Chi furono i Travelin’ Wilburys?
E’ il 1988 quando nasce la collaborazione tra cinque grandi nomi,
in simbolica rappresentanza di quattro decenni di rock:
'50 (Roy Orbison),
'60 (Bob
Dylan e George Harrison), '70 (Jeff Lynne),
'80 (Tom
Petty).
Le vicende che portano alla nascita del gruppo risalgono al mese
di aprile: Harrison ha bisogno di pubblicare in tutta fretta un brano ("Handle with Care") da pubblicare sul
retro di un singolo europeo e, su suggerimento del produttore Jeff Lynne,
chiede a Dylan di poter usare il suo studio privato, nella cantina della casa
di Malibu.
Harrison si presenta a casa di Dylan con Petty e Orbison.
Lynne è il produttore, Jim Keltner il batterista.
Il risultato, frutto della collaborazione di tutti, viene
giudicato dalla Warner troppo bello per finire sul retro di un 45 giri,
oltretutto pubblicato solo in Europa.
Nasce quindi l’idea di realizzare un disco intero in quello stesso
stile, e i cinque si riuniscono di nuovo il mese successivo, nello studio
casalingo di Dave Stewart, a Los Angeles.
In dieci giorni finiscono su nastro altrettante canzoni in un
genere pop rock molto gradevole, disimpegnato ma di classe.
Il resto lo fa un’abile manovra pubblicitaria, che per qualche
tempo riesce a nascondere il nome dei partecipanti.
Il primo disco dei Wilburys si rivela uno dei successi più
inattesi e consistenti del 1988 (terzo nelle classifiche americane, al n. 16 di
quelle inglesi), ma più dei numeri in classifica vale il raggiungimento del doppio disco di platino, un traguardo di cui si
era persa memoria.
Nessuno dei musicisti, e probabilmente neppure i discografici, si
attendeva un successo così clamoroso, dovuto sì alla notorietà dei
partecipanti, ma anche all’estrema scorrevolezza dell’album.
Prevedibili quindi le pressioni per un seguito, nonostante la scomparsa di Roy Orbison due mesi dopo l’uscita del disco.
I quattro Wilburys rimasti si ritrovano in studio nell’aprile del
’90, ancora con Keltner, più il percussionista Ray Cooper ed il sassofonista
Jim Horne.
Le cose ovviamente non sono più le stesse: la sorpresa è
impossibile da ripetere e, anche se il risultato è più che dignitoso e in
sintonia con le aspettative, il disco finisce tra i grandi flop della stagione.
A differenza del precedente, che era più un disco di gruppo,
questo secondo porta più chiaramente il marchio stilistico dei relativi autori
sulle singole canzoni.
Da quelle frettolose ma redditizie sedute di studio, uscirono
anche un inedito pubblicato su 45 giri (Runaway) e un brano incluso nel benefit
per i bambini della Romania, organizzato dalla moglie di Harrison (Nobody’s
Child), oltre a un numero di pezzi sufficienti per due bootleg.
Discografia:
Volume One
Volume Three
Volume Two (bootleg,
scarti del primo LP)
Volume Four (bootleg,
scarti del secondo LP)
Handle with Care
2 commenti:
Mamma mia che gruppo..mi fanno venire i brividi..che storia della musica americana..
Mi fai venire in mente quando a Lucca ho visto Crosby Still e Young..momenti indimenticabili..
Ciao
Pino
infati,come giustamente da te notato,i Traveling Wilburys sono frutto del bisogno di Harrison di ripristinare una carriera in stand by...a tale scopo,grazie alla sua fama e alle sue rodate tecniche di produzione, viene chiamato Jeff Lynne,già rock star degli E.L.O ,che coinvolgerà nel progetto Dylan,Petty e Orbison...Da questa base ai Traveling Wilburys la strada è breve..
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