetto Goad parte da molto lontano, temporalmente parlando, e il
lungo periodo di lavoro è pieno di riferimenti e di contaminazioni che si
rifanno ad arti differenti, come la poesia ed il teatro. E’ la stessa tendenza
che ritrovo spesso nelle “nuove leve”, analizzando le loro proposte. Come si è
evoluta nel tempo la necessità di espressione di un musicista/artista che
propone quella che io chiamo “musica di impegno”?
Non e' facile ripercorrere una strada che e'
lastricata di tantissimi episodi, scelte, occasioni. Certo e' che l'esigenza,
la spinta interiore che ci portò a fare musica, non e' mai venuta meno e,
anzi, e' cresciuta con la voglia di confrontarsi con altri artisti di
altre discipline. L'evoluzione e' stata la naturale conseguenza dei vari
impulsi ricevuti dagli “altri”… la musica ha cercato forme di espressione che
coinvolgessero tutto ciò che e' “visivo” ... ecco il “teatro”, ecco la danza,
gli attori, le proiezioni multimediali, fermo restando che la composizione
musicale era ed e'urgente, e scaturisce senza posa.
La musica Rock(all’interno di questa etichetta inserisco i sottogeneri
più disparati)si è sempre espressa attraverso la lingua inglese e da sempre ci
siamo innamorati di canzoni di cui non capivamo una parola. Anche ora che
sappiamo la lingua, risulta difficile afferrare i concetti senza la lettura di
un testo. Qual è il vostro pensiero legato al rapporto
lirica/lingua/possibilità di comprensione?
Dal primo momento che ho composto una musica qualsiasi
ho pensato a “cantati” che fossero partiture paritetiche a qualsiasi altro
strumento, e mi interessava soltanto il loro “suono”, la loro timbrica
singolare. Della comprensione del senso me ne occupai soltanto quando
“incontrai” i versi eterni di E.A.Poe, le sue liriche, spessissimo trascurate
per la preponderanza dei racconti celeberrimi. Il primo album di GOAD, del
1985, un mitico 33 giri distribuito Polygram, di cui RAI TRE premiò
l'unico video nel maggio di quell'anno, aveva testi molto sintetici e
immagini poetiche appena abbozzate. Abbiamo scritto tante canzoni,
migliaia, sempre in inglese, avendo suonato decenni quasi esclusivamente per un
pubblico straniero, ma a tale proposito riteniamo che sia la musica ciò
che colpisce i sensi, che lascia segni... sempre che non si voglia parlare di..
S. Remo!
Tenendo conto della vostra lunga storia, con una lunga sfilza di album
alle spalle e con tanta gavetta fatta, come potreste esprime l’evoluzione del
businnes musicale? Quanto è utile e quanto è negativo internet, per chi propone
musica di nicchia?
Di sicuro non positivamente. E’ stata una tremenda
illusione quella di pensare che regalasse grandi possibilità di diffusione
della cultura, a vari livelli; tutto ciò creato dalle Majors, che hanno in mano
la distribuzione-promozione e che pensano soltanto all'immediato “utile”,
di discutibile livello, appropriandosi di ogni mezzo e veicolo per la
diffusione della musica, attraverso campagne pubblicitarie massicce, dove loro
decidono chi deve apparire, fare concerti e vendere, anche in modo fittizio,
annichilendo così ogni slancio creativo, mortificando i talenti veri e
annullando la possibilità di regalare al pubblico concerti tutti da godere. Per
l'Italia il problema e' macroscopico … la musica non e' esente dalle valenze
politiche e nessuno e' vergine, a destra come a sinistra. Internet ha voluto
dire far uscire dallo oscuramento tanti potenziali artisti o tanti musicisti
misconosciuti, con tutto il bene e tutto il male possibile, perché chiunque può
farsi passare per “artista”, anche la… bisnonna! Vi fosse educazione musicale
di base, nelle scuole, a tutti i livelli, allora la gente saprebbe giudicare
anche nel caos di Internet!
Cosa significa per voi l’incontro con la Black Widow Records?
E' stata la “svolta” dal punto di vista della
visibilità e delle scelte di stile e di libertà creativa, dopo gli iniziali
scambi di opinione, e qualche contrasto sempre utile. Li avevo già contattati
nel 1994 per il “Tributo to Edgar Allan Poe”, e solo per “casualità negativa”
perdemmo la possibilità di distribuire quel cd con loro. Esiste un rapporto
amicale e di continuo scambio che fa bene al lavoro comune.
Ascoltando il vostro “Masquerade”, ho ritrovato un’atmosfera generale di
area Van der Graaf(ma è solo la sensazione del primo ascolto). Se doveste
indicare un gruppo o un album che vi ha influenzato alla partenza, esiste un
nome che vi mette tutti d’accordo?
Certo! “Selling England by the Pound” dei Genesis, per
l'atmosfera strumentale creativa al massimo, ma non solo quello. Ricordi i NICE
di Keith Emerson? Anche loro; o i Procol Harum, gli stessi Talk Talk di
“Spirit of Eden”, e tanta musica classica, ma aggiungo anche i Marillion di
“Marbles” o “Brave”.
La vita professionale (e non solo quella) è influenzata da scelte e da
conseguenti rischi. Esiste qualche rammarico per un treno mai preso per eccesso
di cautela?
Un nome solo: Freddy Mercury. Nel 1981 ci sentì
suonare al mitico Space Electronic di Firenze e ci propose un contratto disco-
management con Moroder e agenzia olandese. Alcuni di noi bloccarono la cosa…
ancora mi mangio le mani, ma eravamo uniti, quindici anni con la stessa
formazione! Adesso posso dire che sbagliai.
Esiste un gap di dimensioni macroscopiche tra chi prende un disco di
platino dopo un passaggio in un “Talent Show” e chi fa fatica a dare visibilità
al proprio lavoro, nonostante anni di fatica alle spalle. Ragionando per
assurdo, e ipotizzando che esista parità di qualità tra le due situazione,
resta comunque enorme la sperequazione tra le due proposte. Perché, secondo
voi, la gente ha bisogno soprattutto di easy listening?
Perché ha già una vita pesante, e ora anche precaria
al massimo, e la musica “colta” o di genere particolare non rilassa certo! La
maggior parte della gente vuole relax, e non ascolta che in base alla cultura
che ha ricevuto o si e' fatto; non compra dischi, gli basta il tam tam continuo
e ossessivo di radio prezzolate, quasi tutte, e altri mezzi come TV o la
diffusione nei supermercati. In più viviamo in piena crisi economica, quindi
difficoltà nell'acquisto di cd e simili… una grande frattura fra… pochi con
elevati mezzi economici, e tanti senza una lira, ma anche così rimane il
peso enorme della pubblicità fatta senza scampo soltanto ai “soliti noti”,
e la stessa SIAE (basta leggerne il bollettino che arriva a noi autori) non e'
certo un fulgido esempio di “pari opportunità”!
Realizzare una canzone e scrivere una poesia sono due differenti
modi di fissare per sempre un momento incancellabile, e ogni volta che si
rileggerà o si riascolterà quella creazione, quel momento rivivrà, con la
stessa freschezza di un tempo. Siete consci di quanto possa dare un musicista,
o più in generale un artista, ad un pubblico (non tutti ovviamente) che, per
caratteristiche personali, può solo vivere passivamente il rapporto con le
arti?
Certo, e' il solo impulso che mi ha vietato, sino ad
ora, la creazione di pezzi facili, canzonette leggere. Noi vogliamo dare
modo di pensare, sognare, provare brividi per la musica inaspettata; cerchiamo
armonie sempre inconsuete che possano lasciare all'ascoltatore di cui parli tu
un qualcosa di UNICO, che riviva ad ogni ascolto in modo diverso, imprimendo la
sensazione, ogni volta, di una nuova scoperta.
Quale tipo di interazione riuscite a stabilire con l’audience in fase
live?
E' il nostro ambiente naturale, pur con la complessità
delle partiture che non lasciano molto spazio a divagazioni estetiche;
cerchiamo sempre, con la nostra spontaneità assoluta di animali da palco, di
coinvolgere nel nostro discorso il pubblico. Mancano le occasioni ultimamente,
purtroppo, ma la crisi finirà.
Che cosa vorreste accadesse, musicalmente parlando, nei prossimi tre
anni?
Che la gente boicottasse totalmente le proposte
insopportabili di pseudo cagnette tutto fisico e nulla da dire musicalmente
parlando, ma con apparati organizzativi faraonici alle spalle; vorremmo che la
stessa gente si indirizzasse verso l'ascolto di concerti di veri musicisti
creativi, cercandoli in internet magari, ma questo già lo sta facendo! E
speriamo che il fenomeno cresca unitamente ad una nuova educazione
musicale di base nella scuola!
TRACK LIST
Fever called
living
Eldorado pt. I –
II (Heavy Run)
Last Knowledge pt.
I – II
The Judge
Valley of unrest
To Helen pt I - II
Alone
Masquerade (Fast
& Short)
Intro (classic
guitar prelude)
Slave of the holy
mountain
Dreamland
The haunted palace
Masquerade :
pt I (The dream)
pt II (Incubus)
pt III
(Disturbance)
pt IV (Sunrise)
pt V (Final)
Bonus Tracks :
(double vinyl only)
Musical Box
Highway to Hell
Lyrics inspired by
Edgar Allan Poe
LINE UP
Maurilio Rossi: lead voice- 4/5 strings Fender- Warwick-Gibson
basses- electric/nylon guitars- all keyboards - music-lyrics &
arrangements
Francesco Diddi : flute – violin –
guitars - sax
Gianni Rossi: Gibson “Les Paul”
70' guitar
Louis Magnanimo: Bass Guitar
Antonio Vannucci: Piano, Keyboards
Vick Usai: Drums
Tommaso Baggiani: Drums
Giampaolo Zecchi: studio - live sound engineer – editing - mixing
Additional Musicians:
Dave “Nagai” (Davide Nugara) -
drums
Lorenzo Innocenti - drums
Roby Masini - violin, guitar
Paolo Carniani - drums
Marcello Masi - guitars
“Bronco” Giancarlo Gaglioti - drums
Martin Rush - help recordings
Marcello Becattini - guitars, piano
Sasha Morinov - classic guitar
Lorenzo Innocenti - drums
Roby Masini - violin, guitar
Paolo Carniani - drums
Marcello Masi - guitars
“Bronco” Giancarlo Gaglioti - drums
Martin Rush - help recordings
Marcello Becattini - guitars, piano
Sasha Morinov - classic guitar
Official GOAD web
site: www.goad.it
Official GOAD myspace
web page: www.myspace.com/goad2007
www.blackwidow.it