Rock
Progressivo Vol. 3 è il titolo
del nuovo libro di Stefano Orlando Puracchio,
probabilmente la chiusura di un capitolo dedicato ad argomento specifico,
volume non programmato, ma dettato da esigenza personale - il sentire dentro
che il cerchio va chiuso - e dal rapporto osmotico che si viene a creare con il
lettore, che arriva a dettare qualche aspetto non ancora toccato e spera che
l’argomento del cuore venga successivamente trattato.
Cliccando
sul link a seguire si può leggere il pensiero dell’autore - d’ora in poi
chiamato SOP - che chiarisce perfettamente tutti gli
aspetti inerenti al cuore del book:
Partiamo intanto con un voto alto legato
all’autoproduzione, le cui motivazioni sono ben spiegate da SOP nell’intervista
rilasciata.
Ma essere bravi imprenditori di se stessi,
il dare l’esempio e indicare una strada, non è necessariamente sinonimo di
qualità del “prodotto”, quella che al contrario contraddistingue questo terzo
volume dedicato ancora alla musica progressiva.
Argomento di nicchia, certamente… topic trattato e bistrattato nel tempo, ma attuale più che mai.
Vediamo gli aspetti positivi e qualche
spunto di miglioramento.
Diciamo intanto che SOP è giovane e gli argomenti di cui scrive appartengono a epoca lontana -
esclusa la contemporaneità di cui si occupa, anche in modo approfondito - e sono quindi il frutto delle ricerca, dello studio, e in estrema sintesi di un impegno che è
caratterizzato da una passione assoluta e pulsante, palpabile riga dopo riga.
Questa apertura mentale, dettata appunto
dall’affrontare un argomento complesso senza pregiudizi, gli permette di
scardinare limiti e confini che sono tipici del pensiero comune, quella
creazione di rigide etichette che lo stesso SOP sente come utili per riconoscimento
rapido e incasellamento, ma inappropriate quando si parla seriamente di
musica, a maggior ragione se l’argomento è il Prog, che presenta tra i suoi
stilemi l’assoluta libertà espressiva, ed è da considerarsi quindi un
contenitore dove si può inserire tutto il conosciuto, con l’evidenziazione del
termine “progressivo” che spinge verso l’idea di dinamicità e moto continuo
dell’evoluzione.
L’elemento comune è sempre la qualità
della proposta, e laddove esistono valori musicali assoluti non nasce
nell’ascoltatore l’esigenza di costruire paletti pseudo musical -
intellettuali.
Diventa quindi semplice parlare di Billy
Cobham e
della Mahavishnu
Orchestra e
passare subito dopo all’essenza della materia rappresentata dai Magma,
per poi approdare al New Prog dei Pendragon,
passando per la storia italiana raccontata da Lino
Vairetti degli Osanna.
E in questo giro di giostra sono, anche, i
protagonisti a parlare, personalmente o attraverso interposta e qualificata
persona, e questa è la parte documentale che amo particolarmente, e che solitamente
interessa il lettore attento.
Ma SOP non descrive solo gli elementi
storicamente riconosciuti e si rivolge ancora alla “sua” Ungheria, e sono
conscio del fatto che esista un’enorme parte di musica progressiva che andrebbe
raccontata - che in pochi conoscono -, presente in ogni parte del mondo e
attiva da decenni: la tecnologia attuale ci permette di accorciare le distanze,
ma gli stereotipi difficilmente vengono erosi dalla massa dei fruitori della
musica, e i chiarimenti di SOP vanno nel senso della divulgazione e dello
sharing.
C’è spazio per il prog teutonico, per gli
interventi qualificati di operatori del settore, per il metal progressive e per
l’attualità, con la sottolineatura di gruppi italiani giovani - anche chi non
lo è più ha ripreso l’attività negli ultimi anni - come i Marchesi
Scamorza, VIII
Strada e Il Cerchio
D’Oro, questi ultimi quasi pronti a rilasciare il terzo
album della loro rinascita. E mettiamoci anche i veri giovani Unreal
City -
anche loro a ridosso del terzo lavoro -, già presentati nell’ultimo libro, ma
nuovamente intervistati, in un modo colloquiale che è lo status di tutta
l’opera, quel rivolgersi ad artisti, ovviamente, ma anche ai lettori, come se il
dialogo avvenisse in una stanza, calmierando le posizione di tutti i protagonisti
- scrittore, artisti e fruitori del lavoro.
Se volessimo trovare una pista di lavoro
per il futuro questa non riguarda gli argomenti e la loro presentazione, ma il
lay out espositivo, che sicuramente segue il filo conduttore voluto dall’autore
ma a volte l’impressione è che la cronologia degli argomenti poteva essere
cambiata, vedi l’appendice dedicati agli Unreal City.
Un’ottima lettura, una testimonianza da
conservare e un interrogativo zappiano tutt’altro che banale: “Does humor
belong in music?”, l’umorismo appartiene alla musica?
Christian Vander dei mitici Magma contrasta con la retorica
di Frank
Zappa, perché, lui direbbe, la Musica è roba seria e il divertissement
deve restarne fuori.
E su questo aneddoto, citato da SOP a pagina 54 si potrebbe scrivere un nuovo
libro!