SIMON LUCA & L’ENORME MARIA
Mastico Asfalto
G.T. Music / M.P. Edizioni Musicali
Genere: Rock
Supporto: cd – 2022
Alberto Favata, alias Simon
Luca, fa parte di quella cerchia di musicisti che hanno toccato la
mia adolescenza musicale, quelle figure in quei giorni quasi irraggiungibili, tempi in cui
la distanza tra artista e “comune mortale” era abissale.
E poi è capitato di incontrarlo, una decina di anni fa, e di creare nel tempo una buona conoscenza, quelle in cui … se hai bisogno lo chiami e lui c’è… e viceversa.
Ho un ricordo indelebile del suo volto su di una copertina di Ciao 2001 - mica bruscolini! - e del suo album del 1972, “Per proteggere l’enorme Maria”(cliccare per ascoltare).
E poi… incredibile… è uno dei due
italiani che si trovavano a Bethel a metà agosto del 1969 (l'altro è l'ex discografico Lucio Salvini), Woodstock insomma!
Tutto questo preambolo, probabilmente
inutile per molti, ha l’intento di dare luce ad un artista che forse non è
conosciuto dalle nuove generazioni, cosa comprensibile se si pensa che sono
passati esattamente 50 anni dall’uscita dell’album succitato.
Cantautore, compositore, produttore musicale, autore e
sceneggiatore, inizia la sua carriera a Milano nel 1967 e, sotto forme diverse,
prosegue sino ai giorni nostri. Ma forse un rappel della sua storia appare a
questo punto utile:
https://it.wikipedia.org/wiki/Simon_Luca
E ora, a sorpresa, arriva “Mastico Asfalto” che, lo sottolinea l’autore,
è stato creato prima del disastro pandemico, per cui le riflessioni che
emergono sono scevre dai condizionamenti e dalle forzature - anche tecnologiche
- che hanno accomunato il mondo artistico in genere.
La lettura delle informazioni
oggettive fa emergere come esista un numero speciale, il “7”, che ricorre
spesso nella vita di Simon Luca, una sorta di cifra magica che diventa conforto
puro, visto che la si riesce a legare a situazioni positive.
Utilizzo il pensiero dell’autore per
chiarire altri aspetti fondamentali:
“Nell’ottobre del 2019 ho
incontrato i musicisti nuovi e ‘antichi’ con cui ho scelto di realizzare
l’album. Ho chiesto a ciascuno di loro di non essere semplici esecutori, ma di
sentirsi partecipi del progetto la cui ragione profonda è di ritornare a
suonare tutti insieme dal vivo in studio, senza trucchi o interventi di
programmazione di computer.
Ho coinvolto alcuni miei grandi
‘vecchi’ amici e il loro sì immediato e senza condizioni mi ha scaldato il
cuore. Ritrovare la bellezza e l’emozione di poter liberare l’anima musicale
come si faceva un tempo, è stata una sensazione poderosa e vitale. Momenti ‘magici’,
il senso di armonia e coesione, i suggerimenti costruttivi, le risate e le
attenzioni, la generosità creativa che i musicisti veri sanno avere. I dischi
dovrebbero essere fatti così, suonando davvero. Per questo ho lasciato grandi
spazi alla musica e all’improvvisazione”.
La musica non abbandona mai,
qualunque ruolo abbia nella vita di chi ne usufruisce, e appare chiara la voglia del cantautore di rituffarsi in un progetto di squadra, come driver, certamente, ma
lasciando spazio alla creazione/partecipazione altrui.
Siamo al cospetto di un disco di
rock/blues, genere immortale, e appare perfetto il bridge con i tra
trascorsi giovanili di Simon Luca, un aggancio che, nel primo brano, è
rafforzato dalla presenza dell’amico di sempre, Fabio Treves (armonicista e
bluesman doc), presente oggi come cinquant’anni fa.
La sua armonica è protagonista nel
brano di apertura, “Credo”, una sottolineatura dell’importanza
dell’amore in una coppia e della rilevanza di una buona relazione:
Io non credo al Paradiso, credo solo
al tuo sorriso, credo al ritmo del tuo cuore, al tuo odore, al tuo calore, al
tuo sapore…
L’anima del blues è da sempre rappresentata da
un obiettivo, quello di mitigare la sofferenza attraverso “urla musicali”, che diventano
al contempo denuncia e attenuazione del disagio; e così l’apertura dell’album
riesce a creare, attraverso la cupezza delle sonorità, l’ambientazione
corretta, che trasporta l’ascoltatore nel mood autoriale.
A seguire la title track:
il ritorno al passato appare palese e, a mio giudizio, liberatorio, nonché
manifesto dell’intero progetto.
Gli anni passano e, tramutati in
esperienza di vita, portano a suggerire che al cospetto dell’apparente
fallimento di molti ideali esista qualcosa che può ancora aiutare, anche in
modo concreto; parlo di quella musica che negli anni ’70 era “ribelle” e che ancora oggi
può avere ruolo da protagonista.
Un gran rock che vede l’elettrica in primissimo piano, una “trama da viaggio”, da una costa all’altra degli States.
Il terzo brano si intitola “Confini”.
Nel momento in cui Alberto era
spettatore a Woodstock, il concetto di barriera/costrizione sembrava sulla via
del superamento, ma il sogno di quei giorni si è infranto
sull’egoismo umano e su interessi forti e, a ben vedere, impossibili da
sradicare. I confini esistono, si fortificano, ne nascono di nuovi e la
ragionevolezza soccombe. Ma non bisogna arrendersi, perché “… noi umani non
vogliamo solitudine…”.
In questo caso la “protesta” non è
urlata ma arriva quasi sussurrando, in modo intimistico, mentre la chitarra
elettrica disegna il cammino, e gli aspetti corali diventano una sorta di inno
alla libertà.
“Fuori dal fango” è un
blues in cui Simon Luca chiede ausilio ad una seconda voce (Veronica Canestrari)
e assieme descrivono le "diversità", aspetti che da sempre caratterizzano le
nostre vite e che non sembrano attenuarsi, anzi, si esaltano all’interno di un
mondo in rapida evoluzione… chi nel nord, chi nel sud…
Se nella traccia di apertura
l’armonica era strumento caratterizzante, in questo episodio è il sax di Amedeo
Bianchi che disegna atmosfere e andamento e propone grida lancinanti che
“parlano”, come è più della lirica.
Con “Numeri prigionieri”
emerge la disillusione e ad un certo ottimismo precedente troviamo ora contrapposta una discreta
oscurità, mentre i vari step dell’album si susseguono come il nostro quotidiano, fatto di
momenti up e altri down, con una diversa predisposizione ad affrontare il
quotidiano.
Una ballad di presa
immediata, propositrice di una sorta di tormentone di qualità che una volta
ascoltato non ti lascia più (… siamo numeri prigionieri nella strada verso
il sole, siamo tutti qui a sperare nel domani…).
“Sopra i raggi della luna”
porta un cambio di passo, un funk energetico che presenta virtuosismo
strumentale e riff chitarristici che, miscelandosi a fraseggi di sax, inducono al movimento.
Un monito e un incitamento alla fuga
e al cambiamento, che chiedono conferma dell’arrivo del messaggio (puoi
sentirmi?).
Molto seventies.
A chiusura troviamo “Verso
l’infinito”: Simon Luca ritorna alla sua giovinezza, e lo spleen, la
tristezza e i ricordi prendono il sopravvento, ed è questo un caso in cui un’eventuale
dicotomia tra lirica e suoni porterebbe allo stesso risultato, tanto è potente
il linguaggio/messaggio sonoro.
La perfetta fermatura del cerchio!
Oltre alle idee di Alberto - e amici
- mi preme sottolineare le sue doti interpretative, una voce graffiante e
particolarmente adatta al genere, per niente "usurata" dal tempo.
Nell’insieme un album davvero
godibile, antico nella sua concezione, moderno nella proposizione, un mix
perfetto tra messaggio e musica, a volte incline ad un po' di nostalgia, da cui
si vira subito ponendo lo sguardo oltre… oltre ogni tipo di steccato.
Direi anche vario, restando nel campo
del rock tradizionale. E per trenta minuti occorre lasciare libera la mente,
ritornando - o scoprendo - gli anni ’70.
Non ho potuto vedere l’artwork,
solitamente parte integrante dei progetti musicali di un tempo, ma mi
accontento della splendida copertina, anch’essa retaggio dei tempi che furono.
E ora Simon Luca, non farci aspettare
altri cinquant’anni!
Lineup
Simonluca / Voce
Marco Leo / Chitarre
Edoardo Maggioni / Piano and Tastiere
Cesare Pizzetti / Basso
Peppe Burrafato / Batteria
Lalla Francia / Cori, Voce in “Sopra
i raggi della luna”
Simona ‘Jammin’ Bovino / Cori
Veronica Canestrari / Cori, Voce in
“Fuori dal fango”
Ivan Padul / Coris
Jordan Brown / Cori
Ospiti:
Fabio Treves / Armonica in “Credo”
Claudio Bazzarri / Chitarra elettrica
in “Confini”
Amedeo
Bianchi / Sassofono
in “Fuori dal fango” e “Sopra i raggi della
Luna”
TRACKLIST
1-Credo-4:43
2-Mastico Asfalto-4:09
3-Confini-4:55
4-Fuori Dal Fango-4:50
5-Numeri Prigionieri-4:40
6-Sopra I Raggi Della Luna-4:37
7-Verso L'Infinito-3:34