Momento storico domenica 20 novembre alla Raindogs House di Savona, quando arrivano i The Pretty Things, nati oltre cinquant’anni fa e tuttora in piena attività, anticipatori di una certa musica fatta di r&b, beat e psichedelia, capaci di influenzare generazioni di musicisti, nomi altisonanti compresi.
Pub stracolmo che ha riportato alla Swinging London, ed entusiasmo alle stelle sottolineato da urla
e applausi ad ogni cambio di brano e dalla dinamicità di parte del pubblico,
non certo composto da adolescenti, ma al cospetto di tale spettacolo risultava
impossibile la staticità.
Tanto odore di vissuto, dalla tipologia del merchandising alla
strumentazione presente sul palco, veri pezzi da museo la cui efficienza si
è dimostrata elevatissima, mentre la serata si andava profumando di “valvole e vinile",
rinnegando tutta la tecnologia possibile.
Quando salgono sul palco arrivano i brividi.
A un metro da me Dick Taylor, di mestiere chitarrista, un tempo parte del nucleo dei
futuri Stones assieme a Jagger e Richard, divenuto bassista dopo l’entrata di
Brian Jones.
L’ho guardato da vicino per tutto il concerto, controllando
la sua ritmica, il suo movimento sulla tastiera, la sua precisione, e sono
rimasto entusiasta per il ruolo così decisivo, nonostante una discreta età.
Della band originale era presente anche il vocalist Phil May, grande trascinatore e leader, ancora in grado di modulare l’audience.
Della band originale era presente anche il vocalist Phil May, grande trascinatore e leader, ancora in grado di modulare l’audience.
Per puntellare l’esperienza è necessaria la forza fisica e
quindi la gioventù, soprattutto in un genere che richiede una sezione ritmica
adeguata, ed ecco intervenire il basso di George
Woosey e la batteria di Jack Greenwood. A completare la line up Frank Holland, chitarra e armonica.
E’ un viaggio tra i successi passati e spizzichi del
nuovissimo album, Sweet Pretty Things (Are In Bed Now Of Course...), una carrellata in successione che ha emozionato chi ha in qualche modo vissuto
quel periodo, ma ha permesso un viaggio nel tempo, anche, a chi di quei giorni ha solo
sentito parlare, perché lo spettacolo a cui abbiamo assistito ha permesso una proiezione verso un mondo lontano, troppo lontano, ma ancora capace di suscitare esplosioni
positive, quelle che, fuor di retorica, solo la musica sa dare.
E alla
fine, la sintesi, il giudizio finale risiede nelle parole di qualche musicista
che commenta: “Però, hanno ancora un bel
tiro!”.
Indimenticabile! E guardiamo uno spezzone di concerto.