“PAPE SATÀN ALEPPE”
Gli Osanna ci regalano un nuovo lavoro, un
estratto live di circa 80 minuti registrato a Il Club Il Giardino, luogo divenuto cult per quanto riguarda la
musica progressiva.
Trattasi quindi della
riproposizione di brani tipici del loro repertorio, con qualche
sorpresa/dedica/tributo e un brano inedito, la title track - “Pape Satàn Aleppe” - che nella sua accezione più immediata riporta alla Divina Commedia, ma
è Lino Vairetti, nell’intervista a
seguire, che ci illumina sulle motivazioni profonde, affrontando di conseguenza
tutti gli aspetti legati al nuovo disco.
Non c’è nulla di improvvisato
nella ricerca del materiale, il disco andava fatto proprio in quell’occasione
specifica, usufruendo di ospiti ben precisi, avendo ben chiaro il risultato da
raggiungere. Per chi ha avuto la fortuna di vedere gli Osanna dal vivo la mia
affermazione risulterà chiara, perché potenzialmente ogni esibizione della band
è qualcosa che andrebbe documentato e condiviso, tale è il livello di
spettacolo e coinvolgimento che riescono a raggiungere.
In questo caso specifico le
operazioni di melange sono molteplici: l’interconnessione tra il rock e la
tradizione, il link che unisce gli aspetti teatrali alla nostra esistenza, il
passaggio tra la spensieratezza e la durezza delle problematiche sociali e… un
forte richiamo alle radici della musica - soprattutto quella vissuta dal più
“antico” Vairetti - verso una linea proiettata nel futuro.
Un esempio? La proposizione del
Prog Garden Medley, con tutto
l’affetto possibile rivolto al Banco, PFM e Area; l’omaggio al concittadino e
amico Pino Daniele, a Equipe 84/Daolio/Guccini o ad Alan Sorrenti, cercando però di
guardare oltre, senza cadere nell’effetto nostalgia.
Questo è il disegno, lo spartito, che
sulla carta può essere il migliore possibile, e poi si osservano i risultati,
che passano sempre attraverso gli attori principali.
Ma è difficile avere dubbi su quanto
possa uscire da una squadra del genere, una delle più coese, ben assortite e
direi anche di esperienza che si possano trovare oggigiorno. Tutto ruota
attorno al fondatore Vairetti, che ha avuto la capacità di circondarsi di nuova
linfa, fatta di talento e competenze. Nell’occasione, oltre ai normali compagni
di viaggio - Gennaro Barba alla
batteria, Nello D’Anna al basso, Sasà Priore alla tastiere, Pako Capobianco alla chitarra e Irvin Vairetti ai sintetizzatori e voce - Lino Vairetti chiama a se alcuni
ospiti: Donella Del Monaco alla
voce, Mauro Martello al flauto e Jenny Sorrenti alla voce.
La sintesi dell’album è una spremuta
di rock e ricordi realizzata attraverso il repertorio conosciuto - da “L’uomo” a “Oro caldo”, passando per “Palepolitana”
- con l’aggiunta di brani altrui, come “Il
Mare”, “Auschwitz”, “Non mi rompete”, “Il Banchetto”, “ Luglio
Agosto Settembre nero” e “Vorrei
Incontrarti”.
Vorrei soffermarmi un attimo su
quest’ultimo cameo che propone un duetto vocale tra Lino Vairetti e Jenny Sorrenti
che non può lasciare indifferenti. Il brano di Alan Sorrenti risale al ’72 e
faceva parte dell’album “Aria”, nato in
un periodo in cui le sirene della musica “leggera” erano per lui ancora lontane.
Riascoltarlo oggi, in questa forma, lo rende atto simbolico e rappresentativo
di un certo spirito musicale prettamente italiano, dove l’impegno sociale si
sposa alla melodia e al rock, diventando al contempo poesia e rivoluzione.
Ma tutto il disco diventa elemento con
cui occorrerà relazionarsi quando si cercheranno i valori di un album live, ed
è bene ricordare le difficoltà nel mantenere alta la qualità quando il lavoro
non nasce in studio. Anche su questo aspetto specifico Vairetti ci illumina
nelle prossime righe, dando le giuste lodi a chi… le merita!
Qualità nella registrazione, qualità
nei contenuti, qualità nei protagonisti e qualità nell’artwork: Pape Satàn Aleppe può essere vissuto così, facendo riferimento alla bontà generale che lo
circonda, magari ragionando sugli aspetti cultural-musicali o su un’azione quasi
didattica esercitata sul pubblico; ma esiste poi una fruizione più immediata,
di pancia, dove non è richiesto nulla se non il lasciarsi andare ad un ascolto
dinamico, reagendo in modo proprio e magari mandando un ideale messaggio di
ringraziamento agli Osanna, capaci di fornire Musica con la M gigante, fatta di
contenuti, sonorità conosciute, melodie delle nostre terre e ritmo da vendere.
Da adolescente ascoltavo “L’Uomo”, e ho consumato la puntina su quelle tracce; dopo 45 anni questi artisti, napoletani veraci, continuano a stupire per ciò che sanno dare, in tutte le occasioni possibili.
Da adolescente ascoltavo “L’Uomo”, e ho consumato la puntina su quelle tracce; dopo 45 anni questi artisti, napoletani veraci, continuano a stupire per ciò che sanno dare, in tutte le occasioni possibili.
E tra pochi giorni inizia una nuova
avventura, il tour con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, un altro giro di giostra da non mancare!
L’INTERVISTA
La prima cosa che colpisce del nuovo
album, prima ancora dello start all’ascolto, è il titolo -“Pape Satàn Aleppe”
-, che è poi l’inedito del contenitore: mi racconti qualcosa di questa scelta e
del significato del brano?
Ci sono più motivi che riconducono a
questa scelta, ma il principale, quello che ha fatto scattare il “la” per
usarlo, è stato il titolo del libro postumo di Umberto Eco, dopo la sua
scomparsa avvenuta nel febbraio di quest’anno, che è appunto Pape Satàn
Aleppe. Io sono stato sempre un suo grande estimatore e un fan del
semiologo più che dello scrittore; ho letto i suoi saggi più che i romanzi,
iniziando da Segno, uscito negli anni ’70 durante il periodo storico
degli Osanna. Altro motivo scatenante è stata la mia militanza da
giovane nei boy scout, poiché in quegli anni, studiando e leggendo sui banchi
di scuola la Divina Commedia, fui tanto colpito da questa frase che inizia il
7° canto dell’Inferno, tanto da usarla come grido e presentazione della mia
pattuglia. Questo mi ha ispirato a scrivere un testo tutto in napoletano che è
una vera e propria metafora o parafrasi di questo canto dantesco. Un parallelo tra il girone dell’Inferno, con i
suoi peccatori e dannati, e gli esseri umani spregevoli che popolano le nostre
città, dai politici ai cittadini comuni che si distinguono per il loro egoismo,
l’avidità, l’avarizia e tutti quei lati oscuri che creano solo degrado,
disordine e malessere alla nostra società. Poi non mancano alcune citazioni
come quella di Benedetto Croce: “Napoli un Paradiso abitato da diavoli”,
e rimandi a filastrocche popolari napoletane molto famose che completano
l’opera.
L’album è live, registrato al Club Il Giardino; sono tanti i
concerti che vedono gli Osanna come protagonisti: che cosa aveva in più questa
performance rispetto alle altre?
Il live al Club Il Giardino era stato già annunciato e concordato
in accordo con la famiglia Zorzan che gestisce il locale, che per molti di noi
è un punto di riferimento della musica rock, prog e oltre. Siamo arrivati
attrezzati con un computer e softwar digitale multitraccie e tutte le
tecnologie in uso per far registrare un live, trattandolo come fosse un vero e proprio lavoro
discografico. Il Club ha messo a disposizione i suoi spazi per le prove
fornendoci anche la back line e il supporto tecnico e logistico di loro
competenza. Abbiamo registrato sia le prove a porte chiuse che il live in
presenza di pubblico. Ci sono stati anche dei piccoli inconvenienti tecnici
dovuti alla mancanza temporanea della corrente, ma con un grande lavoro di
editing e post produzione da parte del nostro sound engineer Alfonso La
Verghetta, abbiamo tirato fuori un prodotto di ottima qualità sia artistica che
tecnica, operando tuttavia una scelta di brani, per contenere il tutto in 80
minuti di musica. Abbiamo sacrificato brani storici che sono stati più volte
inseriti in altri live, per dare più spazio ai recenti brani inseriti in
Palepolitana e ad
alcune cover che abbiamo eseguito in onore
e nel ricordo di alcuni amici e protagonisti del prog e del rock italiano, e
naturalmente per dare forza al nuovo inedito Pape Satàn Aleppe.
Come è nata la scelta degli ospiti?
La scelta degli ospiti, concordata anche con Giamprimo Zorzan
(titolare del Club il Giardino), è nata da un suggerimento dello stesso
Giamprimo e da Renato Marengo, che da sempre è legato professionalmente ai
veneti Opus Avantra di Donella del Monaco. Pertanto è stato piacevole dialogare
con lei, famosa per la sua vocalità di stampo lirico, e con il suo bravissimo
flautista Mauro Martello, concordando insieme i brani da eseguire. In più
avevamo già in programma i brani dei Saint Just da eseguire con la nostra
ospite Jenny Sorrenti e tutto è “filato liscio”. Dal live abbiamo estrapolato
solo alcuni dei brani suonati insieme ed abbiamo scelto “Vorrei Incontarti” eseguita con Jenny Sorrenti (scritta nel ’72 da
suo fratello Alan), e “Canzone Amara”
cantata da Donella Del Monaco con al flauto Mauro Martello, che da solo ha poi
eseguito con noi anche “L’Uomo”, “Fenesta Vascia” e “Michelemmà”. Nel brano “Pape
Satàn Aleppe” (unico inedito suonato ed elaborato in studio), abbiamo avuto
come ospiti la bravissima ed esperta cantante di tradizioni popolari napoletane
Fiorenza Calogero e la eclettica e giovanissima violinista Stella Manfredi.
Oltre al repertorio tipico degli Osanna il disco contiene alcune
cover, con “dedica” musicale a Pino Daniele e a Guccini/Equipe 84, ma c’è un
brano che vede anche un intervento di “famiglia”, quel “Vorrei incontrarti” da te già citato a cui partecipa Jenny
Sorrenti, e che nella “vostra” versione mette i brividi: come ha reagito il
pubblico ad una canzone così intimistica vissuta a due voci?
Come ho già detto, il nostro album è dedicato a molti compagni di
viaggio, alcuni dei quali purtroppo scomparsi lasciando un grande vuoto nel
rock, nel prog e nella musica in generale. Tra questi appunto il nostro
baluardo napoletano Pino Daniele (a lui è dedicato il brano “Il Mare” eseguito e condiviso sul palco
insieme a lui qualche anno fa); Francesco Di Giacomo del Banco e Demetrio
Stratos degli Area (dedicando il medley Prog Garden in cui oltre a “Non mi Rompete” e “Luglio Agosto Settembre Nero” è inserito anche un omaggio alla PFM
con una citazione da “Il Banchetto”);
Il brano “Auschwitz” (che io ho amato
tanto e che cantavo alla fine degli anni ’60 con I Volti di Pietra), è suonato
alla maniera Equipe 84, ma dedicato al grande Augusto Daolio. “Vorrei Incontrarti” è un momento che io
e Jenny viviamo con grande intensità per l’amicizia storica che ci lega sin da
giovani; è un nostro omaggio che facciamo ad Alan con il piacere di veder un
suo ritorno nella nostra musica. Effettivamente quella interpretazione mette i
brividi per chi ascolta, perché sono gli stessi brividi che abbiamo provato e
comunicato nell’eseguirla… e poi Jenny ha una voce straordinaria. Il pubblico
del Giardino è un pubblico selezionato, attento e fantastico e ha recepito
tutte queste emozioni restituendoci, come sempre, applausi ricchi di gioia e di
entusiasmo.
Hai anticipato la presenza del “Prog Garden Medley”, una triade che comprende BMS/PFM/AREA: che
peso ha quella musica nel tuo cuore e nella memoria di chi ha vissuto quel
periodo?
BMS PFM e Area sono gruppi famosi e seguiti da sempre sia in
Italia che nel mondo da tutti gli appassionati di prog. Sono dei baluardi
(insieme alle Orme, New Trolls e noi stessi Osanna) di quel famoso momento
storico che è stato appunto definito “Progressive Rock”. Io stesso come
semplice spettatore, spesso divento un loro fan canticchiando i loro brani come
un semplice ascoltatore. Tutto è partito da una dedica a Francesco Di Giacomo
dopo la sua scomparsa e poi man mano, con il piacere e il consenso di tutta la
band, abbiamo realizzato questo medley per un doveroso e sentito omaggio ai
nostri compagni di viaggio. Il brano degli Area “Luglio, Agosto, Settembre nero”, lo avevo già eseguito e cantato
nel CD “FaceBook” del 2010,
dell’artista compositore e sassofonista napoletano Daniele Sepe.
Il vostro album ha tanti pregi di cui parlerò in fase di commento,
ma occorre soffermarsi anche su aspetti tecnico-estetici assai rilevanti, il
primo riguarda l’artwork: me ne parli?
Sono anni che mi cimento direttamente nel realizzare le copertine
dei nostri album essendo io anche un artista figurativo oltre che un cantante e
musicista. Di volta in volta trovo gli spunti grafici e poetici per
rappresentare visivamente i contenuti musicali inseriti nei vari lavori
discografici. Questa volta mi sono lasciato catturare dalla magia delle Grotte
di Castelcivita che mi hanno ispirato a scrivere il testo di Pape Satàn Aleppe
trovando un nesso tra l’Inferno di Dante e la nostra musica. Ho inserito una
mia scultura (che rappresenta Pluto che appunto nel 7° canto dell’inferno grada
quel famoso “Pape Satàn Aleppe” - frase molto controversa tra filologi e
letterati nella sua interpretazione), in questo scenario fantastico tra
stalattiti e stalagmiti secolari, ed è stato per me molto facile ed al contempo
entusiasmante, fotografare e mettere graficamente insieme questi elementi
compositivi catturati ed elaborati in modo creativo e rappresentativo.
Altra cosa sui cui vorrei un tuo commento è il prodotto finale,
ovvero la qualità, che spesso non è abbinata ai prodotti live; in questo caso
c’è da essere davvero soddisfatti: chi sono gli artefici… manipolatori della
tecnologia?
L’artefice principale è il nostro fonico live e sound engineer
Alfonso La Verghetta, che oltre ad essere un valente musicista prestato alla
fonia dei live è davvero un fenomeno nell’utilizzo delle macchine da
registrazione, sia analogiche che digitali, e preparato nella sperimentazione e
nell’utilizzo di qualsiasi mezzo tecnologico. La mia idea era quella di
registrare una performance con il sapore e l’umore di un live, ma con la
qualità di un vero e proprio album. Abbiamo portato ogni mezzo possibile per
questo intento e con l’aiuto del Club Il Giardino, abbiamo registrato sia le
prove che il concerto estrapolando il meglio dell’esecuzione. Abbiamo tuttavia
dovuto fare degli editing e dei piccolo ritocchi di esecuzione, cancellare
rumori vari dovuti alle “follie” estemporanee delle apparecchiature
elettroniche, ma alla fine con un grande lavoro di post produzione (fatto negli
studi Italy Sound Lab di San Paolo Belsito in Napoli), siamo riusciti ad
estrapolare quello che volevamo, sacrificando gran parte del repertorio storico
in virtù degli 80 minuti di musica quale limite massimo di un CD e di un doppio
LP che sarà pubblicato prossimamente.
Come funziona la squadra “Osanna”, miscela di gioventù e
esperienza?
Che posso dire della squadra OSANNA? Come unico membro storico e
unico elemento di continuità dal ’71 ad oggi, posso affermare che la nuova line
up (fatta da giovani 40enni), è davvero straordinaria e non fa rimpiangere
affatto quella prima formazione storica che ha lasciato un segno indelebile.
Sono oggi attorniato da valenti musicisti che hanno sposato in pieno il
progetto Osanna che sta avendo, anche grazie al loro talento e la loro
sensibilità, un nuovo percorso artistico fatto principalmente di entusiasmo e
passione oltre che di ricerca sia tecnica che creativa. Una base ritmica forte
e potente guidata dal veterano Gennaro Barba alla batteria e da Nello D’Anna al
basso diventano il tappeto ritmico su cui si intrecciano i passaggi armonici e
i virtuosismi di Pako Capobianco alla chitarra elettrica e di Sasà Priore al
piano, organo e synth. Su questa base emergono la mia voce e quella di mio
figlio Irvin a cui, oltre al canto, è affidato il compito delle sonorità
vintage, tra suoni mellotron e synth. Una squadra affiatatissima dal sound
dinamico e grintoso, ma capace di esprimere anche momenti di grande magia e
suggestione. Poi di questa squadra (a parte vari ospiti che di volta in volta
si alternano nei live e negli album degli Osanna), fa parte come elemento
aggiunto, un altro musicista straordinario e vero “mito” del prog che è David
Jackson, flautista e sassofonista dei VDGG, purtroppo non presente in questo
lavoro.
Spesso ti ho chiesto opinioni e sentimenti relativi alla tua
città, rispetto al momento storico: che cosa sta accadendo a Napoli,
musicalmente e… socialmente?
Napoli come sempre è una città piena di contraddizioni ma
ricchissima di fermenti creativi e culturali. È facile criticarla per i suoi
aspetti legati alla sopravvivenza, al vivere quotidiano, dove è sempre
protagonista la speranza e la rassegnazione, ma molto difficile distaccarsi da
lei per la sua bellezza, la sua storia e la sua cultura, sia letteraria che
artistica, e principalmente musicale. Nell’album precedente, Palepolitana, contro le calunnie
mediatiche che affermavano Napoli come capitale di degrado e di violenza
urbana, noi Osanna abbiamo lanciato una vera e propria dichiarazione d’amore
per la nostra città, esaltandone le eccellenze. Con Pape Satàn Aleppe mettiamo in luce gli aspetti negativi legati non
solo a quei politici corrotti che hanno creato malessere promuovendo tanto
disagio, povertà e sottocultura, ma anche alla gente comune che con il proprio
egoismo e la propria avidità ha contribuito a creare e sottolineare questi
aspetti negativi. Per fortuna ci sono anche persone brave ed illuminate che
riescono con il loro lavoro ad esaltare le qualità di una Napoli straordinaria
e famosa nel mondo per la sua storia e la sua cultura millenaria. Noi Osanna
siamo in sintonia con questa linea, e per dirla alla Pino Daniele, ci sentiamo
come “portatori sani di napoletanità”.
Avete programmato date di pubblicizzazione dell’album?
L’album è in distribuzione da venerdì 18 novembre 2016 e la sua
presentazione ufficiale è programmata per mercoledì 23 novembre presso
L’Archivio Storico della Canzone Napoletana sito nella Casina Pompeiana della
Villa Comunale di Napoli, con la presenza di relatori e personaggi illustri
come l’Assessore alla Cultura Nino Daniele, il dirigente RAI Antonio Parlati,
il docente universitario di comunicazione Lello Savonardo, il designer Antonio
Perotti e Jenny Sorrenti. Seguiranno altre presentazioni sul territorio
italiano che stiamo ancora concordando.
E adesso… cosa possiamo aspettarci dagli Osanna per il futuro
prossimo?
Al di là di un prossimo lavoro discografico già in fase di
elaborazione e programmato per il 2017/18, la nostra nuova avventura è il tour
italiano che vede insieme gli Osanna e la Nuova Compagnia di Canto Popolare,
che parte il 29 novembre da Milano e toccherà nel mese di dicembre le seguenti
città: il giorno 3 a Bari, il 6 a Roma, il 7 a Firenze, il 15 ad Aosta, il 16 a Torino e il 22 a Napoli. Un tour di
due band napoletane di “progressive rock” e di “progressive folk”, che si
chiamerà “50 anni in buona Compagnia”.
Line up:
- Lino
Vairetti voce, chitarra acustica e armonica
- Gennaro
Barba alla batteria
- Pako Capobianco
alla chitarra elettrica
- Nello
D’Anna al basso
- Sasà
Priore piano organo e synth
- Irvin
Vairetti voce e mellotron e synth
Special Guests:
Nel brano Pape Satàn Aleppe:
-
Fiorenza
Calogero - voce femminile
-
Stella
Manfredi – violino
-
Nel live al Club Il Giardino:
-
Donella
Del Monaco (degli Opus Avantra) voce in Canzone Amara
-
Jenny
Sorrenti (dei Saint Just) voce in Vorrei Incontrarti
-
Mauro
Martello flauto in L’Uomo, Fenesta Vascia, Michelemmà e Canzone Amara
I brani:
1.
Castelcivita Caves (prologo) (Lino
Vairetti) 0:48
2.
PapeSatanAleppe (Lino
Vairetti) 4:03
3.
Taka Boom (Danilo
Rustici – Lino Vairetti) 3:42
4.
L’Uomo Medley 5.17
· L’Uomo (Danilo
Rustici – Lino Vairetti) 4:00
· PurpleHaize (Jimi Hendrix) 1:17
5.
FenestaVascia (Lino
Vairetti) 2:21
6.
Michelemmà (Lino
Vairetti) 3:13
7.
Santa Lucia (Lino
Vairetti) 4:55
8.
Antotrain (Salvatore
Priore) 1:52
9.
Anni di Piombo (Lino
Vairetti – Pino Chillemi) 4:23
10. Poesia (Lino
Vairetti) 1:24
11. Canzone
Amara (Lino
Vairetti) 3:34
12. Ciao
Napoli (Lino
Vairetti) 2:56
13. Profugo (Irvin
Vairetti - Lino Vairetti) 2:46
14. Palepolitana (Lino
Vairetti) 3:33
15. Prog
Garden Medley 6:18
· Non
mi Rompete (F. Di Giacomo - V.
Nocenzi) 3:02
· Il
Banchetto (M. Pagani
– F. Mussida – F. Premoli) 2:03
· Luglio
Agosto Settembre Nero (Patrizio Fariselli) 1:13
16. Vorrei
Incontrarti (Alan
Sorrenti) 5:06
17. Fuje
Blues (Lino
Vairetti) 5:23
18. Oro
Caldo (Danilo
Rustici - Lino Vairetti) 6:21
19. Auschwitz (Francesco
Guccini) 4:35
20. Il
Mare (Pino
Daniele) 3:30
Registrato
a Lugagnano in multitracce e mixato da Alfonso
La Verghetta presso la Italy Sound Lab di San Paolo Belsito – Napoli, con
un lavoro straordinario di editing, post-produzione e mastering.