Il Rock negli anni ’70 e dintorni — 4° incontro, Savona, 2 dicembre 2025
UN PO' DI RESOCONTO
La Sala Stella Maris si è confermata ancora una volta
gremita nel 4° incontro all’UniSavona del 2 dicembre, segno di un buon
consenso. Naturalmente, non tutti i gruppi incontrano il gradimento dell’intera
platea, visto che ognuno porta con sé gusti e sensibilità diverse. Tuttavia,
parlando del rock di quel periodo, certi nomi non si possono ignorare, perché
hanno indubbiamente segnato la storia della musica e sono entrati a far parte del tessuto culturale
americano, oltre che europeo.
La giornata si è aperta con l’ascolto di Spirit in the Sky, di Norman Greenbaum, canzone del 1969 che mescola chitarra fuzz, cori gospel e un testo ironico-spirituale. Un brano che anticipa le atmosfere psichedeliche e mistiche che avrebbero caratterizzato il decennio successivo.
Il cuore della prima parte è stato dedicato alla conclusione
dell’argomento “Led Zeppelin”, iniziato
la volta precedente, in particolare al concerto dei Led Zeppelin al Vigorelli
di Milano. Quella serata, che avrebbe dovuto essere una celebrazione del rock,
si trasformò in un disastro: lanci di lacrimogeni e atti pericolosi misero a
rischio pubblico e artisti. L’esperienza fu così traumatica che la band
dichiarò di non voler mai più tornare a suonare in Italia.
È stato poi ricordato il comunicato del 4 dicembre 1980, con
cui i Led Zeppelin annunciarono la fine della loro storia dopo la morte del batterista John
Bonham.
Si è evidenziato che la band si è riunita solo in quattro
occasioni:
1985 – Live Aid (Londra)
1988 – 40º
anniversario Atlantic Records (New York)
1995 – Rock
and Roll Hall of Fame (Cleveland)
2007 – O2 Arena (Londra), con Jason Bonham alla batteria
Si è menzionato il concerto del 2007, evento storico con
oltre 20 milioni di richieste di biglietti per una capienza di 20.000 posti. Il
Live Aid del 1985 sarà invece approfondito nel prossimo incontro extra di
venerdì sera, 5 dicembre; quell’evento, che vide la presenza di Phil Collins
alla batteria, non fu proprio soddisfacente dal punto di vista tecnico.
È stato segnalato come i Led Zeppelin, pur essendo britannici, siano entrati a pieno titolo nel tessuto culturale americano. Un esempio toccante è avvenuto al Kennedy Center Honors del 2012, quando la band fu premiata alla Casa Bianca. In quell’occasione, altri artisti eseguirono Stairway to Heaven - con Jason Bonham alla batteria - e i membri dei Led Zeppelin si commossero ascoltando il loro brano reinterpretato come tributo.
Il passaggio dal primo al secondo argomento è stato curato da
Giacomo, che ha quindi introdotto gli Who. Anche loro, come i Led
Zeppelin, sono diventati parte integrante del tessuto culturale americano,
grazie alla forza dei loro brani e alla capacità di raccontare la società
attraverso la musica.
Si è partiti dagli inizi, con My Generation e Substitute, quest’ultimo ascoltato da me per la prima volta a soli otto anni, un ricordo
personale che ha dato colore al racconto.
Si è poi passati ad analizzare A Quick One (1966) ,
considerato un antesignano delle opere rock che sarebbero arrivate in seguito, Tommy e Quadrophenia. Questi lavori hanno mostrato la
capacità degli Who di trasformare il rock in narrazione teatrale e in
esperienza collettiva.
Infine, si è affrontato uno dei brani simbolo della band, Won’t
Get Fooled Again. Oltre alla versione originale degli Who, è stata proposta
anche l’esecuzione del Rockin’1000 di Linate, che ha dato nuova vita al
brano attraverso la forza di un’esecuzione corale e partecipata.
La lezione si è chiusa con un invito all’ascolto, lasciando che la musica parlasse direttamente al pubblico, sempre numeroso e curioso. Il prossimo incontro, tra 15 giorni, sarà l’ultimo dell’anno: oltre alla musica, ci sarà, probabilmente, anche tempo per brindare insieme all’arrivo del Natale.
